LA GLORIA CON CRISTO  

 

La Scrittura ci presenta degli avvenimenti che seguiranno la “parousia e che riguardano tutti i credenti riscattati col sangue di Cristo, che hanno partecipato alla prima resurrezione ed al rapimento. Ora mentre sulla terra, subito dopo il rapimento della Chiesa, inizia il terribile periodo della Grande Tribolazione, su nel cielo prendono vita due avvenimenti molto importanti e significativi: il "giudizio" dei credenti con l'assegnazione delle corone e le nozze dell'Agnello: “Noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore.  Incoraggiatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1Tessalonicesi 4:16,17).

Gli eventi in cielo si caratterizzeranno come segue: “Il tribunale di Cristo, l’assegnazione delle corone e le nozze dell’Agnello”.

IL TRIBUNALE DI CRISTO  

Dopo il rapimento della Chiesa, una volta raccolti presso il Signore, tutti i riscattati, compariranno davanti a quello che la Scrittura chiama: ”Tribunale di Cristo”: Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio” (Romani 14:10).

Nella Bibbia si parla di diversi giudizi, che è bene osservare brevemente per comprendere meglio ciò che andremo ad esaminare:

a.      Il giudizio delle opere del credente, cioè della Chiesa, al tribunale di Cristo (2Corinzi 5:10; Romani 14:10-12);

b.      Il giudizio delle nazioni al ritorno di Cristo con la Chiesa e subito dopo la battaglia di Harmaghedon (Matteo 25:31,32);

c.      Il giudizio di Israele (Ezechiele 20:36-38);

d.      Il giudizio degli angeli decaduti (Giuda 6);

e.      Il giudizio finale o dei malvagi, al "gran trono bianco", dopo l'era “millenniale”, con la seconda resurrezione (Apocalisse 20:11-15).

Da questo risulta evidente che è necessario distinguere il "tribunale di Cristo" (in greco “Bema”) dal "gran trono bianco" (in greco “thronos”), che sarà innalzato dopo la distruzione del vecchio mondo.

 

LA NATURA DEL TRIBUNALE DI CRISTO

Cosa intende la Scrittura con questo termine? L’espressione” tribunale di Cristo” non esprime chiaramente l’idea precisa su ciò che esso è realmente.

Esistono due termini nella lingua greca che sono tradotti “tribunale”. Il primo è “kriterion” che è utilizzato solo in:

-         1Corinzi 6:4: Se avete dunque delle cause giudiziarie per cose di questa vita, stabilite come giudici quelli che nella chiesa sono i meno stimati”.

-         Giacomo 2:6:Voi invece avete disprezzato il povero! Non sono forse i ricchi quelli che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali?”

Il secondo termine è “Bema”, utilizzato anche nei seguenti versetti biblici:

q       Romani 14:10: Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio”.

q       2Corinzi 5:10: Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male”.

Questo non è un tribunale che condanna: infatti, il termine usato in greco è “Bema”, che era una piattaforma sopraelevata dove sedevano i giudici di gara durante i giochi olimpici.

Da questa tribuna potevano osservare come si svolgevano i giochi, determinare chi fossero i vincitori ed assegnare i premi. Quindi l'espressione “tribunale” non coincide con il significato attuale di “luogo dove viene giudicato un individuo per vederne la sua innocenza o colpevolezza”, ma, piuttosto, indica il “giudice di gara” che assegna i premi ai concorrenti.

Questo futuro giudizio prenderà in esame le opere della fede ed il concetto è maggiormente reso chiaro dall’apostolo Paolo: “Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco” (1Corinzi 3:10-15).

Il tribunale di Cristo non giudicherà dunque i peccati personali di ciascuno, perché essi sono ormai stati cancellati dalla potenza del sangue di Cristo Gesù. Infatti gli ipocriti e gli operai cristiani che sono diventati infedeli ed indulgenti verso loro stessi, non saranno presenti al “Bema”, ma nel giorno del giudizio finale saranno separati e gettati nelle tenebre, dove sarà il pianto e lo stridore dei denti: E quel servo inutile, gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti” (Matteo 25:30).

Tutti quelli che cadono nel peccato e si ribellano o che rifiutano di ravvedersi e divengono increduli verranno esclusi dal cielo e non compariranno dinanzi al tribunale di Cristo: Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso: chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio” (Galati 5:19-21).

Coloro che ricevono la grazia, ma non permetteranno che questa operi nella loro vita, saranno anch’essi esclusi dal cielo: Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio” (Efesini 5:5).

SCOPO DEL TRIBUNALE DI CRISTO

Da quanto detto si evince che lo scopo del tribunale di Cristo sarà mettere in piena luce ciò che avremo effettivamente fatto per il Signore Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male” (2Corinzi 5:10).

Qui il termine “comparire” si potrebbe meglio tradurre “nella nostra luce” oppure senza “simulazione”. Così ciascuno comparirà davanti al tribunale di Cristo, nella sua luce, senza simulazione. L’espressione “bene o male” non si riferisce a cose moralmente buone o malvagie, bensì a ciò che è utile e utilizzabile in contrapposizione a ciò che è inutile: “L'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno. Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco” (1Corinzi 3:13-15).

Cosa significa l’espressione salvati attraverso il fuoco”? Il tribunale di Cristo metterà in evidenza l'opera e la fedeltà di ciascuno, ma non metterà in discussione la salvezza: alcuni saranno salvi come qualcuno che fugge da un incendio e riesce a scampare per un "soffio". Insomma alla fine tutti i credenti saranno salvi. “Vi saranno dei vasi stretti, altri larghi, ma tutti saranno pieni: la misura sarà uguale per tutti, ossia la pienezza”.

È importante precisare che non compariremo come colpevoli chiamati in giudizio, ma come salvati, il cui lavoro verrà valutato: In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).

Il tribunale servirà, affinché tutti si rendano conto delle proprie opere. Si tratta di una valutazione che riguarda l’edificio non le fondamenta. La salvezza ha la sua base su ciò che Cristo ha compiuto, mentre la ricompensa sarà determinata dal servizio che gli avremo reso. Pertanto, coloro che partecipano al "tribunale di Cristo" non parteciperanno al “gran trono bianco”, perché sono già stati riscattati e quindi liberati dal giudizio finale (Giovanni 5:24; Romani 8:1). I loro peccati sono già stati giudicati alla croce e per loro non c'è più condanna (Giovanni 12:27-33).

Dunque davanti al “Bema” sarà esaminata ogni opera da noi fatta: “Affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male” (2Corinzi 5:10).

Afferma il dott. Pentecost: “L’apostolo non si riferisce qui a cose moralmente buone in contrasto con quelle moralmente malvagie, bensì a ciò che è utilizzabile o utile, rispetto a ciò che è inutile”.

In quel giorno sarà fatto un esame da parte di Dio, in maniera minuziosa ed esatta, per valutare l’opera d’ogni credente. Davanti al tribunale di Cristo vi sarà una piena manifestazione di ognuno e d’ogni cosa. Ciò che sembrava splendente ed ammirevole, sarà vagliato: le intenzioni, i propositi, ogni programma umano sarà pesato nella “bilancia del santuario”. Il fuoco farà la prova d’ogni opera dell’uomo. Non sussisterà nulla, ad eccezione di quel che sarà stato il frutto della grazia divina nei cuori. Tutti i motivi impuri saranno giudicati, condannati e consumati. Ma che cosa il Signore rivelerà in quel giorno? Vediamolo insieme:

Ø  SE SIAMO STATI SPIRITUALI O CARNALI: “Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali” (1Corinzi 3:1,2).

Ø  SE SIAMO STATI DILIGENTI O NEGLIGENTI: “Guardate dunque con diligenza a come vi comportate; non da stolti, ma da saggi; ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi. Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:15-17).

Ø  SE SIAMO STATI EGOISTI: “Poiché tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo Gesù (Filippesi 2:21).

Ø SE ABBIAMO SPESO BENE IL NOSTRO TEMPO: “Ricuperando il tempo perché i giorni sono malvagi. Perciò non agite con leggerezza, ma cercate di ben capire quale sia la volontà del Signore” (Efesini 5:16,17).

Ø  SE ABBIAMO SPESO BENE IL NOSTRO DENARO: «Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; ma fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano” (Matteo 6:19,20).

Ø  SE SIAMO STATI INTERESSATI ALLA SALVEZZA ALTRUI: “Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini; e Dio ci conosce a fondo, e spero che nelle vostre coscienze anche voi ci conosciate” (2Corinzi 5:11).

Ø SE LA NOSTRA ATTITUDINE VERSO I FRATELLI È STATA POSITIVA: “Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente” (Romani 12:10).

Ø  SE ABBIAMO DETTO DELLE PAROLE OZIOSE: Io vi dico che di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Matteo 12:36).

Ø   SE SIAMO STATI FEDELI: “E chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è un mio discepolo, io vi dico in verità che non perderà affatto il suo premio» (Matteo 10:42).

Ø  SE ABBIAMO DESIDERATO CRESCERE SPIRITUALMENTE: “Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali” (1Corinzi 3:1,2).

Ø  SE ABBIAMO PERSEVERATO NELLA PREGHIERA: “Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Luca 18:1).

Ø  SE ABBIAMO SEMINATO PER LO SPIRITO: “Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna. Non ci scoraggiamo di fare il bene; perché, se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo. Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:7-10).

            Tutta la nostra vita cristiana sarà vagliata dal punto di vista qualitativo e quantitativo: “L'opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l'opera di ciascuno” (1Corinzi 3:13).

            Dio non dà mai i privilegi senza responsabilità, ma questa non ha significato se non c’è un rendiconto; nessuno potrà sfuggirne.

    Davanti al “Bema” compariranno tre tipi di credenti:

 

1. Quelli le cui opere saranno arse e vedranno le loro opere dissolversi come paglia al fuoco: “Badate a voi stessi affinché non perdiate il frutto delle opere compiute, ma riceviate piena ricompensa” (2Giovanni 1:8).

2.  Quelli che non avranno compiuto nessun’opera buona e quindi si troveranno nella stessa condizione del ladrone in croce.

3.  Quelli che avranno operato per il Signore nel giusto modo sia qualitativamente che quantitativamente e ne riceveranno il premio: “Ecco, sto per venire e con me avrò la ricompensa da dare a ciascuno secondo le sue opere” (Apocalisse 22:12).

 

IL PREMIO DEL TRIBUNALE DI CRISTO

            Poiché la punizione dovuta al peccato è stata subita dal Figlio di Dio, lo scopo del Tribunale di Cristo è quello di rimunerare l’operato di Dio.

            Il Signore che ci ha donato la salvezza è ben felice di darci dei premi e ricevere dei premi fa sempre piacere, soprattutto quando è Dio a darcelo: “Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano” (Ebrei 11:6).

            Il Figlio dell’uomo renderà a ciascuno secondo l’opera sua: “Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua” (Matteo 16:27).

            Cristo assegnerà i premi in base alle possibilità che sono state date a ciascuno durante la vita terrena: “Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio” (1Corinzi 4:5).

Cristo è il giusto giudice che presiederà questo glorioso avvenimento: “Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione” (2Timoteo 4:8).

Egli darà a ciascun credente ciò che gli è dovuto senza riguardi personali “Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite Cristo, il Signore! Infatti chi agisce ingiustamente riceverà la retribuzione del torto che avrà fatto, senza che vi siano favoritismi” (Colossesi 3:23-25).

Un esempio per raffigurare il Bema, è la festa dei bambini a conclusione della Suola Domenicale. Possono partecipare solo coloro che sono iscritti nel registro di classe (che possiamo paragonare al libro della vita). Tutti ricevono un premio paragonabile alla salvezza, ma vi é uno supplementare per coloro che non si sono mai assentati ed un altro assegnato in base al profitto. Così avverrà al Bema. I premi sono raffigurati tipologicamente con delle corone:

 

1) La corona della vita.

            Sarà data a chi avrà sostenuto la prova:

Ø      Giacomo 1:12: “Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano”.

Ø      Apocalisse 2:10: “Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita”.

 

2) La corona dell’allegrezza.

            Sarà data a coloro che avranno conquistato delle anime al Signore: “Qual è infatti la nostra speranza, o la nostra gioia, o la corona di cui siamo fieri? Non siete forse voi, davanti al nostro Signore Gesù quando egli verrà? Sì, certo, voi siete il nostro vanto e la nostra gioia” (1Tessalonicesi 2:19,20).

 

3) La corona incorruttibile.

            Sarà data a chi avrà vissuto in modo sobrio, vincendo sul proprio “IO”: “Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile” (1Corinzi 9:25).

 

4) La corona della gloria.

            Sarà data ai pastori che hanno pasciuto il gregge di Cristo e sono stati dei “modelli”: “Pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce” (1Pietro 5:2-4).

 

5) La corona della giustizia.

            Sarà data a coloro che avranno amato la venuta del Signore: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione” (2Timoteo 4:7,8).

            Queste corone saranno poi gettate davanti al trono celeste in piena sottomissione e gratitudine. In questo modo le corone che i credenti riceveranno, ridonandole al Signore, daranno gloria a Cristo e non al credente: “I ventiquattro anziani si prostrano davanti a colui che siede sul trono e adorano colui che vive nei secoli dei secoli e gettano le loro corone davanti al trono, dicendo:  «Tu sei degno, o Signore e Dio nostro, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza: perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà furono create ed esistono» (Apocalisse 4:10,11).

 

            Uno scrittore così ha sintetizzato la consegna delle corone:

Ø      Per il guerriero vittorioso: una corona di giustizia (2Timoteo 4:8);

Ø      Per il corridore risoluto: una corona incorruttibile (1Corinzi 9:25-27);

Ø      Per il martire fedele: una corona di vita (Apocalisse 2:10; Giacomo 1:12);

Ø      Per il servo devoto: una corona d'onore (1Tessalonicesi 2:19);

Ø      Per l'anziano esemplare: una corona di gloria (1Pietro 5:3-4).

 

LE NOZZE DELL’AGNELLO

            Ora che il popolo di Dio ha ottenuto il premio, la chiesa, in quanto “fidanzata a Cristo” (2Corinzi 11:2), può celebrare le tanto attese nozze, coronando il sogno e la speranza: “Dal trono venne una voce che diceva: «Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi». Poi udii come la voce di una gran folla e come il fragore di grandi acque e come il rombo di forti tuoni, che diceva: «Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi». E l'angelo mi disse: «Scrivi: "Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello"». Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio» (Apocalisse 19:5-9).

                        Le nozze dell'Agnello completano il “giorno di Cristo”, sono la celebrazione ufficiale dell’unione della Chiesa con Cristo e quest’evento avviene fra la gioia degli eserciti celesti.

            La sposa costituisce l'insieme di tutti coloro che hanno accettato e realizzato la redenzione, provveduta dal sacrificio di Cristo (Efesini 5:25-27).

            Nel cielo c’è voce di giubilo, perché si è completato il giorno di Cristo. La Scrittura distingue tra:

a. Il giorno di Dio. Si riferisce a quel periodo in cui si svolgeranno i giudizi di Dio sulla terra (la Grande Tribolazione), come attestato da molti versetti biblici (Gioele 2:11; Sofonia 1:14,15; 2Pietro 2:9; Apocalisse 6:16,17).

b. Il giorno di Cristo. Si riferisce a quel periodo in cui si svolgeranno gli eventi di gloria per la Chiesa in cielo (il Bema e le nozze dell’Agnello), come attestano i versi precedentemente citati (1Corinzi 3:13; Filippesi 1:6; 2:16; 2Timoteo 4:8).

Le nozze dell’Agnello sono l’evento conclusivo dei giorni di Cristo, quando la Chiesa, completa di tutti i santi, sarà presentata “ufficialmente” al Padre. Esse costituiscono la conclusione della dispensazione della grazia: Gesù ricominciò a parlare loro in parabole, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze”.  Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni.  Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete”. E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali” (Matteo 22:1-10).

        In questo modo il Signore ci dà un’idea di quel che sarà la nostra posizione nell’eternità, adottando illustrazioni come quella di un matrimonio. Gli invitati, infatti, sono presenti ad una festa e partecipano con gioia: “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata” (Apocalisse 19:7).

        Dopo l’attesa per la preparazione (2Corinzi 11:2), arriva il giorno delle nozze e la sposa si presenta all’Agnello, indossando il vestito candido, lì dove l’oro è simbolo della giustizia divina, mentre il lino risplendente è il simbolo della giustizia partecipata. Questo le è stato provveduto ed è reso più adorno dalle buone opere dei credenti: “Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi” (Apocalisse 19:8).

        Riferendoci alle celebrazioni ebraiche del matrimonio, noteremo la presenza di “vergini” che accompagnavano la sposa e che potevano partecipare ai festeggiamenti:

ü      Salmo 45:14,15: “Ella sarà condotta al re avvolta in vesti ricamate; seguita dalle vergini sue compagne, che gli saranno presentate; saranno condotte con gioia ed esultanza; ed esse entreranno nel palazzo del re”.

ü      Matteo 25:1-13: «Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini le quali, prese le loro lampade, uscirono a incontrare lo sposo. Cinque di loro erano stolte e cinque avvedute; le stolte, nel prendere le loro lampade, non avevano preso con sé dell'olio; mentre le avvedute, insieme con le loro lampade, avevano preso dell'olio nei vasi. Siccome lo sposo tardava, tutte divennero assonnate e si addormentarono. Verso mezzanotte si levò un grido: "Ecco lo sposo, uscitegli incontro!” Allora tutte quelle vergini si svegliarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle avvedute: "Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Ma le avvedute risposero: "No, perché non basterebbe per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene!” Ma, mentre quelle andavano a comprarne, arrivò lo sposo; e quelle che erano pronte entrarono con lui nella sala delle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi vennero anche le altre vergini, dicendo: "Signore, Signore, aprici!” Ma egli rispose: “Io vi dico in verità: Non vi conosco”.  Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”.

        La Scrittura è chiara nel farci comprendere chi è la sposa (tutti coloro che per fede hanno realizzato la redenzione mediante il sacrificio di Cristo, come leggiamo in Efesini 5:25,26 e Apocalisse 7:14). La domanda sorge spontanea: “Chi sono le vergini”? È possibile essere salvati per opere? La Parola di Dio c’illumina anche su questa verità: “Infatti, tutti coloro che hanno peccato senza legge periranno pure senza legge; e tutti coloro che hanno peccato avendo la legge saranno giudicati in base a quella legge; perché non quelli che ascoltano la legge sono giusti davanti a Dio, ma quelli che l'osservano saranno giustificati. Infatti quando degli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla legge, essi, che non hanno legge, sono legge a sé stessi; essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda. Tutto ciò si vedrà nel giorno in cui Dio giudicherà i segreti degli uomini per mezzo di Gesù Cristo, secondo il mio vangelo” (Romani 2:12-16).

        Nello spirito umano è distinguibile la coscienza e gli uomini che non hanno mai avuto la possibilità di ascoltare l’Evangelo saranno giudicati da Dio secondo il pensiero del loro cuore. Poiché costoro non fanno parte dei “lavati dal sangue dell’Agnello” e considerato che Dio li ammette in cielo per l’integrità della loro condotta, essi potranno essere “le vergini” che accompagnano la sposa.

        Alla sposa si aggiungeranno tutti coloro che avranno accettato l'Evangelo del Regno (Matteo 24:13,14) durante la Grande Tribolazione e che per la loro fede saranno uccisi: questi sono i martiri della tribolazione (Apocalisse 7:13,14; 13:8,15). L'Evangelo del Regno non deve essere confuso con l'annuncio odierno dell'Evangelo della Grazia. Questo Evangelo del Regno, probabilmente, sarà annunciato dall'opera missionaria dei 144.000.

        È interessante altresì considerare come Cristo, ricevuto dai credenti come “Agnello di Dio che toglie il peccato”, benché sia il Divino Signore della storia e sia degno di sovrana lode, si presenti alla Sua sposa, ancora come l’Agnello. Ciò perché sia sempre ricordato il Suo eterno amore per la Chiesa: “Vidi nella destra di colui che sedeva sul trono un libro scritto di dentro e di fuori, sigillato con sette sigilli. E vidi un angelo potente che gridava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli?» Ma nessuno, né in cielo, né sulla terra, né sotto la terra, poteva aprire il libro, né guardarlo. Io piangevo molto perché non si era trovato nessuno che fosse degno di aprire il libro, e di guardarlo. Ma uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ecco, il leone della tribù di Giuda, il discendente di Davide, ha vinto per aprire il libro e i suoi sette sigilli». Poi vidi, in mezzo al trono e alle quattro creature viventi e in mezzo agli anziani, un Agnello in piedi, che sembrava essere stato immolato, e aveva sette corna e sette occhi che sono i sette spiriti di Dio, mandati per tutta la terra. Egli venne e prese il libro dalla destra di colui che sedeva sul trono. Quand'ebbe preso il libro, le quattro creature viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all'Agnello, ciascuno con una cetra e delle coppe d'oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. Essi cantavano un cantico nuovo, dicendo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai acquistato a Dio, con il tuo sangue, gente di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e dei sacerdoti; e regneranno sulla terra». E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia. Essi dicevano a gran voce: «Degno è l'Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l'onore, la gloria e la lode». E tutte le creature che sono nel cielo, sulla terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: «A colui che siede sul trono, e all'Agnello, siano la lode, l'onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli». Le quattro creature viventi dicevano: «Amen!» E gli anziani si prostrarono e adorarono” (Apocalisse 5:1-14).

Lo Sposo, dunque, si presenta ancora come Agnello, perché la Chiesa ricordi in eterno l'opera di salvezza compiuta al Calvario: “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell'Agnello e la sua sposa si è preparata” (Apocalisse 19:7).

Le nozze dell’Agnello ci parlano dunque di un legame intimo e permanente. Seppure in questo tempo una coppia potrebbe essere separata dalla morte, nell’eternità, là dove la morte non ci sarà più, l’unione con Cristo sarà eterna, infatti:

a.      Saremo eternamente felici: “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate» (Apocalisse 21:4).

b.     Saremo eternamente insieme: “Dopo queste cose, udii nel cielo una gran voce come di una folla immensa, che diceva: «Alleluia! La salvezza, la gloria e la potenza appartengono al nostro Dio perché veritieri e giusti sono i suoi giudizi. Egli ha giudicato la grande prostituta che corrompeva la terra con la sua prostituzione e ha vendicato il sangue dei suoi servi, chiedendone conto alla mano di lei». E dissero una seconda volta: «Alleluia! Il suo fumo sale per i secoli dei secoli». Allora i ventiquattro anziani e le quattro creature viventi si prostrarono, adorarono Dio che siede sul trono, e dissero: «Amen! Alleluia!» Dal trono venne una voce che diceva: «Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi». Poi udii come la voce di una gran folla e come il fragore di grandi acque e come il rombo di forti tuoni, che diceva: «Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l'Onnipotente, ha stabilito il suo regno” (Apocalisse 19:1-6).

c.      Saremo eternamente uniti a Cristo: “Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).     

Le nozze dell’Agnello sono l’evento conclusivo del giorno di Cristo, quando la Chiesa, completa di tutti i santi, è presentata “ufficialmente” al Padre. Esse costituiscono la conclusione della dispensazione della grazia: «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale fece le nozze di suo figlio. Mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze; ma questi non vollero venire. Mandò una seconda volta altri servi, dicendo: "Dite agli invitati: Io ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono ammazzati; tutto è pronto; venite alle nozze”. Ma quelli, non curandosene, se ne andarono, chi al suo campo, chi al suo commercio; altri poi, presero i suoi servi, li maltrattarono e li uccisero. Allora il re si adirò, mandò le sue truppe a sterminare quegli omicidi e a bruciare la loro città. Quindi disse ai suoi servi: "Le nozze sono pronte, ma gli invitati non ne erano degni. Andate dunque ai crocicchi delle strade e chiamate alle nozze quanti troverete”. E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni; e la sala delle nozze fu piena di commensali. Ora il re entrò per vedere quelli che erano a tavola e notò là un uomo che non aveva l'abito di nozze. E gli disse: "Amico, come sei entrato qui senza avere un abito di nozze?" E costui rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servitori: "Legatelo mani e piedi e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti”.  Poiché molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti» (Matteo 22:2-14).

 

Conclusione.

            Alla luce di quanto detto, ritengo sia desiderabile partecipare a queste nozze: “Beati quelli che sono invitati alla cena delle nozze dell'Agnello”. Poi aggiunse: «Queste sono le parole veritiere di Dio» (Apocalisse 19:9). La chiesa è incoraggiata a prepararsi per questo avvenimento glorioso: “Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e perseveranti; ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce” (Colossesi 1:9-12).

Credere nel ritorno di Gesù, non vuol dire avere il desiderio di sfuggire alle responsabilità del nostro servizio, al contrario, ciò deve spingere il credente ad essere più forte nella testimonianza e nel servizio per poter ascoltare l’approvazione finale di Gesù: Il suo padrone gli disse: “Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore” (Matteo 25:23).