Il
termine ortodossia, di origine greca, significa
letteralmente retta dottrina. A questo significato primario la tradizione
ecclesiale orientale ne aggiunge un secondo,
complementare al primo, quello di retta glorificazione. I due significati
esprimono la medesima realtà, cioè la professione
della retta fede cristiana, sia essa formulata sul piano concettuale (dottrina)
o celebrata nella liturgia della Chiesa (glorificazione). A partire dai primi
secoli del cristianesimo il termine ortodossia è venuto
a esprimere nel linguaggio della Chiesa ladesione piena al messaggio
evangelico originario di Gesù Cristo trasmesso dagli
apostoli, senza aggiunte né amputazioni né mutazioni. In
quanto fedeli a tale messaggio le Chiese definivano se stesse come
ortodosse. Con il passare dei secoli e lemergere di dissensi dottrinali
allinterno della Chiesa, laggettivo ortodossa è diventata una sorta di
qualifica ufficiale con cui alcune Chiese hanno definito se stesse
rispetto ad altre, fino a divenire la qualifica identificante di una specifica
confessione cristiana e della struttura ecclesiale corrispondente, che si
autodefinisce come Chiesa ortodossa.
Essa rappresenta dunque storicamente una delle quattro grandi confessioni in
cui il cristianesimo si è suddiviso, accanto al cattolicesimo, allortodossia
orientale antica (pre-calcedonese) e al protestantesimo.
La Chiesa ortodossa è costituita, in effetti, da un insieme di Chiese autonome
che si riconoscono in comunione reciproca, condividendo la medesima fede e
tradizione. Essa si autodefinisce come Chiesa specifica rivendicando la sua
piena adesione alla tradizione cristiana delle origini, volendo con questo
distinguersi sia dalle Chiese orientali ortodosse pre-calcedonesi,
sia dal cristianesimo occidentale, rappresentato dalla Chiesa cattolica e dal
protestantesimo. Dal punto di vista della comunione ecclesiale, le Chiese
cristiane dOriente (escluse quelle cattoliche orientali, e qualche piccola
realtà affiliata al mondo anglicano e protestante) si possono suddividere in
tre categorie:
1. Le Chiese ortodosse calcedoniane,
che costituiscono la realtà più comunemente nota con il nome di Chiesa
ortodossa, appaiono come una famiglia di Chiese
indipendenti: gli antichi patriarcati di Gerusalemme, Antiochia,
Alessandria e Costantinopoli, altre Chiese patriarcali di più recente
fondazione, e diverse altre Chiese dotate di autocefalia
(diritto allelezione del proprio capo) o di autonomia (diritto
allautogoverno). Il principio è che ogni popolo o nazione indipendente possa
sviluppare nel tempo la propria Chiesa locale. Pur nel rispetto di tali
autonomie che talvolta crea problemi di sovrapposizione giurisdizionale nei
casi della diaspora ortodossa in Occidente , queste
Chiese sono riunite in una comunione molto omogenea di dottrina e tradizione.
2. Le Chiese ortodosse non calcedoniane,
o antico-orientali. Questa è una famiglia di Chiese piuttosto estesa
geograficamente (dallArmenia allAfrica orientale allIndia del Sud), che
forma una comunione abbastanza eterogenea quanto a usi
cultuali e particolarità tradizionali. Storicamente, queste Chiese si pongono
al di fuori dei confini dellantico Impero Romano
dOriente, di cui rifiutarono le formulazioni di fede cristologica
in seguito al Concilio di Calcedonia, del 451.
3. La Chiesa Assira dellEst,
comunemente detta nestoriana, un tempo
la Chiesa più diffusa nel mondo, con presenze estese fino in Cina.
Separata da tutte le altre Chiese cristiane (a differenza delle altre Chiese
non calcedoniane, non accetta neppure il Concilio di Efeso del 431), ridotta a circa 250.000 persone, vive
oggi una precaria esistenza in Iran e Irak, una
esigua minoranza dellIndia meridionale cristiana, e numerosi luoghi della
diaspora in Occidente, soprattutto negli Stati Uniti (unesigua presenza di
tale Chiesa era registrata in Piemonte fino al 2005, ma i responsabili sono
rientrati in comunione con la Chiesa cattolica).
La separazione fra Oriente e Occidente cristiano, segnata da secoli di
progressivo estraniamento al termine del primo
millennio, si è venuta consumando definitivamente nel 1054. Da quella data,
molti sono stati i tentativi operati dal cristianesimo occidentale di riunificarsi a una sua controparte
che non ha conosciuto processi di umanesimo e di riforma, di razionalismo e di
illuminismo, e neppure almeno nellintimo della propria vita ecclesiale di
secolarizzazione.
Non sempre i tentativi di riunificazione sono stati condotti in modo felice
o corretto da ambo le parti, e le difficoltà di arrivare a
un accordo su punti dottrinali controversi sono aggravate dai problemi legati
al cosiddetto uniatismo. Anche se
non mancano gesti di buona volontà da entrambe le parti, il cammino di
riavvicinamento fra Oriente e Occidente cristiano è molto più delicato e
complesso di quanto si pensi. Il massimalismo con cui le Chiese
cristiane dOriente trattano la propria fede e tradizione non permette approcci
a mezza strada, e ogni tentativo di compromesso aumenta le fratture e i
dolori allinterno di un mondo già provato da secoli di persecuzioni e
tormenti.
Una stima realistica valuta gli ortodossi nel mondo intorno ai 230.000.000,
dei quali circa un quinto proverrebbe dalle Chiese non calcedoniane.
Una grande incognita è costituita dalla percentuale di fedeli ortodossi
dellex-Unione Sovietica, in cui oltre un decennio di ricostruzione delle
attività ecclesiali non ha ancora portato a un quadro sociografico definitivo.
Molti sono i punti dottrinali su cui si è consumato un distacco fra
lOriente e lOccidente cristiano: tra questi si menzionano spesso la disputa
sul Filioque (laggiunta della clausola e dal
Figlio, dopo avere affermato che lo Spirito Santo procede dal Padre, nel
Credo niceno-costantinopolitano), la natura della
grazia increata e la dottrina cattolico-romana del
Purgatorio; dal punto di vista della prassi sacramentale e cultuale, le
differenze sono poi una grande quantità, e spesso
molto appariscenti fin da una prima esperienza. Alla base di tali punti di
conflitto occorre notare un approccio diverso alla natura stessa della
tradizione, allinterpretazione dellesercizio dellautorità, al ruolo e allimportanza
tradizionale dei Padri della Chiesa e ai criteri di ottenimento
di un consenso sulle verità della fede.
Le Chiese ortodosse locali sono governate con unamministrazione sinodale,
nel rispetto del principio della non ingerenza di un
vescovo (sia pure un patriarca o il capo di un Sinodo locale) nella gestione
interna di unaltra diocesi. Il problema di un Concilio ecumenico fa sorgere
altri interrogativi: diversamente dal cattolicesimo romano, lortodossia non ha
mai qualificato i propri Sinodi (anche quelli pan-ortodossi) come ecumenici, e
anche se si ritiene autorizzata a indire un Concilio
ecumenico, è riluttante a farlo perché ritiene che, una volta accettati, i
risultati di questo Concilio dovrebbero essere secondo linterpretazione
ortodossa vincolanti anche per tutto lOccidente cristiano.
Lortodossia si ritiene (a dispetto dellesistenza di altre
comunioni cristiane separate) la Chiesa una, santa, cattolica e
apostolica, in virtù dellintegrità del deposito della fede. Il desiderio di
riunione dei cristiani non è visto in prospettiva di
assorbimento degli altri cristiani, ma del loro riconoscimento di questa
integrità di fede. Finché un completo consenso sulla
fede non è raggiunto, lortodossia non si sente autorizzata ad alcuna forma di
concelebrazione o di comunicazione nelle cose sacre con un corpo cristiano non
ortodosso.
Il moderno coinvolgimento con il movimento ecumenico ha visto sorgere nel XX secolo diverse frange di dissenso tradizionalista:
molte forme di accomodamento al dialogo con il cristianesimo cattolico e
protestante, e alcuni tentativi di minimizzare le differenze di fondo con il
mondo ortodosso, hanno provocato dure reazioni, specialmente allinterno
dellortodossia calcedoniana. Sono sorte in diversi
paesi dellOriente cristano (e sono giunte anche in
Occidente) numerose obbedienze ecclesiali che non sono in comunione con le
Chiese storiche dei propri paesi dorigine. Alcune di esse
sono oltranziste, altre più moderate. La terminologia corrente dà loro
lappellativo di Chiese non canoniche. Unalternativa
sociologicamente proponibile sarebbe quella di
definirle Chiese non in comunione con la Chiesa ortodossa, sia che si tratti
di corpi del tutto isolati, sia che questi costituiscano una rete alternativa
di gruppi minoritari in comunione tra loro, o che magari vantino qualche tipo
di legame con una Chiesa ortodossa particolare, pur rifiutando la comunione con
le altre.
B.: Una prima introduzione in Andrea Pacini, Le
Chiese ortodosse, Elledici, Leumann
(Torino) 2000, e in Enrico Morini, Gli ortodossi,
il Mulino, Bologna 2002. Una dettagliata monografia su tutto il mondo delle
Chiese cristiane orientali in lingua italiana è Hans-Dieter
Döpmann, Il Cristo dOriente, trad. it., ECIG, Genova 1991. Due altri altri testi generali sono Pavel Evdokimov, LOrtodossia, trad. it., EDB, Bologna 1981; e Nicholas Zernov, Il cristianesimo orientale, trad. it., Mondadori, Milano 1991. Il
più famoso libro introduttivo alla Chiesa ortodossa (calcedoniana),
tradotto in francese ma non in italiano è quello di Timothy
Ware, The Orthodox Church, Penguin Books, Londra 1993. Mancano studi generali sul fenomeno
delle Chiese cristane orientali in Italia; per un quadro
a livello regionale, cfr. Luigi Berzano - Andrea Cassinasco, Cristiani dOriente in Piemonte, LHarmattan Italia, Torino 1999.