LETTERA ALLA CHIESA DI SARDI 

 

INTRODUZIONE

    Com'è facile constatare, i messaggi rivolti alle sette Chiese non presentano particolari problemi di interpretazione. Il loro carattere eminentemente pratico ed attuale c'invita a soffermarci sul testo ed a scavarne il contenuto. La benedizione non consiste soltanto nell'ascoltare, ma anche nel far tesoro e nel riflettere per applicare a noi le verità che ci vengono trasmesse. Queste lettere non sono delle venerabili reliquie del passato, ma uno specchio per mostrarci quello che siamo. Purtroppo, considerando questi messaggi in generale, siamo costretti ad una sconfortante constatazione. Nonostante le raccomandazioni del Signore, che rivelano il Suo "amore eterno" per la Chiesa, man mano che si procede, anziché vedere un miglioramento, osserviamo un decadimento e questo é sintomatico. La possibilità del ravvedimento e del rinnovamento esiste sempre per l'uomo, ma in linea generale si deve constatare che la cristianità, nelle sue forme esteriori, diventa una realtà sempre più indipendente dal Signore. Tutto ciò provoca dolore, delusione profonda al nostro Salvatore, perché si ripete il rifiuto riservatogli un giorno: "È venuto in casa sua ed i suoi non l'hanno ricevuto". Quando i richiami sono ignorati, si producono le conseguenze. Tutto ciò fa pensare al pianto di Gesù sulla città di Gerusalemme, di cui prevedeva la distruzione. Ma ormai era troppo tardi. Nel calendario divino vi é un momento in cui il Signore dice: "Basta". Difatti il Signore aveva "voluto raccogliere sotto le Sue ali, i figli di Gerusalemme, ma loro non avevano voluto". Ogni condanna e giudizio divino è sempre conseguenza della ribellione e del rifiuto dell'uomo.

 

LA CITTÀ

    Sardi era una cittadina dell'Asia Minore, antica capitale della Lidia. Sorgeva su di una collina, circondata da fiumi, posta al centro fra le tre città di Tiatiri a nord (a una distanza di soli cinquanta km), Filadelfia a est e Smirne a ovest. Vi si praticava il culto a Cibele, dea della fecondità, la "grande madre" di tutti gli dei e a motivo di tali culti orgiastici, i Sardi vivevano in modo lussurioso e licenzioso. C'era anche una diffusa devozione a Giove Lidio.

    Oltre 600 anni prima, il suo re, Creso, aveva ammassato tanto danaro e tante ricchezze da restare famoso per sempre, sia lui che il suo regno. Sardi era dunque una delle più ricche e potenti città del mondo ed era stata una fortezza imprendibile.
Moralmente soddisfatta di sé, sprofondò nella corruzione e fu conquistata dapprima da Ciro re di Persia, quindi da Alessandro Magno e fu poi rasa al suolo da un terremoto nell'anno 17 dopo Cristo. Più tardi fu ricostruita dall'imperatore Tiberio.
Al tempo di Giovanni la città di Sardi era ancora famosa per i suoi tessuti, per le sue materie coloranti, per i suoi monili preziosi e la gioielleria. Questo, però, era solo l'ombra dell'antico splendore. La gente era incline a vivere dei ricordi delle glorie del passato. Pertanto, al tempo in cui fu scritta l'Apocalisse, Sardi era ormai sotto la dominazione dei Romani e pur portando ancora i segni dell'antico splendore, aveva perso la sua importanza. Guardandola da lontano, dava l'impressione di essere una città imponente, maestosa, inespugnabile, ma quando ci si avvicinava, si restava piuttosto delusi. In altre parole appariva, ma non era. Questa condizione di decadenza non si rifletteva solo sui suoi abitanti, ma, purtroppo anche sulla Chiesa locale. Una reputazione esteriore, ma una mancanza di contenuti. Si viveva solo di ricordi. 
Il nome di Sardi significa, infatti, "residuo", "lo scampato", ed in un certo senso si può affermare che il Signore nella Sua grazia s'interessa a questa Chiesa, per il "residuo", il "rimanente" di coloro che sono rimasti fedeli.
Vi era una forte presenza giudaica testimoniata dalla grande sinagoga costruita. Della Chiesa si conosce solo che la sua fede alla fine del primo secolo, data della stesura dell'Apocalisse, era diminuita. Aveva quindi almeno vent'anni, minimo per avere "nome (fama) da vivere"

 

IL DESTINATARIO

    Come per tutte le altre lettere, anche questa viene inviata al responsabile della Comunità locale: "All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi" (Apocalisse 3:1).
Il metodo scelto dallo Spirito Santo di ricalcare la stessa linea in tutte e sette le lettere, non è un fare monotono, ma un sottolineare energicamente gli importanti contenuti della lettera stessa e dunque un invito a non sottovalutare i consigli dello Spirito di Dio. È importante come la Scrittura insista sul destinatario; questo ci ricorda l'atteggiamento di Dio verso il Suo popolo: "Dio parla una volta e anche due, ma l'uomo non ci bada" (Giobbe 33:14).

LA DESCRIZIONE DI CRISTO

    Gesù si presenta a questa Comunità con particolari ed interessanti caratteristiche: "All'angelo della Chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle" (Apocalisse 3:1).
Una volta di più Gesù Cristo si presenta come colui che parla ("queste cose dice Colui che..."). Egli ha il diritto di farlo anche quando si vorrebbe farlo tacere perché Egli é la Parola, è Dio stesso. In questo caso particolare Gesù si presenta come Colui che "ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle". Cosa significa questo? Si tratta di due aspetti qualificanti del nostro Signore, che devono renderci più attenti e disponibili al suo messaggio:

A. Gesù Cristo ha i sette spiriti
Esiste
più di uno spirito? Certamente no: "Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione" (Efesini 4:4).

Poiché il numero sette indica completezza, pienezza, perfezione, probabilmente si vuole ricordare che Egli parla come Colui che ha la pienezza dello Spirito che non ha ricevuto con misura: "Perché colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio; Dio infatti non dà lo Spirito con misura" (Giovanni 3:34).

Questo significa che:

    a) Le valutazioni e i giudizi del Signore sono assolutamente esatti. Egli non si sbaglia, né per eccesso, né per difetto: "Respirerà come profumo il timore del Signore, non giudicherà dall'apparenza, non darà sentenze stando al sentito dire" (Isaia 11:3).

    b) Presso di Lui vi è ancora benedizione e grazia. Non c'è dunque motivo di scoraggiarsi, abbattersi, perché chi confida in Lui non sarà mai deluso.

B. Gesù Cristo ha le sette stelle
Abbiamo precedentemente visto come le sette stelle rappresentino i pastori e di riflesso anche la Chiesa. Ma ora la scena che Giovanni vede è solo apparentemente uguale alla precedente, quando cioè il Signore apparve per la prima volta per la Chiesa di Efeso: "All'angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro" (Apocalisse 2:1).
Egli non ha più nella Sua mano destra le sette stelle. Qualcosa rispetto al principio è cambiato. Cosa significa questo? Che le promesse del Signore si realizzano nella misura in cui noi siamo disposti non solo a realizzarle ma anche a conservarle gelosamente: "Io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti; e nessuno può rapirle dalla mano del Padre" (Giovanni 10:28,29).
Nessuno possa mai scivolare via dalla mano del Signore, ma ciascuno possa rimanere stretto a Lui: "Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni" (Deuteronomio 30:19,20)

 

L'ELOGIO

    Seguendo il confronto con le altre lettere, dovrebbe esserci l'elogio da parte di Dio ma cosa triste, scopriamo che è assente. Gesù non può elogiare questa Chiesa. Colui che non ha più le sette stelle nella Sua mano, pur rimanendo il Signore e il Capo della Chiesa, a questa comunità non può fare nessun elogio. E di noi il Signore cosa può dire? Può elogiarci? 

Gli uomini di Dio sono sempre stati da Lui elogiati. Ecco solo pochissimi esempi:

    - Giobbe, il giusto: "Il Signore disse a Satana: "Hai notato il mio servo Giobbe? Non ce n'è un altro sulla terra che come lui sia integro, retto, tema Dio e fugga il male" (Giobbe 1:8).

    - Noè: "Questa è la posterità di Noè. Noè fu uomo giusto, integro, ai suoi tempi; Noè camminò con Dio" (Genesi 6:9).

    - Abramo: "Abraamo credette a Dio e ciò gli fu messo in conto come giustizia"; e fu chiamato amico di Dio" (Giacomo 2:23).

    - Davide: "Il Signore si è cercato un uomo secondo il suo cuore e il Signore l'ha destinato a essere principe del suo popolo, poiché tu non hai osservato quello che il Signore t'aveva ordinato" (1Samuele 13:14).

    - Il servitore fedele: "Il suo padrone gli disse: "Va bene, servo buono e fedele; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matteo 25:21).

Apparteniamo noi a questa categoria oppure siamo membri della Chiesa di Sardi senza alcun elogio e approvazione da parte di Dio?  

 

IL RIMPROVERO

    Mancando l'elogio, è ovviamente presente il rimprovero: "Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto" (Apocalisse 3:1).

    Ecco le parole di Gesù che confermano il mancato elogio: "Io conosco". D'altra parte, il Signore, che ha una conoscenza profonda, non si limita alle apparenze. Egli vede la realtà per quella che è. La Sua valutazione è precisa, esatta. Per questa ragione scatta un severo rimprovero: "Tu hai fama di vivere, ma sei morto". La situazione é tragica perché la maggior parte dei credenti, sono ricaduti nella morte dalla quale erano stati liberati: "Dio ha vivificato anche voi, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati... Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati)" (Efesini 2:1,4-5).
La definizione "morta", data alla comunità di Sardi, dimostra sicuramente che i suoi aderenti non erano ripieni dello Spirito Santo. 

    É probabile, quindi, che quella Chiesa non solo facesse affidamento sulle sue passate esperienze e non seguisse più le direttive che Dio le aveva dato, ma avesse cessato addirittura di dipendere dallo Spirito Santo. 
Non c'era più in essa alcuna direzione, alcuna unzione o tocco divino, non c'era più nulla da parte dello Spirito Santo. Non c'erano in lei la vita e la potenza spirituale, i soli elementi che possono garantire il pieno successo dell'opera di Dio. 
I Sardi erano ritornati indietro. La Scrittura senza mezzi termini, ci informa che è sempre grave indietreggiare: "Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo comandamento che era stato dato loro. É avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: "Il cane è tornato al suo vomito", e: "La scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango" (2Pietro 2:21,22).

    Questi cristiani si accontentavano d'avere dottrine giuste, ortodosse, ma non le vivevano. Da notare che non si parla della presenza della dottrina di Balaam, né di quella dei Nicolaiti, né della donna Izebel eppure Sardi vive una vita d'apparenza. Questo è il rischio che corrono talune persone che si definiscono cristiane: apparire e non essere. Questo atteggiamento viene chiamato dalla Scrittura "ipocrisia": "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità" (Matteo 23:27,28).

    Al pari della città di Sardi, che aveva avuto fama e gloria quando era stata capitale ed importante centro strategico (vista la posizione dominante) e non lo era più, anche la comunità cristiana del luogo vantava un grande passato: essa, infatti, aveva nome e fama di grande vita spirituale, oltre che di forte vitalità. Senza dubbio era molto attiva, in altre parole, appariva una Chiesa viva e forse aveva anche un bel programma di grandi opere. Tutti la consideravano una Chiesa spiritualmente viva, non si rendeva conto di essere già divorata "dalle tarme", di essere un corpo senz'anima: "Aventi l'apparenza della pietà, mentre ne hanno rinnegato la potenza. Anche da costoro allontanati" (2Timoteo 3:5).

    Storicamente dopo il trascorrere di tre generazioni di risveglio, vi è il rischio di "fermarsi". Dopo la morte di Mosè e di Giosuè la generazione successiva si allontanò da Dio: "Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; poi, dopo quella, vi fu un'altra generazione che non conosceva il Signore, né le opere che egli aveva compiute in favore d'Israele. I figli d'Israele fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono gli idoli di Baal" (Giudici 2:10,11).
I credenti di Sardi, invece, erano già rapidamente regrediti. Quale richiamo per la nostra vita!

 

L'ESORTAZIONE

    Il Signore esorta coloro che desiderano fare la Sua volontà: "Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio. Ricordati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a serbarla e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un ladro e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti" (Apocalisse 3:2,3).

Sono usati diversi verbi per indicare il comportamento da adottare:

    Ti rimuoverò dal tuo posto: "Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi" (Apocalisse 2:5). Combatterò contro di te: "Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca" (Apocalisse 2:16).

    Ti colpirò con la prova: "Ecco, io la getto sopra un letto di dolore e metto in una grande tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono delle opere che ella compie" (Apocalisse 2:22).

    Verrò come ladro. Ti spoglierò, ti priverò delle benedizioni: "Se non sarai vigilante, io verrò come un ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti" (Apocalisse 3:3).
Il Signore non parla per spaventare. Le cose annunciate da Dio, come il diluvio, la punizione di Sodoma o la deportazione del popolo, si sono sempre avverate. Il Signore non parla invano. Il divino avvertimento: "Io verrò come un ladro", ci riporta alla mente le parabole di Gesù: "Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà. Ma sappiate questo, che se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte il ladro deve venire, veglierebbe e non lascerebbe scassinare la sua casa. Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figlio dell'uomo verrà. Qual è mai il servo fedele e prudente che il padrone ha costituito sui domestici per dare loro il vitto a suo tempo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà così occupato! Io vi dico in verità che lo costituirà su tutti i suoi beni. Ma, se egli è un servo malvagio che dice in cuor suo: "Il mio padrone tarda a venire"; e comincia a battere i suoi conservi, a mangiare e bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo verrà nel giorno che non se l'aspetta, nell'ora che non sa e lo farà punire a colpi di flagello e gli assegnerà la sorte degli ipocriti. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti" (Matteo 24:42-51).

    Cristo avverte i suoi d'essere vigilanti, perché Egli verrà in modo imprevisto. Un ulteriore sviluppo di questa stessa idea si ritrova in 1Tessalonicesi 5:1-11: "Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. Quando diranno: "Pace e sicurezza", allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; poiché quelli che dormono, dormono di notte e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d'altronde già fate".

    In questo verso si afferma che il vero cristiano é chiamato ad una continua e vigilante attesa del ritorno del Signore, perché, diversamente, si mette dalla parte del mondo incredulo. Tutto questo é molto solenne. L'invito alla vigilanza riguarda tutti quanti, ma si può affermare che solo il credente é in grado di vigilare veramente. É solo così che egli prova la realtà della sua fede. Se il credente non vigila, allora si espone alla disciplina di Dio. Questo é il significato delle parole: "Io verrò come un ladro". Questi sono l'insieme dei consigli amorosi che il Signore ci propone e che dobbiamo accogliere premurosamente.

 

LA PROMESSA

    Anche per Sardi vi è una promessa: "Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Apocalisse 3:4-6).
Al vincitore, cioè a colui che resta fedele, é data la promessa di meravigliose benedizioni in questa vita e per l'eternità. Qui Gesù ne pone in evidenza tre:

 

A. LA PRIMA PROMESSA: "LE VESTI BIANCHE"

    Il vincitore camminerà con Cristo in vesti bianche: "Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti; essi cammineranno con me in bianche vesti, perché ne sono degni. Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche" (Apocalisse 3:4).
Abbiamo compreso alla luce delle sette lettere, che molte cose sono cambiate nel modo in cui Gesù si presenta e parla dalla Chiesa di Efeso in poi. Il Signore ora sa che la Sua Parola è recepita solo da "alcuni". Egli conosce i cuori, sa molto bene chi appartiene realmente alla Sua Chiesa, conosce i vincitori, che saranno vestiti di vesti bianche e chi invece si accontenta solo di una professione di fede formale, come faceva la maggioranza a Sardi, infatti, solo pochi erano rimasti fedeli al Signore. Questi "pochi" sono "gli altri" della Chiesa di Tiatiri, sono quelli che non si sono contaminati: "Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico: Non vi impongo altro peso" (Apocalisse 2:24).

    Questo ci ricorda che la vera Chiesa, sotto certi aspetti, rimane solo e sempre il "piccolo gregge": "Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno" (Luca 12:32).

    La negligenza, relativa alla benedetta speranza del ritorno di Cristo, e la mancanza di dipendenza dallo Spirito Santo, ha condotto molti credenti di Sardi a "sporcare la loro candida veste". In altre parole non cooperano più con lo Spirito Santo nella Sua opera di santificazione. Nonostante ciò ce ne sono alcuni che si distinguono da loro. Gesù afferma che questi cammineranno con Lui "in vesti bianche". Gli "alcuni" o gli "altri" non sono un numero chiuso, ma chi vince l'apatia, la superficialità, il peccato, i vizi, trionfando per mezzo della croce, sarà "vestito di vesti bianche": "Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano" (Apocalisse 7:9).
Essi faranno parte del grande stuolo di credenti che appariranno con Gesù sulla scena mondiale, quando Egli tornerà per stabilire sulla terra il Suo regno millenario. Costoro faranno parte della Chiesa trionfante, la sposa di Cristo: "Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi"... "Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino fino bianco e puro" (Apocalisse 19:7,8,14).

 

B. LA SECONDA PROMESSA: "IL LIBRO DELLA VITA"

    È una promessa importante: "Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita" (Apocalisse 3:5).
Cos'è questo libro della vita? Vediamolo alla luce della Scrittura:

    L'immagine qui presentata è antica. Ai tempi di Giovanni, in ogni città, vi era il registro su cui era scritto il nome di tutti i cittadini fino alla loro morte: quello era il "libro della vita". Il nome di questi cittadini poteva però, essere cancellato prima della loro morte, nel caso in cui la persona avesse commesso un crimine. Per analogia si può affermare che nel "libro della vita" divino, vi é il nome di tutti gli esseri umani, perché il Signore desidera che tutti gli uomini siano salvati. Tuttavia la promessa di non essere cancellati da esso é solo per quelli che "vincono e sono vestititi di vesti bianche", cioè i credenti che sono stati "imbiancati dal sangue dell'Agnello". Non v'è dubbio che il nome degli increduli verrà cancellato e non resterà scritto sul "libro della vita": "E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono. I libri furono aperti e fu aperto anche un altro libro che è il libro della vita; e i morti furono giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere. Il mare restituì i morti che erano in esso; la morte e il soggiorno dei morti restituirono i loro morti; ed essi furono giudicati, ciascuno secondo le sue opere. Poi la morte e il soggiorno dei morti furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco. E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco" (Apocalisse 20:12-15).

    Questa é la ragione perché nell'eternità esso sarà conosciuto come il "libro della vita dell'Agnello": "E nulla di impuro né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello" (Apocalisse 21:27).

 

C. LA TERZA PROMESSA: "IL NOME CONFESSATO"

    "Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche e io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli" (Apocalisse 21:27).

    Si tratta di una riproposizione quasi testuale delle parole dello stesso Gesù negli Evangeli. Cristo proclamerà la vittoria del vincitore alla presenza del Padre e dei Suoi angeli: "Or io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo riconoscerà lui davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio" (Luca 12:8,9)

    La fedeltà sarà ricompensata, perciò i "vincitori" qui menzionati, sono quelli che di fronte alle forti sollecitazioni che provengono dal mondo, restano fedeli al Signore lasciandosi guidare dallo Spirito di Dio.
Non resta che ascoltare la "voce dello Spirito" e permettere che la Sua azione si manifesti in noi: "Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Apocalisse 3:6).

    Lasciamoci guidare dallo Spirito Santo: "Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito" (Galati 5:25).Indice

 

L'APPLICAZIONE PROFETICA: IL CRISTIANESIMO DELLA RIFORMA PROTESTANTE (1500-1700)

    I sostenitori dell'interpretazione che le sette lettere siano altrettanti tempi della Chiesa, dal suo principio alla fine, affermano che questa sia la Chiesa protestante della Riforma.

    Questo periodo storico fu meraviglioso e glorioso. Le verità bibliche per secoli nascoste sotto il tappeto, dagli interessi economici e politici, furono rispolverate. Generalmente si afferma che la "Riforma" è stato un movimento determinato dall'azione dello Spirito Santo. Non c'è dubbio che uomini come Lutero, Calvino e altri, insorti giustamente contro le degenerazioni papali, contro l'insegnamento della donna Iezabel (Apocalisse 2:20), siano stati suscitati da Dio. Questi uomini hanno messo in luce il principio della "sola Scriptura", vale a dire dell'autorità della Parola di Dio. Inoltre, in un tempo in cui veniva esaltato l'umanesimo, questi uomini hanno invece proclamato il messaggio della sovranità di Dio, della "sola grazia" e della giustificazione per la "sola fide" (Romani 5:1), senza le opere (Romani 3:28). 

    Il seguito però, non fu come il principio. La Chiesa é stata sì riformata, ma non rinnovata. Tutte queste verità fondamentali sono state predicate con forza e vigore, ma dobbiamo ricordare che non ci sono soltanto esse. 

    Per piacere a Dio era necessario che la "riforma" continuasse. Invece ci fu ben presto una battuta d'arresto. Le Chiese sorte dalla Riforma sono rimaste Chiese di stato; si é continuato ad inserire in esse tutti quanti e sono perciò rimaste Chiese "moltitudiniste", cioè con uno strano miscuglio di persone credenti e di persone non rigenerate. Con il pedobattismo si è continuato nella linea di prima. Questa é appunto la grande delusione della "Riforma", che può essere denunciata con le parole che troviamo qui: "Tu hai fama di vivere, ma sei morto... non ho trovato le tue opere perfette davanti al mio Dio" (Apocalisse 3:1,2).

    É accaduto quello che l'apostolo Paolo rimproverava ai Galati nella sua lettera: "Siete voi così insensati? Dopo aver cominciato con lo Spirito, volete ora raggiungere la perfezione con la carne?" (Galati 3:3).
Se si può dire con certezza che la riforma fu un'opera di Dio, con la stessa certezza si può affermare che l'attuale protestantesimo è opera degli uomini. Il nome protestantesimo deriva dalla protesta o opposizione che gli evangelici fecero contro la decisione della Dieta di Spira del 1525, secondo la quale tutte le riforme della Chiesa erano proibite. Da allora tutti i seguaci della riforma furono chiamati protestanti. 

    Lo Spirito del Signore cominciò l'opera, ma lo spirito dell'uomo la continuò. Il Signore vede e conosce ogni cosa, deve rimproverare dicendo: "Avete fama di vivere, dite di essere rimasti attaccati alla Bibbia, tutta divinamente ispirata, inerante, autorevole, ma dov'è la vostra vita, la vostra pietà, l'ubbidienza e la coerenza?" 
Non ci scopriamo forse mancanti? Ecco perché si deve "camminare per lo Spirito" ed essere costantemente ricolmi di Esso altrimenti i buoni inizi non sono una garanzia per il futuro: "Siate ricolmi di Spirito" (Efesini 5:18).

 

CONCLUSIONE

    Sardi si è ravveduta? Ha conservato la Parola di Dio? NO! Essa ha mantenuto gli scritti e la confessione dei riformatori, ma questi non sono la vita, anche se a coloro che li hanno accettati danno il "nome di vivere". Oggi in Sardi vi sono dei professori nelle università di teologia, dei professori di religione nelle scuole inferiori e purtroppo anche molti predicatori che cercano di smuovere gli scritti dei riformatori.
Soltanto pochi conduttori protestanti credono ancora alla totale ispirazione delle Sacre Scritture che, invece, era stata riconosciuta dalla Riforma quale unico fondamento e guida per la fede. Nello stesso tempo molti negano la divinità di Gesù Cristo, il Suo sacrificio sulla croce, la Sua vittoriosa risurrezione e il Suo ritorno per il giudizio e, lungi dal pensiero di ravvedersi, si allontanano sempre più dalla Parola di Dio. 
Quant'è a noi, restiamo legati alla fedele Parola, viviamo dipendendo da Essa per poter essere la Sposa di Cristo ed essere a Lui presentata senza macchia, né ruga, ma con il nostro meraviglioso abito bianco: "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile" (Efesini 5:25-27).