Le obbiezioni di Mosè
Esodo 4:1-23

 

 

Con l’aiuto di Dio, stiamo considerando il libro di Esodo, forse uno dei libri più ricchi dell’Antico Testamento.

Finora, abbiamo visto che Dio aveva portato prima Giuseppe, e poi i suoi undici fratelli a vivere in Egitto. Dio moltiplicò grandemente la loro discendenza e poi permise che questi Ebrei, come furono chiamati, divenissero schiavi degli Egiziani, e che la loro schiavitù fosse molto dura. Secondo il piano di Dio, un bimbo Ebreo fu salvato dal fiume e allevato come figlio adottivo della figlia del faraone, e gli fu dato il nome Mosè. A quarant’anni, Mosè cercò di liberare un Ebreo, uccidendo un Egiziano. Per questo, il faraone cercò di farlo morire, e Mosè dovette fuggire. Andò nel deserto di Madian, dove Dio provvide per lui una moglie. Passò quarant’anni come pastore delle pecore di Ietro, suo suocero.

Mentre Mosè era nel deserto, pascolando le pecore, Dio gli apparve in un pruno ardente. Dio spiegò a Mosè che aveva scelto di liberare il suo popolo dall’Egitto, e che lo avrebbe mandato a compiere questa missione. Assicurò a Mosè che gli Ebrei gli avrebbero dato ascolto e gli avrebbero ubbidito. Gli dichiarò inoltre che il faraone non avrebbe permesso loro di andarsene finché non vi fosse stato obbligato dalla potente mano di Dio.

l’obiezione di Mosè

Alla chiamata di Dio, Mosè aveva dato due obiezioni: prima, aveva detto: “chi sono io?”, in altre parole, come potrei io, un uomo vecchio, da solo, compiere questo? Per rispondergli, Dio non lo incoraggio per le sue capacità, perché Mosè non aveva in sé le capacità di compiere questa missione. Invece, il SIGNORE gli rispose semplicemente: “Io sarò con te”. Quando Dio ci comanda di fare qualcosa, il successo non dipende dalle nostre capacità, ma dalla presenza di Dio. E Dio rassicurò Mosè dicendogli che era con lui.

Poi, Mosè aveva obiettato che gli Ebrei avrebbero chiesto il nome di Dio, ovvero, avrebbero voluto sapere con quale autorità Mosè faceva questo. Per rispondere a Mosè, Dio gli aveva spiegato il suo nome: “Io sono colui che Io sono”. Abbiamo considerato il significato di questo nome, che rivela molto del carattere di Dio.

Dio aveva anche dichiarato che i Giudei avrebbero dato ascolto a Mosè. Leggiamo ancora il brano di Esodo 3:18, in cui Dio aveva annunciato a Mosè come sarebbe stato accolto dagli Ebrei.

“Essi ubbidiranno alla tua voce e tu, con gli anziani d’Israele, andrai dal re d’Egitto e gli direte: “Il SIGNORE, il Dio degli Ebrei, ci è venuto incontro; perciò lasciaci andare per tre giornate di cammino nel deserto, per offrire sacrifici al SIGNORE, nostro Dio”.” (Esodo 3:18 NRV)

Dopo questo piccolo ripasso, che ci aiuta a ricordare gli avvenimenti visti finora, passiamo ora al capitolo 4, in cui Mosè pone ancora un’altra obiezione. Leggiamo Esodo 4:1.

Mosè rispose e disse: «Ma ecco, essi non mi crederanno e non ubbidiranno alla mia voce, perché diranno: “Il SIGNORE non ti è apparso”». (Esodo 4:1 NRV)

Forse le prime obiezioni di Mosè potevano essere valide, in quanto era utile che lui avesse qualche conferma e spiegazione da Dio. Ma questa obiezione non era valida, perché egli stava dubitando della chiara dichiarazione di Dio. Quindi, Mosè stava peccando. Dio gli aveva già dichiarato che gli Ebrei lo avrebbero ascoltato e ubbidito. Però, nonostante questo, Mosè continuava a porre obiezioni. Questo è peccato, e se Dio avesse agito solamente in base al merito degli uomini, a questo punto Mosè sarebbe stato scartato dal servire Dio. Invece, vediamo la pazienza e la grazia di Dio, in quanto il SIGNORE rispose anche a questa obiezione di Mosè.

È importante notare che Mosè non fu scelto per questo incarico importante per meriti propri, ma per la sovrana scelta di Dio. Dio aveva preparato Mosè per quest’opera, facendolo crescere nel palazzo reale d’Egitto, poi facendolo vivere per quarant’anni nel deserto, insegnandogli l’umiltà. Ora, stava per usarlo, non perché aveva qualche merito in sé, ma perché questo era il piano di Dio.

Ma Mosè sollevò l’obiezione che forse gli Ebrei non gli avrebbero dato ascolto, dicendo che Dio non gli era apparso realmente. Troviamo la risposta del SIGNORE a questa obiezione nei vv. 2-9.

“2 Il SIGNORE gli disse: «Che cos’è quello che hai in mano?» Egli rispose: «Un bastone». 3 Il SIGNORE disse: «Gettalo a terra». Egli lo gettò a terra ed esso diventò un serpente; Mosè fuggì davanti a quello. 4 Allora il SIGNORE disse a Mosè: «Stendi la tua mano e prendilo per la coda». Egli stese la mano, lo prese ed esso ritornò un bastone nella sua mano. 5 «Farai questo», disse il SIGNORE, «affinché credano che il SIGNORE, il Dio dei loro padri, il Dio d’Abraamo, il Dio d’Isacco e il Dio di Giacobbe ti è apparso». 6 Il SIGNORE gli disse ancora: «Mettiti la mano nel petto». Egli si mise la mano nel petto; e, quando la tirò fuori, ecco che la mano era lebbrosa, bianca come la neve. 7 Il SIGNORE gli disse: «Rimettiti la mano nel petto». Egli si rimise la mano nel petto; e, quando la tirò fuori, ecco che era ritornata come il resto della sua carne. 8 «Avverrà», disse il SIGNORE, «che, se non ti crederanno e non daranno ascolto alla testimonianza del primo segno, crederanno a quella del secondo segno. 9 Se non crederanno neppure a questi due segni e non ubbidiranno alla tua voce, tu prenderai dell’acqua del Fiume, la verserai sull’asciutto, e l’acqua che avrai presa dal Fiume diventerà sangue sull’asciutto».” (Esodo 4:2-9 NRV)

Per fortificare la fede di Mosè nel fatto che gli Ebrei gli avrebbero creduto, Dio diede a Mosè tre segni, ovvero, tre miracoli da compiere, per mezzo della potenza di Dio, per mostrare agli Ebrei che era realmente mandato da Dio.

Dio permise a Mosè di compiere due di questi miracoli proprio là, mentre parlava con Dio, per fortificare subito la sua fede.

Il prima segno era un doppio miracolo: gettando giù il bastone, esso diventò un serpente. Poi, prendendo il serpente per la coda, ritornò ad essere un bastone. Un bastone è un pezzo di legno morto, in sé incapace a fare qualsiasi cosa. Solo la potenza di Dio poteva renderlo vivo, e potente. Anche Mosè, in sé, era senza forza, incapace a fare qualsiasi cosa. Anche lui sarebbe stato trasformato da Dio.

Nel secondo segno, Mosè doveva mettersi la mano nel proprio petto, ovvero, sotto i suoi vestiti. Quando la tirò fuori, era coperta di lebbra. Poi, mettendola di nuovo dentro e tirandola fuori, era di nuovo pura. Questo rispecchia il fatto che da solo, l’uomo è impuro, ma Dio può purificarlo. Inoltre, questo miracolo aiutava Mosè a non essere orgoglioso, perché avere la mano lebbrosa rappresentava qualcosa di vergognoso.

Il terzo segno era quello di tramutare l’acqua del Nilo in sangue. Questo miracolo colpì molto gli Egiziani, perché il Nilo era visto come la fonte di vita per tutto il paese, quindi questo miracolo mostrava il potere di Dio contro ciò che era la cosa più importante in tutto l’Egitto.

Quindi, Mosè aveva fatto l’obiezione che forse gli Ebrei non gli avrebbero creduto e non avrebbero ubbidito alla sua voce. Nonostante che in questo stesse dubitando di Dio, Dio fu paziente con Mosè, e gli diede quei tre miracoli da compiere, per convincere gli Ebrei. Dio fa anche tanto per fortificare la nostra fede.

l’obiezione – non sono un oratore

A questo punto, Mosè avrebbe dovuto accettare la chiamata di Dio e rendersi disponibile. Invece, pose ancora un’altra obiezione. Oh fratelli, questo è terribile, ma purtroppo, troppo spesso noi facciamo la stessa cosa. Quando dovremo dire “sì, Signore”, poniamo ancora obiezioni.

Dunque, notiamo questa obiezione, leggendo il v. 10.

Mosè disse al SIGNORE: «Ahimé, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua». (Esodo 4:10 NRV)

Con questa obiezione, Mosè stava dicendo che non era qualificato per quello che il Signore gli aveva chiesto di fare. In quel tempo, gli Egiziani erano noti come grandi oratori, ed erano molto eloquenti secondo un metro umano. Mosè, cresciuto nel palazzo reale, non si considerava in grado di essere tenuto in considerazione dagli Egiziani. Si stava preoccupando di come gli altri l’avrebbero visto. Stava concentrandosi sulla propria debolezza e sulle sue poche capacità in questo campo.

Amici, questo era il problema di Mosè! Egli stava concentrandosi sulla propria debolezza. Avrebbe piuttosto dovuto meditare sulla potenza che aveva in Dio. È il Signore che ci dà le capacità di compiere quello che Egli vuole. I metodi che Dio sceglie di usare possono essere disprezzati dagli uomini, ma porteranno a termine tutto ciò che Dio vuole fare!

In 1 Corinzi, tramite l’Apostolo Paolo, Dio ci spiega che spesso, le vie e le persone che il Signore sceglie di usare sembrano deboli o povere secondo il metro umano. Leggiamo 1 Corinzi 1:26 – 2:5.

“26 Infatti, fratelli, guardate la vostra vocazione; non ci sono tra di voi molti sapienti secondo la carne, né molti potenti, né molti nobili; 27 ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; 28 Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, 29 perché nessuno si vanti di fronte a Dio. 30 Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, ossia giustizia, santificazione e redenzione; 31 affinché com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore». 2:1 E io, fratelli, quando venni da voi, non venni ad annunziarvi la testimonianza di Dio con eccellenza di parola o di sapienza; 2 poiché mi proposi di non sapere altro fra voi, fuorché Gesù Cristo e lui crocifisso. 3 Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; 4 la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, 5 affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. (1 Corinzi 1:26-2:5 NRV)

Raramente Dio opera in modo tale che i suoi servitori vengano visti come uomini grandi secondo il metro del mondo. Infatti, il più delle volte, Dio sceglie di usare quello che è considerato debole e semplice, in modo che sia più facile per il mondo riconoscere che la potenza è di Dio.

Dunque, Mosè pose l’obiezione che non era un oratore. Ascoltiamo la risposta di Dio.

“10 Mosè disse al SIGNORE: «Ahimé, Signore, io non sono un oratore; non lo ero in passato e non lo sono da quando tu hai parlato al tuo servo; poiché io sono lento di parola e di lingua». 11 Il SIGNORE gli disse: «Chi ha fatto la bocca dell’uomo? chi rende muto o sordo o veggente o cieco? non sono io, il SIGNORE? 12 Ora dunque va’, io sarò con la tua bocca e t’insegnerò quello che dovrai dire».” (Esodo 4:10-12 NRV)

Dio non disse che avrebbe fatto diventare Mosè un grande oratore, disse semplicemente che sarebbe stato con la sua bocca, e che gli avrebbe insegnato quello che avrebbe dovuto dire. E questo basta. Se Dio mi comanda di fare qualcosa, non devo scusarmi perché non credo di potercela fare, devo semplicemente ubbidire. Quando scegliamo la via dell’ubbidienza, Dio sarà con noi, e ci darà le capacità di ubbidire. Se Dio mi dice di comportarmi in un certo modo, non devo dire che è troppo difficile per me. Dio è con me, e perciò, devo semplicemente ubbidire.

E poi, non importava il fatto che Mosè non fosse un oratore, Dio non stava per dare successo a questa impresa tramite le capacità di Mosè. Il successo in questo impresa dipendeva totalmente dalla potenza di Dio!

Ancora un’esitazione da parte di Mosè

A questo punto, non c’era altro da dire, in quanto Mosè aveva posto le sue obiezioni, e Dio aveva risposto a tutte. Ora Mosè doveva proprio arrendersi. Tristemente, Mosè dimostrò di nuovo di essere poco disponibile ad accettare questa missione. Ascoltiamo le sue parole nel versetto 13.

Mosè disse: «Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!»” (Esodo 4:13 NRV)

Mosè non aveva altre obiezioni, ma si arrese solo parzialmente. Stava dicendo: “Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai. Oh Signore, so che farai quello che vuoi, spero che sia qualcun altro e non me. Nonostante tutto ciò che Dio aveva detto a Mosè, egli ancora non si rendeva totalmente disponibile.

Fino a questo punto, Dio era stato estremamente paziente con Mosè, ma ora, l’ira di Dio si accese contro di lui. Leggiamo i versetti 13-17.

“13 Mosè disse: «Ti prego, Signore, manda il tuo messaggio per mezzo di chi vorrai!» 14 Allora l’ira del SIGNORE si accese contro Mosè ed egli disse: «Non c’è Aaronne tuo fratello, il Levita? Io so che parla bene. E, per l’appunto, egli esce a incontrarti; e, quando ti vedrà, si rallegrerà in cuor suo. 15 Tu gli parlerai e gli metterai le parole in bocca. Io sarò con la tua bocca e con la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. 16 Egli parlerà per te al popolo; così ti servirà da bocca e tu sarai per lui come Dio. 17 Ora prendi in mano questo bastone con il quale farai i prodigi». (Esodo 4:13-17 NRV)

In tutta la vita di Mosè che ci viene raccontata dalla Bibbia, solamente due volte vediamo Dio adirarsi contro Mosè. Questa è una di quelle due volte. Notiamo quale comportamento di Mosè provocò l’ira di Dio, per poter conoscere meglio la persona di Dio.

Quale grande peccato aveva compiuto Mosè per provocare ad ira Dio?

Il peccato di Mosè era quello di dubitare Dio. Il peccato di Mosè era quello di non guardare alla potenza di Dio, ma piuttosto alla propria debolezza. Probabilmente, tutto quello che Mosè aveva detto era totalmente vero. Cioè, Mosè non era un oratore. Era ragionevole presumere che gli Ebrei forse non lo avrebbero creduto. Questa missione era realmente, infinitamente troppo grande per le capacità di Mosè. Quindi, possiamo presumere che quello che Mosè aveva detto era vero. Il suo peccato, che è spesso il nostro peccato, era quello di guardare alla sua debolezza, anziché alla potenza di Dio. I suoi tanti dubbi nascevano dal fatto che stava guardando a sé stesso, anziché a Dio. Questo era il peccato di Mosè, ed è per questo che l’ira di Dio si accese contro di lui.

A causa di questo peccato, Mosè perse il diritto e il privilegio di compiere questa grande missione da solo. A causa del suo continuo dubitare di Dio, Dio tolse a Mosè l’onore di essere l’unico strumento tramite il quale Dio stava per compiere quest’opera. Dio diede a Mosè per aiuto suo fratello Aaronne, e spiegò a Mosè che Aaronne sarebbe stato il suo portavoce. Quindi, Dio tolse a Mosè quella responsabilità che egli non voleva, però, facendo così, egli perse anche l’onore e il privilegio che avrebbe avuto.

Mi chiedo quante volte anche noi abbiamo perduto i privilegi che Dio ci avrebbe dato, quante volte avremmo potuto servire Dio di più, e avremmo potuto vedere la potenza di Dio operare tramite la nostra debolezza, e non è successo, perché abbiamo tenuto gli occhi fissi sulla nostra debolezza, anziché sulla potenza di Dio. Quante volte noi, come Mosè, abbiamo dubitato Dio?

Oh che possiamo imparare dagli esempi che Dio ci dà nella Sua parola a non guardare alla nostra debolezza, ma alla potenza di Dio.

Voglio notare qualcosa importante. Nonostante le obiezioni di Mosè, Dio portò avanti il suo piano. Nulla può ostacolare Dio dal portare a compimento ogni dettaglio di tutto il suo piano.

Mosè con Ietro

A questo punto, Mosè non aveva più obiezioni da fare. Capiva che doveva andare avanti in questa missione. Fu sollevato dal fatto che avrebbe avuto l’aiuto di Aaronne. Quindi, fidandosi di Dio, si preparò ad andare in Egitto. Per prima cosa, tornò dal suo suocero per chiedergli il permesso di lasciare il lavoro della cura del suo gregge. Leggiamo il v.18.

“Allora Mosè se ne andò, tornò da Ietro suo suocero e gli disse: «Lascia che io vada e ritorni dai miei fratelli che sono in Egitto, e veda se sono ancora vivi». Ietro disse a Mosè: «Va’ in pace».” (Esodo 4:18 NRV)

Mosè aveva un impegno con Ietro come pastore delle pecore. Nonostante avesse ricevuto una chiamata da Dio, riconobbe la correttezza di chiedere a Ietro di essere sciolto dalla sua responsabilità. Mosè, che aveva ottant’anni, dimostrò grande rispetto per Ietro, che era più vecchio di lui. Oggi, abbiamo bisogno di imparare ad avere più rispetto per quelli più anziani di noi, e dobbiamo imparare a prendere con serietà le nostre responsabilità.

un ulteriore incoraggiamento e ordine

Mosè era tornato dalla monte dove aveva incontrato Dio nel pruno ardente, a Madian, dove dimorava Ietro. Quindi, Mosè doveva partire da Madian per andare in Egitto. Ricordiamo che l’ultima volta che Mosè era stato in Egitto, il Faraone voleva ucciderlo per il fatto che aveva ucciso un Egiziano. Dio sapeva che Mosè poteva vacillare a causa della paura di quel vecchio ricordo. Perciò, Dio parlò con Mosè di nuovo a Madian, per fortificare il suo cuore. Leggiamo i vv.19-22.

“19 Il SIGNORE disse a Mosè in Madian: «Va’, torna in Egitto, perché tutti quelli che cercavano di toglierti la vita sono morti». 20 Mosè dunque prese sua moglie e i suoi figli, li mise su un asino e tornò nel paese d’Egitto. Mosè prese nella sua mano anche il bastone di Dio. 21 Il SIGNORE disse a Mosè: «Quando sarai tornato in Egitto, avrai cura di fare davanti al faraone tutti i prodigi che ti ho dato potere di compiere; ma io gli indurirò il cuore ed egli non lascerà partire il popolo. 22 Tu dirai al faraone: “Così dice il SIGNORE: Israele è mio figlio, il mio primogenito,” (Esodo 4:19-22 NRV)

Prima di tutto, Dio fece sapere a Mosè che tutti quelli che volevano farlo morire erano morti. Questo era un incoraggiamento. A questo punto, Mosè partì, insieme a sua moglie e ai suoi figli, portando con sé il bastone che serviva per compiere i miracoli.

Nel v. 21, Dio ricordò a Mosè il suo incarico, e gli fece anche sapere cosa sarebbe accaduto. Ricordò a Mosè che è importante avere cura di fare le cose proprio come Dio gli aveva detto. Oh amici, non possiamo vivere la vita cristiana come vogliamo noi, non possiamo scegliere quale verità di Dio vogliamo credere e quali invece vogliamo ignorare. Chi vuole veramente seguire Dio deve avere cura di fare le cose come Dio dice di farle.

Mosè doveva ordinare al faraone di lasciare andare il popolo di Dio. Però Dio annunciò a Mosè che avrebbe indurito il cuore del faraone. Questo perché nel piano di Dio, era necessario mandare le dieci piaghe sull’Egitto, per mostrare la sua potenza al mondo.

Alcune persone hanno problemi con il fatto che Dio qui dichiara che avrebbe indurito il cuore del faraone, perché a loro sembra che non sia giusto che Dio faccia questo. Dobbiamo ricordare che tutto quello che Dio fa è giusto, e non siamo noi in grado di stabilire il metro con il quale giudicare Dio. Inoltre, in Esodo, mentre ben dieci volte il testo dichiara che Dio avrebbe indurito il cuore del faraone, dichiara anche altre dieci volte che il Faraone avrebbe indurito il proprio cuore. Questa è una di quelle verità che possiamo conoscere, ma non comprendere a fondo. Ogni uomo è responsabile per il proprio rifiuto di umiliarsi davanti a Dio. Per natura, ogni uomo ha un cuore duro, e pecca secondo la propria natura. Infatti, Dio non è mai la causa del peccato. Dio non tenta mai l’uomo a peccare, come leggiamo in Giacomo 1:

“Nessuno, quand’è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno;” (Giacomo 1:13 NRV)

Nel piano di Dio, era necessario che il faraone avesse un cuore duro, perché in questo modo, Dio mandò le dieci piaghe, mostrando così il proprio potere al mondo. Però, Dio non era responsabile per il peccato del faraone. Non possiamo comprendere a fondo tutto, ma possiamo capire che Dio è giusto e che Dio ha il pieno controllo degli avvenimenti del mondo. Quindi, nulla di ciò che succede è fuori dal piano di Dio. Questa verità ci permette di avere una grande fede in Dio.

Tornando a Mosè, appena prima di iniziare la sua missione, Dio gli aveva annunciato che il faraone non lo avrebbe ascoltato. Questo annuncio era di grande incoraggiamento a Mosè, perché sapendo questo in anticipo egli non doveva essere spaventato quando il faraone avrebbe rifiutato di ascoltarlo.

Chiunque è un figlio di Dio ha lo stesso privilegio di Mosè, cioè, il privilegio di sapere in anticipo come andrà la vita. Bisogna chiarire che Dio non ci annuncia i dettagli di come andrà la nostra vita. Però, Dio ci annuncia che ci saranno prove, afflizioni, persecuzioni, e che il mondo ci odierà, e poi, ci annuncia che la vita finirà con la vittoria in Cristo Gesù. Notiamo qualche versetto che dichiara che il mondo ci odierà e che ci saranno persecuzioni.

“18 «Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me. 19 Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia. (Giovanni 15:18-19 NRV)

Nella sua preghiera prima di essere arrestato, Gesù disse, parlando di coloro che avrebbero creduto:

“Io ho dato loro la tua parola; e il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo.” (Giovanni 17:14 NRV)

“Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati.” (2 Timoteo 3:12 NRV)

“12 Carissimi, non vi stupite per l’incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. 13 Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. 14 Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. (1 Pietro 4:12-14 NRV)

Uno dei motivi per cui Dio annuncia che ci saranno prove e persecuzioni è affinché non stiamo spaventati o scoraggiati quando queste cose arrivano, anzi, Egli ci spiega che capendo il motivo di queste cose, e il bene spirituale che producono in noi, dovremmo rallegrarci quando ci sono le prove e le afflizioni.

“2 Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, 3 sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. 4 E la costanza compia pienamente l’opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti." (Giacomo 1:2-4 NRV)

“11 Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. 12 Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli; poiché così hanno perseguitato i profeti che sono stati prima di voi.” (Matteo 5:11-12 NRV)

“22 Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno da loro, e vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. 23 Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; perché i padri loro facevano lo stesso ai profeti.” (Luca 6:22-23 NRV)

“17 Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui. 18 Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev’essere manifestata a nostro riguardo.” (Romani 8:17-18 NRV)

“Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in Lui, ma anche di soffrire per lui,” (Filippesi 1:29 NRV)

“14 Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. 15 Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; 16 ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome.” (1 Pietro 4:14-16 NRV)

Quindi, Dio rivela anche a noi come andranno le cose, avvisandoci in anticipo che ci saranno problemi, prove e persecuzioni, e che tutte queste cose finiranno, e che la vittoria eterna è nostra in Gesù Cristo. Quindi, Mosè poteva iniziare questa missione difficile, sapendo che ci sarebbero stati problemi, ma che sarebbe finita con la vittoria. Anche noi possiamo andare avanti nella missione che Dio ci ha affidato, sapendo che ci saranno difficoltà, ma che abbiamo la vittoria in Cristo. Quindi, non dobbiamo essere spaventati quanto ci sono prove e problemi. Dobbiamo piuttosto rallegrarci, sapendo che Dio ha il pieno controllo e che sta portando avanti ogni cosa.

conclusione

Concludiamo qui questo brano, e Dio volendo, lo riprenderemo la prossima volta. Quali verità abbiamo visto in questo brano? Abbiamo visto che Dio diede a Mosè una missione, e che Mosè pose delle obiezioni. Egli faceva questo perché stava guardando alla difficoltà della missione e alle sue capacità, ovvero, alla sua debolezza, anziché alla potenza di Dio.

Dio ha affidato anche a noi una missione. Per esempio, ad ogni marito, Dio ha affidato la missione di rispecchiare Cristo nella cura della moglie. Ad ogni moglie Dio ha affidato la missione di essere sottomessa al proprio marito. Ai genitori Dio ha affidato di non provocare ad ira i loro figli, ma di allevarli nella disciplina e nell’ammonizione del Signore. Ci ha affidato la missione di comportarci in modo totalmente onesto, e di far morire ciò che in noi è carnale.

In tutti questi casi, la nostra tendenza umana è quella di guardare alla difficoltà della missione, e alle nostre capacità, e poi di porre obiezioni al Signore.

Grazie a Dio, Mosè capì il suo peccato, e intraprese la missione che Dio gli aveva affidato. Prego che ciascuno di noi possa capire che le vie del Signore sono perfette, e che possiamo camminare in ubbidienza e fede nella via che Dio ci ha messo davanti. Certamente, le nostre capacità sono poche, ma non dobbiamo dipendere dalle nostre capacità, bensì dalla potenza di Dio che opera in noi. Lo stesso Dio che era con Mosè è con noi. Il Dio che ha guidato la vita di Mosè sta guidando anche la nostra vita. Non dobbiamo temere nulla nel mondo. Temiamo Dio, e poniamo la nostra fede in Lui, e anche noi, come Mosè, vedremo la potente mano di Dio.