Le Chiese vetero-cattoliche

cattolicesimo

Quando ci si trova di fronte a una Chiesa che si definisce “vetero-cattolica” le cose non sono immediatamente evidenti. Infatti tutta una serie di “piccole Chiese” guidate da “vescovi vaganti”, che derivano la loro successione apostolica – più o meno certa – da Chiese membre dell’Unione di Utrecht, si intitolano volentieri “vetero-cattoliche”. Queste “piccole Chiese” non hanno tuttavia né la consistenza numerica, né la tradizione storica – consolidata anche attraverso la partecipazione al movimento ecumenico – dell’Unione di Utrecht. Questo movimento deriva le sue origini da tre fenomeni successivi:

a.    l’esistenza in Olanda di un gruppo di giansenisti che, non accettando la condanna di Papa Clemente XI (1649-1721) nella bolla Unigenitus del 1713, si separano da Roma negli anni 1719-1724, ottenendo gli ordini episcopali per il loro leader Cornelius Steenhoven (1662-1725), eletto arcivescovo “vetero-cattolico” di Utrecht il 27 aprile 1723 e consacrato da un vescovo missionario cattolico francese di tendenze gianseniste, Dominique Marie Varlet (1678-1742), ad Amsterdam, il 15 ottobre 1724;

b.   il rifiuto da parte di una minoranza di cattolici e di alcuni teologi, soprattutto di lingua tedesca, di accettare il dogma dell’infallibilità del Papa proclamato dal Concilio Vaticano I (1869-1870). I sostenitori più estremi di questo rifiuto si separano dalla Chiesa di Roma e uno dei loro capi, il tedesco Josef Hubert Reinkens (1821-1896) – docente e rettore presso l’Università di Breslau –, riesce a convincere i vescovi olandesi legati alla sede giansenista di Utrecht a eleggerlo (il 4 giugno 1873) e consacrarlo con il titolo ufficiale di “vescovo cattolico dei vetero-cattolici”, l’11 agosto 1873. Dalla prima Chiesa vetero-cattolica, tedesca, nascono le altre in Austria, Svizzera, Cecoslovacchia, Jugoslavia (con tentativi di minore successo, almeno numerico, in Francia, Italia, Spagna e altri paesi). Il 24 settembre 1889, presso l’abitazione del cofirmatario arcivescovo di Utrecht, Johannes Heykamp (1824-1892), Josef Hubert Reinkens sottoscrive assieme a Casparus Johannes Rinkel (1826-1906), vescovo di Haarlem, Cornelius Diependaal (1829-1893), vescovo di Deventer, ed Eduard Herzog (1841-1924), vescovo della Chiesa Vetero-Cattolica della Svizzera, la Dichiarazione di Utrecht, in cui sono compendiati alcuni principi ecclesiastici generali. In essa si afferma anzitutto la volontà di rimanere vincolati alla fede della “vecchia Chiesa” così come è stata affermata nelle decisioni dogmatiche e dichiarata nei simboli ecumenici del primo millennio. In secondo luogo si rifiutano e respingono “i decreti del Vaticano del 18 luglio 1870 [in particolare, il decreto Pastor Aeternus] sull’infallibilità e l’episcopato universale o l’onnipotenza ecclesiastica del Papa romano”, cui si riconosce comunque il “primato storico” di primus inter pares. È respinta la dichiarazione del beato Papa Pio IX (1792-1878) dell’anno 1854 “sull’immacolato concepimento di Maria, non fondata sulla sacra scrittura e nella tradizione dei primi secoli”. Inoltre, rinnovando “tutte le proteste che la vecchia Chiesa cattolica dell’Olanda già in tempi passati ha sollevato contro Roma”, si giudicano in contraddizione con l’insegnamento della vecchia Chiesa le costituzioni Unigenitus (1713), Auctorem Fidei (1794), il Syllabus (1864), e si respinge il Concilio di Trento (1545-1563) nelle decisioni dogmatiche che riguardano la disciplina;

c.    infine, l’Unione di Utrecht ha ammesso nel suo seno alcune Chiese di origine nazionale ed etnica separatesi da Roma in quanto rifiutano una direzione internazionale o “straniera”, come la Chiesa Nazionale Cattolica Polacca degli Stati Uniti (tuttavia separatasi dal’Unione di Utrecht nel 2003), e anche Chiese nazionali la cui separazione da Roma è avvenuta particolarmente per ragioni politiche (in Spagna, Portogallo, Filippine), le cui origini e la cui teologia derivano piuttosto dalla Chiesa anglicana. Il numero di Chiese aderenti all’Unione di Utrecht tende a non rimanere costante nel tempo. Separazioni sono avvenute, in particolare, intorno alla questione del sacerdozio delle donne, accolto da alcune Chiese dell’Unione di Utrecht (per esempio l’Église catholique chrétienne della Svizzera, che nel 2000 ha ordinato per la prima volta una donna al sacerdozio, facendo seguito all’ordinazione di Angela Berlis e Regina Nickel Bossau, avvenuta in Germania il 27 maggio 1996) e che ha determinato la separazione di altre, compreso un nucleo italiano il quale dal 1997, con il nome di Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, si presenta come indipendente da Utrecht.

La Chiesa Vetero-Cattolica mantiene la validità dei sette sacramenti della Chiesa cattolica romana, anche se alla forma individuale della confessione si aggiunge la prassi per cui, in occasione di ogni celebrazione eucaristica, il sacerdote conferisce l’assoluzione a tutti i fedeli che si pentono dei propri peccati in silenzio davanti a Dio. Uomini e donne hanno uguali diritti e possono essere chiamati da Dio al servizio ministeriale e nello stesso tempo corrispondere alla vocazione al matrimonio. Dunque, seppure il celibato è apprezzato, sacerdoti e vescovi possono sposarsi. Inoltre, le donne possono accedere al diaconato e al sacerdozio, ma non in tutti i paesi – a causa delle diversità di tipo culturale e sociale – è seguita questa prassi.

La Chiesa ha una struttura di tipo episcopale-sinodale; tutte le questioni sono decise, in base al principio democratico, dal Sinodo, composto dal clero e da laici rappresentanti le varie parrocchie. Non esiste un centro direttivo a livello internazionale, ma la Chiesa si regola autonomamente in ogni nazione; sulle questioni più importanti si pronuncia la Conferenza Episcopale internazionale. Una funzione puramente rappresentativa e d’onore è svolta dal presidente della Conferenza – che si impegna a garantire la comunicazione fra le diocesi vetero-cattoliche –, l’arcivescovo di Utrecht, che dal 2 luglio 2000 è Joris Vercammen (in precedenza parroco di Eindhoven, rettore e docente di ecclesiologia e teologia pastorale e pratica presso il seminario vetero-cattolico dell’Arcidiocesi di Utrecht), il quale succede ad Antonius Jan Glazemaker, ritiratosi dall’incarico l’11 febbraio 2000. Per quanto attiene alla morale, il matrimonio è considerato indissolubile, ma in caso di divorzio ogni situazione è valutata separatamente, dando anche la possibilità di contrarre un nuovo matrimonio religioso; l’uso della contraccezione è lasciato alla libera scelta dei coniugi.

La Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht è oggi diffusa in Olanda, Germania, Austria, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Bosnia, Croazia, Svezia, Finlandia, Francia, Canada, U.S.A. e Italia. È in piena comunione con la Chiesa anglicana e con la Chiesa episcopale americana; buoni sono anche i rapporti con la Chiesa ortodossa. La messa è celebrata nel rito romano nelle lingue nazionali, e in Svizzera si utilizza una liturgia simile al rito ambrosiano. È permessa anche la liturgia di san Giovanni Crisostomo (c. 349-407) oppure la messa in latino detta “di san Pio V”. In prospettiva ecumenica, la Chiesa Vetero-Cattolica vuole dare il suo contributo alla riconciliazione delle confessioni, affinché le Chiese arrivino alla comunione universale in Cristo.

B.: La Chiesa vetero-cattolica dell’Unione di Utrecht pubblica ogni anno, in lingua tedesca (a Berna), Jahrbuch der Christkatolischen Kirche der Schweiz, che offre informazioni generali sulla Chiesa nel mondo. Sulla questione delle donne si veda il volume che ha per autrice una donna sacerdote della Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht: Angela Berlis, Frauen im Prozeß der Kirchwerdung. Beiträge zur Kirchen und Kulturgeschichte 6, Peter Lang Verlag, Francoforte 1998. In generale: C.B. Moss, The Old Catholic Movement, Its Origins and History, SPCK, Londra 1948; Urs Küry, Die Altkatolischer Kirche. Ihre Geschichte, ihre Lehre, ihre Anliegen, Evangelisches Verlagswerk, Stoccarda 19782; B.W. Verhey, L’Église d’Utrecht, presso l’autore, Mirandol-Bourgnounac 1984; Gordon Huelin (a cura di), Old Catholics and Anglicans, 1931-1981, Oxford University Press, Oxford 1983.

 

La Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht in Italia

 

In Italia, dove la Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht conta circa trecento fedeli, erano presenti originariamente due comunità principali – a Bolzano e Milano – e attivati rapporti con referenti in altre città e regioni, i quali vedevano comunque un riferimento imprescindibile nella realtà milanese. A partire dal giugno 2002, tuttavia, alla comunità di Bolzano – l’Associazione Comunità Vetero-Cattolica di Bolzano Santa Maddalena, attiva dal 1997, retta da Stefan Wedra – è stato revocato lo status di parrocchia e la comunità è stata dichiarata non più rappresentativa della Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht (le attività di questa comunità, peraltro, proseguono, e il  culto è oggi praticato presso la chiesa evangelico-luterana di Bolzano). Dal 1° gennaio 2008 il delegato della Conferenza Episcopale Internazionale dell’Unione di Utrecht per l’Italia è il vescovo Fritz-René Müller di Berna, in Svizzera, mentre in precedenza (dal 1998) lo è stato il vescovo Joachim Vobbe, di Bonn, in Germania.

Il decanato per l’Italia è situato presso la sede di Milano, dove opera la parrocchia Gesù di Nazareth, fondata (originariamente come comunità di lingua ceca e slovacca, ora italiana) dal parroco padre Petr Zivný – dottore in psicologia, nato a Praga nel 1958 – l’1 marzo 1996 e inaugurata il 14 aprile dello stesso anno con la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Praga Dušan Hejbal. La liturgia eucaristica è celebrata scegliendo tra 21 anafore vetero-cattoliche tradotte dal tedesco, ma la Comunità si segnala all’interno della stessa Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht per alcune particolarità nella celebrazione della messa: vengono adottate alcune forme liturgiche tipiche dei movimenti carismatici, occasionalmente si svolge una danza sacra; inoltre dopo l’omelia si tiene talora una meditazione e – al termine della celebrazione – i fedeli si recano all’altare per ricevere dal sacerdote l’imposizione delle mani e l’unzione con l’olio. La Comunità offre vari servizi di tipo spirituale e liturgico (amministrazione dei sacramenti, incontri di preghiera e meditazione, discussioni, catechesi) e si ritrova la domenica per la celebrazione eucaristica. La Comunità Gesù di Nazareth si dichiara aperta ai fedeli di ogni confessione religiosa e si segnala per un attivo impegno ecumenico, aderendo sin dalla sua costituzione (13 gennaio 1998) al Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano. Il 4 febbraio 2006, a Milano – presso la Chiesa anglicana –, il vescovo Vobbe ha conferito l’ordinazione diaconale a Elisabetta Tisi (di Milano) e a Teodora Tosatti (di Roma): si è trattato della prima volta nella comunità vetero-cattolica italiana in cui sono delle donne a ricevere l’ordinazione diaconale. In seguito, il 21 ottobre 2006, a Bonn, lo stesso vescovo Vobbe ha conferito l’ordinazione presbiterale a Teodora Tosatti.

Secondo dati statistici interni, la composizione sociale della Comunità Gesù di Nazareth e delle piccole comunità sul territorio italiano che a essa si riferiscono riguarda per il 90% cittadini italiani, mentre il resto è rappresentato da boemi, slovacchi, tedeschi e svizzeri, con una prevalenza femminile pari al 70% dell’intera comunità e un’età media di circa 45 anni. Oltre alla sede del decanato di Milano, la Chiesa Vetero-Cattolica dell’Unione di Utrecht in Italia comprende la parrocchia Dio Padre Misericordioso di Roma, la parrocchia Maria Maddalena e Rocco di Montpellier di Livorno, la parrocchia Francesco d’Assisi di Palermo, e altre comunità e parrocchie a Latina, Sabaudia (Latina), Cerveteri (Roma), Firenze, Pisa, Vintl (Bolzano), Verona e Torino, dove nel marzo 2008 è stata inaugurata la parrocchia San Clemente Willibrord.

 

La Chiesa Filippina Indipendente

 

Unita alle Chiese di Utrecht da un accordo del 1965, ma indipendente, la Chiesa Filippina Indipendente induceva tuttavia nel 1985 un esponente vetero-cattolico olandese, W. H. de Boer, a rilevare che “per l’atmosfera e la dottrina, dà un’impressione talmente vetero-cattolica che mi ci sono trovato completamente a casa mia” (in La Flamme, n. 135, marzo-aprile 1986, p. B1). La Chiesa Filippina Indipendente trova le sue origini nella lotta per l’indipendenza delle Filippine contro la Spagna e poi contro gli Stati Uniti. “Vicario Generale Castrense” dell’armata insurrezionale di Andrés Bonifacio (1863-1897), il sacerdote Gregorio Aglipay (1860-1940) è tra coloro che non accettano l’atteggiamento dei vescovi cattolici che non sostengono il movimento indipendentista, e reclamano vescovi indigeni filippini che dovrebbero sostituire i vescovi missionari stranieri. Nel 1901 una deputazione di sacerdoti filippini si reca a Roma, senza che le sue richieste siano accolte. Come risultato, il 26 ottobre 1902 Gregorio Aglipay e i suoi compagni dichiarano lo scisma, e fondano una “Chiesa Filippina Indipendente” di cui Aglipay è nominato “Vescovo Supremo” (Obispo Maximo).

I primi contatti per ottenere una successione apostolica valida dai vetero-cattolici svizzeri tuttavia falliscono, e Aglipay – insieme al suo principale collaboratore, il sindacalista rivoluzionario Isabelo de los Reyes, Sr. (1864-1938) – si fa consacrare “vescovo” (non solo illecitamente, ma invalidamente, secondo il punto di vista cattolico) da sette sacerdoti della sua Chiesa. Nel frattempo l’autorità giudiziaria ordina, nel 1906, la restituzione alla Chiesa Cattolica delle parrocchie occupate dagli “aglipayani”, il che arreca un notevole danno economico al movimento scismatico. Negli ultimi anni della vita di Aglipay, la Chiesa Filippina Indipendente conosce una deriva verso gli unitariani americani, da cui riceve qualche aiuto economico, ma anche un’influenza teologica che porta lontano dall’originaria matrice cattolica.

Un cambiamento di rotta inizia con l’elezione a vescovo supremo nel 1947 di Isabelo de los Reyes, Jr. (1900-1971, figlio del co-fondatore), che al rapporto con gli unitariani preferisce quello con la Chiesa Episcopale degli Stati Uniti, da cui fa riconsacrare i vescovi della Chiesa Filippina Indipendente. Essi si trovano così in possesso di una successione apostolica riconosciuta dagli anglicani e dai vetero-cattolici (ma non dai cattolici romani, per cui le ordinazioni della Chiesa Episcopale, come quelle della Chiesa d’Inghilterra da cui derivano, sono invalide). Nel 1957 la Chiesa Filippina Indipendente è stata accolta nel Consiglio Ecumenico (o Mondiale) delle Chiese di Ginevra. La Chiesa non si riconosce in tutte le posizioni dottrinali di Aglipay così come sono state interpretate negli anni immediatamente precedenti e successivi alla sua morte, e non ama essere chiamata (come spesso avviene) “Chiesa aglipayana”, sottolineando piuttosto come alle sue origini non si trovi il solo Aglipay, ma un gruppo di fondatori e un contesto storico particolare legato alla lotta per l’indipendenza delle Filippine.

Con l’accordo del 1965 i nuovi vescovi, consacrati anche da vescovi vetero-cattolici dell’Unione di Utrecht, possono beneficiare di una successione apostolica riconosciuta come valida anche dalla Chiesa di Roma. Negli anni 1980 si è verificata una spaccatura nella Chiesa Filippina Indipendente, una cui fazione ha rotto i legami con la Chiesa Episcopale Americana (mentre l’altra, maggioritaria, li mantiene). Dietro le controversie di carattere dottrinale ed ecumenico si trovano anche divisioni fra il Nord e il Sud delle Filippine e problemi politici legati al diverso giudizio sul regime di Ferdinand E. Marcos (1917-1989). Nel frattempo, con l’emigrazione filippina all’estero, la branca maggioritaria (e filo-ecumenica) della Chiesa – che peraltro non cerca di convertire non filippini – si è estesa al Canada, agli Stati Uniti e ad alcuni paesi europei, fra cui l’Italia.

Secondo le sue statistiche la Chiesa Filippina Indipendente conterebbe sei milioni di fedeli. Osservatori esterni ritengono che i fedeli siano invece fra i due e i tre milioni nelle Filippine, e circa cinquecentomila nell’emigrazione filippina fuori del paese. Venute meno le originarie ragioni politiche di adesione, la percentuale di filippini aderenti alla Chiesa Filippina Indipendente sarebbe scesa in modo consistente. Negli anni 1990 il vescovo supremo Alberto Ramento ha promosso una politica di riavvicinamento alla Chiesa cattolica, contrastando le tendenze dell’organizzazione laica della Chiesa LAMP (Lay Apostolic Ministry Program), influenzata a sua volta da missionari battisti. La Chiesa è attualmente guidata dal decimo vescovo supremo (eletto nel maggio 1999) Tomas A. Millamena, coadiuvato da alcuni organismi quali un Ufficio centrale, un Concilio dei Vescovi, un Concilio dei Preti e un Concilio dei Laici.

B.: Fonte essenziale sulle origini e la storia, ancorché in chiave critica, è l’opera di Pedro S. de Achuteguy, S.J. - Miguel Bernad S.J., Religious Revolution in the Philippines, 2 voll., Ateneo de Manila, Manila 1960-1961 (un terzo volume, di documenti, è stato pubblicato nel 1971). Cfr. anche Alfredo Navarro Salanga, The Aglipay Question. Literary and Historical Studies on the Life and Times of Gregorio Aglipay, Communication Research Institute for Social and Ideological Studies, Quezon City 1982.

 

La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana

 

La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana (o Chiesa Cattolica di Rito Antico, o Chiesa Pancristiana) si presenta come erede dei vari tentativi – collegati a progetti politici – di creare in Italia una Chiesa nazionale separata da Roma, a partire dall’episodio napoletano del 1808 del vescovo Domenico Forges Davanzati (1742-1810), che nel 1808 – rientrato dall’esilio francese – fonda il Magistero Catechetico Civile Laicale, nel 1862 inglobato nell’Associazione dei Protocattolici (all’epoca con circa settemila iscritti), e ulteriormente evolutosi, il 25 gennaio 1882, nella Chiesa Cattolica Nazionale Italiana. Fra i suoi precursori la Chiesa Vetero-Cattolica riconosce pure, tra gli altri, Filippo Cicchitti Suriani (1861-1944), fondatore a Milano di un Centro Cattolico Antico in contatto con la branca svizzera dell’Unione di Utrecht. Decisiva per l’evoluzione del movimento è anche la teologia pancristiana di Ugo Janni (1865-1938), che conclude peraltro la sua carriera come pastore valdese.

Alla morte di Cicchitti Suriani, direttore del Centro Cattolico Antico di Milano diventa Mario De Conca (1901-1970), noto anche per i suoi interessi nel mondo dell’esoterismo e del neo-gnosticismo. Direttore aggiunto del Centro Cattolico Antico diventa nel 1966 Luigi Caroppo – già servita –, che succede a De Conca nel 1970. Dopo avere mutato la propria denominazione in Comunità (poi Missione) Cristiana Cattolica Italiana (o Cristiana Cattolica di Rito Antico in Italia), nel 1970 la Comunità è riconosciuta come missione dell’Unione di Utrecht. I rapporti ultraventennali con l’Unione di Utrecht terminano a causa di dissensi sull’ordinazione sacerdotale delle donne (che la Chiesa Vetero-Cattolica Italiana rifiuta, anche se ha introdotto una liturgia di consacrazione comunitaria per ministeri specifici – assistenti e consulenti pastorali, psicoigienisti, psicosanitari e psicosoteriologi – ai quali possono accedere anche le donne) e su altre questioni, e l’attuale nome, dopo la separazione da Utrecht, è assunto nel 1997.

Il compito precipuo che la Chiesa Vetero-Cattolica Italiana si attribuisce “è quello di praticare la Pastorale Sanitaria Speciale per il miglioramento qualitativo della salute umana e per conservare la sanità dello psicosoma (Corpo-Mente-Spirito) stimolando e/o rafforzando il processo guaritivo nella persona mediante la promozione di appropriati Atti sacramentali salutari”. In virtù di questa visione, la Chiesa offre – tramite i suoi operatori e ministri e organizzando corsi di formazione – vari servizi di terapia riguardante la sfera psicosomatica e relazionale, ma si occupa pure di  bioenergetica, yoga esicastico e musicoterapia. Inoltre, sviluppa in campo sociale una serie di servizi a favore dei bisognosi e si occupa dell’ambito sacramentale a favore dei fedeli e – potenzialmente – di tutti i battezzati appartenenti a confessioni cristiane.

La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana, che conta circa cinquanta membri effettivi – ovvero ordinati e consacrati – e circa cinquecento fedeli, è presente a Roma con la sede priorale, a Scandiano (Reggio Emilia) con la sede del segretariato e a Minervino di Lecce (Lecce) con la sede ecclesiale e legale. La Missione è strutturata su base sinodale, e il Sinodo è l’autorità legislativa in materia disciplinare e amministrativa, che elegge il Presidente sinodale, l’Ordinario, il Segretario e i Consiglieri. Parallela alla separazione da Utrecht è una rinnovata enfasi su aspetti di guarigione (“arte pastoral-terapeutica”) e interessi per la teologia pancristiana di Ugo Janni, che del resto fanno parte della sua eredità storica. In questa chiave alla Chiesa si affianca la L.U.A.T.E. (Lega Umanitaria Assistenziale Terapeutica ed Emancipatrice), che gestisce pure una “Libera Università” che si occupa, fra l’altro, della formazione dei ministri di culto. Il credo della Chiesa Vetero-Cattolica Italiana è quello della Chiesa cattolica, letto naturalmente nell’ottica del movimento vetero-cattolico, anche se diversamente dalle Chiese vetero-cattoliche presenti all’estero accetta le definizioni dogmatiche dell’Immacolata e dell’Assunta (non però quello dell’infallibilità pontificia). I sette sacramenti (l’eucaristia è partecipata con entrambe le specie – all’interno di un rito che si intende come compendio dei riti romano, ambrosiano e bizantino –, e la penitenza può essere compiuta nella forma pubblica, in confessione privata e in “pratica psicocurativa”) sono amministrati anche a chi non fa parte della Chiesa; i sacerdoti possono anche essere sposati.

B.: La Chiesa Vetero-Cattolica Italiana distribuisce il bollettino bimestrale Il Dialogo. Su Ugo Janni, cfr. Cesare Milaneschi, Ugo Janni. Pioniere dell’ecumenismo, Claudiana, Torino 1979. Si veda inoltre Antonia Dagostino - Liliana Minervini Gadaleta, Pancristianesimo. Da Forges Davanzati a Giovanni Paolo II, Edizioni La Meridiana, Molfetta (Bari) 1997.

La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa

 

La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa è una “piccola Chiesa” non riconosciuta – nonostante il nome – dall’Unione di Utrecht, che ha aderito a due federazioni internazionali di “piccole Chiese” indipendenti, la International Western Orthodox Apostolic Catholic Communion con sede a Seattle, Washington (U.S.A.) e la Federation of Saint Thomas Christians, con sede a Santa Cruz, California (U.S.A.). La successione apostolica risale a Joseph René Vilatte (1854-1929), forse la figura più importante nella storia delle “piccole Chiese”. Consacrato vescovo della Chiesa ortodossa assira – che trae le sue origini dalla primitiva comunità antiochena, nata dalla testimonianza dell’apostolo Pietro – nella chiesa cattedrale di Colombo (Sri-Lanka), il 29 maggio 1892, Villatte opera negli Stati Uniti come Mar Timotheus (patriarca delle Americhe) dall’anno della sua consacrazione fino al 1922. La Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa è retta dal vescovo Giacomo Motta, coadiuvato da un vicario generale.

Motta è ordinato diacono il 14 maggio 1988, sacerdote il 28 agosto 1988 e infine consacrato vescovo per la Metropolia d’Europa della Chiesa Apostolica Cattolica in Europa – a Seattle, il 31 gennaio 1998 – da Paul David C. Strong, O.S.J.D. (Order of Saint John the Divine), arcivescovo in Seattle di una “piccola Chiesa” americana, The Apostolic Catholic Church in America, assistito da Hadrian Mar Helijah Jorge Da Silva, che si presenta come superiore generale dell’Order Servants of Saint Benedict the Moor. La liturgia eucaristica è offerta da Motta con una varietà di riti (orientale, latino, mozarabico, ambrosiano). La Chiesa offre ai fedeli i sette sacramenti, funerali cristiani e altri riti sacramentali propri della tradizione cristiana; il matrimonio è considerato indissolubile, ma il vescovo può dichiararne la nullità.

La Chiesa offre tutti i livelli di ministero (suddiaconato, diaconato, presbiterato ed episcopato) a persone che considera qualificate, senza alcuna distinzione per quanto riguarda il sesso e lo stato civile. Questa “piccola Chiesa” italiana ha la propria sede episcopale a Stresa (Verbania) e dichiara altre tre parrocchie: Gioacchino ed Anna a Varese, San Carlo a Stresa e Santissima Madre di Dio a San Lorenzo al Mare (Imperia). Fino al febbraio 2000 è stata attiva anche la parrocchia di Mezzana Mortigliengo (Biella), in seguito chiusa a causa delle dimissioni del parroco; si dichiara in comunione anche con una parrocchia di Barcellona, in Spagna. Il 26 dicembre 1999 la Chiesa Vetero-Cattolica Indipendente in Europa dichiara di sottoscrivere integralmente la Dichiarazione del Congresso Cattolico di Monaco (del 22 settembre 1871), le Quattordici Tesi della Conferenza di Bonn dell’Unione Vetero-Cattolica (del 14 settembre 1874) e il testo della Dichiarazione di Utrecht (del 14 settembre 1889), manifestando così la piena condivisione della teologia e della pastorale delle Chiese dell’Unione di Utrecht, la quale – tradizionalmente sospettosa nei confronti delle “piccole Chiese” – non sembra peraltro intenzionata ad accoglierla.