Mosè
ubbidisce, ma le cose vanno male
Esodo 4:24-5:23
Stiamo seguendo gli avvenimenti del libro
di Esodo. Gli Ebrei erano schiavi in Egitto, e Dio
aveva chiamato Mosè perché egli fosse strumento nelle
mani di Dio per liberarli. Mosè sollevò varie
obiezioni, ma alla fine dovette arrendersi a Dio. Dopo essersi congedato dal
suo suocero, partì per lEgitto con sua moglie e i suoi figli.
Mosè era stato scelto da Dio per svolgere la
missione più importante nella storia del popolo dIsraele. Ebbe il privilegio e
lonore di incontrare Dio in più occasioni, la prima delle quali fu presso il
pruno ardente. Vogliamo iniziare oggi leggendo un brano in cui vediamo che
nonostante questo onore e il privilegio che Mosè aveva avuto, Dio stava per uccidere Mosè per un peccato che aveva compiuto. Leggiamo Esodo 4:24-26, in cui troviamo Mosè,
insieme a sua moglie Sefora e ai loro figli, in
viaggio per lEgitto, in ubbidienza al comandamento di Dio.
24 Mentre Mosè era in viaggio, il
SIGNORE gli venne incontro nel luogo dovegli pernottava, e cercò di farlo
morire. 25 Allora Sefora prese una selce tagliente, recise il prepuzio di suo figlio e con quello toccò i piedi
di Mosè, dicendo: «Tu sei per me uno
sposo di sangue!» 26 Allora il SIGNORE lo lasciò. Lei aveva detto:
«Sposo di sangue!», a causa della circoncisione.
(Esodo 4:24-26 NRV)
Qual era il peccato di Mosè, tanto grave che il Signore stava
per ucciderlo? Ricordiamo che Mosè era un Giudeo, un
discendente di Abraamo. Dio
aveva comandato che ogni maschio discendente da Abraamo
per mezzo di Isaaco, quindi,
ogni maschio Ebreo, fosse circonciso lottavo giorno di vita. Perciò Mosè avrebbe dovuto
circoncidere suo figlio. Però, non laveva fatto.
Quindi, il peccato di Mosè
non era un male commesso volontariamente, bensì un peccato di
omissione, una cosa giusta che NON aveva compiuto. Per questa mancanza,
il Signore gli venne incontro e cercò di farlo morire. In altre parole, tanto
grave era lomissione di Mosè agli occhi di Dio che avrebbe dovuto morire.
Era responsabilità del marito quella di
circoncidere il figlio. Però, in questa occasione, Mosè era afflitto dal Signore a causa del suo peccato, e
probabilmente fisicamente incapace di fare alcuna cosa. Perciò,
sua moglie, Sefora, circoncise il figlio al posto di Mosè. Per lei, sapere che questa mancanza
era quasi costata la vita di Mosè, fu una cosa molto
spiacevole. Fu scossa da questo avvenimento, e
gridò a Mosè che era uno sposo di sangue.
Quando il figlio fu circonciso, Dio lasciò Mosè. Cioè, ritirò la sua
disciplina.
Facciamo una piccola parentesi qui. A un certo punto prima di arrivare in Egitto, Mosè mandò indietro la sua famiglia, e poi, dopo aver
guidato gli Ebrei fuori dallEgitto, fu riunito con loro. Molti suppongono che fu dopo questo avvenimento che Mosè
li mandò a casa di Ietro, suo suocero. (Esodo 18)
Questi versetti ci insegnano
una lezione importante riguardo al carattere di Dio. Dio è un Dio santo e
quindi, qualsiasi peccato non confessato nella nostra vita, sia commesso, sia
dovuto ad omissione, ci squalifica dal servire Dio, e non solo, ma rischiama la severa disciplina di Dio. Tanti credenti hanno
un concetto di Dio come se Egli sia contento di
qualsiasi opera fatta per Lui, e chiuda poi gli occhi su eventuali peccati.
Invece, dobbiamo capire che Dio è Santo, sopra ogni altra cosa, e non possiamo piacerGli senza essere santi in tutto il nostro
comportamento. Essere santi vuol dire tenerci separati
dal peccato, non solo peccati commessi volutamente, ma anche peccati di
omissione. Quando pecchiamo, rischiamo la severa
disciplina di Dio.
Quando ci ravvediamo dal nostro peccato, e
cominciamo a camminare in ubbidienza, Dio ritira la sua disciplina. In questo
brano, Dio lasciò Mosè, cioè,
non cercò più a farlo morire, ritirò la sua disciplina non appena fu tolto il
peccato di Mosè. O che possiamo imparare da questo esempio ad abbandonare ogni peccato, sia compiuto che
dovuto allomissione.
Ora, passiamo ad Esodo 4:27,28, dove vediamo un esempio di come Dio prepara la via
per quello che Egli ci comanda di fare. Ricordiamo che Dio aveva
dichiarato a Mosè che gli avrebbe dato suo
fratello, Aaronne, come aiuto. Leggiamo questi
versetti, e vediamo come Dio preparò il cuore di Aaronne per questo incarico.
27 Il SIGNORE disse ad Aaronne: «Va
nel deserto incontro a Mosè».
Egli andò, lo incontrò al monte di Dio e lo baciò. 28 Mosè
riferì ad Aaronne tutte le parole che il SIGNORE lo aveva incaricato di dire, e tutti i prodigi che gli aveva
ordinato di fare. (Esodo 4:27-28 NRV)
Nel piano di Dio, Aaronne
doveva assistere Mosè nella sua missione. Perciò, Dio parlò anche ad Aaronne,
per preparare il suo cuore per la sua parte nella missione di Mosè. Ricordiamo che Dio aveva anche
annunciato a Mosè che avrebbe indurito il
cuore del faraone, perché anche quello serviva per portare a termine il piano
di Dio. Dio prepara ogni dettaglio di quello che ci chiama a fare. Spesso, non
sappiamo quello che Dio sta facendo dietro le quinte. Però, possiamo essere sicuri che Dio preparerà tutto secondo
il suo piano perfetto.
In questo caso, Aaronne
andò nel deserto ad incontrare Mosè, e lo baciò
quando lo vide. Erano passati quarantanni da quando
si erano visti. Mosè raccontò tutto ad Aaronne, perché dopo, Aaronne divenne il suo portavoce.
Da questo punto, Mosè non era più solo, perché aveva Aaronne
con sé. Insieme,
tornarono in Egitto, e radunarono tutti gli anziani
degli Israeliti. Leggiamo come andò quel primo incontro.
29 Mosè e Aaronne
dunque andarono e radunarono tutti gli anziani degli Israeliti. 30 Aaronne riferì tutte le parole che il SIGNORE aveva detto a
Mosè e fece i prodigi in presenza
del popolo. 31 Il popolo prestò loro fede. Essi compresero che il SIGNORE aveva visitato i figli dIsraele e aveva visto la loro
afflizione, e sinchinarono e adorarono. (Esodo 4:29-31
NRV)
Ricordiamo che Dio aveva annunciato a Mosè che gli Ebrei gli avrebbero creduto, e infatti, esattamente come Dio aveva annunciato, il popolo
prestò loro fede, e compresero che il SIGNORE li aveva visitati. Possiamo
sempre fidarci della Parola di Dio. La loro risposta fu di inchinarsi e adorare
Dio. Volta dopo volta nelle Scritture, vediamo questa
risposta, quando gli uomini riconoscono Dio. Ladorazione
non devessere limitata ad incontri formali stabiliti
per adorare. Ladorazione è la risposta giusta ogni volta che riconosciamo la mano o la grandezza di Dio.
O che noi possiamo essere più pronti ad adorare Dio, non solamente duranti gli incontri di
adorazione con la chiesa, ma in ogni tipo di situazione, quando riconosciamo la
sua opera. O che possiamo impegnarci a riconoscere di
più la mano di Dio!
La situazione cambiò. Lincontro di Mosè con Aaronne era stato molto
incoraggiante, come pure lincontro di Mosè e Aaronne con gli anziani degli Ebrei. Invece ora, Mosè ed Aaronne dovevano recarsi
dal faraone, e nel nome del SIGNORE dovevano comandargli di lasciare andare il
popolo di Israele nel deserto per offrire sacrifici a
Dio.
Prima di leggere questo brano,
consideriamo alcuni dei fatti storici che ci aiutano a capire meglio gli
avvenimenti che seguono. LEgitto era uno dei paesi più potenti del mondo in quellepoca, quindi, il faraone, che era il capo supremo
del paese, ed era considerato quasi una divinità, era uno degli uomini più
potenti del mondo, secondo il metro umano.
In contrasto, Mosè
era un uomo vecchio, portavoce di un popolo di schiavi. Quindi, non aveva né
potere politico, né ricchezza, né potere militare.
Umanamente, non aveva alcuna importanza. Ricordiamo
però che il metro di Dio è diverso dal metro umano.
Leggiamo di questo primo incontro.
1 Dopo questo, Mosè
e Aaronne andarono dal faraone e gli dissero: «Così
dice il SIGNORE, il Dio dIsraele: Lascia andare il mio popolo, perché mi
celebri una festa nel deserto». 2 Ma il faraone rispose: «Chi è il SIGNORE che
io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non conosco il
SIGNORE e non lascerò affatto andare Israele». 3 Essi dissero: «Il Dio degli
Ebrei si è presentato a noi; lasciaci andare per tre giornate di cammino nel
deserto, per offrire sacrifici al SIGNORE, nostro Dio, affinché egli non ci
colpisca con la peste o con la spada». 4 Allora il re dEgitto disse loro: «Mosè e Aaronne, perché distraete
il popolo dai suoi lavori? Andate a fare quello che vi è imposto!» (Esodo 5:1-4 NRV)
Ecco Mosè, che
umanamente non aveva alcuna importanza nei confronti
del faraone, comandare al faraone di lasciare andare il popolo di Dio nel
deserto. Le qualifiche di Mosè che gli permettevano
di comandare al faraone non erano qualifiche umane. La
sua qualifica era che egli rappresentava il SIGNORE dei signori, il Creatore di
tutto. Perciò, Mosè, come
portavoce del SIGNORE, osava comandare al faraone di lasciare andare il popolo
di Dio.
Quando una persona è in missione per il
Signore, ha lautorità del Signore in quello che dichiara, ma solamente se
resta fedele nellannunciare il messaggio di Dio. Se Mosè
avesse parlato per conto proprio, non avrebbe avuto alcuna autorità.
Però, finché parlava nel nome del Signore e secondo la
Sua volontà, le sue parole avevano lautorità di Dio.
Quando un credente oggi annuncia la parola di
Dio, ha lautorità di Dio, e può comandare alle persone di ravvedersi e credere
in Cristo Gesù. Come nel caso di Mosè
e del faraone, tante persone non ascolteranno. Però,
chi proclama il Vangelo ha lautorità di Dio in quello che proclama, come Mosè aveva lautorità di Dio con il faraone.
È utile notare che questa è la prima
volta nella Bibbia che il SIGNORE viene chiamato il
Dio dIsraele. LEgitto aveva tanti dèi, e il SIGNORE
voleva che fosse chiaro che Egli, il Dio che gli Ebrei adoravano, è il solo
vero Dio di tutto. Quindi presentandoLo così, quando poi
il SIGNORE avrebbe manifestato il suo potere supremo, tutti avrebbero saputo
che il Dio dIsraele è il vero Dio di tutto.
Questo brano ci rivela qualcosa del
carattere di Dio. Il fatto che Dio mandò Mosè a
comandare al faraone di lasciare andare gli Ebrei nel deserto per tre giorni, è
un grande atto di grazia da parte di Dio nei confronti del
faraone.
Cioè, il fatto che Dio diede lordine al
faraone tramite Mosè più volte, lasciò al faraone il
tempo di ravvedersi. Dio presentò al faraone un comandamento che non era troppo
duro, affinché fosse ancora più facile per lui ravvedersi e inginocchiarsi
davanti al SIGNORE. Dio è paziente verso i peccatori, ed è lento allira. Però, quando la sua pazienza finisce, la sua ira è
terribile. Quindi, a questo punto, Dio stava mostrando
pazienza al faraone.
La risposta del faraone fu quella di
disprezzare Dio. Il faraone dichiarò, al v.2
2 Ma il faraone rispose: «Chi è il
SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce e lasciare andare Israele? Io non
conosco il SIGNORE e non lascerò affatto andare Israele».
Il faraone rispose dicendo: Chi è il
SIGNORE che io debba ubbidire alla sua voce?" Infatti, a questo punto, il
SIGNORE non era conosciuto in Egitto. Certamente, in ogni nazione, tramite la
natura stessa Dio ha lasciato chiara evidenza che esiste un solo Dio sovrano. Quindi, il faraone era responsabile, e anche lEgitto aveva
scelto di adorare degli idoli anziché il Creatore. Perciò,
la sua dichiarazione era un disprezzo e una forma di ribellione verso Dio. Al
faraone non interessava sapere chi era il Dio dIsraele. Rifiutò il messaggio
da parte di Mosè.
Quante persone oggi, quando ascoltano il
messaggio di Dio che gli dice di ravvedersi e credere, subito rifiutano, e non
vogliono saperne più niente. Come il faraone, Dio continua ad essere paziente
con loro per qualche tempo, ma poi, la sua pazienza finisce. Chi non si ravvede
mentre cè ancora tempo, conoscerà lira di Dio, come la conobbe il faraone.
Ora, arriviamo al cuore di questo
capitolo. Mosè fu ubbidiente a Dio, e portò il
messaggio al faraone. Ed esattamente come il SIGNORE
aveva annunciato a Mosè, il faraone rifiutò di
ascoltarlo. Però, non finì là. Non solo il faraone rifiutò di ascoltare Mosè, ma poi, prese
una posizione ancora più dura contro gli Ebrei. Leggiamo Esodo 5:3-14.
3 Essi dissero: «Il Dio degli Ebrei si è presentato a noi;
lasciaci andare per tre giornate di cammino nel deserto, per offrire sacrifici
al SIGNORE, nostro Dio, affinché egli non ci colpisca con la peste o con la spada».
4 Allora il re dEgitto disse loro: «Mosè e Aaronne, perché distraete il popolo dai suoi lavori? Andate
a fare quello che vi è imposto!» 5 Il faraone disse: «Ecco, ora il popolo è
numeroso nel paese e voi gli fate interrompere i lavori che gli sono imposti».
6 Perciò quello stesso giorno il faraone diede questordine
agli ispettori del popolo e ai suoi sorveglianti: 7 «Voi non darete più, come
prima, la paglia al popolo per fare i mattoni; vadano essi a raccogliersi la
paglia! 8 Comunque imponete loro la stessa quantità di
mattoni di prima, senza diminuzione; perché sono dei pigri; perciò gridano,
dicendo: Andiamo a offrire sacrifici al nostro Dio! 9
Questa gente sia caricata di lavoro e si occupi di quello, senza badare
a parole bugiarde». 10 Allora gli ispettori del popolo e i sorveglianti
uscirono e dissero al popolo: «Così dice il faraone: Io non vi darò più
paglia. 11 Andate voi a procurarvi la paglia dove ne potete trovare, ma la
vostra produzione non sarà ridotta per nulla». 12 Così il popolo si sparse per
tutto il paese dEgitto, per raccogliere della stoppia da usare come paglia. 13
Gli ispettori li sollecitavano dicendo: «Completate il vostro quantitativo
giornaliero, come quando cera la paglia!» 14 I sorveglianti degli Israeliti,
che gli ispettori del faraone avevano preposti, furono percossi. Fu loro detto:
«Perché non avete portato a termine il vostro compito di fabbricare mattoni
anche ieri e oggi, come prima?» (Esodo 5:3-14 NRV)
Quando gli Ebrei
avevano prestato fede a Mosè e ad Aaronne,
credettero che Dio li avrebbe liberati dalla
schiavitù. E infatti, questo era il piano di Dio. Però,
quello che non capivano era che nel piano di Dio, la loro situazione doveva
peggiorare molto, prima che potessero essere liberati. Se
lo scopo di Dio fosse stato solamente quello di liberare gli Ebrei, lo avrebbe
potuto fare subito. Ma quello non era lo scopo
principale di Dio. Lo scopo di Dio, che Egli stesso dichiara, era di
manifestare la sua gloria e la sua potenza. Per compiere questo, era necessario
che il faraone si rifiutasse di liberare gli Ebrei, in modo da esservi forzato
dalla potente mano di Dio.
Quindi, come era
stabilito da Dio, il faraone non solo rifiutò di lasciare andare gli Ebrei per
tre giorni nel deserto, ma si indurì contro di loro, e rese il loro lavoro, che
era già difficile, estremamente più difficile. Egli si dimostrò un despota
molto crudele nei loro confronti, senza alcun timore di Dio.
Visto che questo faraone faceva costruire
tanti edifici, gli servivano una gran quantità di mattoni. Quindi,
il lavoro principale degli Ebrei era proprio quello di fare questi mattoni.
Prima di questo punto, gli Egiziani avevano provveduto agli Ebrei la paglia che
serviva per tenere insieme il materiale per fare i mattoni. Ora, il faraone
comandò che questa paglia non fosse più fornita loro, ma che erano
tenuti a raccoglierla per conto loro. Questo sarebbe stato un lavoro enorme, e
sarebbe significato dover andare molto lontano per trovare abbastanza paglia.
Però, il faraone comandò che la quantità di mattoni non doveva
essere ridotta. Quindi, tanti Ebrei dovevano andare a cercare
paglia, mentre quelli rimasti dovevano produrre la stessa quantità di mattoni.
Quando non riuscivano a produrre la quota giornaliera, venivano
battuti. Non solo loro, ma anche i loro sorveglianti, che erano Ebrei come
loro, venivano battuti. Era una situazione di
sofferenza e disperazione.
La situazione era terribile, infatti era impossibile continuare a produrre la quantità di
mattoni prescritta. Possiamo immaginare la scena. Mosè
ed Aaronne avevano annunciato che Dio stava per
liberarli. Dopo anni di sofferenza e schiavitù, era nata una speranza. Però ora, dopo lincontro fra Mosè
e il faraone, le cose erano peggio di prima. La liberazione annunciata sembrava
essere solo un brutto scherzo. Le cose non andavano meglio,
anzi, erano molto, molto peggiorate. Se prima
gli Ebrei avevano speranza nellopera di Dio per liberarli, ora, per tanti di
loro, quella speranza sembrava morta.
Visto che era impossibile produrre la
quantità di mattoni prescritti, i sorveglianti furono battuti. Per quanto gli
Egiziani spingessero gli Ebrei a produrre ancora
mattoni, ciò era impossibile. Cera una grande
disperazione fra gli Ebrei.
I sorveglianti, che avevano un certo
riconoscimento ufficiale, chiesero unudienza con il faraone. Leggiamo Esodo 5:15-17.
15 Allora i sorveglianti dei figli dIsraele vennero a lagnarsi
dal faraone, dicendo: «Perché tratti così i tuoi
servi? 16 Non date più paglia ai vostri servi e ci dite: Fate dei mattoni!
Ecco, i tuoi servi vengono percossi e il tuo popolo è
considerato come colpevole!» 17 Egli rispose: «Siete dei pigri! Siete dei
pigri! Per questo dite: Andiamo a offrire sacrifici
al SIGNORE. 18 Ora, andate e lavorate! Non vi si darà più paglia e fornirete
la quantità di mattoni prescritta». (Esodo 5:15-18 NRV)
Non solo il faraone non accettò la loro
richiesta, ma li disprezzò, dicendo: «Siete dei pigri! Siete dei pigri! Poi, il faraone dichiarò che a suo parere, il fatto che chiedevano
di andare nel deserto per offrire un sacrificio al SIGNORE era la prova della
loro pigrizia. Cioè, dichiarò che proprio la
richiesta di Mosè perché il popolo andasse ad adorare
Dio, era la ragione per cui aveva aumentato così il loro lavoro.
Umanamente parlando, sembrava che le cose
non potessero peggiorare più di così. Il fatto che Mosè aveva ubbidito a Dio e aveva comandato al faraone di
lasciare andare gli Ebrei, aveva provocato loro una terribile sofferenza.
Possiamo solo immaginare quanto fosse aggravato il cuore di Mosè.
Egli amava il suo popolo, e desiderava ardentemente di vedere il loro giogo
alleggerito. In più, ricordiamo che quando Dio lo aveva chiamato a compiere
questa missione, non si era sentito in grado di
parlare con il faraone, dubitava che tutto sarebbe andato bene. Ora che aveva
ubbidito a Dio, vedeva il rifiuto del faraone e la sofferenza che quella
richiesta aveva provocato. Quindi, possiamo immaginare che Mosè
aveva il cuore spezzato ed era terribilmente
demoralizzato.
Ovviamente, Mosè
ed Aaronne sapevano che questi sorveglianti Ebrei
avevano avuto un incontro con il faraone, perché quando uscirono, Mosè ed Aaronne erano là fuori,
aspettandoli. Leggiamo i versetti 19-21.
19 I sorveglianti dei figli dIsraele si videro ridotti a mal
partito, perché si diceva loro: «Non diminuite per nulla il
numero dei mattoni impostovi giorno per giorno». 20 Uscendo dal faraone,
incontrarono Mosè e Aaronne,
che stavano ad aspettarli, 21 e dissero loro: «Il
SIGNORE volga il suo sguardo su di voi e giudichi! poiché ci avete messi in cattiva luce davanti al faraone e
davanti ai suoi servi e avete messo nella loro mano una spada per ucciderci».
(Esodo 5:19-21 NRV)
Proprio quando sembrava che le cose non
potevano peggiorare, erano peggiorate ancora. Non solo Mosè
era stato disprezzato e respinto dal faraone, ma ora, gli Ebrei, il suo popolo,
coloro che era venuto a salvare, lo accusavano di
essere la causa di tutta la loro sofferenza. Rivolgendosi contro di lui e
contro Aaronne, chiesero che il SIGNORE li giudicasse
per aver causato la loro sofferenza.
O cari, succede tuttora così a chi cammina
per fede e in ubbidienza a Dio. Quante volte succede anche a noi di fare la
cosa giusta ubbidendo a Dio, però, il risultato è tuttaltro
di quello che pensavamo e speravamo? A volte, quando facciamo la cosa giusta,
il risultato è terribile, come era accaduto qui con Mosè ed Aaronne. Delle volte
possiamo essere anche accusati falsamente, quando in realtà stavamo solamente
facendo la volontà di Dio.
Andando avanti a studiare gli avvenimenti
dellEsodo, vedremo che questa sarà sola la prima di varie volte in cui i
Giudei accuseranno Mosè.
In questo, come in tanti dettagli
nellEsodo, vediamo un TIPO di Gesù Cristo. Gesù è venuto come Salvatore, a liberare le persone dalla
schiavitù del peccato. Però, è stato odiato e
disprezzato da coloro a cui stava offrendo la salvezza. Ancora oggi, tante
persone odiano Gesù, anziché accettare la sua offerta
della salvezza.
Quindi, quando ci succede di essere accusati
falsamente proprio da qualcuno che stiamo cercando di aiutare, non dobbiamo
essere sorpresi. Invece, consideriamo lesempio di Mosè,
per capire come dovremmo reagire.
Leggiamo Esodo 5:22,23
22 Allora Mosè tornò dal SIGNORE e
disse: «Signore, perché hai fatto del male a questo popolo? Perché
dunque mi hai mandato? 23 Infatti, da quando sono
andato dal faraone per parlargli in tuo nome, egli ha maltrattato questo popolo
e tu non hai affatto liberato il tuo popolo». (Esodo 5:22-23
NRV)
Il testo biblico non riporta alcuna
risposta di Mosè a questi Ebrei che lo accusavano.
Invece, ci spiega quello che fece: egli tornò dal SIGNORE, e Gli presentò la
situazione. In altre parole, Mosè pregò il SIGNORE,
per spiegare a Lui la situazione.
La preghiera di Mosè
era una preghiera di frustrazione. Egli sappeva
che Dio aveva detto che avrebbe liberato gli Ebrei. Mosè
era stato ubbidiente, e aveva detto al faraone esattamente quello che Dio gli
aveva comandato di dire. Però, le cose erano
peggiorate, non migliorate. Perciò, Mosè voleva sapere perché era stato mandato.
O cari, noi sappiamo come finisce questa
storia. Però, a questo punto, Mosè
non lo sapeva. O per meglio dire, sapeva ciò che Dio
gli aveva detto circa la conclusione di quegli eventi, ma quello che vedeva
davanti a sé non corrispondeva a quello che Dio aveva detto.
In questa preghiera, stiamo vedendo i
dubbi di Mosè. Però, è bene
che Mosè sapeva rivolgersi a Dio. Non conosceva la
risposta alle sue domande, ma sapeva a chi rivolgersi.
Quante volte nella nostra vita succede la
stessa cosa? Dio ci comanda di comportarci in un certo modo, e noi ubbidiamo, e
poi, anziché andare meglio, le cose vanno peggio. A quel punto, è molto facile
scoraggiarsi, e cominciare a dubitare di Dio.
In questi momenti, prima di tutto,
dobbiamo rivolgerci a Dio in preghiera, e aprire il nostro cuore a Lui.
Presentiamo il nostro caso a Lui.
Poi, dobbiamo riempire i nostri pensieri
con le verità di Dio. Quali verità ci servono in questi casi? Per primo,
dobbiamo ricordare che le vie del Signore non sono le nostre vie. Probabilmente
Mosè pensava che lo scopo del Signore fosse di
liberare gli Ebrei, e quindi, la cosa migliore sarebbe stata
quella di liberarli al più presto. Invece, il
traguardo di Dio era di glorificarsi, manifestando il suo potere, e aumentare
la fede degli Ebrei, e OLTRE a tutto questo, di liberarli dallEgitto. Quindi, il traguardo di Dio era molto più grande di quello
che Mosè immaginava.
La reazione del faraone non fu una sorpresa
per Dio, come non lo fu nemmeno la reazione negativa degli Ebrei nei confronti
di Mosè. Anzi, tutto questo faceva parte del piano
perfetto di Dio. Le vie del SIGNORE sono molto più alte delle nostre vie. Il
SIGNORE porta avanti la sua opera in modi che noi non potremmo mai immaginare.
Cari amici, qui cè una lezione molto,
molto importante per noi. Quando seguiamo i
comandamenti di Dio, come Mosè stava ubbidendo, molto
spesso, le cose non vanno bene subito. Anzi, come in questo
caso, la nostra ubbidienza può peggiorare la nostra situazione.
Quando succede così, cioè,
quando succede che la nostra ubbidienza ci provoca grandi problemi, non
dobbiamo essere spaventati. Non dobbiamo dubitare di Dio. Dobbiamo ricordare
che Dio ha il controllo della situazione, anche quando non Lo vediamo operare.
Ci sono tanti esempi di questo, ve ne dò solamente alcuni.
Se una ragazza credente rompe un
fidanzamento con un non credente, non è che subito Dio provvede per lei un
meraviglioso ragazzo credente da sposare. Forse aspetterà
anni, e in qualche caso, una ragazza così potrebbe non trovare mai
marito.
Se uno studente per ubbidire a Dio non
copia durante gli esami, cioè, si comporta
onestamente, non è detto che Dio gli assicurerà la laurea. Qualche volta, nel
piano di Dio, la sua ubbidienza potrà portarlo a fallire e a dover lasciare
luniversità.
Ci sono casi in cui un credente è onesto
nel suo lavoro, e rifiuta gli ordini del capo a fare qualcosa di disonesto, e a
causa di questo, perde il lavoro, e trova un altro lavoro molto
più difficile con uno stipendio ancora inferiore.
Ci sono tanti altri esempi, ma il punto è
che nella vita, può accadere che lubbidienza a Dio produca risultati negativi.
Però, dobbiamo capire che questi sono i risultati
immediati, i risultati che vediamo al momento. Dio sta facendo unopera molto più grande di quella che vediamo noi, ed Egli ha
pienamente il controllo della situazione. Quindi,
anche se non vediamo i risultati che vorremmo noi, possiamo fidarci che Dio ha
il controllo.
Ormai, siamo alla fine di questo
capitolo. In questo capitolo, per la prima volta, Dio viene
chiamato: il Dio dIsraele. Mosè, come portavoce di Dio, dichiarò al faraone: Così dice il
SIGNORE, il Dio dIsraele: Lascia andare il mio popolo. Con quellordine, iniziò la battaglia. La battaglia non era fra
Mosè e il faraone, né fra il popolo di Dio e il
faraone. La battaglia era fra il SIGNORE e il faraone. Era una battaglia che
faceva parte della guerra fra Dio e le forze delle tenebre.
Anche noi ci troviamo nella stessa guerra,
nelle nostre battaglie. Spesso, come faceva con Mosè
e gli Ebrei, Dio permette che la nostra situazione diventi molto peggiore, e
può anche durare molto tempo, prima che Egli agisca per darci la vittoria. Però, chi è in Cristo Gesù ha la
promessa della vittoria.
Questo brano ci ha ricordato quanto il
peccato sia una cosa grave agli occhi di Dio. Prima di
arrivare in Egitto, Mosè era finito
sotto la severa disciplina di Dio, e rischiò di morire. Mosè non aveva circonciso suo figlio, e per questo,
nonostante fosse stato scelto da Dio per compiere unimportante missione, fu gravemente colpevole. Dio è un Dio santo, e i nostri
peccati, sia peccati volontariamente commessi, che i peccati di
omissione, sono cose terribili agli occhi di Dio. La soluzione sta nel
ravvederci e camminare in ubbidienza. Quando la moglie
di Mosè circoncise suo figlio, Dio allontanò il
giudizio da Mosè.
Questo brano ci ha ricordato anche che
Dio prepara la via nella quale dobbiamo camminare. Prima che Mosè tornasse in Egitto, Dio aveva già parlato ad Aaronne, e laveva preparato, in modo che egli, pur essendo
più vecchio di Mosè, fosse
pronto ad essere il portavoce di Mosè. Quando camminiamo in ubbidienza, Dio ci preparerà la via.
Delle volte, la sua preparazione consisterà nel preparare il cuore di qualcuno
affinché sia favorevole nei nostri confronti. In altre occasioni, secondo il
suo piano perfetto, Dio rende duro il cuore di altri nei nostri confronti, come
aveva reso duro il cuore del faraone, perché fa parte
del suo piano. La cosa importante da ricordare è che Dio ci prepara la via
secondo la sua saggezza..
Considerare gli
avvenimenti di questo capitolo, e la terribile sofferenza degli Ebrei, quando
dovevano anche cercare la paglia per conto loro, ci aiuta a capire meglio che
il piano di Dio non è quello di rendere la nostra vita più facile e priva di
sofferenza. Il piano
di Dio è di trasformare ogni credente nellimmagine di Cristo, e quindi, di
liberare ogni vero credente da ogni peccato, e di fare questo in un modo che
glorifica Dio.
Dunque, impariamo a
fidarci di Dio, anche quando non comprendiamo che cosa sta facendo. E impariamo ad
ubbidire, non solo quando vediamo risultati, ma sempre, perché lubbidienza che
è nata dalla fede in Dio, sarà la via per essere grandemente benedetti da Dio,
ora e per leternità. Quindi, non dobbiamo mai
valutare se lubbidienza conviene o no in base ai risultati che vediamo al
momento, perché spesso, nel piano di Dio, non li vedremo subito. Anzi, nel
piano di Dio, spesso le difficoltà possono aumentare molto, prima che Dio
operi, perché così, vediamo di più lopera e la potenza di Dio.
O che possiamo essere
un popolo di fede, e un popolo che cammina sempre in ubbidienza, aspettando i
tempi e i mezzi di Dio.
La vittoria appartiene al SIGNORE. Restiamo dalla sua parte!