METODI BIBLICI PER LA GUARIGIONE
Nel Nuovo Testamento
sono indicati alcuni metodi di guarigione e tutti devono essere usati con fede,
in quanto un metodo non è mai un sostituto per la
fede, ma solo un mezzo per esprimerla. Parliamo soltanto di metodi del Nuovo
Testamento perché solo quelli sono stati praticati ed insegnati dalla Chiesa
del primo secolo. Non leggiamo mai, sia nei vangeli che nelle epistole, che sia stato prescritto un impiastro di fichi a qualche malato
come nel caso di Ezechia, proprio perché quello è un metodo eccezionale. Ogni
metodo sia esso pure il più attraente se non trova una solida base biblica, e
quindi non è stato adoperato da Cristo e dagli Apostoli, va
rifiutato senza tante remore. La storia della Chiesa ci dimostra ampiamente che
ogni qualvolta sono stati adottati dottrine e metodi estranei all'insegnamento
del Nuovo Testamento, la cristianità ha perso
inevitabilmente la sua semplicità e potenza. Vediamo questi metodi alla luce
della Scrittura.
A. A. L'imposizione delle mani
Uno dei metodi
utilizzati per ottenere la guarigione divina è quello dell'imposizione delle
mani. Gesù operò in questo modo parecchie guarigioni:
Ø Ø Luca 4:40: “Al tramontar del
sole, tutti quelli che avevano dei sofferenti di varie malattie, li conducevano
a lui; ed egli li guariva, imponendo le mani a ciascuno”
Ø Ø Marco 6:5: “E non vi potè fare
alcuna opera potente, ad eccezione di pochi malati a cui impose le mani e li
guarì”.
Questa procedura non
ha nulla di magico. Nelle mani non ci sono poteri particolari o proprietà
guaritrici come alcune persone pretendono di avere. Tali presunti poteri li
hanno i guaritori spiritisti e coloro che praticano
l'occulto, ma non i credenti. La potenza guaritrice risiede in Dio ed è Lui che
guarisce come e quando vuole secondo il Suo perfetto ed immutabile piano.
L'imposizione delle mani, non è solo un atto “simbolico” che deve essere
accompagnato dalla fede, ma anche una compartecipazione ai bisogni
dell'individuo al quale si impongono le mani. Serve ad
incoraggiare la fede della persona malata. Il contatto fisico è simbolo del
contatto spirituale che s’instaura quando c'è fede e solo mediante il quale si ha la guarigione.
A tale proposito il
Rev. A.B. Tee così dice: “I malati non dovrebbero guardare al servo, ma al
Redentore, mentre gli sono imposte le mani essi dovrebbero aspettarsi di
ricevere la guarigione dal Cristo risorto, il quale è
risorto con la guarigione nelle sue ali (Citazione riportata da Risveglio
Pentecostale, N. 6 Giugno 1982, pag.115).
Molti
oggi,
per mancanza di fede o per evitare degenerazioni, fanno a meno d'imporre le
mani; altri invece sconsideratamente ne fanno un uso improprio. Bisogna essere
avveduti e usare la massima riverenza verso queste cose essendo esse sante.
Occorre evitare le posizioni estreme innanzi dette, ed usare tale metodo con
discrezione e soprattutto nella guida dello Spirito Santo, in modo da evitare
tutti quei fattori che potrebbero screditarlo. Questo era il consiglio dato
dall’apostolo Paolo al giovane Timoteo “Non
imporre con troppa fretta le mani a nessuno” (1Timoteo 5:22)
B.
L'unzione dell'olio
L'unzione con l'olio
era praticata anche nell'Antico Testamento dal popolo ebraico. Essa aveva un
carattere sacro e indicava la messa a parte per il servizio a Dio. Erano unti
tutti gli oggetti del culto (Esodo 30:2629), i
lebbrosi guariti che venivano così reintegrati nella comunità israelitica, i
re, i sacerdoti ed i profeti.
Nel Nuovo Testamento
invece, finiscono tutti questi riti. L'unzione del credente è di tipo diverso,
assume un carattere spirituale e non è legata più ad un atto esteriore.
Troviamo però l'unzione dei malati, essa, è una pratica prettamente
neotestamentaria, fu, infatti, insegnata da Gesù ed esercitata dai discepoli in
missione: “Scacciavano molti demòni,
ungevano d'olio molti infermi e li guarivano” (Marco 6:13).
In seguito, quando le
comunità cristiane si erano formate, Giacomo nella sua epistola fornisce delle
istruzioni più dettagliate: “C'è qualcuno
che è malato? Chiami gli anziani della Chiesa ed essi preghino per lui,
ungendolo d'olio nel nome del Signore: la preghiera della fede salverà il
malato e il Signore lo ristabilirà; se egli ha commesso dei peccati, gli
saranno perdonati” (Giacomo 5:14).
Questo testo molto
chiaramente definisce quella che è l'unzione dell'olio, a chi va praticata e da
chi deve essere fatta. Il testo suggerisce tale metodo per i credenti ammalati.
Mentre per
l'imposizione delle mani ad esercitare la fede era per lo più la persona che
compiva l'azione, qui invece è richiesto l'atto di fede dalla persona ammalata,
la quale deve provvedere a chiamare gli anziani. Infatti, non è dovere degli anziani imporre l'unzione, ma è
la persona malata che deve esprimere fede ed ubbidienza, facendo venire gli
anziani perché pregano per lui.
Inoltre il testo
presume l'impossibilità del malato di recarsi dagli anziani perché immobile o
costretto forse a restare a letto. Qualora invece c'è la possibilità di recarsi
in comunità il credente malato può essere unto anche
nella radunanza sempre che ci siano i presupposti richiesti, primo fra tutti,
la richiesta di fede.
L'unzione dell'olio a
differenza dell'imposizione delle mani deve essere effettuata
dagli anziani della comunità e non da altri. Questa pratica, non é qualcosa di
meccanico per cui compiuto l'atto automaticamente si
verifica la guarigione, ma deve essere accompagnata dalla fede, sia della
persona unta che di chi unge, nella promessa di Dio che lo ristabilirà. Lo
scrittore enfatizza tale verità: “La preghiera della fede salverà il malato”.
Come per il metodo
precedente anche questo non ha nessun potere particolare; l'olio é un olio
normale, difatti non si fa menzione ad un liquido speciale o “consacrato”. Perché l'olio e non un'altra sostanza? Alcuni hanno creduto
che si utilizzasse quest’elemento perché era largamente diffuso per lenire
delle infermità. Non penso che ci sia altra ragione se non questa e cioè l'olio più volte nella Scrittura simboleggia lo Spirito
Santo. Quindi tale atto rappresenta l'opera di
guarigione dello Spirito di Dio che sana l'infermo con la sua potenza
guaritrice.
C. Il dono di guarigione
Oltre ai due metodi
precedenti il Signore ha fornito la Chiesa di doni, tra cui il carisma della
guarigione: “A un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a
un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito” (1Corinzi
12:9).
L'argomento dei doni
dello Spirito Santo è stato tanto bistrattato nel tempo, perché frainteso. Per
migliaia di anni la realtà dei doni dello Spirito è
stata ignorata dalla cristianità. Vediamo dagli Atti degli apostoli e dalle
epistole, che questi doni caratterizzavano la Chiesa del primo secolo. Nel tempo, perdendo la cristianità la purezza e la semplicità
evangelica questi doni non sono stati più manifestati, ma non perché il
Signore li abbia ritirati al termine dell'era apostolica come si è detto e
creduto per tanti anni, bensì per la mancata ricerca e consacrazione.
John Wesley addebita
la mancanza di tali doni all'assenza dell'amore: “Perché l'amore di molti, di
quasi tutti i cosiddetti cristiani, si raffreddò “(I doni dello S.S. di Donald
Gee).
Donald. Gee invece
dichiara: “È grave accusare Dio di aver ritirato i doni quando la verità è che
la Chiesa li aveva persi perché divenuta tiepida” (I doni dello S.S. di Donald
Gee).
Nella Scrittura non
c'è nessuna affermazione ne motivo o esperienza che
lascia intendere che i doni non siano anche per oggi. Non si capisce in base a quale autorità alcuni affermano che Dio abbia
ritirato i suoi doni quando la Scrittura dichiara praticamente il contrario: “Perché i doni e la vocazione di Dio sono
irrevocabili” (Romani 11:29).
I sostenitori di
quest’errata posizione per reggere la loro tesi citano alcuni testi isolati,
come 1Corinzi 13:8: “L'amore non verrà mai meno. Le profezie verranno
abolite; le lingue cesseranno; e la conoscenza verrà abolita”.
l testo preso così,
estrapolato, sembra attribuire una certa consistenza alla loro tesi, ma
leggendo attentamente il contesto si scopre che la citazione non si riferisce
al nostro tempo, ma a quello della fine: “Poiché
noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà
venuta, quello che è solo in parte, sarà abolito” (1Corinzi 13:9).
Chiarito
che il carisma delle guarigioni è anche per noi oggi, credenti del ventesimo
secolo, vogliamo adesso considerare che cosa esso è veramente.
Quando parliamo di
carismi occorre tenere presente che si tratta di doni dello Spirito Santo che
Egli distribuisce come vuole, i doni sono Suoi e non dei credenti e questi
ultimi li utilizzano quando gli vengono concessi.
È completamente falsa
l'idea di quelli che pensano che una volta usati con
questo carisma, poi se ne possono andare in giro a guarire chiunque in virtù di
un presunto potere di guarigione. Il dono è un'elargizione istantanea ed inaspettata
dello Spirito Santo che usa determinate persone, per compiere qualcosa di
prodigioso, in questo caso la guarigione, per l'utile comune della comunità.
Può capitare che sia
usato per l'esercizio di qualche dono sempre la stessa persona, questo non vuol
dire che quella persona è speciale o particolare, ma che essendo stata
adoperata altre volte abbia maggiore fede per essere
utilizzata di nuovo. Il credente che è usato col carisma delle guarigioni non è lui ad avere il potere di operare il
miracolo, ma riceve oltre ad una fede particolare anche la virtù guaritrice che
sana l'infermo. Come per gli altri carismi si riceve dallo Spirito Santo una
capacità particolare che il credente usa, allo stesso modo per la guarigione.
C'è chi pensa che il dono consista in una fede particolare che porta lo
strumento usato ad intercedere per il malato con quella fede che determina la
guarigione. Altri facendo confusione tra segno e dono credono
che si tratti di qualche guarigione che Dio compie in favore di un credente
malato; quindi dono inteso come una grazia occasionale per qualcuno. Tali idee
non mi sembrano appropriate, primo perché la Scrittura fa la differenza tra il
dono di fede e quello delle guarigioni, inoltre in questo modo il carisma delle
guarigioni non sarebbe più un dono dato ad un credente
perché lo utilizzi per l'utile comune.
Dal Nuovo Testamento emerge il fatto che il dono di guarigioni fu gloriosamente
manifestato nella Chiesa del primo secolo ed ebbe talvolta un'importanza
straordinaria nella propagazione dell'Evangelo. Infatti
questo dono sembra essere spesso connesso con “l'Evangelista” come nel caso di
Filippo a Samaria (Atti 8:6-7) o di Paolo ad Efeso (Atti 19:11), o a Malta
(Atti 28:8).
L'esercizio di questo
carisma aprì spesso la porta agli apostoli per un efficace opera
d'evangelizzazione, in quanto attirava in modo
convincente l'attenzione del popolo. Un esempio di come agisce questo dono
l'abbiamo, nel caso della guarigione dello zoppo alla porta del
tempio, nel libro degli atti.
Gli apostoli Pietro e
Giovanni, essendo assidui frequentatori del tempio, molto probabilmente
conoscevano quello zoppo, si saranno di certo incontrati altre volte senza però
compiere il prodigio, proprio perché non risiedeva in loro il potere guaritore
di Dio. Inoltre questi apostoli non è che siano usciti di proposito ad andare a
guarire lo zoppo ma trovandosi là, il Signore li ha utilizzati inaspettatamente
come Pietro stesso dichiara alla folla sbigottita (Atti 3:12-16).
D.
Metodi “spontanei”
Nel libro degli Atti
degli apostoli, troviamo due casi eccezionali nei quali sono stati usati dei
“metodi” spontanei di guarigione, tuttavia essi non furono mai insegnati, né
adoperati dagli apostoli.
Il primo, si tratta
dell'ombra di Pietro: “Tanto che portavano
perfino i malati nelle piazze, e li mettevano su lettucci e giacigli, affinché,
quando Pietro passava, almeno la sua ombra ne coprisse qualcuno” (Atti 5:15).
Dal testo citato non risulta che l'ombra dell'Apostolo abbia realmente guarito
dei malati. Qui l'evangelista riporta l'opinione della gente del posto che
entusiasmata dalle potenti opere che Dio faceva per mezzo del Suo servo si
prodigava per disporre i malati lungo la strada dove passava Pietro credendo
che ci fossero dei poteri particolari in quest'uomo. Certamente non era
l'apostolo ad incoraggiare il modo di fare di queste persone, né troviamo altri versi che lasciano intendere che Pietro fosse
a conoscenza del potere della sua ombra. Il testo non c'è lo dice, ma
ammettendo anche che si siano verificate delle guarigioni, di sicuro non erano dovute al potere miracoloso dell'ombra dell'Apostolo,
ma solamente alla “fede cieca” di quelle persone.
L'altro caso si verificò ad Efeso: “Dio
intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; al punto che si mettevano
sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e
le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano” (Atti 19:11).
Anche in quest’occasione
l'utilizzò di questo “metodo” fu un’iniziativa della gente del luogo e non qualcosa
proposto dal servo del Signore. Si può essere certi che Paolo sarebbe stato l'ultimo a questo mondo ad incoraggiare
quest'uso. Il fatto che in questo modo le persone abbiano ottenuto guarigione
non vuol dire che i grembiuli di Paolo o l'ombra di Pietro avessero
qualche virtù magica. Il Signore onorò la fede anche se imperfetta di quella
gente, in quanto Egli sa ben pesare i sentimenti
interiori.
E.
Guarigione e fede
Come si è visto il solo mezzo per ricevere la guarigione è la fede.
Spesso è detto ad alcuni ammalati: “Tu non hai fede perciò non ricevi la
guarigione'. Ma di quanta fede ha bisogno il credente
per essere guarito? Gesù stesso ci ha dato la risposta, quando dichiarò ch'è sufficiente aver fede quanto un granello di senape.
Infatti, è vero non
occorre una enorme fede, ma il giusto tipo di fede
perché la questione non è di quantità ma di qualità.
Di frequente è
confusa per fede divina quella che non lo è. Bisogna distinguere la fede umana,
che utilizziamo in ogni momento, da quella spirituale
che viene creata direttamente da Dio. La fede è qualcosa di più del semplice
credere che si limita solo all'accettazione di un dato fatto. Un morente può
credere che la medicina portata al suo capezzale lo ristabilirà, ma crederlo
soltanto non lo sanerà di certo occorre che faccia quello che gli è richiesto cioè prendere le medicine per guarire. Allo stesso modo il
credente ammalato che si limita ad accettare passivamente la realtà della
guarigione divina, ma non fa ciò che Dio gli chiede, non otterrà mai nulla.
La Scrittura afferma
che la semplice acquisizione di alcune verità divine
non prova che ci sia fede: “Tu credi che
c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano” (Giacomo
2:19).
La fede non va
confusa con la speranza; questa é qualcosa che ci auguriamo che accada. Ogni
malato spera di guarire questo tipo di fede è fiducia
umana niente di più. La vera fede é diversa dall'ottimismo
umano, non è prodotta da emozioni, come vorrebbero farci credere alcuni.
Gesù compì le sue opere potenti in un'atmosfera di profonda calma e dignità
senza aver bisogno di suggestionare alcuno, con grida e musiche suadenti. Egli
creava qualcosa di più di una semplice emozione: con le Sue autorevoli parole generava un'attitudine di certezza e stimolava un senso di
sicurezza nei cuori e nelle menti dei malati.
La fede divina è
quella fiducia incondizionata in Dio e nelle Sue promesse, essa non è umana, ma
viene da Dia ed è la sola che ci porta ad essere
graditi e ad impadronirci dei beni spirituali.
La fede è così
definita: “Or la fede è certezza di cose
che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono” (Ebrei 11:1).
Il cristiano la
possiede perché essa è stata prodotta in lui dallo Spirito Santo per mezzo
della Parola di Dio “Così la fede viene da
ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).
È questo tipo di fede
che esercitato porta Dio a compiere ancora meraviglie.