GUAI A ME SE NON EVANGELIZZO
Marco
2:1-12: Dopo alcuni giorni, Gesù entrò di nuovo in
Capernaum. Si seppe che era in casa, e si radunò tanta gente che neppure lo
spazio davanti alla porta la poteva contenere. Egli annunziava loro la parola.
E vennero a lui alcuni con un paralitico portato da quattro uomini. Non potendo
farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto dalla
parte dov'era Gesù; e, fattavi un'apertura, calarono il lettuccio sul quale
giaceva il paralitico. Gesù, veduta la loro fede, disse al paralitico:
«Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati». Erano seduti là alcuni scribi e
ragionavano così in cuor loro: «Perché costui parla in questa maniera? Egli
bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?» Ma Gesù
capì subito, con il suo spirito, che essi ragionavano così dentro di loro, e
disse: «Perché fate questi ragionamenti nei vostri cuori? Che cosa è più
facile, dire al paralitico: "I tuoi peccati ti sono perdonati",
oppure dirgli: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?" Ma,
affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare
i peccati, io ti dico, disse al paralitico, alzati, prendi il tuo lettuccio, e
vattene a casa tua». Il paralitico si alzò subito, prese il suo lettuccio e se
ne andò via in presenza di tutti; sicché tutti si stupivano e glorificavano
Dio, dicendo: «Una cosa così non l'abbiamo mai vista».
A conclusione del primo giro per le città di Galilea, Gesù ritornò
a Capernaum, dove aveva cominciato il Suo ministerio, liberando, nella
sinagoga, un uomo posseduto da demoni. A questa guarigione, come ricorda Marco,
nerano seguite altre, tanto che la fama del Signore si era diffusa ovunque.
Gesù entrò in una casa (forse di Pietro e di Andrea) e qui si radunò tanta
gente che neppure lo spazio davanti alla porta (che pure a quei tempi era molto
ampio, perché possedeva un cortile), poteva contenere coloro che erano andati
ad ascoltarlo. Vi erano anche persone religiose, quali scribi e farisei, venuti
non solo da tutte le città della Galilea, ma anche da Gerusalemme, per udire e
giudicare la dottrina del profeta di Nazaret: Un giorno Gesù stava insegnando; e c'erano, là seduti, dei farisei e dei
dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e
da Gerusalemme; e la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni (Luca 5:17).
Quando ormai il numero dei presenti era diventato piuttosto
considerevole, giunsero delle persone che portavano un uomo completamente
paralitico. Erano quattro amici dellinfermo. Marco è il solo a specificare il
numero dei portatori. Limpresa che
sembrava delle più semplici, si rivelò invece difficile e alquanto rischiosa
perché la calca non permetteva a nessuno di passare. Ognuno voleva essere uno
spettatore egoista. Questi quattro amici non si persero danimo, perché
ugualmente riuscirono a portare il paralitico ai piedi di Gesù dove trovò
salvezza e guarigione. Questavvenimento
ci spinge a fare alcune considerazioni su un argomento di grande importanza:
Levangelizzazione. Il mondo come
questo uomo, è paralizzato dal peccato. Tocca ad ogni credente, ad ogni figlio
di Dio, portare ai piedi di Gesù ogni uomo paralizzato dal peccato, come fecero
questi quattro uomini che raffigurano limpegno primario della Chiesa: Poiché la creazione aspetta con impazienza la
manifestazione dei figli di Dio (Romani 8:19).
Evangelizzare è il più alto compito che il credente ha nei riguardi
del suo prossimo. Del resto, lo scopo principale del ministerio di Gesù è stato
la conquista delle anime! Noi salvati, avendo condiviso la Sua missione,
dobbiamo dedicarci con la stessa passione a questo sublime compito. Le parole
riferite da Gesù a Pietro, Venite dietro a me e vi farò pescatori duomini,
precisano questa verità.
Questa missione però è anche la meno
compresa e forse la meno praticata fra tutte le varie attività del servizio
cristiano. Eppure evangelizzare è un chiaro compito del credente, affidatogli
dal Signore. Non possiamo sottrarci in alcun modo a questo mandato, infatti, la
prima cosa che Gesù disse ai suoi discepoli quando apparve loro dopo la Sua
resurrezione, fu quella di evangelizzare: Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace
a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi» (Giovanni
20:21).
È inoltre importante notare lultima
raccomandazione che il Signore dette prima di ascendere in cielo: E disse
loro: Andate per tutto il mondo, predicate il Vangelo a ogni creatura. Chi
avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà
condannato (Marco 16:15,16).
Levangelizzazione non è una semplice
tecnica pubblicitaria, ma è piuttosto frutto di un processo spirituale. Non ci
sono formule per condurre gli uomini a Cristo, al contrario bisogna avere un
cuore aperto e disposto a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Il credente
non deve essere come un abile piazzista. Ridurre lopera di conquista di anime
al livello di una semplice attività umana di carattere commerciale è abbassare
Cristo al piano materiale e temporale. Cercare di presentare Cristo come si
farebbe con un qualsiasi articolo commerciale, ridicolizza lattività primaria
della Chiesa. La vera opera di testimonianza è unimpresa essenzialmente
spirituale, che è impossibile alluomo naturale, ma che è naturale per luomo
spirituale. Alla luce degli avvenimenti
descritti da Marco, vogliamo fare alcune considerazioni importanti intorno ai
quattro amici del paralitico, figura dei credenti che devono evangelizzare e
nel farlo devono mostrare, come loro, qualcosa:
MOSTRARONO CONVINZIONE.
Parlarono al paralitico facendogli
comprendere che la sua condizione di persona infelice poteva essere cambiata: E vennero a lui alcuni con un paralitico portato
da quattro uomini (Marco 2:3).
Il paralitico fu persuaso dalla
testimonianza recata dai quattro suoi amici. Siamo chiamati anche noi a
persuadere le persone nello stesso modo: E, avendogli fissato un giorno, vennero a lui nel suo alloggio in gran
numero; ed egli dalla mattina alla sera annunziava loro il regno di Dio
rendendo testimonianza e cercando di persuaderli per mezzo della legge di Mosè
e per mezzo dei profeti, riguardo a Gesù. Alcuni furono persuasi da ciò che egli diceva; altri invece
non credettero (Atti
28:23,24).
Questo è quello che
faceva lapostolo Paolo: Ogni sabato insegnava nella sinagoga e
persuadeva Giudei e Greci (Atti 18:4).
Tutti possiamo farlo
anzi, dobbiamo farlo. La bambina ebrea che era in casa di Naaman il lebbroso,
riuscì a persuadere unintera famiglia: Naaman, capo dell'esercito del re
di Siria, era un uomo tenuto in grande stima e onore presso il suo signore,
perché per mezzo di lui il Signore aveva reso vittoriosa la Siria; ma
quest'uomo, forte e coraggioso, era lebbroso. Alcune bande di Siri, in una delle
loro incursioni, avevano portato prigioniera dal paese d'Israele una ragazza
che era passata al servizio della moglie di Naaman. La ragazza disse alla sua
padrona: «Oh, se il mio signore potesse presentarsi al profeta che sta a
Samaria! Egli lo libererebbe dalla sua lebbra!» (2Re 5:1-3).
Se noi in bocca abbiamo del miele e cè
qualcuno che ci offre una caramella la rifiutiamo. Persuadiamo gli altri che
nel nostro cuore vi è la dolcezza della presenza di Gesù: Consapevoli
dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli
uomini (2Corinzi 5:11).
Se la gente non legge la Bibbia, sarà la
nostra vita a fargliela leggere ed a persuaderla. Ecco un bel racconto di
persuasione: Un missionario che cominciava a predicare Cristo in un villaggio ad una
tribù remota, fece una scoperta straordinaria. Dopo averlo sentito parlare di
Cristo, gli indigeni insistevano nel dire che egli aveva visitato il loro
villaggio anni prima. Investigando la cosa, il missionario venne a sapere che
un altro uomo di Dio aveva visitato il villaggio prima di lui e che si era
talmente comportato in maniera simile a Cristo che gli indigeni non facevano
distinzione fra lui e Cristo.
MOSTRARONO IMPEGNO.
I quattro amici del paralitico si impegnarono non solo ad
indicargli la via per essere guarito ma anche ad accompagnarlo non lasciandolo
solo nel momento della sua più importante decisone: Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiarono il tetto
(Marco 2:4).
Evangelizzare e curare unanima è impegnativo. Non è sufficiente
evangelizzare, bisogna curare le persone evangelizzate. Bisogna continuare a
testimoniare, a parlare loro di Gesù, con tatto e discrezione. Se ad un certo
punto ci dicono: Veniamo in Chiesa, non indichiamo loro semplicemente la via,
ma impegniamoci noi stessi ad accompagnarli. Erano le persone ad accompagnare
gli infermi da Gesù: Gesù partì di
nuovo dalla regione di Tiro e, passando per Sidone, tornò verso il mar di
Galilea attraversando il territorio della Decapoli. Condussero da lui un sordo
che parlava a stento; e lo
pregarono che gli imponesse le mani (Marco
7:31,32).
Si racconta che D.L. Moody un giorno
chiese ad una monitrice di Scuola Domenicale che insegnava a delle ragazze, dai
tredici ai venti anni, quante di loro fossero salvate. Ella ammise con
tristezza che nessuna lo era. Rendendosi conto che la situazione aveva bisogno
di un intervento deciso, Moody incitò quell'insegnante a fare della successiva
ora di Scuola Domenicale una riunione d'evangelizzazione. Ella accettò
l'incitamento e si preparò con lo studio e con la preghiera. La domenica,
mentre incominciava ad insegnare, sembrava che tutto fosse come le altre
domeniche. A poco a poco, però, si accorse di qualcosa di diverso. Una presenza
dolce e misteriosa sembrava riempire la stanza. Quasi prima di rendersene
conto, ella stava chiedendo alle ragazze di accettare Cristo come loro
Salvatore. Gli occhi delle ragazze presero a riempirsi di lacrime. Ella chiese
loro di inginocchiarsi e di cercare Cristo e una dopo l'altra, le ragazze
fecero così. Prima che si chiudesse l'ora di lezione, ognuna delle tredici
ragazze aveva accettato Cristo. La sfida lanciata da Moody era stata accettata
ed aveva dato frutto. Quando la classe si sciolse, l'insegnante si volse per
andarsene, aprì la porta e scoprì Moody ancora inginocchiato in preghiera, che
pregava per quelle ragazze. Fermo proposito, preparazione e preghiera avevano
condotto a Cristo tredici anime. (D.V. Hurst).
MOSTRARONO INTREPIDEZZA
Lodevole è la loro intrepidezza: Non potendo farlo giungere fino a lui a causa
della folla, scoperchiarono il tetto dalla parte dov'era Gesù; e, fattavi
un'apertura, calarono il lettuccio sul quale giaceva il paralitico
(Marco 2:4).
Levangelista
narra le difficoltà incontrate dagli amici del paralitico per portarlo alla
presenza di Gesù. Il primo ostacolo fu la folla, vale a dire proprio quelli che
erano lì per vedere Gesù, per ascoltare la Sua Parola. La folla rappresenta
sempre un ostacolo, anche se dimostra un apparente interesse per le cose
spirituali. Ricordiamo, infatti, che la stessa esperienza fece: la donna dal
flusso di sangue, Zaccheo e Bartimeo. In unoccasione analoga, Gesù portò
lontano dalla folla un sordo muto: Condussero
da lui un sordo che parlava a stento; e lo pregarono che gli imponesse le
mani. Egli lo condusse fuori dalla
folla, in disparte, gli mise le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la
lingua (Marco 7:32,33).
Eppure questi quattro amici, nonostante
gli evidenti ostacoli, decisero di procedere per arrivare a Gesù. Fecero un
foro sul tetto, per fare arrivare il loro amico paralizzato proprio nel punto
in cui era il Maestro. Per comprendere questo racconto, bisogna avere lidea
della costruzione delle case dOriente, specialmente di quelle di ceto più
umile, perché a questa classe apparteneva senza dubbio, la casa dove Gesù fu
ospitato.
Generalmente erano di un solo piano. Farvi un foro per far passare il paralitico
con tutto il suo letto, sembrava stravagante, per non dire assurdo, ma essi
erano decisi a superare qualunque ostacolo. Non fecero semplicemente una
apertura, non tolsero un telone che riparava gli abitanti della casa dal sole,
ma letteralmente scavarono la terra di cui si componeva la terrazza, come in
modo preciso, afferma Luca nel suo Vangelo usando un termine che indica:
Scavare, forare, fare unapertura: Non
trovando modo d'introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e, fatta
un'apertura fra le tegole, lo calarono giù con il suo lettuccio, in mezzo alla gente, davanti a
Gesù (Luca 5:19).
Le case del popolo povero della Palestina erano costruite di massi
di fango essiccato e i tetti di fango o dargilla, misti talvolta ad un po di
calcina, stesi su fitti strati di rami, sostenuti da travi. Una volta fatto il
foro sul terrazzo, vi erano tre o al massimo quattro metri di distanza dal
pavimento.
Quando evangelizziamo, aspettiamoci sempre
degli ostacoli, ma non scoraggiamoci, andiamo avanti, preghiamo il Signore e
soprattutto facciamo quello che fecero questi uomini.
MOSTRARONO AMORE
Agirono, facendo seguire alle parole i
fatti. La loro determinazione li spinse a trovare una soluzione: individuarono
la scala esterna che portava sul terrazzo, scavarono e amorevolmente vi
trasportarono lamico infermo. Gesù era in piedi appena fuori alla porta, una
posizione strategica per essere udito sia da coloro che erano in casa sia da
coloro che stavano allesterno.
Il paralitico mentre vedeva gli amici fare
il buco sul tetto, avrà pensato Come mi vogliono bene. Lunica cosa che
desiderano è portarmi a Gesù, costi quel che costi.
Le
persone sono spesso in grado di riconoscere i sentimenti che animano il nostro
lavoro spirituale: Ma un
samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà;
avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise
sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui (Luca 10:33,34).
Questi quattro uomini erano coscienti dellurgenza. Non dobbiamo
mai dimenticare cosa significa essere perduti: la condanna eterna. È così
terribile che le nostre menti non riusciranno mai ad afferrarla e per questa
ragione dobbiamo raggiungere i perduti là dove sono e non aspettare che vengano
in Chiesa. Questo ci deve spingere a testimoniare. Perché luomo senza Cristo è
perduto, destinato allinferno, alle pene eterne, lontano per sempre dalla
presenza di Dio, senza più alcuna possibilità La realtà del peccato rende
l'uomo perduto e separato da Dio. Non cè via d'uscita o soluzioni alternative
al profondo bisogno che l'uomo ha di un Salvatore. L'urgenza della salvezza
impone a noi credenti una piena coscienza della realtà dei perduti.
I perduti sono:
· Sotto condanna: Chi crede in lui non è giudicato; chi
non crede è già giudicato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio
di Dio (Giovanni 3:18).
· Sotto l'ira di Dio: Chi crede nel Figlio ha vita eterna,
chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l'ira di Dio
rimane su di lui» (Giovanni 3:36).
· Spiritualmente morti: Dio ha vivificato anche voi, voi che
eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati (Efesini 2:1).
· Destinati
all'eternità senza Cristo: Così avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli
angeli, e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace
ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti (Matteo 13:49-50).
Perciò è lamore che deve spingerci ad
evangelizzare. Abbiamo bisogno di comprendere pienamente lurgenza della
testimonianza dellEvangelo: Perché il Figlio dell'uomo è venuto per
cercare e salvare ciò che era perduto» (Luca 19:10).
Una missionaria si trovava in viaggio su
di un treno, nel suo paese d'origine. Dopo tanti anni d'assenza si sentiva
estranea e timida. Seduti davanti a lei c'erano alcuni signori anziani. Uno di
loro aveva un aspetto piuttosto insolito. Per recarsi alla vettura ristorante,
la missionaria doveva passare davanti a quello strano personaggio. Mentre gli
passava davanti, si sentì spinta a porgli una mano sul capo e a dirgli: «Dio la
benedica». Non riuscì però a compiere un gesto così audace. Tuttavia, quando
più tardi dovette di nuovo passargli davanti, l'impulso dello Spirito fu così
forte che dovette porgli la mano sul capo e dirgli: «Dio la benedica».
Mentre si stava sedendo, quel signore la
fermò e le chiese: «Sa chi sono io?». «No, assolutamente no», replicò la
missionaria. «Mi guardi bene. Non mi riconosce?» «No, signore». «Sono Alberto
Einstein», disse quel signore. «Mai nessuno in tutta la mia vita mi ha fatto
quel che lei ha fatto. Potrei chiederle, per favore, di benedirmi di nuovo?»
Mostriamo amore per portare anime a Cristo!
MOSTRARONO COERENZA
La nostra condotta cristiana deve essere
coerente con la fede che professiamo. Dobbiamo essere come un profumo che
attrae e conquista, come un faro nella notte che indica la via da seguire, come
il sale che dà sapore, per condurre le anime a Cristo. Per testimoniare
occorre: Fede ma non presunzione, perseveranza ma non insistenza esagerata ed
ineducazione, sincerità ma non ostinazione, ragionamento ma non arroganza.
Il compito dogni cristiano, non è finito
finché: Colui che è stato convinto non è altresì convertito.
La testimonianza dei quattro convinceva
sempre di più il paralitico. Fece sicuramente crescere la sua fede. Se vi è
qualcosa che più dogni altra ha contribuito alla conversione di Saulo è la
testimonianza vivente e coerente di Stefano, primo martire della Chiesa.
Si racconta che un uomo che per la prima
volta si trovava ad assistere ad una riunione devangelizzazione, sperimentò la
salvezza. Il pastore ne fu incuriosito, poiché quelluomo aveva raggiunto
lesperienza della nuova nascita senza alcun contatto diretto, come se, il
desiderio di essere salvato, fosse stato lunico scopo per il quale era entrato
in Chiesa. Interrogato dal pastore egli disse: Una famiglia di questa Chiesa
vive a poca distanza dalla mia casa. Lo ho osservata per anni. I membri di
questa famiglia non sono mai mancati ad una riunione. Sole e pioggia, grandine
o neve, passano con la loro macchina davanti a casa mia e se mi vedono, mi
salutano. Ho deciso allora, siccome sembra che sia una cosa tanto importante
partecipare alle riunioni di Chiesa, di farlo io.
Lapostolo Paolo scriveva: Cristo in noi,
speranza di gloria. Cristo in noi, ecco quello che gli altri devono vedere.
Prendiamo comesempio Stefano. Il primo
martire della fede, assomigliò fino allultimo al suo Signore:
· Come
Cristo fu riempito di Spirito Santo e fece grandi prodigi fra il popolo (Atti 6:8).
· Come
Gesù fu accusato di parlare contro Mosè, la legge e il tempio (Atti 6:13-14).
· Come
Gesù fu accusato di essere un bestemmiatore e fu messo a morte (Atti 7:56-58).
· Come
Gesù fu accusato dinanzi al Sinedrio e affrontò falsi accusatori (Atti 6:11-13).
· Come
Gesù dichiarò la Sua posizione, Stefano affermò di vedere Gesù alla destra di
Dio (Atti 7:55-56).
· Come
Gesù, egli pregò per il perdono dei suoi nemici (Atti 7:60).
· Come
Gesù egli pregò affinché il Signore ricevesse il suo spirito (Atti 7:59).
MOSTRARONO FEDE
Quando il paralitico arrivò ai piedi di Gesù, Egli vide la loro
fede: Gesù, veduta la loro fede (Marco 2:5).
Per la fede dei portatori è, infatti, usata la stessa frase in
tutti e tre i sinottici: Vide la loro fede, ad indicare che non fu solo la
compassione a farli perseverare nei loro sforzi, ma piena convinzione che
Cristo poteva guarire il loro amico. Questa è la vera fede che non vuole
saperne di sconfitta e che resiste a tutte le difficoltà e finalmente le vince.
Ma ci fu anche la fede e la disponibilità da parte del paralitico. Il fatto che
fu disposto a farsi portare da questi quattro amici e soprattutto fu disposto a
farsi calare dal tetto, dimostra la crescita della sua fede. A volte quando uno
di questi due elementi manca, nulla si ottiene Mi piace immaginare i quattro
amici con le loro teste che sbucano in alto dal foro, per osservare quello che
stava per avvenire. Io credo che ogni cosa che facciamo, nella quale scopriamo
la nostra limitazione, deve essere animata dalla fede: Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi
si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:6).
MOSTRARONO IL LORO OBIETTIVO FINALE
Portarono il paralitico a Gesù. Ecco quello
che anche noi dobbiamo fare. Parlare alle persone di Gesù e portarle a Lui. Qui
finisce il nostro compito, consci di una cosa: Il salvare appartiene al
Signore. Il peccatore deve ritrovarsi da solo con Gesù, come accadde al
paralitico.
Ora sono soli, i suoi quattro amici sono
distanti. Da solo con Gesù per scoprire che Egli è il Suo Personale Salvatore,
liberatore, è il Figlio di Dio, è Dio stesso, perché:
A. Perdona i suoi peccati: Gesù,
veduta la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, i tuoi peccati ti sono perdonati» (Marco 2:5).
Gesù è il solo che può perdonare i
peccati. Egli si occupò prima di tutto della condizione spirituale
dellinfermo, perché era questo il suo bisogno primario. Anche il Salmista
ringrazia Dio prima di tutto per il perdono del suoi peccati e poi per la
guarigione fisica: Egli perdona tutte
le tue colpe, risana tutte le tue infermità (Salmo 103:3).
B. Legge nei cuori dei
presenti: Erano seduti là alcuni scribi e ragionavano così
in cuor loro: «Perché costui parla in questa maniera? Egli bestemmia! Chi può
perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?» Ma Gesù capì subito, con il
suo spirito, che essi ragionavano così dentro di loro, e disse: «Perché fate questi
ragionamenti nei vostri cuori? Che cosa è più facile, dire al paralitico: I
tuoi peccati ti sono perdonati", oppure dirgli: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e
cammina? (Marco 2:6-9).
Gesù sapendo che gli scribi nei loro cuori
lo accusavano di bestemmia, perché aveva dichiarato al paralitico che gli erano
rimessi i suoi peccati, li rimproverò chiedendo loro se fosse più facile
rimettere i peccati o il guarire miracolosamente una malattia? Entrambe queste
prerogative appartenevano a Dio. Nessun uomo in tutta la Bibbia ha mai
perdonato i peccati altrui. Certamente era più facile dire ad un uomo: I tuoi
peccati ti sono perdonati, perché nessuno è capace di vedere se realmente ciò
sia vero, ma Gesù operò anche il miracolo della guarigione fisica, dimostrando
che Egli era Dio.
Questo mette gli
Ariani e i Socciniani, che negano la divinità di Cristo, di fronte ad un
dilemma: O Gesù è veramente Dio fattosi uomo e per conseguenza ha piena
autorità di perdonare i peccati e allora bisogna accettarlo e riceverlo come
tale, oppure, è semplicemente un uomo ed allora è disonesto ed ingannevole.
Da
notare lespressione: Ma Gesù capì subito, con il suo spirito. I profeti
acquistarono conoscenza per mezzo dello Spirito di Dio, non mediante il loro
proprio spirito. Cristo invece mediante il Suo Spirito che è onnisciente e divino.
C.
Guarisce: Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di
perdonare i peccati, io ti dico, disse al paralitico, alzati, prendi il tuo
lettuccio, e vattene a casa tua». Il paralitico si alzò subito, prese il suo
lettuccio e se ne andò via in presenza di tutti; sicché tutti si stupivano e
glorificavano Dio, dicendo: «Una cosa così non l'abbiamo mai vista» (Marco 2:10-12).
Se non fossero stati accecati dal loro
pregiudizio, sarebbe venuta loro in mente
questa riflessione: Se questo uomo può leggere in questo modo i nostri
pensieri più nascosti (che è prerogativa solo di Dio), perché Egli non potrebbe
allo stesso modo rimettere i peccati? Egli è davvero il Messia promesso.
I profeti e gli apostoli operarono i loro
miracoli nel nome e per lautorità di Dio, ma Gesù non ha bisogno di domandare
a Dio il potere di farli. Egli compie miracoli nel Suo proprio nome, provando
così la Sua divinità.
Applicazione
spirituale
Questo meraviglioso
racconto di Marco cinsegna dunque a raggiungere i perduti ed a portarli a
Cristo. Questo
deve essere il nostro scopo principale. Quale opera degli uomini può essere
paragonata a quella intesa a condurre alla vita eterna coloro che vivono nel
peccato? Quanto sono belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone
notizie, che annunzia la pace, che è araldo di notizie liete, che annunzia la
salvezza, che dice a Sion: «Il tuo Dio regna!» (Isaia 52:7).
Uno studioso ha affermato che quanto scritto nei Vangeli, si
riferisce soltanto a 33-34 giorni dellintero ministerio del Signore. In che
modo allora Egli ha passato tutto il tempo del Suo ministerio? La chiara
implicazione della Scrittura è che egli lo abbia trascorso, istruendo e
preparando le future guide della Chiesa, ossia gli apostoli.
Un giornale raccontava la storia del gallo Metello, che era
cresciuto dentro un vaso di vetro: Metello, l'unico sopravvissuto di una
covata di sei pulcini finiti nello stomaco di un gatto affamato, era stato
messo nel vaso quand'era piccolo, in forza del compromesso raggiunto tra un
ragazzo che voleva allevarlo e una madre che non lo voleva in casa. All'inizio
era abbastanza piccolo da poter entrare e uscire dal collo del vaso, ma poi
diventò troppo grosso e così passò gran parte della sua vita nel vaso. Durante
la sua prigionia, Metello visse di chicchi di grano e pezzetti di pomodoro
gettati all'interno del vaso, che veniva pulito una volta al giorno. Quando il
tagliatore di vetro liberò Metello, i testimoni raccontano di averlo visto per
un pò immobile, sorpreso. Poi, dopo qualche passo barcollante, si mise a
saltellare attorno e finalmente distese le ali, felice della libertà ritrovata.
I peccatori lontani da Cristo sono un pò come il gallo Metello:
sono intrappolati nei loro peccati, pur illudendosi di essere liberi. Il fatto
triste è che molti peccatori non si rendono conto d'essere imbottigliati in
una campana di vetro trasparente. Noi abbiamo la responsabilità e il privilegio
di portare i perduti a Cristo, il Salvatore. Egli può raggiungerli e liberarli
donando loro la nuova vita promessa.
Siamo chiamati a proclamare le virtù del Signore: Ma voi siete
una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si
è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle
tenebre alla sua luce meravigliosa (1Pietro 2:9).
Testimoniamo, testimoniamo e ancora
testimoniamo: Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio; salvateli,
strappandoli dal fuoco; e degli altri abbiate pietà mista a timore, odiando
perfino la veste contaminata dalla carne (Giuda 1:-22-23).
Quando evangelizzare?
Sorge spesso questa domanda: Quando
testimoniare? Ogni persona con cui entriamo in contatto é un potenziale
soggetto da conquistare al Salvatore Cristo Gesù: Io sono debitore verso i
Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti; così,
per quanto dipende da me, sono pronto ad annunziare il Vangelo anche a voi che
siete a Roma. Infatti non mi vergogno del Vangelo; perché esso è potenza di Dio
per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco (Romani 1:14-16).
Dobbiamo testimoniare ogni volta che Dio
ce ne dà la possibilità e con tutti i mezzi a nostra disposizione: Predica
la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci,
rimprovera, esorta con ogni tipo di insegnamento e pazienza (2Timoteo 4:2).
Il credente è chiamato ad approfittare
delle occasioni. Le opportunità che il Signore ci concede possono essere
uniche: Desidero che voi sappiate, fratelli, che quanto mi è accaduto ha
piuttosto contribuito al progresso del Vangelo; al punto che a tutti quelli del
pretorio e a tutti gli altri è divenuto noto che sono in catene per Cristo; e
la maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno
avuto più ardire nell'annunciare senza paura la parola di Dio (Filippesi 1:12-14).
Leggiamo con attenzione questa storia: Un giovane attore molto brillante, mentre si
recava a teatro, ricevette un opuscolo da un umile vecchietta, lo mise in tasca
e non se ne ricordò più, finché non lo trasse fuori rientrando in albergo di
notte. Senza pensarci lo lesse e lo rilesse. Ne fu talmente colpito che la
mattina seguente andò a cercare un pastore il quale gli indicò il Salvatore.
Dopo 5 mesi lasciò il teatro ed entrò in una scuola biblica per poi divenire il
noto Pastore del Tremont Temple di Boston. Il suo nome è George C. Lorrimer.
Gesù si servì delementi quali il pane,
lacqua e la luce per testimoniare della verità. Non possiamo fare anche noi lo
stesso, prendendo spunto dalla nostra vita quotidiana?
A volte taluni affermano che per evangelizzare
cè la radio, la televisione, i manifesti per strada, i culti allaperto. È
vero ma noi siamo chiamati soprattutto ad una evangelizzazione personale. È
questo il metodo migliore che ha sempre portato frutti.
Benché levangelizzazione delle masse sia
importante, è altresì importante e necessario il lavoro forse meno spettacolare
dellevangelizzazione personale. Questa non richiama grandi folle, è un lavoro
piuttosto nascosto, ma pure è tanto necessario e tanto efficace.
Qualcuno ha giustamente affermato: La più grande predicazione è quella che si
fa ad un individuo. Gli uomini nascono uno alla volta e muoiono uno alla volta
e accettano Cristo o lo rigettano uno alla volta.
Henry Ward Beecher, un famoso predicatore
del diciannovesimo secolo, dichiarò: Più tempo passa e più ho fiducia in quei
sermoni in cui il predicatore è uno solo e chi ascolta è pure uno solo.
Vediamo alcuni esempi dellevangelismo
personale nella Bibbia. Come sempre, Gesù è il nostro esempio glorioso:
Ø La
donna Samaritana: Giunse
dunque a una città della Samaria, chiamata Sicar, vicina al podere che Giacobbe
aveva dato a suo figlio Giuseppe; e là c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque,
stanco del cammino, stava così a sedere presso il pozzo. Era circa l'ora sesta. Una Samaritana venne ad attingere l'acqua.
Gesù le disse: «Dammi da bere» (Giovanni
4:5-7).
Ø La
donna peccatrice colta in adulterio: Gesù,
alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: «Donna, dove sono quei
tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?» Ella rispose: «Nessuno, Signore». E
Gesù le disse: «Neppure io ti condanno; va' e non peccare più» (Giovanni 8:10-11).
Ø Nicodemo: C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo,
uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù, e gli disse: «Rabbì, noi
sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi
miracoli che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose: «In verità, in
verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Giovanni 3:1-3).
Ø Sette
dei tredici discepoli: Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni, Filippo, Natanaele e
Matteo.
Dobbiamo evangelizzare e non rimanere in
silenzio accampando scuse. Non ci sia
silenzio nella nostra vita come cinsegna questa storia conosciuta come: «Deleta Silentio».
Erano queste le
parole di un'iscrizione di un'antica città. Narra la leggenda che il principe
della città, essendo stato una volta messo in allarme senza ragione, ordinò che
non gli fossero più recate cattive notizie, sotto pena di morte. Passava i
giorni e le notti negli agi e nei piaceri. Quando il nemico venne, la
sentinella non ebbe il coraggio di suonare l'allarme. E così fu che la città fu
facile preda dei devastatori, e la sua distruzione fu descritta appunto con
queste parole: «Deleta Silentio», distrutta dal silenzio!
Se è vero che molti peccatori si rifiutano
di ascoltare gli avvertimenti solenni della Parola di Dio e in tal modo periscono,
molti altri vengono distrutti dal silenzio dei figli di Dio, che non
testimoniano della Sua grazia entrata nella loro vita.
Conclusione.
Ora è più facile comprendere lespressione
dellapostolo Paolo: Perché se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché
necessità me n'è imposta; e guai a me, se non evangelizzo! Se lo faccio
volenterosamente, ne ho ricompensa; ma se non lo faccio volenterosamente è
sempre un'amministrazione che mi è affidata (1Corinzi 9:16-17).
Leggiamo con
attenzione queste frasi:
Ø Se un uomo o una donna o un ragazzo, mediante una vita pia e
un buon esempio, può attirare anche una sola anima a Dio, la sua vita non sarà
stata un fallimento. Egli sarà passato dinanzi a molti grandi uomini del suo
tempo perché avrà messo in moto una corrente che scorrerà per sempre (D.L. Moody).
Ø «Voi credenti, da qualsiasi cosa Cristo vi abbia liberati,
sia dai vizi che dall'egoismo, non dimenticate che avete già perso tempo e
troppe energie! Troppo sole di questa vostra esistenza terrena è stato gettato
via in cose che non valgono. Lasciate che tutto quel che avete sciupato, nel
vostro ieri, vi spinga ad usare meglio l'oggi e il domani. Fate che ogni vostra
ora conti per Dio. Fate che ogni
vostra giornata contribuisca in qualche modo alla conquista di altri a Gesù
Cristo. Fate gli straordinari! Non sciupate il tempo! Siate attivi, la fine di
ogni cosa é vicina (1Pietro 4:7). Tante cose periranno: ricche proprietà,
stabilimenti industriali, la pompa delle grandi manifestazioni, le feste; il
Regno soltanto durerà: giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Ricordatevi
di ciò e vivete ogni giorno nel modo migliore e con coraggio. Quando verrà la
fine non vi troverà abbandonati ad una vergognosa mollezza. Ma vi troverà
impegnati in una dedizione totale» (Faul Rees in The Pentecostal
Evangel).
La domanda che
Dio si pone e che il profeta Isaia ascoltò, è attuale più che mai Poi udii la
voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io
risposi: «Eccomi, manda me!» Ed egli disse: «Va', e di' a questo popolo... Dio
ci aiuti ad essere conquistatori di anime! (Isaia 6:8-9).