Punto
di riferimento italiano (associazione pluralista, che non rappresenta solo
questa corrente, ma le dà ampio spazio)
Associazione Keshet
Nell'ebraismo, al di là della Riforma si situano
gruppi che si dichiarano esplicitamente "non teisti" - o anche
apertamente atei - e tuttavia vogliono conservare momenti celebrativi ispirati
alla tradizione ebraica, interpretati in un senso puramente culturale e non
religioso, come il seder della Pasqua e il capodanno Rosh
hashanàh.
Molte di queste organizzazioni sono riunite nella International Federation of Secular Humanistic Jews, creata nel 1986 per iniziativa del rabbino Sherwin T. Wine (1928-2007), che
nel 1963 aveva fondato la prima sinagoga secular
humanist a Birmingham, alla periferia di Detroit.
Il concetto di secular humanism
è difficile da tradurre (la traduzione "laicità", spesso proposta, è
certamente riduttiva; "laicismo" è già più appropriato, ma non rende
completamente l'idea): fa comunque riferimento a un
umanesimo non religioso. Spesso, del resto, i secular
humanist americani fanno parte delle stesse
organizzazioni internazionali che promuovono l'ateismo, e sembra più
appropriato tradurre secular con "secolarista" (parola che indica un'aspirazione
ideologica alla separazione fra cultura e religione) piuttosto che con
"secolare" (che corrisponde a una situazione
di fatto più che a una dottrina).
Wine e il rabbino Daniel Friedman, di Chicago, che
sono alle origini del secular humanistic Judaism, intendono
affermare sia l'eredità ebraica sia la filosofia del secular
humanism americano. Le loro pubblicazioni parlano
di una "teologia non teistica", e talora
esplicitamente di una "teologia atea". La prospettiva di Wine
considera la tradizione ebraica come storia, cultura, civiltà, di origine umana (non divina) ma radicata in solidi valori
etici e nel destino condiviso dal popolo ebraico. L'accostamento "secolarista" ricorda alla comunità ebraica che ha
insieme la capacità e la responsabilità di prendere in mano il proprio destino.
Anche se non fa diretto riferimento all'osservanza
di precetti religiosi, l'ebraismo secolarista organizzato
condivide con la tradizione religiosa ebraica quei valori che considera di
natura etica e universale. D'altra parte, questo ebraismo
laicista promuove idee alle quali la tradizione religiosa ebraica ha opposto, e
tuttora oppone, resistenza: ha un atteggiamento positivo nei confronti dei
matrimoni misti (che tra l'altro di recente appare invece meno condiviso negli
ambienti della Riforma) e non arretra di fronte alla stessa esplicita negazione
dell'esistenza di Dio.
L'ebraismo secular humanist
rappresenta un paradosso, e conferma le specificità dell'ebraismo, sempre in
bilico quanto alla sua definizione fra popolo e religione. È significativo
che esista un ebraismo ateo (che talora si presenta esplicitamente come tale),
che si riunisce in "sinagoghe" e i cui dirigenti si fanno chiamare (e
sono ordinati come) "rabbini", mentre sarebbero difficilmente
concepibili un cristianesimo ateo con chiese e pastori o un islam ateo con
moschee e imām.
La International Federation of Secular Humanistic Jews è divisa in sei
regioni territoriali (Israele, Nord America, America Latina, Europa, Eurasia, Australia) ed è presente con organizzazioni
nazionali e locali - oltre che negli Stati Uniti - in Israele, Canada, Gran
Bretagna, Francia, Belgio, Australia, Messico, Argentina, Uruguay, Italia. Un Congress of Secular Jewish Organizations riunisce le
comunità e organizzazioni ebraiche ispirate da una comune vocazione.
In Italia era sorta una Associazione Italiana
"Ebrei Laici Umanistici", affiliata alla federazione internazionale e
fondata da Franco Israel Piazzese (1942-2003), di
Torino, città che nel 2003 era stata visitata dallo stesso Rabbi Wine, che
aveva tenuto una conferenza presso l'Università. Gli obiettivi
dell'Associazione comprendevano: la gestione di un sito Internet come strumento
d'informazione e collegamento fra i soci italiani e simpatizzanti; la
pubblicazione di testi di carattere monografico su temi di vita, attualità e
cultura ebraica, con una prospettiva laica e secolare; la celebrazione di
festività tradizionali ebraiche (Seder di Pesach;
Rosh hashanàh) per gli affiliati e le loro
famiglie, amici e simpatizzanti; l'organizzazione di incontri
per l'approfondimento e lo studio di tematiche e problematiche legate alla cultura
ebraica tradizionale e contemporanea, laica e religiosa; la cooperazione con
tutte le componenti dell'ebraismo italiano, religiose o laiche, per creare nel
nostro paese una cultura e una realtà sociale ebraica aperta, liberale,
inclusiva, paritaria, pluralistica e accogliente.
Con la morte di Franco Israel Piazzese
lassociazione torinese ha cessato le attività pubbliche, anche perché molti
dei soci superstiti hanno inteso evitare ragioni di divisioni allinterno del
mondo ebraico italiano in un momento in cui lo percepiscono minacciato da un
rinascente antisemitismo. Attività ispirate allebraismo laico continuano a
svolgersi peraltro a Milano nell'ambito dell'associazione di cultura ebraica Keshet, che pubblica un'omonima rivista. La rivista e
lassociazione, pur dando spazio alla posizione dellebraismo laico, si
concepiscono peraltro come spazio di dialogo inteso a far valere le ragioni
del pluralismo in seno allebraismo italiano.
B.: Sherwin T. Wine, Humanistic
Judaism, Prometheus Books, Buffalo 1978; e Idem, Judaism Beyond God. A
Radical New Way to Be Jewish, Society for Humanistic Judaism, Farmington
Hills (Michigan) 1985. Per l'Italia si farà riferimento soprattutto alla
citata rivista Keshet.