TIATIRI
La caratteristica
peculiare della lettera a Tiatiri é quella d'essere
la più lunga fra le sette. Questa é la dimostrazione che il Signore ha
molte cose da dire e ogni credente, per godere appieno delle benedizioni del
Signore, deve ascoltarLo attentamente: "Perché
spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò
che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti" (Isaia 55:2 )
Tiatiri,
l'odierna Akhissar, significa: "Colei che offre
sacrifici, incenso". Come città era la meno importante delle Chiese
destinatarie delle sette lettere. Dai dati storici, sappiamo che era una
piccola città a soli 3O Km da Pergamo, infatti, si
trovava lungo la strada che collegava Pergamo a Sardi, nella valle del fiume
Lico, fra la Lidia e la Misia.
Non era molto importante dal punto di vista "economico-politico". Il
lavoro era organizzato in cooperative d'artisti ed artigiani, noti per i loro frequenti banchetti pagani.
La sua industria principale era conosciuta per i suoi tintori in
grado di produrre un particolare tipo di colore, "la porpora", tratto
dalla radice di una pianta, un rosso brillante che non poteva essere
eguagliato. Per questo la città era conosciuta in tutto l'impero. Tutto ciò é indirettamente confermato dal libro degli Atti.
Lidia, la prima donna incontrata da Paolo a Filippi,
era negoziante di porpora della città di Tiatiri. Molto probabilmente, questa
comunità era nata per la sua testimonianza: "Una donna della città
di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia,
che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il
cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo. Dopo che fu
battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: "Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore, entrate in casa mia e
alloggiatevi". E ci costrinse ad accettare" (Atti 16:14,15).
Il nume tutelare di tale città era il "dio sole" e vi
era un tempio dedicato ad Apollo. Era offerto anche il culto ad Artemide (Diana) molto comune in Efeso e che, comunque, tutta la provincia dell'Asia Minore osservava. Non
ospitava templi d'imperatore e quindi la Chiesa, ivi residente, non aveva i
problemi conseguenti
Anche questa lettera è inviata al pastore della Chiesa locale:
"All'angelo della Chiesa di Tiatiri scrivi..." (Apocalisse 2:18).
Notiamo che ancora oggi queste lettere sono indubbiamente indirizzate a tutte
le Chiese locali, interessano tutti i credenti, ma possiamo dire senza tema di
smentita, che l'angelo della Chiesa deve attentamente valutarle, conoscerle e
studiarle per evitare, come purtroppo qualche volta è successo, che situazioni
tipiche delle Chiese di quel tempo, possano ripetersi nelle comunità locali:
"Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito
Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la Chiesa di Dio, che egli ha
acquistata con il proprio sangue. Io so che dopo la mia partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i quali non
risparmieranno il gregge" (Atti 20:28,29).
Gesù si presenta a questa Chiesa in modo
diverso rispetto alle precedenti: "Queste cose dice il Figlio di Dio, che
ha gli occhi come fiamma di fuoco e i piedi simili a bronzo incandescente"
(Apocalisse 2:18).
Notiamo tre caratteristiche principali:
a. È Colui che parla
Il Signore parla: "Queste cose dice..."
Quello che dobbiamo chiederci é se siamo pronti ad ascoltare: "Dio parla
una volta e anche due, ma l'uomo non ci bada" (Giobbe 33:14).
Queste lettere ci stanno insegnando che non sempre si ascoltano i consigli di
Dio. Chi ascolta quello che il Signore dice è saggio, chi non ascolta è stolto:
"Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola
che ho annunciata è quella che lo giudicherà
nell'ultimo giorno" (Giovanni 12:48).
b. È il Figlio di Dio
Gesù si presenta per quello che Egli
realmente è: Dio stesso. Questo titolo usato solo in questo caso nel libro
dell'Apocalisse, ricorda che Egli é l'autorità assoluta. Gesù
Cristo é il Capo e Fondamento della Chiesa: "Egli è il capo del corpo, cioè della Chiesa; è lui il principio, il primogenito dai
morti, affinché in ogni cosa abbia il primato" (Colossesi
1:18).
Alla domanda di Gesù
sulla Sua identità, Dio stesso, per bocca di Pietro confermò questa verità:
"Simon Pietro rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio
vivente". Gesù, replicando, disse:
"Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti
hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch'io ti dico: tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte del soggiorno
del morti non la potranno vincere" (Matteo
16:16-18).
Questa fu l'attestazione di Gesù
stesso dinanzi al Sinedrio prima della condanna a morte: "E tutti dissero:
"Sei tu, dunque, il Figlio di Dio?" Ed egli rispose loro: "Voi
stessi dite che io lo sono". E quelli dissero: "Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Lo abbiamo udito noi stessi
dalla sua bocca" (Luca 22:70,71).
Questo cardine della verità cristiana é così ribadito.
c. Ha gli occhi come fiamma di fuoco
È in questo stesso modo che si presenta a Giovanni all'inizio
della rivelazione: "Il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana
candida, come neve; i suoi occhi erano come fiamma di fuoco" (Apocalisse 1:14).
Il suo sguardo é penetrante, scruta i cuori, non lo si può ingannare. Si
presenta così alla Chiesa di Tiatiri, perché Egli
vede quella che è la sua reale condizione. Dio non guarda all'apparenza delle
cose; per questa ragione nessuno può ingannarlo: "Non vi
ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà
seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà
corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita
eterna" (Galati 6:7,8)
Egli investiga le reni ed i cuori, cioè i
più reconditi recessi. Il Salmista diceva: "O Eterno, tu mi hai
investigato e mi conosci".
Egli é Colui che penetra ognuno col Suo
sguardo e conosce ogni cosa: "Ma Gesù non si
fidava di loro, perché conosceva tutti e perché non aveva bisogno della
testimonianza di nessuno sull'uomo, poiché egli stesso conosceva quello che era
nell'uomo" (Giovanni 2:24,25).
d. Piedi simili a bronzo incandescente
Il bronzo ci parla di giustizia. I Suoi piedi, come bronzo
arroventato, ci parlano della purezza e della santità del Suo cammino, quale
giudice nel mezzo della Chiesa. Gesù Cristo é Colui che ha camminato con giustizia; Egli é la "nostra
giustizia", ma è anche Colui che giudica. Non é un
bonaccione di cui possiamo approfittare. Egli é il Salvatore
misericordioso, ma é anche il Signore giudice. infallibile
di ogni male e di ogni iniquità della Chiesa. Nel libro dell'Apocalisse
l'Agnello diventerà Leone, ovvero il Salvatore sarà anche giudice.
Forse i cristiani di Tiatiri pensavano di conoscerlo,
di avere una Cristologia corretta, ma come il Signore si presenta
loro, dimostra che sbagliavano. Avevano una pietà superficiale e si illudevano di conoscere il Signore
Colui che ha gli occhi di fuoco e conosce
ogni cosa può elogiare o rimproverare Apocalisse 2:19 "Io conosco le tue opere,
il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue
ultime opere sono più numerose delle prime".
Cosa conosce Gesù di questa Chiesa? Almeno sei cose:
* Le tue opere;
* Il tuo amore;
* La tua fede;
* Il tuo servizio;
* La tua costanza;
* Il numero maggiore delle opere compiute;
Si potrebbe dire che
quella di Tiatiri era una
Chiesa zelante ed attiva. Ma notiamo alcune cose
importanti:
1. Gesù conosce
le opere che si compiono in questa Chiesa, come del resto conosceva quelle della
Chiesa di Efeso: "Io conosco le tue opere, la tua
fatica, la tua costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla
prova quelli che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati
bugiardi. So che hai costanza, hai sopportato molte cose per amor del mio nome
e non ti sei stancato" (Apocalisse 2:2,3).
2. In questo elenco
manca la fedeltà alla Parola di Dio.
3. Non viene
menzionata la speranza che dovrebbe affiancarsi alla fede e all'amore. Era
un'evidente lacuna che in una Chiesa che si professa cristiana non può mancare: "Siate sempre pronti a render conto della
speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni" (1Pietro
3:15).
Quando la fedeltà alla Parola di Dio
viene meno, quando la speranza del ritorno del Signore si spegne nei cuori,
allora il credente diventa un professionista, un religioso. Opera, lavora, si impegna ma non appartiene al "team" di Dio:
"Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi
profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo
molte opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai
conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!" (Matteo 7:22,23).
Tiatiri ci parla soprattutto d'opere. L'attivismo di Tiatiri non é sufficiente
per ricevere l'approvazione divina. Il Signore si compiace solo quando
siamo motivati da Lui. A conferma di ciò il Signore subito
dopo pronuncia le fatidiche parole: "Ma ho questo contro di
te...".
Il Signore non si accontenta di una fedeltà parziale, perché desidera la
totalità del nostro essere: "Non sapete che il vostro corpo è il tempio
dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché
siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro
corpo" (1Corinzi 6:19-20)
Parole dure vengono rivolte anche a
questa Chiesa, che dovrebbero farci riflettere, pensare e meditare: "Ma ho
questo contro di te: che tu tolleri Iezabel, quella
donna che si dice profetessa e insegna e induce i miei servi a commettere
fornicazione e a mangiare carni sacrificate agli idoli. Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi
della sua fornicazione. Ecco, io la getto sopra un letto di dolore e metto in
una grande tribolazione coloro che commettono
adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie. Metterò
anche a morte i suoi figli; e tutte le Chiese conosceranno che io sono colui che scruta le reni e i cuori e darò a ciascuno di voi
secondo le sue opere" (Apocalisse 2:20-23).
"Ma ho questo contro di te, che tu tolleri...". A Tiatiri
viene dato un ammonimento severo, urgente e meno
comune che sia mai stato dato ad una Chiesa qualsiasi. La Chiesa di Tiatiri, presenta una strana e gravissima situazione al suo
interno. Perciò il Signore interviene, interpella questa comunità di credenti
che, invece di essere una testimonianza viva di verità, amore, unione, purezza,
cose che devono caratterizzare la vera Chiesa, aveva
perso la sua brillantezza spirituale. Anziché essere
una Chiesa conquistatrice, portatrice del messaggio di fede e salvezza, era
sulla strada del decadimento.
La Chiesa di Tiatiri, era "tollerante". É
un peccato esserlo? Agli occhi del Signore, sì! Un moderno dizionario della
lingua italiana alla voce: Tollerante, tollerare dice: "Largo di vedute
nei riguardi delle convinzioni e opinioni altrui: Sopportare, rinunciando a opporsi, situazioni, comportamenti o atteggiamenti
irregolari o spiacevoli (Dizionario della lingua Italiana, "Devoto
Oli"). Soffermiamoci sul pericolo, nella Chiesa d'oggi, della tolleranza
LA TOLLERANZA:
IL PERICOLO DELLE PICCOLE COSE
Il credente è invitato dalla Parola di Dio ad essere sobrio ed a
vegliare sulla sua condotta. Il Signore ci chiama ad essere
fedeli nelle grandi, come nelle piccole cose e non ad essere tolleranti:
"Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è
ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi" (Luca 16:10).
Non esistono peccati gravi e meno gravi, peccati mortali o peccati veniali,
perché il peccato è peccato e il risultato finale è la separazione da Dio.
Perciò non possiamo tollerare nulla nella nostra vita: "Ogni iniquità è peccato" (1Giovanni 5:17).
La distinzione fra mancanza grave e meno grave è frutto solo del
pensiero dell'uomo e non trova riscontro in tutta la Bibbia: "Non sapete
che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non
v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari,
né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio"
(1Corinzi 6:9,10).
Nel versetto appena
letto, troviamo un breve elenco che taluni definiscono "piccole cose, quali: "Ingiusto, fornicatore, ladro, avaro, oltraggiatore,
rapace".
Ma Dio dice: questi non erediteranno il Regno di Dio. Sono proprio le cosiddette
piccole cose che guastano la nostra intera vita spirituale:
* Ecclesiaste 10:1:
"Le mosche morte fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere; un po'
di follia guasta il pregio della sapienza e della gloria".
* Cantico dei Cantici 2:15:
"Pigliateci le volpi, le volpicine che guastano
le vigne, poiché le nostre vigne sono in fiore!"
* 1Corinzi 5:6: "Non sapete voi che
un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta?"
Esiste dunque per ogni credente il reale pericolo di tollerare le
"piccole cose". Dio ci chiama ad essere attenti
a non tollerare le piccole cose quali:
LA DISONESTÀ: "Perché ci preoccupiamo d'agire
onestamente non solo nel cospetto del Signore, ma anche nel cospetto degli
uomini" (2Corinzi 8:21).
L'evasione fiscale, per esempio, è stato erroneamente definito peccato minore.
Dicono talune persone: "Se lo Stato ci deruba, noi non possiamo fare a
meno di essere disonesti". Il credente è un
cittadino onesto che paga le tasse. Spesso la disonestà nasconde l'amore per il
denaro, il desiderio di prevalere, il tentativo di evadere le regole "Chi
rubava non rubi più, ma s'affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le
proprie mani, onde abbia di che far parte a colui che
ha bisogno" (Efesini 4:28).
LA BUGIA. È stata definita un
peccato veniale. Per il Signore, invece, la bugia è peccato:
"Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché
siamo membra gli uni degli altri" (Efesini
4:25).
La bugia è peccato, perché è dal diavolo: "Non mentite gli uni agli
altri": (Colossesi 3:9).
Dio è severo riguardo alla bugia: "Ma per i codardi, gl'increduli, gli
abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli
stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno
ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda" (Apocalisse 21:8).
LA MALDICENZA E IL MORMORIO: "Sbarazzandovi di ogni
cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, delle invidie e di ogni
maldicenza" (1Pietro 2:1).
Tale atteggiamento è riprovevole ed odioso agli occhi di Dio: "Sei cose
odia il Signore, anzi sette gli sono in abominio: gli occhi alteri, la lingua
bugiarda, le mani che spargono sangue innocente, il cuore che medita disegni
iniqui, i piedi che corrono frettolosi al male, il falso testimone che
proferisce menzogne e chi semina discordie tra fratelli" (Proverbi
6:16-19)
Dio odia la maldicenza. Il credente si distingue, perché non è un maldicente e
inoltre non raccoglie le maldicenze. Quando ascoltiamo
una maldicenza, faremmo bene a dire alla persona che ci sta parlando, che ciò che
sta facendo è contrario alla Parola di Dio e che farebbe meglio a dire queste
cose alla persona interessata. Spesso questa risponde:
"Ma io glielo ho detto", poi corregge il tiro e dice: "Ho
cercato di farglielo capire". Alla fine scopriamo che non è vera né
l'una, né l'altra cosa. Se una persona
sistematicamente ti rapporta cose, frasi o avvenimenti di altri, sappi che per
lui tu sei la persona migliore con la quale avere un rapporto maldicente.
IL LINGUAGGIO VOLGARE O LE PAROLE SCONCE: "Così anche la lingua è un piccolo
membro, eppure si vanta di grandi cose. Osservate: un piccolo fuoco può
incendiare una grande foresta! Anche
la lingua è un fuoco, è il mondo dell'iniquità. Posta com'è fra le nostre
membra, contamina tutto il corpo e, infiammata dalla geenna, dà fuoco al ciclo
della vita. Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali
marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun
uomo la può domare; è un male continuo, è piena di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre; e con essa malediciamo
gli uomini che sono fatti a somiglianza di Dio. Dalla medesima bocca escono
benedizioni e maledizioni. Fratelli miei, non dev'essere
così" (Giacomo 3:5-10).
Siamo talvolta condizionati e trascinati dal linguaggio in voga nella società
che lo adottiamo anche noi cristiani. Dobbiamo però fare attenzione ed evitare
tali situazioni: "Io vi dico che di ogni parola
oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio;
poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole
sarai condannato" (Matteo 12:36,37).
Faremmo bene a valutare talune frasi e certi modi di dire. Oggi
determinati termini sono stati sostituiti da parole che un tempo avrebbero
fatto arrossire chiunque.
Ricordiamoci che possiamo essere anche poveri di linguaggio per la nostra
cultura elementare, ma mai volgari.
LA PORNOGRAFIA. Spettacoli, film, programmi volgari. Oggi
lo "zapping", ci porta a saltare da un canale all'altro, facciamo
attenzione in questa manovra a non soffermarci su "performance" poco
edificanti: "Come si addice ai santi, né fornicazione, né impurità, né
avarizia, sia neppure nominata tra di voi; né
oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; ma
piuttosto abbondi il ringraziamento. Perché, sappiatelo
bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio" (Efesini
5:3-5).
Il pudore e la riservatezza purtroppo non esistono più per gli
altri, ma non per i credenti: "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il
mondo, l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è
nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la
superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. E il mondo passa
con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno"
(1Giovanni 2:15-17).
LA DISOBBEDIENZA E LA
RIBELLIONE: "Samuele
disse: "Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto
l'ubbidire alla sua voce? No, l'ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che
il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il
peccato della divinazione e l'ostinatezza è come l'adorazione degli idoli e
degli dei domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del Signore, anch'egli
ti rigetta come re" (1Samuele 15:22,23).
L'incapacità di ascoltare e di sottomettersi, denota carnalità, orgoglio,
presunzione: "Ricorda loro che siano sottomessi ai magistrati e alle
autorità, che siano ubbidienti, pronti a fare ogni opera buona" (Tito
3:1).
IL FUMO E L'ALCOOL. Dobbiamo evitare di assumere sostanze che
nuocciono alla salute per un fatto molto semplice: "Siamo il tempio dello
Spirito Santo ed Egli dimora in noi". Nella misura in cui noi ci rendiamo
conto di questo, agiamo di conseguenza non soltanto per il fumo, ma anche per
l'alcool, i cibi ecc.: "Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello
Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi
non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a
caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo" (1Corinzi 6:19,20)
Queste sostanze guastano il corpo fisico e disonorano la presenza
di Dio in noi: "Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di
Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il
tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi" (1Corinzi 3:16,17).
TALUNI PASSATEMPI E DIVERSIVI. Carte da gioco, cinema, discoteche ecc.:
"Per consacrare il tempo che gli resta da vivere
nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio. Basta con il tempo trascorso a soddisfare la volontà dei pagani
vivendo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle orge, nelle
gozzoviglie e nelle illecite pratiche idolatriche.
Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di
dissolutezza e parlano male di voi" (1Pietro 4:1-4).
Una volta, un "credente", si trovò in discoteca con la pretesa di
evangelizzare. Cominciò a parlare con una ragazza del Signore e lei gli disse:
"Sei un credente? E allora che cosa ci fai in questo
luogo?"
Non è edificante per un cristiano utilizzare in tal modo il
proprio tempo libero: "Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che
non è per voi; infatti che rapporto c'è tra la
giustizia e l'iniquità? O quale comunione tra la luce
e le tenebre? E quale accordo fra Cristo e Beliar? O quale relazione c'è tra
il fedele e l'infedele? E che armonia c'è fra il
tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio
del Dio vivente, come disse Dio: "Abiterò e camminerò in mezzo a loro,
sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo". "Perciò,
uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore e non toccate nulla
d'impuro; e io vi accoglierò". E "sarò per voi come un padre e voi
sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente" (2Corinzi 6:14-18).
L'ambiente, il luogo e l'atmosfera, potrebbero nuocerci: "Non
v'ingannate: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi"
(1Corinzi 15:33).
La musica, ad esempio, non dovrebbe eccitare i sensi, ma elevare lo spirito e
glorificare Dio: "La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente;
istruitevi ed esortatevi gli uni gli altri con ogni sapienza; cantate di cuore
a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali" (Colossesi 3:16).
L'ESTERIORITÀ. Abiti, ornamenti, ori, collane: "Il
vostro ornamento non sia quello esteriore, che consiste nell'intrecciarsi i
capelli, nel mettersi addosso gioielli d'oro e
nell'indossare belle vesti, ma quello che è intimo e nascosto nel cuore, la
purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è
di gran valore" (1Pietro 3:3-4).
La vanità, il voler apparire più che essere, le mode, la cura eccessiva della
propria persona, rappresentano un pericoloso legame ed una schiavitù:
"Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e
modestia: non di trecce e d'oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere
buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà" (1Timoteo
2:9,10).
Dobbiamo guardarci da ogni specie di male e da ogni
contaminazione: "Poiché abbiamo queste promesse, carissimi, purifichiamoci
da ogni contaminazione di carne e di spirito, compiendo la nostra
santificazione nel timore di Dio" (2Corinzi 7:1).
Restiamo fedeli al Signore nelle piccole, come nelle grandi cose,
facendo sempre attenzione al pericolo della tolleranza verso il peccato:
"Chi è fedele nelle cose minime, è fedele anche nelle grandi; e chi è
ingiusto nelle cose minime, è ingiusto anche nelle grandi" (Luca 16:10).
Per le piccole cose si rischia di diventare "Tiatiriani". La Chiesa d'oggi deve essere molto
attenta e guardinga. A Tiatiri erano
"tolleranti", di "mente aperta", "pluralisti e
disinibiti", si era costruita "una casa" in cui c'era posto per
tutti, ma il Signore dice: "É proprio questo che
ho contro di te...".
Ritornando al testo, chiediamoci: "Che cosa avevano realmente
tollerato? Che la donna Iezabel, autoproclamatasi profetessa, insegnasse e seducesse.
Chi era Iezabel? Questa donna compare nell'Antico
Testamento. Era la moglie del Re d'Israele Acab, una
donna pagana e come tale non avrebbe mai dovuto sedere
sul trono di Israele: "Acab, figlio di Omri, cominciò a regnare sopra Israele l'anno trentottesimo
di Asa, re di Giuda; e regnò a Samaria,
sopra Israele, per ventidue anni. Acab, figlio di Omri, fece ciò che è male agli
occhi del Signore più di tutti quelli che l'avevano preceduto. Come se fosse
stato per lui poca cosa abbandonarsi ai peccati di Geroboamo,
figlio di Nebat, prese in moglie Izebel,
figlia di Etbaal, re dei Sidoni, andò ad adorare Baal, a
prostrarsi davanti a lui" (1Re 16:29-31).
Era una sostenitrice e promotrice del culto pagano di Baal
e Astarte. Siamo informati che ottocento loro profeti
mangiavano alla mensa di Iezabel: "Adesso, fa'
radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme ai
quattrocentocinquanta profeti di Baal e ai
quattrocento profeti di Astarte
che mangiano alla mensa di Izebel" (1Re 18:19).
Possiamo immaginare l'influenza negativa e blasfema verso il vero
Dio, determinata da questa presenza. Iezabel aveva
introdotto non solo il culto di Baal, con tutti i
suoi orrori e prevaricazioni, ma aveva soppresso anche il culto del Signore,
facendo uccidere i profeti di Dio: "Non ti hanno riferito quello che io
feci quando Izebel uccideva i profeti del
Signore"? (1Re18:13).
Inoltre si servì del marito per intrigare e fare uccidere gente
onesta, come Nabot: "Nabot
d'Izreel aveva una vigna a Izreel presso il palazzo di Acab,
re di Samaria. Acab parlò a Nabot e gli disse: "Dammi
la tua vigna, di cui voglio farmi un orto, perché è contigua alla mia casa; e
al suo posto ti darò una vigna migliore; o, se preferisci, te ne pagherò il
valore in denaro". Ma Nabot
rispose ad Acab: "Mi guardi il Signore dal darti
l'eredità dei miei padri!" E Acab se ne tornò a
casa sua triste e irritato per quella parola dettagli da Nabot
d'Izreel: "Io non ti darò l'eredità dei miei
padri!" Si gettò sul suo letto, voltò la faccia verso il muro e non prese
cibo. Allora Izebel, sua moglie, andò da lui e
gli disse: "Perché hai lo spirito così abbattuto e non mangi?" Acab le rispose: "Perché ho parlato a Nabot d'Izreel e gli ho detto:
"Dammi la tua vigna per il denaro che vale; o, se preferisci, ti darò
un'altra vigna invece di quella"; ed egli m'ha
risposto: "Io non ti darò la mia vigna!" Izebel,
sua moglie, gli disse: "Sei tu, sì o no, che eserciti la sovranità sopra
Israele? Alzati, mangia e sta' di buon animo; la vigna di Nabot
d'Izreel te la farò avere io". Scrisse delle
lettere a nome di Acab, le
sigillò con il sigillo di lui e le mandò agli anziani e ai notabili che
abitavano nella città di Nabot. In quelle lettere
scrisse così: "Bandite un digiuno e fate sedere Nabot
in prima fila davanti al popolo; mettetegli di fronte due malfattori, i quali
depongano contro di lui, dicendo: Tu hai maledetto Dio e il re; poi portatelo fuori dalla città, lapidatelo e così muoia". La gente
della città di Nabot, gli anziani e i notabili che
abitavano nella città, fecero come Izebel aveva loro
ordinato" (1Re 21:1-11).
Il culto a Baal diventò la religione del
popolo, la religione di Stato. Il male non si limitò all'interno delle
frontiere del regno d'Israele, ma penetrò nel regno di Giuda, poiché una figlia
di Iezabel sposò Jehoram,
re di Giuda: "Nell'anno quinto di Ioram, figlio di Acab, re d'Israele e di
Giosafat re di Giuda, Ioram, figlio di Giosafat, re
di Giuda, cominciò a regnare su Giuda. Aveva trentadue anni quando cominciò a
regnare e regnò otto anni a Gerusalemme. Egli seguì l'esempio dei re d'Israele,
come aveva fatto la casa di Acab;
poiché aveva per moglie una figlia di Acab; e fece
ciò che è male agli occhi del Signore" (2Re 8:16-18).
Ieu ebbe parole dure nei confronti di Ioram: "Quando Ioram vide Ieu, gli disse: "Ieu, porti
pace?" Ieu rispose: "Che pace vi può essere
finché durano le prostituzioni di Izebel, tua madre e
le sue innumerevoli stregonerie?" (2Re 9:22).
Poco mancò che tutti i discendenti della casa reale di Davide,
dalla quale doveva nascere il Messia, fossero distrutti da Atalia, figlia di Iezabel: "Atalia, madre di Acazia, quando vide che suo figlio era morto, procedette a
sterminare tutta la discendenza reale" (2Re 11:1).
Iezabel dunque recò morte e distruzioni in Israele e
in Giuda. Questo breve quadro é sufficiente per informarci su
quello che era successo a Tiatiri. Avevano
accolto nella Chiesa persone "non rigenerate",
che non avevano fatto l'esperienza della nuova nascita e pertanto non erano di
buona testimonianza. Malgrado ciò erano tollerate.
Cosi, poco per volta, queste persone senza scrupoli avevano preso il
sopravvento, compiendo un'opera di seduzione, contaminazione, facendo entrare
nella Chiesa la mondanità e l'idolatria, l'adulterio, la fornicazione, il
paganesimo allo stato puro.
Per questa ragione la Chiesa di Tiatiri
è vista da molti studiosi come la Chiesa del Medioevo, nella quale la
tolleranza portò i credenti lontano da Dio e dalla Sua Parola, dimenticando che
Dio é un Dio puro, tre volte Santo: "Santo, santo, santo è il Signore
degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!" (Isaia 6:3).
É interessante a questo riguardo osservare il contrasto esistente tra le Chiese
di Efeso e di Tiatiri. Ad Efeso i credenti avevano
perso il loro amore primitivo, ma erano fedeli nel giudicare le false dottrine.
A Tiatiri i cristiani crescevano nel loro amore, ma
erano tolleranti verso l'errore. Tutti e due questi
estremi devono esseri respinti.
L'ortodossia senza l'amore, come pure l'amore senza la verità, sono entrambi disapprovati da Dio.
Intorno a Iezabel sono state fatte diverse ipotesi
interpretative; vediamone alcune:
1. È un nome simbolico. Il richiamo alla moglie di
Acab, re d'Israele, è usato per indicare il
tipo di problema che travaglia la Chiesa di Tiatiri:
la tolleranza e l'unione fra il sacro e il profano.
2. Una ex discepola di Paolo che
contrastava i giudeo-cristiani.
3. Una profetessa o sacerdotessa di un tempio
pagano con un culto sincretistico di teologia
giudaica ed elementi pagani.
4. Una profetessa che praticava la magia e
seduceva alcuni degli immaturi membri di Chiesa. La donna era
probabilmente il principale oracolo di un grande
santuario per medium, occultisti e indovini nella città di Tiatiri.
Così come Iezabel aveva indotto gli
Israeliti dell'Antico Testamento a riti idolatrici e
a corrotta sessualità, questa profetessa pagana induceva i cristiani di Tiatiri a mescolare idolatria e impurità sessuale con la
loro fede.
5. Una credente apostata che insegnava la possibilità di
partecipare ai banchetti pagani delle corporazioni, praticando una fornicazione
spirituale. Anche Paolo si trattenne sulla
fornicazione che commetteva chi partecipava ai banchetti pagani, chiarendo che
era un adulterio spirituale con i demoni.
6. Lidia, la mercante ritornata nella
città natale.
7. La moglie del pastore locale. Alcuni manoscritti hanno il v.20 "la tua moglie Iezabel".
8. La forma romana della Chiesa. Il clero si assume il diritto di
parlare a nome di Dio. Iezabel
si definisce profetessa e pretende di possedere un'autorità che le permette di
promulgare dogmi estranei alle Sacre Scritture. È ciò che ha fatto e fa ancora
la Chiesa cattolica.
Iezabel, moglie di Acab, fu uccisa ed il suo corpo mangiato dai cani:
"...il suo sangue schizzò contro il muro e contro i cavalli. Ieu le passò sopra, calpestandola; poi entrò, mangiò e
bevve, quindi disse: "Andate a vedere quella maledetta donna e
sotterratela, poiché è figlia di un re". Andarono dunque per sotterrarla,
ma non trovarono di lei altro che il cranio, i piedi e le mani. E tornarono a
riferire la cosa a Ieu, il
quale disse: "Questa è la parola del Signore pronunziata per mezzo del suo
servo Elia il Tisbita, quando disse: "I cani
divoreranno la carne di Izebel nel campo d'Izreel; e il cadavere di Izebel
sarà, nel campo d'Izreel, come letame sulla
superficie del suolo, in modo che non si potrà dire: "Questa è Izebel" (2Re 9:33-37).
Così come la fine di questa donna fu tragica ed ingloriosa, così
la stessa sorte sarà riservata alla Babilonia religiosa, che si é sviluppata in
seno alla Chiesa di Tiatiri.
Forse ci chiediamo "perché il Signore è così
severo? Dov'è la Sua misericordia? La risposta la
troviamo al versetto 21: "Le ho dato tempo perché
si ravvedesse, ma lei non vuole ravvedersi dalla sua fornicazione". Con
lei saranno "messi a morte i suoi figli", in altre parole tutti
quelli che ne prolungano l'opera e le medesime dottrine.
Il giudizio del Signore, il Suo rimprovero termina con queste
solenni parole che sottolineano la Sua autorità nella
Chiesa: "E tutte le Chiese conosceranno che io sono colui che investigo le
reni ed i cuori; e darò a ciascuno di voi secondo le opere vostre"
(Apocalisse 2:23).
Dio ci aiuti a vivere un cristianesimo pieno e sincero!
Si proclama il principio della separazione: difatti il Signore
dopo aver chiaramente descritto il sistema corrotto della Chiesa di Tiatiri e le malefiche opere di Iezabel,
si rivolge al residuo fedele, alla parte fedele della comunità, "agli
altri", cioè a quelli che "non professano
questa dottrina", che non si sono compromessi: "Ma agli altri di voi,
in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non
avete conosciuto le profondità di Satana come le chiamano loro, io dico: Non vi
impongo altro peso. Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io
venga" (Apocalisse 2:24,25).
L'apostolo Paolo riaffermerà lo stesso concetto "Tuttavia il
solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: "Il
Signore conosce quelli che sono suoi" e "Si ritragga dall'iniquità
chiunque pronunzia il nome del Signore" (2Timoteo 2:19).
Dalle parole del Signore "agli altri " possiamo ricavare alcuni
insegnamenti per noi:
A. Prima di tutto il Signore non riconosce più tutta la Chiesa
come Sua testimone, ma solamente un residuo, una parte di essa.
B. In secondo luogo vediamo che Tiatiri
rimarrà, quale sistema religioso, a fianco di Sardi, Filadelfia e Laodicea, fino alla venuta del Signore. "Quel che
avete tenetelo fermamente finché io venga" (verso 25). Il
giudizio completo di Tiatiri ci é descritto verso la
fine del libro, nei capitoli 17 e 18, ove assistiamo al giudizio di
"Babilonia la Grande ", giudizio che avrà luogo soltanto quando il
male sarà giunto al massimo. Come già abbiamo visto, Tiatiri
" non vuol ravvedersi ", anzi continua ad inoltrarsi nel male finché
Cristo verrà per giudicarla.
C. È indicato profeticamente che un "residuo" di tali
fedeli credenti continuerà a sussistere sulla terra attraverso i secoli, fino
al rapimento.
Solo senza compromessi possiamo testimoniare efficacemente. Il
Signore ci chiede di restare fermi sulla sua Parola,
uniti a Lui. Ci chiede di essere "il rimanente fedele", "il
piccolo gregge", d'essere "gli altri" e differenziarci fino al
Suo ritorno. A tali credenti, semplici e coerenti, Dio
non impone alcun altro peso. Sembra un'eco della deliberazione della conferenza
di Gerusalemme: "Infatti è parso bene allo
Spirito Santo e a noi di non imporvi altro peso all'infuori di queste cose, che
sono necessarie" (Atti 15:28).
Il Signore non schiaccia i credenti con pesi che non possono sopportare; è Lui
che prende il nostro peso mettendo al posto di questo un carico dolce e leggero
che porta pace e riposo alle nostre anime: "Venite a me, voi tutti che
siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo. Prendete su di voi il mio
giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi
troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico
è leggero" (Matteo 11:28-30).
Che cosa dobbiamo tenere fermamente?
* La fede in Cristo e nella Sua Parola.
* La speranza del Suo ritorno.
* L'amore verso Dio e verso gli uomini.
La Parola di Dio ci dice che queste tre cose sono indispensabili:
"Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più
grande di esse è l'amore" (1Corinzi 13:13).
È un invito a conservare fedelmente la Parola di Dio nei nostri cuori, fino a
che "il Figlio dell'uomo verrà": "Carissimi, avendo un gran
desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto
a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata
trasmessa ai santi una volta per sempre" (Giuda 1:3).
Dopo parole così forti,
il Signore non lascia senza incoraggiamento: "A chi vince e persevera
nelle mie opere sino alla fine, darò potere sulle nazioni, ed egli le reggerà
con una verga di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, come anch'io ho
ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino. Chi ha orecchi
ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Apocalisse 2:26- 29).
Chi vince gli assalti, le tentazioni dell'avversario e persevera,
riceverà autorità dal Signore: "Or voi siete quelli che avete perseverato
con me nelle mie prove; e io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre
mio ha disposto che fosse dato a me, affinché mangiate e beviate
alla mia tavola nel mio regno e sediate su troni per giudicare le dodici tribù
d'Israele" (Luca 22:28-30).
Il premio per questa perseveranza vittoriosa sarà il diritto alla
partecipazione del regno di Cristo. Quale onore e privilegio sarà
ricevere il "potere sulle nazioni", in unione con il Signore Gesù Cristo.
La condizione per avere questa responsabilità, sarà la fedeltà
mostrata su questa terra: "Il re gli disse: "Va bene, servo buono;
poiché sei stato fedele nelle minime cose, abbi potere su dieci città"
(Luca 19:17).
Chi rimarrà fedele alla Parola di Dio, riceverà la "stella
del mattino", cioè una piena partecipazione, alla
gloria di Cristo, essendo Lui la "stella mattutina": "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose
in seno alle Chiese. Io sono la radice e la discendenza di Davide, la lucente
stella del mattino" (Apocalisse 22:16).
Cristo risplenderà sempre più in noi e per noi: "I saggi risplenderanno
come lo splendore del firmamento e quelli che avranno insegnato a molti la
giustizia risplenderanno come le stelle in eterno" (Daniele 12:3).
Chiediamo al Signore la grazia d'essere fedeli,
costanti e pronti ad abbandonare compromessi e deviazioni.
La medesima conclusione delle altre lettere è anche qui ripetuta:
"Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese". É notevole
vedere che nella lettera a Tiatiri, come nelle tre
seguenti, le parole "chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle
Chiese", non precedono la ricompensa, la promessa al vincitore, ma si
trovano in fondo alla lettera. Questo ci dimostra che il Signore non spera più,
dalla Chiesa come insieme, un ritorno, una restaurazione e perciò si rivolge
solo ai singoli. Fin qui la promessa era a "chi vince", o a "chi
ha orecchio " in rapporto con la testimonianza di tutta la Chiesa; ora
invece s'indirizza singolarmente agli individui. Il Signore dice dunque a
"chi vince" in Tiatiri: "Quel che
avete tenetelo fermamente finché io venga".
Com'è consolante per "chi vince" udire che Colui il
quale ha dato Se stesso per salvarlo e che egli ama, ritornerà! Il Signore continua dicendo: "E a chi vince e persevera
nelle mie opere sino alla fine". Egli dà al vincitore Se stesso come
modello da imitare. Il Signore Gesù
Cristo non manifestò mai la propria potenza e non fece mai, in questo mondo
caduto nel peccato, delle opere per attirarsi la simpatia e il rispetto degli
uomini. No, Gesù fece soltanto ciò che il Padre gli
aveva dato da fare. Non cercò mai la propria gloria, ma in ogni sua opera
glorificò il Padre. Colui che vince é dunque esortato
ad essere simile a Lui in quel che riguarda le opere. Lo imitiamo noi? Dobbiamo
perseverare nelle sue opere sino alla fine. Quale contrasto
vi é però fra Cristo e Tiatiri.
Infine è importante notare che il Signore esorta, nelle prime tre
lettere, al pentimento e al ritorno allo stato primitivo, mentre nella lettera
a Tiatiri e nelle seguenti Egli dirige lo sguardo
verso il futuro. Non si aspetta più un ritorno, un miglioramento della Chiesa
nel suo insieme, ma esorta ed incoraggia quelli che hanno orecchi per udire la sua
voce, ponendo dinanzi a loro il suo prossimo ritorno: "Beato l'uomo che mi
ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della
mia casa"! (Proverbi 8:34)
L'APPLICAZIONE
PROFETICA: IL CRISTIANESIMO NEL MEDIOEVO (600-1500)
Per chi vede che le lettere indirizzate alle
sette Chiese siano la descrizione della Chiesa mondiale nei secoli, crede che
Pergamo (come abbiamo già studiato), rappresenterebbe "la Chiesa
statale", il cristianesimo assurto a religione di stato in epoca Costantiniana. Abbiamo, infatti, visto, che dopo la
persecuzione, la morte cruenta di fedeli testimoni come Policarpo ed Antipa, ci fu l'abbraccio mortale
fra Chiesa e Stato con il Cristianesimo che divenne religione di Stato. Con questa operazione l'impero romano non è divenuto cristiano,
ma il cristianesimo si è compromesso con il paganesimo. Cessarono le
persecuzioni in massa ma questo riconoscimento ufficiale non recò alla Chiesa
nessuna benedizione, bensì una maledizione. La Chiesa anziché
essere l'insieme dei "chiamati fuori", divenne lentamente, un insieme
di gente raccogliticcia. La Scrittura afferma che "un abisso chiama
un altro abisso" e la lettera alla Chiesa di Tiatiri,
che segue a quella di Pergamo è la conferma. Essa infatti
è la Chiesa del compromesso, attirata e confusa dalle false ideologie
religiose. È la Chiesa deviata e corrotta, che vive lontano dalla verità del
Vangelo. Pertanto per quanto riguarda l'evoluzione storica della cristianità,
si può dire che la Chiesa di Tiatiri prefigura
l'avvento della Chiesa papale, la Chiesa delle buone
opere, con tutte le sue degenerazioni, a partire dal 500 fino al 1500,
racchiudendo tutto l'oscuro periodo del Medioevo. Durante questo tempo la
Chiesa romana, essendo divenuta una potenza secolare, si
é caratterizzata per la sua corruzione, la sua idolatria e le persecuzioni ai
dissenzienti. Le prigioni, i roghi in Germania, in Scozia, in Inghilterra, in Francia,
in Svizzera, in Spagna e in Italia nei secoli 16° e 17°, l'annullamento delle
proteste indirizzate a "Roma" da parte di grandi uomini, attestano
che "ella non vuol ravvedersi" come dice il
Signore nella lettera. Questa é storia. Quanti intrighi, immoralità,
delitti, come ad esempio l'inquisizione, sono stati perpetrati sotto il manto
della religione. In quell'epoca la Chiesa
dominante elaborò una dottrina che, come al tempo di Iezabel,
conduceva il popolo al culto delle immagini, alla superstizione e alla
sottomissione all'autorità del clero. È proprio in quel periodo che si é
consolidata l'eresia blasfema della messa e della transustanziazione, con la
quale si pretende rinnovare continuamente in maniera incruenta il sacrificio di
Cristo.
La Chiesa cominciò ad insegnare che la salvezza si trovava nel
seguire i suoi precetti e adempiendo le opere prescritte. Nello stesso tempo
era in lotta con re e regine per il regno e il predominio.
Un grande impero religioso-politico-economico
dopo essere nato con l'editto di Costantino, si mostrava ora già adulto.
Come già abbiamo visto per le altre lettere, il significato del nome ci
aiuta molto a comprendere il valore profetico della lettera. Così Tiatiri, come abbiamo inizialmente detto, vuol dire: "Colei
che offre sacrifici, che offre incenso". Non é questo caratteristico della
Chiesa di Roma? Su migliaia di altari di questa
potente Chiesa, che tiene sotto di sé milioni e milioni di persone, viene
sparso incenso.
É molto grave quando l'orecchio si chiude alla
Parola di Dio e alla sana dottrina per ascoltare la voce dell'uomo o del
proprio cuore. Ciò conduce, sotto un giogo pesante, all'idolatria e alla
perdizione. Com'è dolce e benedetta, invece, la voce dell'Evangelo che ci dà la
vita, la gioia. È la voce del Buon Pastore, la voce del Signore
Gesù stesso. Essa conduce alla
salvezza, alla vera libertà, ci dà la vita eterna.
È importante però considerare che anche nei secoli bui del Medioevo, vi erano credenti fedeli alla Parola di Dio. Essi hanno
preferito ubbidire a Dio anziché agli uomini. Ricordiamo gli Albigersi, Pietro Valdo ed i Valdesi, John
Wycliffe e i Lollardi, Jan Huss ecc. Dio mantiene sempre
un residuo fedele.
In questa lettera abbiamo notato che i richiami divini si fanno
sempre più pressanti, più urgenti e minacciosi. Tutto ciò perché c'è
peggioramento e questo avviene quando non si ascolta la voce di Dio: "Noi
abbiamo la nostra vergogna come giaciglio e la nostra infamia come coperta,
poiché abbiamo peccato contro il Signore, il nostro Dio: noi e i nostri padri,
dalla nostra infanzia sino a questo giorno; non abbiamo dato ascolto alla voce
del Signore, il nostro Dio" (Geremia 3:25).
Questa constatazione, concernente la Chiesa di Tiatiri,
vuole metterci in guardia contro un pericolo sempre più frequente e cioè che con il passare del tempo si può avere una perdita
di zelo, di vigilanza e di amore verso il Signore. Il Nuovo Testamento insiste
molto sul rischio di un simile degrado morale e spirituale. Notiamo infatti:
* Ad Efeso i credenti hanno abbandonato il loro primo amore.
* I Galati si erano fatti ammaliare dai giudaizzanti.
* A Corinto si radunavano per diventare peggiori, anziché migliori.
* L'autore della lettera agli Ebrei cercherà di scuotere i
credenti per il loro decadimento.
In altre parole un messaggio come questo mostra come facilmente si
possa andare verso il decadimento spirituale, perché
questo non era solo il problema di Tiatiri, ma anche
di tutte le chiese di oggi, che vedono profeticamente adempiersi le parole di Gesù: "Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la
fede sulla terra"? (Luca 18:8).
Quindi c'è bisogno di vigilanza e rifiuto d'ogni forma di tolleranza verso il
peccato. Solo il Signore e la Sua Parola possono essere la nostra garanzia e la
nostra protezione.