Breve "viaggio" nel libro di Daniele.
Considerazioni pratiche
CREDENTI CHE FANNO SUL SERIO
di Pino
Tarantino
Dio è alla ricerca di
persone che facciano sul serio, persone responsabili
che prendano a cuore l'opera di Dio. Persone disposte a
rinunciare, a dare il meglio di loro, persone disposte a soffrire, persone
pronte ad andare controcorrente.
Ogni generazione ha avuto
uomini e donne che hanno fatto sul serio. Daniele e i suoi amici sono un esempio di credenti che fanno sul serio. Pur in un
momento di crisi economica, sociale, morale, religiosa, spirituale, in
condizioni sfavorevolissime, non pensano a "salvare la pelle", non
cercano il compromesso ma sono disposti ad essere fedeli
fino alla fine, come se il loro cuore avesse ascoltato l'eco dell'apostolo
Giovanni: "Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della
vita" (Apocalisse 2:10).
Analizzeremo la
decisione, il confronto, la superiorità, la forza, l'azione di quelli che
sperano nel Signore.
UOMINI
DECISI
"Daniele
prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il
vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a
contaminarsi; Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo
degli eunuchi. Questi disse a Daniele: "Io temo il re, mio signore,
che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere; se egli vedesse le vostre
facce più magre di quelle dei giovani della vostra stessa età, voi mettereste
in pericolo la mia testa presso il re" (Daniele 1:8-10).
Quante decisioni prendiamo nella nostra vita. A volte in talune scelte le
nostre decisioni sembrano essere ferme, irremovibili. Ma
molto spesso non mostriamo la stessa ferma decisione per le cose di Dio e
questo è molto triste.
Conosco persone che hanno
pregato per la conversione dei loro figli e quando questi si sono convertiti,
hanno pianto di gioia, hanno ringraziato Dio per la Sua fedeltà, ma poi sono
tornati a piangere quando magari i loro figli hanno preso la decisione di
frequentare la Scuola Biblica o di andare in un campo di missione.
Ho letto la storia di un
giovane che un giorno andò in un albergo dove si
teneva una riunione evangelistica. Il predicatore alla fine della predica, fece un appello strano come lui stesso lo definì. Coloro che
sentivano una chiamata particolare, non dovevano alzare la mano o venire avanti
affinché il pastore pregasse per loro, ma lì dov'erano, dovevano
inginocchiarsi. Questo giovane sentì la spinta nel
proprio cuore a farlo e Dio gli parlò e gli disse: "Voglio che tu vada in
Africa". Quando questo giovane tornò a casa,
comunicò la sua decisione al padre, il quale prima lo minacciò di diseredarlo,
poi gli disse: "Tutto quello che io ho costruito fino ad oggi è tuo. Io
ti prometto disse il padre, che se tu rinunci ad
andare in Africa, io sosterrò economicamente dieci missionari". E quest'uomo pensò: "Dieci missionari valgono molto più
di uno". Inizialmente accettò questa proposta, ma Dio parlò di nuovo al
suo cuore e gli disse: "Io non voglio dieci missionari, voglio te".
Questo giovane per la sua
decisione fu diseredato. Il padre non gli lasciò nemmeno un soldo. Partì in Africa dove spese tutta la sua vita.
Ormai vecchio, sentiva
che la vita gli stava sfuggendo. Chiese a Dio che la vita gli
fosse prolungata un altro po' di tempo, per tornare nella sua città. Dio
glielo accordò. Torno dopo tanti anni nel luogo che aveva
lasciato. Quell'edificio nel quale aveva risposto quel lontano giorno
all'appello del predicatore, era stato abbattuto, ma al suo posto ne era sorto un altro. In questo locale organizzò un culto
evangelistico. Ormai stanco, con la barba lunga, riuscì a salire sul pulpito, a
predicare e alla fine della predica fece un appello, un appello strano: coloro
che sentivano una chiamata particolare per l'Africa, non dovevano alzare la
mano, non dovevano venire avanti, ma dovevano inginocchiarsi. Egli disse quella
sera: "Dio chiama 10 missionari in Africa". Dieci giovani risposero a
quell'appello.
Con questi dieci giovani egli salpò per l'Africa. Quando
arrivò, dopo pochi giorni morì. Anche noi, decidiamoci
per il Signore.
UOMINI
CHE SI DISTINGUONO
"Allora Daniele
disse al maggiordomo, al quale il capo degli eunuchi aveva affidato la cura di
Daniele, di Anania, di Misael e di Azaria: "Ti
prego, metti i tuoi servi alla prova per dieci giorni; dacci da mangiare legumi
e da bere acqua; in seguito confronterai il nostro aspetto con quello dei
giovani che mangiano i cibi del re e ti regolerai su ciò che dovrai fare".
Il maggiordomo accordò loro quanto domandavano e li mise alla prova per dieci
giorni.
Alla fine dei dieci giorni, essi avevano miglior aspetto ed erano più
prosperosi di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi del re. Così il
maggiordomo portò via il cibo e il vino che erano loro destinati, e diede loro
legumi" (Daniele 1:11-16).
Il mondo non può reggere
il confronto con i figli di Dio. Se siamo credenti che
facciamo sul serio fra noi e il mondo vi sarà la stessa differenza che vi è fra
la luce e le tenebre:
"Allora quelli
che hanno timore del Signore si sono parlati l'un
l'altro; il Signore è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto
davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il Signore e
rispettano il suo nome. "Essi saranno, nel giorno che io preparo, saranno
la mia proprietà particolare", dice il Signore degli eserciti; "io li
risparmierò, come uno risparmia il figlio che lo serve. Voi vedrete di nuovo la
differenza che c'è fra il giusto e l'empio, fra colui che
serve Dio e colui che non lo serve" (Malachia 3:16-18).
Daniele ed i suoi amici
si distinsero non solo per il loro migliore aspetto fisico ma anche per la loro
sapienza: "A questi quattro giovani Dio diede di
conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni saggezza. Daniele aveva il dono
di interpretare ogni specie di visioni e di sogni. Giunto il momento della loro
presentazione, il capo degli eunuchi condusse i giovani da Nabucodonosor. Il re
parlò con loro; ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse
pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del
re. Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li
interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che
erano in tutto il suo regno" (Daniele 1:17-20).
Si distinsero rispetto
agli altri nella saggezza, nell'intelletto, nella conoscenza. I credenti che
fanno sul serio si distinguono per queste caratteristiche, perché la loro
sapienza viene dal Signore. Vi è anche un invito nella parola di Dio: "Chi
è senza sapienza la chieda al Signore". Abbiamo bisogno della sapienza di
Dio.
Di fronte alla sapienza
di Stefano, coloro che lo ascoltavano non sapevano che dire, digrignavano i
denti. Per non parlare poi della sapienza di Salomone.
Dio dacci la tua sapienza: "Affinché il Dio del
nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di
sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente" (Efesini
2:17).
UOMINI
CORAGGIOSI
Il re aveva fatto erigere
una statua, ordinando che tutti si dovevano prostrare dinanzi ad essa: "Allora i satrapi, i prefetti e i governatori, i
consiglieri, i tesorieri, i giureconsulti, i magistrati e tutte le autorità
delle provincie vennero all'inaugurazione della statua che il re Nabucodonosor
aveva fatto erigere. Tutti stavano in piedi davanti alla statua eretta da
Nabucodonosor. Allora l'araldo gridò forte: "A voi, gente di ogni popolo, nazione e lingua, si ordina quanto segue:
nel momento in cui udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della
lira, del salterio, della zampogna e di ogni specie di strumenti, vi
inchinerete e adorerete la statua d'oro che il re Nabucodonosor ha fatto
erigere. Chi non si inchina per adorare, sarà
immediatamente gettato in una fornace ardente". Non appena tutti i popoli
ebbero udito il suono del corno, del flauto, della cetra, della lira, del
salterio e di ogni specie di strumenti, gli uomini di
ogni popolo, nazione e lingua si inchinarono e adorarono la statua d'oro che il
re Nabucodonosor aveva fatto erigere" (Daniele 3:3-7).
Gli amici di Daniele con
coraggio si rifiutarono di adorare quella statua. Vediamo cosa accadde:
- La reazione del re: "Ci sono dei
Giudei, ai quali tu hai affidato l'amministrazione della provincia di
Babilonia, cioè Sadrac, Mesac e Abed-Nego, che non ti
danno ascolto, non adorano i tuoi dèi e non s'inchinano alla statua d'oro che
tu hai fatto erigere". Allora Nabucodonosor, irritato e furioso, ordinò
che gli portassero Sadrac, Mesac e Abed-Nego; questi furono condotti alla
presenza del re. Nabucodonosor disse loro: "Sadrac, Mesac, Abed-Nego, è
vero che non adorate i miei dei e non vi inchinate
davanti alla statua d'oro che io ho fatto erigere? Ora, appena udrete il suono del corno, del flauto, della cetra, della
lira, del saltèrio, della zampogna e di ogni specie di strumenti, siate pronti
a inchinarvi per adorare la statua che io ho fatta; ma se non la adorerete,
sarete immediatamente gettati in una fornace ardente; e quale Dio potrà liberarvi
dalla mia mano?" (Daniele 3:12-15).
- Il coraggio di questi
giovani ebrei: "Sadrac, Mesac e Abed-Nego risposero al re: "O
Nabucodonosor, noi non abbiamo bisogno di darti risposta su questo punto. Ma il nostro Dio, che noi
serviamo, ha il potere di salvarci e ci libererà dal fuoco della fornace
ardente e dalla tua mano, o re. Anche se questo non accadesse,
sappi, o re, che comunque noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la
statua d'oro che tu hai fatto erigere" (Daniele 3:16-18).
Questi giovani avrebbero potuto scegliere di adorare la statua, avrebbero
potuto prostrarsi per aver salva la vita. Sicuramente avrebbero trovato i loro
estimatori, coloro che avrebbero detto: "Ma tanto Dio guarda al cuore, Dio
conosce le nostre debolezze, le nostre fragilità. Conviene che si salvino la
vita. Hanno mogli e figli a cui pensare". Invece
ebbero la forza di non prostrarsi e di fare quella bella confessione di fede:
"Il nostro Dio è potente da liberarci e ci libererà dalla fornace ardente e
dalla tua mano o Re. Ma anche se ciò non dovesse
accadere, noi non ci prostreremo".
A volte siamo chiamati a
mostrare non la forza dei nostri muscoli, ma il coraggio della nostra
fede.
- La rabbia del re: "Allora
Nabucodonosor s'infuriò e l'espressione del suo viso mutò completamente nei
riguardi di Sadrac, Mesac e Abed-Nego. Egli ordinò che si arroventasse la
fornace sette volte più del solito; poi ordinò agli uomini più vigorosi del suo
esercito di legare Sadrac, Mesac e Abed-Nego, e di gettarli nella fornace
ardente. Allora i tre uomini furono legati con le loro tuniche, le loro vesti,
i loro mantelli e tutti i loro indumenti e furono gettati in mezzo alla fornace
ardente. Poiché l'ordine del re era perentorio e la
fornace era arroventata, il calore uccise gli uomini che avevano gettato
Sadrac, Mesac e Abed-Nego nel fuoco. E questi tre uomini, Sadrac, Mesac e
Abed-Nego, caddero legati in mezzo alla fornace ardente" (Daniele 3:19-23).
- Il risultato del loro coraggio. Forse se
ci fossero stati i soliti superficiali, quelli che
sono per il compromesso, avrebbero subito detto: "Visto che brutta fine
hanno fatto? Che cosa ci perdevano ad adorare la
statua? Se non fossero stati dei fanatici non
sarebbero morti".
Leggiamo cosa accadde
quel giorno: "Allora il re Nabucodonosor fu spaventato e andò in gran
fretta a dire ai suoi consiglieri: "Non erano tre, gli uomini che abbiamo legati e gettati in mezzo al fuoco ardente?" Quelli
risposero e dissero al re: "Certo, o re!" "Eppure", disse
ancora il re, "io vedo quattro uomini, sciolti, che camminano in mezzo al
fuoco, senza avere sofferto nessun danno; e l'aspetto del quarto è simile a
quello di un figlio degli dèi. Nabucodonosor si avvicinò alla bocca della
fornace ardente e disse: "Sadrac, Mesac, Abed-Nego, servi del Dio
altissimo, venite fuori!" E Sadrac, Mesac e Abed-Nego uscirono dal fuoco.
I satrapi, i prefetti, i governatori e i consiglieri del re si radunarono,
osservarono quegli uomini e videro che sopra i loro corpi il
fuoco non aveva avuto nessun potere e che neppure un capello del loro capo era
stato bruciato, che le loro tuniche non erano alterate e che essi non avevano
neppure odore di fuoco. Nabucodonosor prese a dire: "Benedetto sia il Dio
di Sadrac, di Mesac, e di Abed-Nego, il quale ha
mandato il suo angelo e ha liberato i suoi servi che hanno confidato in lui,
hanno trasgredito l'ordine del re, hanno esposto i loro corpi per non servire
né adorare alcun altro Dio che il loro" (Daniele 3:24-28).
Ricordiamo una cosa che
deve essere la regola della nostra vita: Dio onora quelli che lo onorano:
"Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano
saranno disprezzati" (1Samuele 2:30).
UOMINI
CON UNO SPIRITO STRAORDINARIO:
"C'è un uomo, nel
tuo regno, in cui è lo spirito degli dei santi. Già al
tempo di tuo padre si trovava in lui una luce, un'intelligenza e una saggezza
pari alla saggezza degli dèi; e il re Nabucodonosor,
tuo padre, lo fece capo dei magi, degli incantatori, dei Caldei e degli
astrologi. Poiché in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzar, fu
trovato uno spirito straordinario, conoscenza, intelligenza e la facoltà di
interpretare i sogni, di spiegare enigmi e di risolvere questioni
difficili" (Daniele 5:11-12).
Abbiamo o no lo spirito
di Dio? Lo Spirito Santo è in noi, si o no? Allora è
da questo Spirito che dobbiamo essere animati.
UOMINI
CHE PERSUADONO.
È
importante notare quello che dice la Scrittura intorno a Daniele e cioè che non si trovava in lui nulla per poterlo accusare:
"Allora i capi e i satrapi cercarono di trovare un'occasione per accusare
Daniele circa l'amministrazione del regno, ma non potevano trovare alcuna
occasione né alcun motivo di riprensione, perché egli era fedele e non c'era in
lui alcuna mancanza da potergli rimproverare. Quegli uomini dissero dunque:
"Noi non avremo nessun pretesto per accusare questo Daniele, se non lo
troviamo in quello che concerne la legge del suo Dio" (Daniele 6:4,5).
La coerenza di Daniele
aveva persuaso i suoi gelosi nemici ed il re. L'editto emanato da un Re
inconsapevole, condannò Daniele. Il decreto, infatti, prevedeva che per l'arco
di 30 giorni chiunque avesse rivolto una richiesta a qualsiasi dio o uomo
tranne che al re, sarebbe stato gettato nella fossa dei leoni. Ovviamente
queste persone conoscevano la determinazione di Daniele nell'essere un uomo di
preghiera: "Quando Daniele seppe che il decreto era firmato, andò a casa
sua; e, tenendo le finestre della sua camera superiore aperte verso
Gerusalemme, tre volte al giorno si metteva in
ginocchio, pregava e ringraziava il suo Dio come era solito fare anche prima.
Allora quegli uomini accorsero in fretta e trovarono Daniele che pregava e invocava
il suo Dio" (Daniele 6:10,11).
Ma
Daniele che aveva saputo del decreto del re, non poteva pregare di nascosto a
bassa voce, senza farsi scoprire? E poi Daniele era
ormai anziano. Aveva circa 80 anni. Perché morire così
atrocemente?
Quante persone troveremo che parleranno così. È importante analizzare la
reazione del re quando Daniele fu colto in flagrante. La determinazione, la
forza, il coraggio e la coerenza di Daniele avevano conquistato il re. Il re era stato persuaso, infatti, notiamo che egli:
- Cercò di liberarlo: "Udito questo, il
re ne fu molto addolorato; si mise in animo di liberare Daniele e fino al
tramonto del sole fece di tutto per salvarlo" (Daniele 6:14).
- Dimostrò di confidare nel Dio di Daniele: "Allora il re ordinò che Daniele
fosse preso e gettato nella fossa dei leoni. E il re
parlò a Daniele e gli disse: "Il tuo Dio, che tu servi con perseveranza,
sarà lui a liberarti". Poi fu portata una pietra e fu messa sull'apertura
della fossa; il re la sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi,
perché nulla fosse mutato riguardo a Daniele" (Daniele 6:16,17).
- Non dormì la notte e digiunò: "Allora il re ritornò al suo palazzo e
digiunò tutta la notte; non fece venire nessuna delle concubine e non riuscì a
dormire" (Daniele 6:18).
- Andò di persona e non mandò una guardia o un servo a vedere se Dio avesse o
meno liberato Daniele dalla bocca dei leoni: "La mattina il re si alzò
molto presto, appena fu giorno, e si recò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino alla fossa, chiamò Daniele con voce
angosciata e gli disse: "Daniele, servo del Dio vivente! Il tuo Dio, che
tu servi con perseveranza, ha potuto liberarti dai leoni?" Daniele rispose
al re: "Vivi per sempre o re!
Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso la bocca dei leoni; essi non
mi hanno fatto nessun male perché sono stato trovato innocente davanti a lui; e
anche davanti a te, o re, non ho fatto niente di male" (Daniele 6:19-22).
- Il re ne fu felice. La determinazione, la forza, il coraggio, la ferma
decisione di Daniele lo avevano conquistato:
"Allora il re fu molto contento e ordinò che Daniele fosse tirato fuori
dalla fossa; Daniele fu tirato fuori dalla fossa e non si trovò su di lui
nessuna ferita, perché aveva avuto fiducia nel suo Dio. Per ordine del re, gli
uomini che avevano accusato Daniele furono presi e gettati nella fossa dei
leoni con i loro figli e le loro mogli. Non erano ancora giunti in fondo alla
fossa, che i leoni si lanciarono su di loro e
stritolarono tutte le loro ossa. Allora il re Dario scrisse alle gentI di ogni popolo, nazione e lingua che abitavano su
tutta la terra: "Pace e prosperità vi siano date in abbondanza! Io decreto
che in tutto il territorio del mio regno si tema e si
rispetti il Dio di Daniele, perché è il Dio vivente che dura in eterno; il suo
regno non sarà mai distrutto e il suo dominio durerà sino alla fine. Egli
libera e salva, fa segni e prodigi in cielo e in terra. É lui che ha liberato
Daniele dalle zampe dei leoni" (Daniele 6:23-27).
Dario fu così persuaso da Daniele che senza alcun dubbio influenzò anche Ciro
nell'emanare il decreto che permetteva ai Giudei di tornare a Gerusalemme.
Riusciamo anche noi a persuadere le persone che ci sono attorno (nostra moglie,
i nostri figli, nostro marito, il nostro datore di lavoro) come Daniele riuscì
a persuadere il re?
UOMINI
DI PREGHIERA CHE ODIANO IL PECCATO.
Uomini che pregano col
cuore, che odiano il peccato, che si umiliano, digiunano, sono questi i veri
credenti che fanno sul serio. Quanto tempo dedichiamo
alla preghiera? Quanto tempo dedichiamo alla lettura e
allo studio della Parola di Dio? E ancora chiediamoci: Quanto tempo dedichiamo alla televisione, quanto tempo dedichiamo alle
nostre cose? Quanto tempo dedichiamo allo studio
secolare? Io mi chiedo: Ma a che cosa siamo di più
interessati: Alla terra o al cielo? Quante volte abbiamo digiunato per
il Signore? Una volta forse due o forse mai. Uomini che facciano sul serio!
Quand'è l'ultima volta
che abbiamo lottato perché Dio togliesse dalla nostra vita una radice velenosa
ed alla fine abbiamo ottenuto la vittoria?: " Volsi perciò la mia faccia
verso Dio, il Signore, per dispormi alla preghiera e alle suppliche, con
digiuno, con sacco e cenere.
Feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore, al mio Dio, e dissi:
"O Signore, Dio grande e tremendo, che mantieni
il patto e serbi la misericordia verso quelli che ti amano e osservano i tuoi
comandamenti! Noi abbiamo peccato, ci siamo comportati iniquamente, abbiamo
operato malvagiamente, ci siamo ribellati e ci siamo allontanati dai tuoi
comandamenti e dalle tue prescrizioni"...Io parlavo, pregando e
confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo Israele, e presentavo la
mia supplica al Signore, al mio Dio, per il monte santo
del mio Dio" (Daniele 9:3-5,20).
UOMINI
CHE HANNO LA VISIONE DI DIO.
Qual è la visione di Dio
che è nella nostra vita? Domandiamocelo. Uomini che facciano
sul serio sono uomini e donne che hanno una visione: "Mentre stavo ancora
parlando in preghiera, quell'uomo, Gabriele, che avevo visto prima nella
visione, mandato con rapido volo, si avvicinò a me all'ora dell'offerta della
sera. Egli mi rivolse la parola e disse: "Daniele, io sono venuto perché
tu possa comprendere. Quando hai cominciato a pregare,
c'è stata una risposta e io sono venuto a comunicartela, perché tu sei molto
amato. Fa' dunque attenzione al messaggio e comprendi la visione" (Daniele
9:21-23).
CONCLUSIONE.
Nei momenti di crisi
economica, sociale, morale, religiosa, spirituale, cercasi persone che facciano sul serio e nei quali vi è lo Spirito di Dio:
"Poi udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò? E chi andrà
per noi?" Allora io risposi: "Eccomi, manda me!" (Isaia 6:8).