LETTERA ALLA CHIESA DI EFESO
LA CHIESA DI EFESO
«All'angelo
della chiesa di Efeso scrivi: Queste
cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo
ai sette candelabri d'oro: Io conosco le tue opere, la tua fatica, la tua
costanza; so che non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli
che si chiamano apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi. So che hai costanza, hai sopportato molte
cose per amor del mio nome e non ti sei stancato. Ma
ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque
da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di
prima; altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo
posto, se non ti ravvedi. Tuttavia hai questo, che
detesti le opere dei Nicolaiti, che anch'io detesto.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell'albero
della vita, che è nel paradiso di Dio.
Nella
successione delle lettere è seguito un certo ordine geografico. La comunità di Efeso era quella più vicina a Patmos,
dove Giovanni era confinato a motivo
dellEvangelo.
La città.
Non si
conoscono di preciso le sue origini. Continue esplorazioni archeologiche hanno
rivelato la storia della città, fondata, probabilmente intorno al 1044 a.C.
Sappiamo che nel 133 a.C. passò dai re di Pergamo allimpero
Romano, infatti, divenne la capitale della provincia senatoriale romana
dellAsia proconsolare e rivaleggiava con Alessandria
dEgitto con Antiochia di Siria, quale maggiore città
dellest.
Ai tempi del
Nuovo Testamento Efeso era un importante crocevia culturale e commerciale da e
per Roma. Ubicata presso la foce del fiume Caystro, a
5 Km. dal mare, aveva un ottimo porto; pertanto era facilmente raggiungibile
grazie al corso navigabile. Per questa ragione era stata definita: La perla
delle vanità dell'Asia. Un famoso geografo definiva questa città: Il maggiore
emporio dellAsia ad ovest del fiume Tauro. Contava
circa 250.000 abitanti. La strada principale di Efeso,
chiamata lArcadiana, lastricata di marmo e abbellita
con monumenti, era arricchita di un colonnato e fiancheggiata da negozi. Efeso
era anche un'importante città sotto l'aspetto religioso, infatti, la città veniva chiamata la custode del tempio, perché era il
centro del culto alla dea Diana (o Artemide),
divinità venerata in tutto il mondo romano. Il tempio di Diana, chiamato anche Artemesion, era una delle sette meraviglie del mondo
antico: basti pensare che era lungo 118 metri, largo
50 metri ed era abbellito da 100 colonne alte circa 20 metri e riccamente
adornato di tesori darte. Il tempio era anche una banca, un asilo per
fuggiaschi e il centro di un culto elaborato. La scoperta del tempio a lungo
sepolto, è stato un momento solenne per la ricerca archeologica. Scavi e
ricerche incominciarono il 2 Maggio del 1863, ma non
prima del 31 Dicembre 1869 fu possibile individuare il pavimento di marmo
bianco del tempio, ad una profondità di 6 metri. Durante i successivi cinque
anni furono portati alla luce i favolosi reperti che ora adornano
la galleria Efesina del Museo Britannico, incluse
raffinate opere darte. Successivi scavi hanno riportato alla luce
nel 1905, il tesoro di ricchi depositi della dea, ritrovati sotto il
piedistallo che reggeva la statua.
La dea Diana era la patrona di tutte le prostitute e con la sua immagine
dai molti seni rappresentava la fecondità e la sessualità. Molti scrittori dei
tempi antichi hanno descritto la vita immorale di quella città. Uno dei
pilastri dell'economia efesina era pertanto la
produzione di statuette d'argento di Diana e dei suoi piccoli templi, che
davano lavoro a molte famiglie e permetteva un prosperoso commercio. I devoti
della dea, provenienti da ogni parte del mondo, portavano un gran benessere
alla città, tanto che larrivo di Paolo, rappresentò per loro un pericolo: In quel periodo vi fu un gran tumulto a proposito
della nuova Via. Perché un tale, di nome Demetrio,
orefice, che faceva tempietti di Diana in argento, procurava non poco guadagno
agli artigiani. Riuniti questi e gli altri che esercitavano il medesimo mestiere,
disse: «Uomini, voi sapete che da questo lavoro
proviene la nostra prosperità; e voi vedete e udite che questo Paolo ha
persuaso e sviato molta gente non solo a Efeso, ma in
quasi tutta l'Asia, dicendo che quelli costruiti con le mani, non sono dèi. Non
solo vi è pericolo che questo ramo della nostra arte cada
in discredito, ma che anche il tempio della grande dea Diana non conti più e
che sia perfino privata della sua maestà colei che tutta l'Asia e il mondo
adorano». Essi, udite queste cose, accesi di sdegno,
si misero a gridare: «Grande è la Diana degli Efesini!»
(Atti 19:23-28). La predicazione paolina, fece inferocire la folla che vedeva i suoi
interessi venivano messi in pericolo: Allora
il segretario, calmata la folla, disse: «Uomini di Efeso,
c'è forse qualcuno che non sappia che la città degli Efesini
è la custode del tempio della grande Diana e della sua immagine caduta dal
cielo? Queste cose sono incontestabili; perciò dovete calmarvi e non far nulla
in modo precipitoso (Atti 19:35,36).
Anche la magia nera era largamente praticata in
Efeso. Paolo ebbe uno scontro con alcuni esorcisti ebrei e ne guidò alcuni alla
fede in Cristo Salvatore: Or alcuni
esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome del Signore Gesù su quelli che avevano
degli spiriti maligni, dicendo: «Io vi scongiuro, per
quel Gesù che Paolo annunzia». Quelli che facevano
questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo sacerdote. Ma
lo spirito maligno rispose loro: «Conosco Gesù e so
chi è Paolo; ma voi chi siete?» E l'uomo che aveva lo
spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò in modo tale che
fuggirono da quella casa, nudi e feriti. Questo fatto fu risaputo da tutti,
Giudei e Greci, che abitavano a Efeso; e tutti furono
presi da timore e il nome del Signore Gesù era
esaltato. Molti di quelli che avevano creduto venivano a confessare e a
dichiarare le cose che avevano fatte. Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri e li bruciarono in
presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono che era di cinquantamila
dramme d'argento. Così la Parola di Dio cresceva e si
affermava potentemente (Atti 19:13-20).
Ciò viene confermato
anche nella lettera ai credenti di Efeso: Dio ha vivificato anche voi, voi
che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi
abbandonaste seguendo l'andazzo di questo mondo, seguendo il principe della
potenza dell'aria, di quello spirito che opera oggi negli uomini ribelli. Nel
numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della
nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri; ed
eravamo per natura figli d'ira, come gli altri (Efesini
2:1-3).
Il nome Efeso significa amabile, diletta, colei che ama. Questo nome
è caratteristico in considerazione del fatto che, linvito ad amare è
universale per tutti i credenti e che Paolo ricorda proprio agli Efesini lamore di Cristo: Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e
camminate nell'amore come anche Cristo vi ha amati e
ha dato sé stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore
soave (Efesini 5:1,2). In Efeso cera
anche una sinagoga e quindi un considerevole numero di
Giudei: Quando giunsero a Efeso, Paolo
li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere con i Giudei (Atti
18:19).
Nota
storica sulla Chiesa di Efeso.
La Chiesa nacque grazie al contributo di molti e probabilmente
anche per quei Giudei della provincia dellAsia convertitisi a Pentecoste.
Paolo si recò nella città di Efeso per breve tempo e
vi fondò la Chiesa: Quando giunsero a
Efeso, Paolo li lasciò là; poi, entrato nella sinagoga, si mise a discorrere
con i Giudei. Essi lo pregarono di rimanere da loro più a lungo, ma egli non
acconsentì; e dopo aver preso commiato e aver detto che, Dio volendo, sarebbe
tornato da loro un'altra volta, salpò da Efeso (Atti 18:19-21). Vi lasciò Priscilla ed Aquila, promettendo di
tornare e fu questa coppia ad incontrare Apollo: Ora un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria,
uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso. Egli era stato
istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunziava e
insegnava accuratamente le cose relative a Gesù, benché avesse conoscenza soltanto del battesimo di
Giovanni. Egli cominciò pure a parlare con franchezza nella sinagoga. Ma
Priscilla e Aquila, dopo averlo udito, lo presero con loro e gli esposero con
più esattezza la via di Dio (Atti 18:24-26).
Quando lapostolo Paolo vi tornò, trovò un
piccolo gruppo. Il vero grande risveglio si verificò
durante la permanenza di Paolo: Mentre
Apollo era a Corinto, Paolo, dopo aver attraversato le regioni superiori del
paese, giunse a Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse: «Riceveste lo Spirito Santo quando credeste?» Gli risposero:
«Non abbiamo neppure sentito dire che ci sia lo Spirito Santo». Egli disse
loro: «Con quale battesimo siete dunque stati battezzati?» Essi risposero: «Con
il battesimo di Giovanni». Paolo disse: «Giovanni battezzò con il battesimo di
ravvedimento, dicendo al popolo di credere in colui che
veniva dopo di lui, cioè, in Gesù». Udito questo,
furono battezzati nel nome del Signore Gesù; e, avendo Paolo imposto loro le mani, lo Spirito
Santo scese su di loro ed essi parlavano in lingue e profetizzavano. Erano in
tutto circa dodici uomini. Poi entrò nella sinagoga e qui parlò con molta
franchezza per tre mesi, esponendo con discorsi persuasivi le cose relative al regno di Dio. Ma
siccome alcuni si ostinavano e rifiutavano di credere dicendo male della nuova
Via davanti alla folla, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli e
insegnava ogni giorno nella scuola di Tiranno. Questo durò due anni. Così tutti
coloro che abitavano nell'Asia, Giudei e Greci,
udirono la Parola del Signore (Atti 19:1-10).
La Chiesa fu affidata ad un collegio di anziani:
Da Mileto
mandò a Efeso a chiamare gli anziani della Chiesa (Atti 20:17). In
seguito il suo collaboratore Timoteo, prese la cura della Chiesa di Efeso, dove purtroppo erano cominciati seri problemi: Ti ripeto l'esortazione che ti feci mentre andavo
in Macedonia, di rimanere a Efeso per ordinare ad alcuni di non insegnare
dottrine diverse e di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le
quali suscitano discussioni invece di promuovere l'opera di Dio, che è fondata
sulla fede. Lo scopo di questincarico è l'amore che
viene da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Alcuni
hanno deviato da queste cose e si sono abbandonati a discorsi senza senso.
Vogliono essere dottori della legge ma in realtà non sanno né quello che dicono
né quello che affermano con certezza (1Timoteo 1:3-7).
Dopo Timoteo, responsabile della Chiesa di Efeso sarà Tichico, il latore
della lettera agli Efesini: Tichico l'ho mandato a Efeso (
2Timoteo 4:12). La
Chiesa cristiana di Efeso aveva dunque una profonda
conoscenza biblica, avendo avuto come pastori Paolo, Apollo, Timoteo e
Giovanni. La tradizione vuole che in Efeso vi abitarono
Giovanni e Maria.
Questa prima lettera, come pure tutte le
altre, é indirizzata allangelo della Chiesa locale: «All'angelo della
Chiesa di Efeso scrivi
» (Apocalisse 2:1).
Alcuni
pensano che si tratti di un angelo protettore della Chiesa. In realtà la parola
angelo, in greco, significa messaggero e, ordinariamente, era usata per
indicare sia il messaggero umano che quello sovrumano, cioè
l'angelo. Per questo molti ritengono che l'angelo in questione sia il pastore
della Chiesa, che deve vegliare su di essa: Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo
al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la Chiesa di
Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue. Io so che dopo la mia
partenza si introdurranno fra di voi lupi rapaci, i
quali non risparmieranno il gregge; e anche tra voi stessi sorgeranno uomini
che insegneranno cose perverse per trascinarsi dietro i discepoli. Perciò
vegliate, ricordandovi che per tre anni, notte e giorno, non ho cessato di
ammonire ciascuno con lacrime (Atti 20:28-31).
La descrizione di Cristo.
Ad Efeso il Signore si presenta con una Sua caratteristica, che
sarà sempre diversa a seconda dei bisogni e dello
stato morale della Chiesa a cui si indirizza. Egli non usa mai formule
stereotipate o ripetitive. Conosce le necessità individuali,
va incontro a ciascuno personalmente, per benedirlo ed aiutarlo. A
conferma di quanto sopra detto, la lettera si apre rivelando che Cristo tiene
nella Sua destra i conduttori delle Chiese. La mano destra esprime forza, ma al
tempo stesso autorità, quindi il Signore protegge e guida i responsabili delle
Chiese. Egli li conosce e ha un grande interesse per loro. Egli è Colui che li manda, li protegge, li sostiene, li premia ed
anche li riprende, li toglie e li punisce: Queste
cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo
ai sette candelabri d'oro (Apocalisse 2:1).
Con questa premessa Gesù ricorda che Egli
fonda la Chiesa, la edifica, la sostiene e la tiene nella Sua mano: E anch'io ti dico: tu sei Pietro e su questa
pietra edificherò la mia Chiesa e le porte del soggiorno del
morti non la potranno vincere (Matteo 16:18). In altre
parole Egli ribadisce la Sua centralità: Gesù è il vivente, il supremo pastore della Chiesa: Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo
ha dato per capo supremo alla Chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di
colui che porta a compimento ogni cosa in tutti (Efesini 1:22,23). Mentre lo Spirito Santo distribuisce i carismi e Dio
Padre compie le operazioni, è Gesù Colui
che distribuisce i ministeri: Ora vi è diversità di doni, ma vi è un
medesimo Spirito. Vi è diversità di ministeri, ma non v'è che un medesimo
Signore. Vi è varietà doperazioni, ma non vi è che un medesimo Dio, il quale
opera tutte le cose in tutti (1Corinzi 12:4-6).
Proprio nella sua lettera agli Efesini, Paolo ribadirà questo aspetto dottrinale: É lui (Gesù Cristo), che ha dato alcuni come apostoli, altri come
profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per il
perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministerio
e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità
della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini
fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo (Efesini
4:11-13). Questo cinsegna che, come credenti siamo Chiesa, non perché abbiamo una certa struttura,
organizzazione o gerarchia, ma solo perché Cristo é al centro e dipendiamo da
Lui. Come é detto nella parabola della vite e dei tralci, dobbiamo essere uniti
alla vite per portare frutto, altrimenti siamo tralci infruttuosi destinati al
fuoco. Siamo sicuri solo nelle mani di Cristo: Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e
io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia
mano (Giovanni 10:27,28).
Se le sette stelle in mano al Signore sono i pastori, ci viene detto che Gesù cammina anche
in mezzo ai credenti: Queste cose dice
colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette
candelabri d'oro (Apocalisse 2:1). Il Signore cammina in mezzo alle Chiese: Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che
sono e quelle che devono avvenire in seguito, il mistero delle sette stelle che
hai viste nella mia destra e dei sette candelabri
d'oro. Le sette stelle sono gli angeli delle sette Chiese e i sette candelabri
sono le sette Chiese (Apocalisse 1:19,20).
Gesù conosce con estrema precisione i pensieri e
gli atteggiamenti dei singoli credenti. Il
fatto che cammini in mezzo ai candelabri, ci dice della rigida ispezione che
Egli compie perché la Chiesa risplenda emanando la Sua luce: Voi siete la
luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta e non
si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli
che sono in casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché
vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre
vostro che è nei cieli (Matteo 5:14-16).
Questo messaggio simpone alla nostra attenzione fin dalle prime
parole. L'incontro con il Signore non é mai qualcosa di vago
o di banale. Egli dice immediatamente: lo conosco
le tue opere, so tutto di te: Io
conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza; so che non puoi
sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano apostoli ma
non lo sono e che li hai trovati bugiardi. So che hai costanza, hai sopportato
molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato (Apocalisse 2:2,3).
Il Signore non ricorre agli artifici usati spesso dagli uomini per
dissimulare la realtà o nascondere qualche aspetto riguardante il comportamento
della nostra vita. Se è importante quello che gli uomini pensano della Chiesa
ed in particolare modo della Chiesa locale, è molto più importante quello che Gesù pensa e dice della
Chiesa. Difatti solo il giudizio di Cristo è quello veritiero e corrispondente
alla realtà della nostra condizione. Gesù è
onnisciente perché è Dio. Non c'è nulla che possa essere nascosto al Suo
sguardo. Questa dichiarazione: Io conosco, traduce in parole il senso del
simbolo degli occhi simili a fiamme di fuoco: E non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte
le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo
rendere conto (Ebrei 4:13). Perciò il sapere che Dio conosce, da un lato può
metterci in crisi perché non possiamo nascondergli nulla, ma dall'altro lato
cincoraggia perché possiamo contare sulla sua piena comprensione. I credenti di Efeso
si distinguevano per il loro zelo e le loro attività nellopera del Signore.
Non era certo una comunità stagnante: Perciò
anch'io, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore
Gesù e del vostro amore per tutti i santi, non smetto
mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere (Efesini 1:15,16).
Per ben due volte la lettera parla di comessi hanno lavorato per il nome di Cristo. nonostante le difficoltà e le tribolazioni. Questi santi
avevano imparato ad aver fiducia nel Signore in mezzo a tutti i patimenti, come
si può apprendere dalla parola costanza. Non avevano tollerato il male in
mezzo a loro. Quanto alla dottrina, non erano soltanto competenti per
denunciare i falsi insegnamenti, ma sapevano anche allontanare gli eretici
dalle loro file. Avevano messo alla prova falsi apostoli e li avevano
smascherati con coraggio ed espulsi dallassemblea. La
comunità di Efeso era sotto questaspetto
una Chiesa modello, meritevole di alto elogio. Comprendiamo
da questi versi che tra gli sforzi di Satana per distruggere la Chiesa dEfeso,
non mancò l'inganno. Così apparvero uomini che si proclamavano apostoli, ma,
messi alla prova, questi si rivelarono degli autentici ingannatori. Una delle tattiche di cui si serve Satana é quella di cercare di
trarre in inganno quelli che vogliono restare fedeli al loro Dio. Fu per
mezzo di un inganno che Satana riuscì a trascinare Eva alla disubbidienza, perché
cogliesse e gustasse il frutto dell'albero proibito. Perciò
è importante rimanere ancorati alla fedele Parola. Inoltre, troviamo un altro
elogio alla santità. Gli Efesini detestavano le opere
dei Nicolaiti: Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti,
che anch'io detesto (Apocalisse
2:6). La Chiesa di Efeso odia le opere dei Nicolaiti,
come anche Cristo. In quanto Dio santo, Egli odia il
peccato in tutte le sue forme. Qui è molto importante rilevare che Gesù e la Chiesa detestano le opere
dei Nicolaiti e non i Nicolaiti
stessi. Ma chi erano i Nicolaiti? Non si sa esattamente chi fossero.
Esistono in merito due ipotesi:
PRIMA IPOTESI.
Una tradizione raccolta nel 2°secolo da Ireneo e da Ippolito si
riallaccia al diacono Nicola (Atti 6:5), che
trasformava la grazia di Dio in dissolutezza sconfinando nel lassismo morale ed
etico, praticando e predicando la licenza dei costumi. In forza di questa
dottrina, i credenti mischiavano il cristianesimo con il paganesimo realizzando
quel sincretismo religioso che permetteva loro di vivere nella licenziosità,
nellimmoralità e nella pratica dei riti pagani.
SECONDA IPOTESI.
Altri
commentatori, rifacendosi al nome, formato da Nikao
che significa vincere, conquistare, dominare e laos
che significa popolo, pensano che si tratti di un gruppo che voleva
introdurre fra il popolo di Dio la distinzione fra clero e
laici, quindi l'inizio dellaberrazione del clericalismo. Di costoro si
parla di nuovo nella lettera a Pergamo (Apocalisse 2:15).
Il rimprovero.
Sembra quasi
impossibile che una Chiesa tanto lodata per il suo lavoro e la sua fatica,
tanto lodata per la sua stabilità e la sua costanza, tanto lodata per la sua
disciplina e la sua morale, sia da censurare. Cosa ci
può essere da deplorare ad una Chiesa sana in fatto di dottrina e di vita
morale, che sopporta con costanza le prove? Il male non è di quelli che si
vedono. Il corpo è intatto, ma lanima è ammalata. Le membra funzionano, ma il
cuore non batte più come dovrebbe. Efeso ha lasciato affievolire il suo primo
amore: Ma ho questo contro di te: che hai abbandonato il tuo primo amore (Apocalisse
2:4). Le parole di Gesù
appaiono come un duro rimprovero. Nonostante tutto il loro zelo, i credenti di Efeso presentavano un grave difetto: avevano dimenticato
il loro primo amore, cioè Cristo stesso, la salvezza, la vita eterna e tutti i
doni di Dio. Efeso somiglia a quella donna che indefessamente
lavora dallalba fino alla tarda sera, che educa i figli, li segue
scrupolosamente, pulisce la casa in modo accurato, stira, cuce, prepara con
attenzione il pranzo e la cena per tutta la famiglia: in lei apparentemente non
vi è nulla da rimproverare, ma il fuoco dellamore si è spento; non ama più suo
marito! Lapostolo Paolo parla della rinuncia, del sacrificio di se stessi,
toccandone lapice ossia il martirio: Essere ucciso per Cristo, essere arsi
per Cristo. Eppure egli dirà che senza amore, non giova a nulla: Se
distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso e non avessi amore, non mi gioverebbe a
niente (1Corinzi 13:3).
Si racconta
di un martire cristiano che inchiodato sul palo per essere arso vivo per
Cristo, non volle perdonare un suo fratello in fede
che gli chiedeva perdono. A che cosa è servito quel sacrificio?
Ecco dunque che lo sguardo del Signore va oltre, scruta e sonda il cuore
che non ha più i palpiti di una volta, il fervore e lo zelo di prima, lamore
per Cristo, lamore per i fratelli. Quando il cuore si fa debole, la
vita intera è gravemente minacciata. Gesù non ricorre
all'adulazione, non é cieco, anzi sa valutare con obiettività. C'è molta
franchezza in queste parole, perché il Signore non lascia correre. Ricorda il
bene, ma denuncia il male. Sa che esso é come un cancro maligno che procede
inesorabilmente. Egli sa che sebbene gli Efesini
esteriormente erano ancora pieni damore, i loro cuori
erano intimamente freddi. È interessante notare che il termine amore, è agapen, che insieme a agapao e
agape, indicano sempre lamore di Dio che offre senza chiedere nulla in
contraccambio. Questi termini si riferiscono al rapporto tra Dio e l'uomo (Deuteronomio 6:5). Questo amore
divino agapao, che é l'essenza stessa di Dio
(1Giovanni 4:8), indica in primo luogo, l'attitudine
di tenerezza e di misericordia di Dio verso l'uomo (Giovanni 3:16) e poi
l'attitudine di reciproco perdono ed affetto dei credenti tra di loro (Giovanni
13:34).
Il termine phileo, invece, si riferisce
all'affetto per una persona cara. Questo indica in particolar modo lamicizia
(philia), lamico (philos),
la solidarietà espressa attraverso un bacio, un abbraccio (philema)
tipiche espressioni di amore fraterno (Romani 12:10;
Luca 10:27,28).
Un altro termine é eros, che indica
l'amore passionale e possessivo, il desiderio dei sensi e l'attrazione sessuale. L'amore per Cristo, che i credenti debbono nutrire in modo vibrante, viene cantato in modo
stupendo nel libro del Cantico dei Cantici (C.d.C.2:16;
6:3; 7:11) e nella riabilitazione di Pietro (Giovanni 21:15-17).
Intorno a questultimo verso é
interessante notare che:
a) Nella prima domanda, Gesù
usa il verbo agaphen, amore profondo che indica
quello di Dio, mentre Pietro risponde con philein,
amore fraterno (verso 15);
b) Ciò
si ripete anche la seconda volta (verso 16);
c) La terza volta é
Gesù che usa il verbo philein
(verso 17) mettendosi, come dire, allo stesso livello di Pietro. Certamente
Pietro é consapevole della sua pochezza e, dopo il rinnegamento, comprende di
non saper amare come Gesù, ma l'ultima domanda del
Maestro gli dà una risposta chiara: Gesù lo aveva
compreso ed accettato.
Gli Efesini si accontentano di possedere una giusta dottrina e
di operare ben guidati da un vivo senso del dovere che difettava, però, di
comprensione e d'amore cristiano. Forse erano così affaccendati da non poter dedicare
neanche una parte del loro tempo ad aprire il loro cuore all'amore e
all'adorazione di Cristo Gesù. Il loro zelo era
diventato solo una mera ortodossia ed ipocrisia religiosa o peggio ancora,
abitudine. Lespressione usata da San Giovanni, si rifà al versetto biblico:
Và e grida alle orecchie di Gerusalemme: Così dice il Signore: Io mi
ricordo dell'affetto che avevi per me quand'eri giovane, del tuo amore da
fidanzata, quando mi seguivi nel deserto, in una terra non seminata
(Geremia 2.2). Gesù,
nel Suo discorso profetico, aveva avvertito i suoi discepoli di questo tremendo
pericolo: Poiché l'iniquità aumenterà, l'amore dei più si raffredderà (Matteo
24:12). Quando non si commettono grossi
crimini, si é tentati di dire: Cosa ho fatto di
male? Allora il Signore é costretto a dire:
Hai abbandonato il tuo primo amore. Non
sei più quello di prima.
Quando mi hai conosciuto e sei stato toccato dalla
grazia, hai sperimentato la salvezza.
Quale amore, quale gioia. Testimoniavi con entusiasmo... eri
comunicativo.
Sentivi il bisogno di studiare la Parola, di approfondirla,
di pregare,
di ricercare la comunione fraterna, partecipavi a tutte le attività,
mi davi il primo posto. Ma adesso, nonostante le
apparenze, le tradizioni,
non sei più così: Hai abbandonato il tuo primo amore.
È importante esaminarci davanti al Signore. Ogni allontanamento,
apostasia o deviazione, comincia sempre così. Il Signore per questo motivo é
severo e dice: Ho questo contro di te.... Quello che accadde ad Efeso si ripete
ancora ed é il problema di tante Chiese. La vita spirituale della Chiesa è in
pericolo quando si abbandona il primo amore Se distribuissi tutti i miei
beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a
essere arso e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente (1Corinzi
13:3). Torna
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LE CAUSE CHE PORTANO ALLA PERDITA
DEL PRIMO AMORE.
La Chiesa deve nutrire il primo amore per il Signore, ma molte sono
le cause che cercano di allontanarla da questo amore
genuino e sincero. Purtroppo molte sono le volpi che cercano di guastare
l'amore tra Cristo e la sua Chiesa. Basta che alcuni elementi negativi si
facciano spazio nella vita del credente e della Chiesa per perdere il primo
amore.
A. La
trascuratezza.
Porta inevitabilmente verso l'indifferenza, l'apatia spirituale,
l'inattività, la rilassatezza morale ed il legalismo religioso. È sicuramente
molto pericoloso quando i credenti iniziano a trascurare gli elementi
fondamentali e portanti della vita cristiana:
q Trascurare la
preghiera. La
Bibbia esorta ad esseri attivi nella preghiera personale e comunitaria.
q Trascurare la
Parola. La Bibbia esorta
invece ad essere, come Esdra, versati nella Parola perché è unico strumento
che ci permette di combattere il nemico.
q Trascurare i
culti e la comunione fraterna. La Bibbia esorta coloro che pensano di
poter vivere da soli senza l'ausilio della comunità, a ricercare la "Koinonia". Quando i credenti
cominciano a trascurare la preghiera, la Parola e la vita comunitaria perdono
sicuramente quella pienezza necessaria per poter vivere la vita cristiana
allinsegna dellamore e secondo la Parola e la volontà di Dio.
Forse per questa ragione l'apostolo Paolo esorta la Chiesa di Efeso a fare molta attenzione, perché la loro condizione
di leggerezza spirituale - che indica questo stato di mancanza del primo
amore poteva portare a rattristare lo Spirito Santo che tiene viva la
fiamma dell'amore nella vita del credente Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati
suggellati per il giorno della redenzione (Efesini
4:30).
B.
L'orgoglio.
Lorgoglio è l'emanazione forte dell'ego umano, che cerca di
imporsi su tutto e tutti. L'etimologia ci porta a due antichi termini:
Ø
Il greco fysico, fysiosis, da fysa, che significa soffio, gonfiarsi (1Corinzi 5:5; Colossesi 2:18) ed indica la
superbia e linsolenza.
Ø
Il greco tyfoo, da tyfos, che significa
fumata, vanità, pieno di fumo ed indica la presunzione (1Timoteo 3:6; 6:3-4; 2Timoteo 3:4).
L'orgoglio é stato la causa prima del
peccato nell'universo, quando Lucifero si ribellò contro Dio. L'orgoglio é un pericolo
anche per i credenti e sarà una caratteristica degli ultimi tempi (2Timoteo 3:1-5). Quando il credente comincia a dare forza alla propria
giustizia e alla propria persona cade immancabilmente nel peccato di orgoglio. La Bibbia esorta a ricercare una vita di umiltà. L'apostolo Paolo stesso si propone come esempio di umiltà cristiana (Efesini
3:7,8; 4:1,2).
C.
La mondanità.
Sembra una parola d'altri tempi ed invece è uno dei pericoli più
terribili che minacciano la Chiesa doggi. Il termine mondanità deriva da kosmos che, nella Bibbia, indica l'universo (Giovanni 17:5), la terra abitata dall'uomo (Matteo 4:8; Colossesi 1:6), l'umanità (Matteo 5:14; Giovanni 3:16) e
l'insieme dei desideri e del potere che l'uomo ricerca (Matteo 16:26; Luca
9:25; Giovanni 3:17).
In questo senso, quindi, mondanità indica coloro
che rifiutano Cristo e l'Evangelo (Giovanni 1:10). Ormai i mass-media
bombardano le persone e le famiglie, con i loro messaggi che, nella
stragrande maggioranza dei casi, sono contrari alle leggi morali dell'Evangelo.
Come ha affermato qualcuno nel passato, con la TV i
credenti hanno fatto entrare il mondo in casa, laddove per mondo sintende
tutto ciò che è riprovevole dal punto di vista scritturale e biblico. In altre
parole indica landazzo del mondo con i suoi usi e costumi in contraddizione
con i principi cristiani nonché quell'etica
antibiblica che tanta approvazione trova nelle moderne generazioni (rapporti
prematrimoniali, omosessualità, convivenza). La Bibbia ci descrive Satana come
il principe di questo mondo, pertanto laddove c'è malvagità, cattiveria,
immoralità, là c'è il mondo. L'apostolo Paolo desidera sottolineare
agli Efesini quale deve essere invece, il carattere e
l'etica del cristiano.
È interessante rilevare che:
A. I
piaceri del mondo sono fugaci ed effimeri (Ebrei: 11:24,25; Ecclesiaste 11:8;
5:9,10;1Giovanni 2:17).
B. Chi ama il mondo
non ama Dio (1Giovanni
2: 15,16; Romani 8:7; Giacomo 4:4).
C. Cristo ha vinto il
mondo, salvando i peccatori che si ravvedono
(Giovanni 12:47; 1Timoteo 1:15; Giovanni 3:17; 16:33).
D. I
credenti devono rinunciare al mondo (1Pietro 1:14; Romani 12:2; Giacomo 1:27)
perché hanno vinto il mondo (1 Giovanni 4:4; Efesini
2:19).
E. La
Chiesa ha una cittadinanza celeste (Filippesi 3:20; Giovanni 17:14; 1Pietro 2:11).
La Sacra Scrittura esorta a non avere rapporti col mondo, nel senso
di non allinearsi ad esso (Galati
5:16-22; 2Corinzi 6:14-18). La mondanità si combatte e si sconfigge con una
spiritualità che coinvolge il cuore ed i pensieri, nonché
le azioni della quotidianità. Quando lo Spirito Santo
agisce in noi, tiene viva la fiamma dellamore in ogni tempo e circostanza.
L'IMPORTANZA DELL'AMORE NELLA VITA DELLA CHIESA.
L'amore é l'essenza del frutto dello Spirito, infatti
è citato per primo (e non é un caso): Il frutto dello Spirito invece é
AMORE... (Galati 5:22).
Infusa nel cuore dei credenti direttamente da Dio la carità è
l'elemento essenziale e vivificante per la vita cristiana. Difatti, non sarebbe
possibile realizzare la Koinonia, cioè la comunione fraterna, senza l'elemento aggregante per
eccellenza: l'amore. L'apostolo Paolo lo definisce come legame di perfezione
(Colossesi 3:14) ed esorta
la Chiesa a realizzare appieno l'unità dello Spirito: Sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito
con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure
siete stati chiamati a una sola speranza, quella della
vostra vocazione. V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un
solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti,
fra tutti e in tutti (Efesini 4:3-6).
Nell'Antico
Testamento era un dovere del popolo amare l'Eterno (Deuteronomio
30:16; Salmo 31:23; Giosuè 23:11). Nel Nuovo
Testamento il Signor Gesù raccoglie tutta la legge
ed i comandamenti sono un solo testo: Ama il Signore...ed il prossimo. A
questo punto sorgono due domande alle quali la Bibbia risponde chiaramente. La
prima domanda é la seguente: Perché amare? La Sacra Scrittura così risponde:
·
Chi ha amore vero, é amato da Dio (Proverbi 8:17) e gode comunione con il Signore (1 Giovanni. 4:16).
·
Chi ha amore é liberato e protetto da Dio (Salmo 91:14; 145:20).
·
Chi ha amore godrà beni ineffabili (1Corinzi 2:9).
·
Chi ha amore avrà la vita e la felicità eterna (Giacomo 2:5).
·
Chi ha amore non sarà mai dimenticato da Dio (Ebrei 6:10).
·
Chi ha amore é oggetto delle promesse e delle
benedizioni di Dio (Deuteronomio
11:13-15).
La Seconda domanda é: Come deve essere il nostro amore? Anche in questo caso la Bibbia risponde in modo chiaro.
Infatti, oltre ad essere sincero (Romani 12:9;
2Corinzi 6:4-6) ed intenso (1Pietro. 4:8), lamore
deve somigliare:
Ø
All'amore di Cristo per noi (Giovanni 15:12;
2Corinzi 8:7-9).
Ø
Allamore del Padre per
noi (Matteo 5:44-48; Luca 6:35,36).
Ø
All'amore per noi stessi (Levitico
19:18; Romani 13:9,10).
Lamore spontaneo per il Signore è lapice della
vera spiritualità, abbandonarlo è il primo passo verso la caduta. Il
declino della Chiesa cominciò quando i cuori persero il loro primo amore. Il Signore
chiama in causa la nostra vita, vuole istruirci per renderci sempre più
conformi allimmagine di Suo Figlio ed alla Sua
volontà: Non conformatevi a questo
mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente,
affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona,
gradita e perfetta volontà (Romani 12:2).
Il Signore desidera che la Sua Chiesa compaia davanti a sé
gloriosa, irreprensibile, senza macchia e senza ruga, o altri simili difetti: Cristo ha amato la Chiesa e ha dato sé stesso per
lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della
parola, per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o
altri simili difetti, ma santa e irreprensibile (Efesini 5:25-27). Come credenti dobbiamo
accettare gioiosamente questo programma di rinnovamento giornaliero, finché
esso sia portato a compimento.
La Chiesa di Efeso viene esortata a
tornare ad amare Gesù come prima, anzi più di prima: Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e
compi le opere di prima; altrimenti verrò presto da te e rimuoverò il tuo
candelabro dal suo posto, se non ti ravvedi (Apocalisse 2:5).
Gesù
consiglia alla Chiesa la linea che deve seguire per poter ritornare al primo
amore e alla comunione col suo Salvatore. L'invito a cambiare é riassunto in
queste parole:
§
Ricordati dove sei caduto..., cioè
rifletti, pensa, sii onesto, non cercare scuse, rientra in te stesso, considera
la posizione di prima, quelliniziale e vedrai la
differenza. Del resto come può il credente ritornare a Dio se prima non si
rende effettivamente conto della sua condizione? Il figlio prodigo, non si sarebbe
mai deciso a ritornare dal padre per confessare i suoi peccati, se prima non si
fosse reso conto daver peccato! Ciò accadde nel momento in cui rientrò in sé.
Dunque lappello a ricordarsi la caduta, altro non indica che la sincera
riflessione che deve essere fatta davanti a Dio per scoprire se stessi e così confessare, a se stessi e a Dio il proprio
peccato. I credenti devono ricordarsi o meglio riconoscere davanti a Dio il
proprio peccato.
§
Ravvediti.... Alla riflessione sincera, deve seguire
una decisione per Cristo. La conversione è uninversione a
U. Il ravvedimento è linvito a lasciare quelle cose che erano
state abbandonate e successivamente riprese.
Così come il
figlio prodigo rientrò in sé, la Chiesa di Efeso
deve ricordarsi, ma così come il figlio prodigo decise di intraprendere la
strada del ritorno a casa del padre, la Chiesa di Efeso deve ravvedersi. Dio nel Suo grande ed eterno amore, offre ad
Efeso e a tutti quei credenti che hanno perduto il loro primo amore, la possibilità
di rimediare al loro primo errore ritornando sui propri passi. La grazia di Dio
è offerta a tutti coloro che si ravvedono, cioè a
quelli che pentiti sinceramente del peccato commesso, decidono per fede di
servire il Signore con tutto il cuore. Il ravvedimento è un dietro front al
peccato che implica:
· La convinzione di peccato.
·
La contrizione per il peccato.
·
La confessione del peccato.
·
La conversione dal peccato.
- Compi le opere
di prima, in altre parole, torna ad operare come facevi al principio. Cè un
richiamo forte ad operare come prima, non per un mero formalismo religioso, non
per filantropia, ma per amore e con amore. Non basta dire che siamo mancanti,
bisogna agire e cambiare. Forse l'apparenza di quello che facciamo è simile a quella iniziale, ma la qualità é diversa. Il Signore non
vuole abitudini, né tradizioni, Egli vuole il cuore (Proverbi 23:26).
Al figlio prodigo non bastò
rendersi conto di aver fame, non bastò sentirsi preso da una gran
nostalgia per il padre. Il suo ravvedimento fu completo solo quando si pose in
cammino verso casa e continuò, finché non senti l'abbraccio e il bacio del
padre. Era questo l'effetto che il ricordo di giorni migliori avrebbe dovuto
produrre in quella Chiesa.
Forse anche tu hai perduto un po' dell'ardore di una volta; forse
anche il cuore tuo si é un po' raffreddato. Allora, torna a Dio e compi le
opere di prima.
- Altrimenti verrò presto da te e rimuoverò il tuo candelabro....
Sarai esonerato, licenziato! Che desolazione essere
cristiani, ma nello stesso tempo essere messi da parte! Quanti
hanno fatto questa fine.
Gesù è il Salvatore di colui
che si ravvede ed è sicuramente il giusto giudice di chi rifiuta la Sua
grazia. La Parola di Dio afferma e ci avverte che il giudizio comincia dalla
casa di Dio: Infatti è giunto il tempo in cui il giudizio deve
cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi, quale sarà la fine di
quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio? E se il
giusto è salvato a stento, dove finiranno l'empio e il peccatore?
(1Pietro 4:17,18).
Rimuovere il
candelabro, implica la perdita della stessa essenza della Chiesa, cioè la sua identità di Chiesa del Signore. Se Dio ritira il Suo Spirito e la Sua presenza dalla Chiesa,
cosa ne rimane?
Quando il popolo del
Signore o la Comunità che Dio ha chiamato, non assolve più il suo compito di
testimonianza di fedeltà a tutto lEvangelo, Dio può rimuovere il candelabro
e metterlo in un altro posto. La storia lo dimostra. Quanti grandi movimenti di
risveglio si sono arenati a motivo della mondanizzazione
e della caduta dalla posizione e dal ruolo per cui Dio
li aveva chiamati?
Il movimento pentecostale è caratterizzato da
un ritorno alla semplicità della fede, allannuncio dellEvangelo, al battesimo
nello Spirito Santo, alle conversioni (e non adesioni), alla santificazione.
Perdere queste peculiarità significa cadere nella trappola dei moderni Nicolaiti del nostro tempo e vedere il candelabro
rimosso.
La Bibbia afferma che, come Giudice Gesù Cristo premierà i credenti secondo le opere che
avranno fatte, perciò è necessario fare molta attenzione. Dopo la morte seguirà
il giudizio per coloro che avranno rifiutato lamore di
Dio. Per questi ci sarà la morte eterna, cioè leterna
separazione da Dio e non certo lannientamento. Cè una grande
responsabilità che grava su di noi. Gesù ci chiama a
santità. Perciò bisogna fare molta attenzione. Il
mondo ha mille metodi per entrare nella Chiesa e seminare il terribile seme dei
Nicolaiti. I credenti sono chiamati a lottare fino
alla fine: Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra
comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere
strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre (Giuda
3).
La Chiesa di Efeso è
chiamata a prendere posizione e ad ascoltare la voce di ciò che lo
Spirito dice alle Chiese; ascoltare il consiglio di Cristo per essere credenti
vittoriosi e ricevere il premio, oppure rifiutare lappello del Signore dando
ascolto allo spirito di questo mondo ed incorrere nel giusto giudizio di Dio.
Efeso non raccolse la sfida ed é per questa ragione che questa
testimonianza non esiste più. Qui nacque nel 5° secolo
il culto idolatra e antibiblico di Maria Madre di
Dio, proprio per contrapporlo al culto della grande
dea Diana degli Efesini. Infine la città stessa fu
distrutta dagli eserciti Maomettani e oggi il suo luogo è solo un ammasso di
rovine, non resta nulla, salvo un sito di capanne del villaggio di Aiosoluk. Efeso non raccolse la
sfida. Questo é vero di tante testimonianze un tempo
fiorenti, poi finite senza seguito. Lo stesso dicasi
di tante persone: Voi siete il sale
della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli
uomini (Matteo 5:13).
Efeso è un avvertimento solenne sul quale dobbiamo riflettere. Dio
non parla invano. Bisogna vivere nellamore e con zelo: Soltanto desideriamo che ciascuno di voi dimostri
sino alla fine il medesimo zelo per giungere alla pienezza della speranza,
affinché non diventiate indolenti ma siate imitatori di quelli che per fede e
pazienza ereditano le promesse (Ebrei 6:11,12).
A conclusione di questa lettera viene
rivolto un accorato invito ad ascoltare la voce di Dio anche perché Egli fa una
bella promessa: Chi ha orecchi ascolti
ciò che lo Spirito dice alle Chiese. A chi vince io darò da mangiare
dell'albero della vita, che è nel paradiso di Dio (Apocalisse 2:7). Questa missiva volge alla conclusione con
queste parole: Chi ha orecchi ascolti ciò
che lo Spirito dice alle Chiese. Un invito che sarà ripetuto in tutte e sette
le lettere a conferma della necessità di ascoltare la voce di
Dio: Poi mi disse: «Figlio d'uomo, ricevi nel tuo cuore
tutte le parole che io ti dirò e ascoltale con le tue orecchie (Ezechiele
3:10). È molto edificante
considerare che non vi è nessuna condanna per coloro che
ascoltano la voce dello Spirito Santo. La parola a chi vince, evoca una
battaglia: Rivestitevi della completa armatura
di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro
combattimento infatti non è contro sangue e carne ma
contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di
tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi
celesti (Efesini 6:11,12).
Al vincitore
è promesso un premio per leternità: potrà «mangiare dell'albero della vita,
che sta nel paradiso di Dio». In questo caso il paradiso indica la Nuova
Gerusalemme, in cielo, che Dio ci ha promesso. Lalbero della vita simboleggia
limmortalità, la vita eterna. Adamo, il primo uomo, perse a causa della sua
disubbidienza il diritto di mangiare dell'albero della
vita e, infatti, non ne mangiò. Ma ciò che andò perduto a causa del peccato é
dato adesso a colui che vince ed in misura maggiore;
poiché egli non mangia di un albero della vita che é sulla terra, come ai
giorni di Adamo, ma dell'albero della vita che é «nel paradiso di Dio». Per
poter mangiare dall'albero della vita, Adamo avrebbe dovuto
rimanere nel suo stato iniziale d'innocenza; ora invece bisogna vincere. Il
peccato é nel mondo, l'azione del male si trova ovunque, persino in mezzo alla
Chiesa. Soltanto per mezzo della fedeltà, che si traduce in un'obbedienza
assoluta alla Parola di Dio, mettendola al di sopra di
ogni parola d'uomo, il singolo credente può essere vincitore: In mezzo alla
piazza della città e sulle due rive del fiume stava l'albero della vita. Esso
dà dodici raccolti all'anno, porta il suo frutto ogni
mese e le foglie dell'albero sono per la guarigione delle nazioni. Non ci sarà
più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'Agnello; i
suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome
scritto sulla fronte
Beati quelli che lavano le loro vesti per aver diritto
all'albero della vita e per entrare per le porte della città! (Apocalisse
22:2-4,14).
È un premio
per tutti coloro che vincono!
Lapplicazione profetica:
Il Cristianesimo nel tempo apostolico.
Nella
presentazione delle sette Chiese abbiamo affermato che questi messaggi
riguardano in modo specifico le diverse Chiese locali, esistenti in quel
tempo, ma abbiamo anche sostenuto che queste sette lettere indicano la storia
della Chiesa dallinizio fino alla fine. Chi crede in questapplicazione
ritiene che questa lettera descriva la Chiesa apostolica, già al suo
tramonto. Come per la Chiesa di Efeso, le
caratteristiche storiche dominanti di quell'epoca
erano la dottrina apostolica, la condotta avveduta e la fatica zelante per il
Signore, ma tuttavia anche l'incostanza del cuore. Quando l'amore per Cristo
cominciò a declinare nei fedeli, tanto più essi
presero a servirlo per un senso di semplice dovere. Secondo loro erano graditi
a Dio in conformità a quanto essi avessero fatto per
lui. Da questa falsa motivazione al legalismo non c'era che un passo.
Uno dei contrassegni più importanti di una fede vitale sta nella
purezza delle motivazioni. Se ricordiamo quanto Cristo
ci ha amato, non potremmo rispondergli altrimenti, se non ricambiando il Suo
amore.
Non solo bisogna servire il Signore fedelmente ma bisogna anche
conservare il nostro amore intatto per Lui.