I NOSTRI SENSI CONTROLLATI DALLO SPIRITO SANTO
"Quel che era dal principio, quel che
abbiamo udito (l'udito), quel che abbiamo visto (la vista) con i nostri occhi,
quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato (il tatto)
della parola della vita la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne
rendiamo testimonianza (il gusto) e vi annunziamo la vita eterna che era presso
il Padre e che ci fu manifestata), quel che abbiamo visto e udito, noi lo
annunziamo anche a voi, perché voi pure siate in comunione con noi; e la nostra
comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù
Cristo" (1Giovanni 1:1-3).
"Su quest'argomento avremmo molte cose da dire,
ma è difficile spiegarle a voi perché siete diventati lenti a comprendere.
Infatti, dopo tanto tempo dovreste già essere maestri;
invece avete di nuovo bisogno che vi siano insegnati i primi elementi degli
oracoli di Dio; siete giunti al punto che avete bisogno di latte e non di cibo
solido. Ora, chiunque usa il latte non ha esperienza della parola di giustizia,
perché è bambino; ma il cibo solido è per gli adulti; per quelli, cioè, che per via dell'uso hanno le facoltà esercitate a
discernere il bene e il male" (Ebrei 5:11-14).
Gesù come vero uomo ha vissuto la sua esistenza
terrena in armonia con la volontà del Padre conformando i suoi sensi fisici a
un principio di totale santificazione; ma oggi molti che si professano suoi
seguaci conducono un'esistenza dissimile dalla Sua, perché usano i loro sensi
per soddisfare le esigenze del vecchio uomo che si corrompe nel seguire le
passioni ingannatrici.
Dio ha impartito negli uomini i cinque sensi perché questi abbiano una
ripercussione sul loro comportamento nella sua interezza - corpo, anima e
spirito (1Tessalonicesi 5:23).
Le tre componenti dell'uomo sono ben distinte, ma inseparabili,
indissolubilmente vincolate l'una alle altre; quindi, sarebbe inconcepibile e
falso dichiarare di amare con lo spirito il Signore abbandonando però il corpo
a qualsiasi vizio.
I sensi sono dei mezzi di conoscenza che procurano godimento, ma nel contempo
sofferenza, perché è detto che "chi accresce il proprio sapere acuisce il
proprio dolore". Il Signore ha concepito l'essere umano in maniera tale
che questi riesca a raggiungere uno stato di quiete e
di benessere. Malgrado le risorse di cui il Creatore
ha dotato l'uomo, messo alla prova in Eden, ha fallito tale scopo.
Ci sono due oggetti di conoscenza, ossia due campi d'azione su cui esercitare i
nostri sensi: il mondo e il Creatore. I nostri cinque sensi (il toccare, il
vedere, l'udire, il gustare e l'odorare) ci sono stati dati per venire a
contatto con le cose visibili, contemplando le cose che Dio ha creato, per poi
subito toccare, vedere, udire, gustare e odorare coi
nostri sentimenti, con la nostra mente, con la nostra volontà (le facoltà
dell'anima) e col nostro spirito la straordinaria realtà Dio, fattosi conoscere
in Gesù Cristo.
Tuttavia con la caduta, l'uomo ha spostato il suo interesse da Dio, il
Creatore, al mondo e alle cose che sono nel mondo; e delle cose create non si è
limitato a fare oggetto di indagine e di lode al Signore, ma si è spinto fino
al punto di concentrare esclusivamente o particolarmente la sua passione verso
quelle cose belle e buone che i suoi sensi ammiravano. Nella Parola di Dio il
mondo assume tre principali significati: in senso cosmico, il globo terracqueo;
in senso storico, l'umanità in favore della quale Cristo è venuto
a morire; e in senso ideologico e religioso, quel sistema o ordine di cose e
valori di cui Satana è il despota, il quale volge le cose buone e belle che Dio
ha creato verso un altro scopo: la glorificazione dell'uomo. Qualcuno può
obiettare che, dal momento che anche i credenti sono calati in un corpo dotato
di sensi, è naturale che anche loro, siano trascinati a desiderare gli stessi
oggetti di conoscenza che quelli del mondo bramano, ma le Scritture sono
chiare: "Noi usiamo il mondo come se non lo usassimo" (1Corinzi 7), cioè viviamo glorificando Dio con i nostri stessi sensi. Il
credente può correre il pericolo di cadere nelle bassezze di chi non conosce il
Signore, ma non può vivere in funzione di se stesso
Che cosa ne è di
noi? Abbiamo un oggetto che soddisfa il nostro cuore? Il Cristianesimo ci fa
toccare Qualcuno. Noi abbiamo bisogno di toccare la vita eterna, e la vita
eterna è conoscere sperimentalmente, soggettivamente Dio e Gesù
Cristo, come l'ha toccato l'apostolo Paolo (Filippesi
3). Vivete voi toccando Qualcuno? lo mi esprimo prima
di tutto in questo senso, perché il tatto è il senso più esteso: tutta la
superficie del nostro corpo è rivestita di questa percezione. È il primo senso
di cui in bambino viene a fare conoscenza.
Anche noi dobbiamo essere annoverati fra coloro che hanno
toccato Gesù e se non ci è stato ancora possibile
stabilire un contatto personale, allora non siamo salvati, siamo illusi. Sono
molti quelli che si dicono essere cristiani, ma che non vivono con Gesù. Questi conoscono la dottrina, il dogma della
salvezza, senza però essere stati afferrati dalla Salvezza in Persona ed averla
afferrata. Per essere salvati non basta contemplare qualcosa della vita eterna,
se non la si afferra. Afferra la vita eterna! Non si
vuole minare uno dei dogmi essenziali del Cristianesimo, si sta semplicemente
cercando di fare chiarezza perché nessuno s'inganni o si illuda:
la certezza della salvezza è un principio indistruttibile, ma è una grande
assurdità credere di essere riconciliati con Dio afferrando una dottrina fine a
se stessa senza identificarla con Gesù Cristo: la
Salvezza non è qualcosa, ma è Qualcuno, è Qualcuno nella cui mano si cammina; e
quando si tocca qualcosa non la si può toccare senza il Signore Gesù.
Il tatto è in stretta relazione con la grande verità del Cristianesimo: la
Risurrezione. Risorto, il Salvatore non si è fatto toccare da Maria perché lei aveva creduto, e non era più necessario
toccarlo, anche perché il Signore le faceva capire che ella
non avrebbe più dovuto riprendere nei suoi confronti le antiche relazioni. Ma i
discepoli esitanti, dubbiosi e paurosi avevano bisogno di toccarlo, e più di tutti, Tommaso; e il Signore si è lasciato toccare,
perché Egli si lascia toccare quando si tratta di condurre le persone a
credere.
Esercitate il senso tattile per toccare il Signore; per camminare
quotidianamente con la mano nella mano di Gesù? Se siamo dei credenti sarà tutto il nostro comportamento ad
essere trasformato. Noi sperimenteremo tutti i giorni il senso più profondo di
ciò che è la grazia di Dio nel nostro spirito, nella nostra anima e nel nostro
corpo. Avremo come effetti di questa grazia la felicità spirituale, perché ogni
giorno abbiamo la serena certezza di averlo toccato, e questo
approccio sarà un'esperienza perenne; la felicità psichica, perché la
nostra volontà, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, i nostri affetti, i
nostri desideri e i nostri pensieri saranno controllati dal Signore Gesù. Ignoreremo la depressione spirituale e psichica se il
nostro spirito e la nostra anima sono stati effettivamente toccati dal Signore,
perché Lui è là e la sua mano ci comunica la forza necessaria per affrontare i
frangenti della vita. Quando siamo toccati da Lui riceviamo anche la forza
fisica, non perché non saremo più malati o a stanchi, quanto piuttosto
realizzeremo nelle nostre debolezze la Sua potenza che ci rinvigorirà (Isaia
40: 29-31).
La delusione di molti nell'ascoltare questo messaggio deriverà dal fatto che
non si sono presi di mira certi giovani che,
soprattutto per quanto riguarda il tatto, sono irrefrenabili, e non si sono
elencate le varie cose che non si devono toccare.
Sì, ci sono delle cose che noi non dobbiamo toccare, ma il Signore non mi
chiede di predicare un Cristianesimo negativo, perché vi rimetterei nuovamente
sotto i vincoli della legge, sotto il bersaglio della maledizione della legge,
inducendovi a prendere delle decisioni che non potrete mai portare a termine..
Bisogna sempre tener presente e lo spirito, l'anima e il corpo che il Signore
ha messo in noi sono entità distinte, ma inscindibili, per cui anche i nostri
sensi fisici non ci condurranno nelle vie degli iniqui e degli empi, perché
saranno stati offerti in sacrificio vivente a Dio (Romani 12). Allora sarà Gesù che toccherà, Lui che guarderà, sentirà, gusterà, sarà
Lui ad essere in noi e che controllerà i nostri sensi.
lo non posso da me stesso controllare i miei sensi,
dal momento che essi, causa la matrice, la sorgente venefica del peccato, mi
dominano; ma se io rinuncio a me stesso e permetto a Gesù
di vivere in me, non sarò più io al centro della mia esistenza, ma Lui, il Signore
della gloria. Soltanto poggiandomi su questo fondamento io avrò la padronanza
di me stesso, perché è Gesù che mi controlla, è Lui
che tocca attraverso le mie mani, che guarda
attraverso i miei occhi, che ode con le mie orecchie, è Lui che effonde con la
mia strumentalità il profumo di Dio, di Cristo.
Credete che si può mettere una mano nella mano del Signore e con l'altra
palpare una donna quando non sia ancora divenuta vostra moglie? Se avete la
vostra mano nella mano di Gesù, un giorno potrete dispensare
delle carezze a quella che sarà la vostra moglie senza
provare cattiva coscienza. La malattia di molti cristiani oggi è la cattiva
coscienza, perché quelli trasgrediscono la Parola, si permettono ogni vizio,
giustificano tutto con delle inammissibili ragioni, ciononostante nel loro
intimo si sentono severamente ripresi dalla coscienza, e non possono essere
felici.
Che gli uomini del mondo tocchino ogni cosa è normale, perché non hanno altri
oggetti di conoscenza, ma che noi credenti tocchiamo le medesime cose è anomalo
perché il nostro tatto di figli di Dio no limita ai
fenomeni temporanei e visibili
Per quanto concerne la vista, Gesù nel suo celebre "sermone sul monte", si
esprime nel seguente modo: "La lampada del corpo è l'occhio. Se dunque
l'occhio tuo è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato; ma se il tuo occhio è
tenebroso quanto grandi saranno le tue tenebre" (Matteo 6:22).
Gesù qui vuole mettere in rilievo il fatto che i
sensi influenzano tutto l'essere dell'uomo, in quanto se la facoltà visiva è
inefficiente, questa stessa si riflette nelle regioni più remote dell'essere
umano.
Regna una fitta oscurità in molte anime, è notte nell'anima di molti cristiani,
perché i loro occhi sono stati offuscati dalle cose del mondo. Che cosa vuol dire avere un occhio sano o illuminato? È
vedere le cose come Gesù le vedeva. Gesù non faceva nulla che non avesse visto fare dal Padre e
non diceva nulla che non avesse sentito dire da Lui. Ciò che si può osservare
dalla vita di molti cristiani non è affatto quello che
hanno visto fare da Gesù, piuttosto si nota ostentare
le stesse assurde pretese dei Laodicesi che
s'illudevano di vedere, sebbene per Gesù fossero
ciechi e miserabili. Lo scopo dell'esercizio della vista è quello di vedere
Dio, visto che Egli stesso che ha formato l'occhio è
una Persona che vede.
La bramosia struggente di Mosé lo ha spinto a voler
vedere la faccia di Dio; ma noi non possiamo vedere il volto di Dio e rimanere
indenni, perché siamo nati nel peccato. Ma l'Eterno ha
esaudito questa preghiera facendosi conoscere in Gesù
Cristo, velando la sua Gloria e occultandola in un corpo. Ed
ecco perché l'apostolo Giovanni si rivolge con queste parole ai suoi fratelli
nella sua prima lettera: "La vita che era presso il Padre è stata
manifestata, noi l'abbiamo veduta. Quello che abbiamo visto con i nostri
occhi, quello che abbiamo contemplato, quello che le nostre mani hanno toccato
noi ve lo annunziamo, perché abbiate comunione con noi e la vostra gioia sia perfetta". Dio vi vuole dei cristiani gioiosi. Vi
sono molte persone nel mondo che hanno gustato tutto, hanno toccato tutto,
credono di aver visto tutto, di aver sentito tutto, ma sono
irriducibilmente disperati. E voi, cristiani
insensati, osereste voltarvi da quella parte?
Fissate i vostri sguardi su Colui nel quale il Padre ha trovato un totale
compiacimento. Se non avete più la visione di Dio,
allora si può ben immaginare che non vi resta più che il mondo da ammirare. La
spada di Dio è sospesa sull'Occidente cristianizzato, perché se il materialismo
e l'Islamismo hanno preso piede nella nostra era è perché l'Occidente ha
rinnegato la potenza della vera pietà, dissipando per i suoi bassi fini i beni
ricevuti da Dio e manifestando una sorprendente celerità nell'annientare con le
armi chi non ha la fede; i cristiani primitivi erano pronti a dare la propria
vita per i nemici. L'uomo non può vedere la gloria di Dio perché è nato dalla
carne; per ovviare a questo dramma, bisogna nascere una seconda volta, e per
nascere occorre scendere al livello di piccoli fanciulli
ai quali, afferma Gesù, appartiene il regno dei
cieli. Ma com'è possibile diventare dei bambini?
Bisogna convertirsi, compiere un mezzo giro: voltare le spalle a qualcosa verso
cui si era inclini, cambiare la visione delle cose.
Prima della mia conversione usavo i miei occhi per vedere il mondo, guardavo il
mondo e lo amavo e amavo le cose che sono nel mondo,
le sue concupiscenze, ed era impossibile fare altrimenti. Poi sono stato posto
di fronte all'impellente necessità di divenire come un bambino, e per farlo mi
sono dovuto convertire. Oggi si hanno idee confuse quanto devianti, sul senso
autentico di conversione, relegandolo a quel tempo in cui si è presa una
decisione sotto la pressione di mezzi evangelistici
suadenti e sotto gli effetti irresistibili dell'ebbrezza emotiva. Una vera
conversione è vedere la Salvezza, è l'essere in relazione con Gesù non essere in possesso di una
mera nozione di salvezza che non può cambiare la vita.
Quando Simeone ha potuto prendere in braccio Gesù, avvolto in fasce, ha esultato affermando di aver
visto la salvezza. Avete davanti ai vostri occhi questa Salvezza, oppure
attendete di essere trasformati per vederLa? È oggi
che la fede vi deve dare la vista, la vera vista del cristiano, che si
esprimerà in avversione per il mondo come sistema che ha crocifisso
il Suo Signore.
Un esempio illuminante di conversione è Simon Pietro. Pur
avendo vissuto con Gesù per più di tre anni, la
conversione era per lui una realtà ancora sconosciuta. È vero che quell'indimenticabile primo incontro in cui Gesù gli cambiò il nome ha gettato il seme della
conversione, ma il discepolo non era ancora maturo per
questa decisione. Eppure Gesù ha pazientato, ha fatto
quello che oggi non fanno molti evangelisti. Egli ha
lasciato andare Simon Pietro nella sua barca, gli ha concesso la libertà, ha
lasciato fecondare in lui il seme della Sua Parola, non è ricorso ad alcuna
pressione psicologica, non ha creato nessuna particolare atmosfera. Guardate Gesù! Imparate da Lui e vi saranno molte miserie che spariranno
dalle nostre assemblee. Noi subiamo le conseguenze delle nostre incoerenze:
c'ispiriamo ai mezzi e alle abitudini del mondo per intraprendere le campagne evangelistiche, noi ci conformiamo, ci lasciamo modellare
sullo stampo del presente secolo malvagio; non abbiamo più l'ispirazione dal
cuore del Padre, non c'intratteniamo più alla Sua presenza per andare poi
incontro a quelli a cui Egli ci manda, come Elia, che disse: "Come è vero che vive l'Eterno alla cui presenza io
sto". Questa è la nostra autorità, non ce ne sono
altre. Quello che ci è chiesto è di predicare la
Parola e di credere nella sua potenza vivificatrice, non di abbandonarci ai
rapporti magnifici che si possono stilare sulle nostre missioni e sul numero
consistente delle "nostre" conversioni. Perché la Parola germogli è necessario che il granello di frumento muoia. E l'effetto
della Parola di Dio non determina prima di tutto la gioia,
ma un travaglio, che consiste nel far realizzare nel neofita il proprio stato
di peccatore perduto, nel far sapere chi è il Suo Salvatore, e non si limita a
far sentir parlare di Gesù che salva, ma a far vedere
Gesù che salva.
Simon Pietro ha rinunciato a molte opportunità per amor del Signore, ma non era ancora disposto a rinunciare a se stesso: ha duramente
criticato tutti i suoi condiscepoli affermando arrogantemente che tutti
avrebbero abbandonato il Maestro, fuorché lui.
Pietro era sicuro di se stesso, ma giudicava tutti gli altri, come fanno pure
molti presunti credenti, che, abusando del dogma della salvezza per grazia
mediante la fede, omettono quelle opere che Dio ha
preparato per quelli che l'amano e per il mondo che glorificherebbe il Padre
grazie all'esempio dei Suoi. Come è diverso Pietro
quando, tradito il Signore e vistolo risuscitare, alla sua dolce domanda:
"Mi ami tu, più di tutti questi?", risponde: "Tu sai ogni cosa,
Signore". Il Signore ha spezzato un uomo che aveva fiducia in se stesso.
Se noi siamo di quelli che hanno visto il Signore, di quelli che, come i due
briganti in croce, lo hanno visto crocifisso, se siamo
di quelli che hanno vivo il ricordo di questa crocifissione, se abbiamo
dichiarato fallimento di tutte le nostre pretese cristiane, se le nostre
maschere di discepoli traditori sono cadute alla croce, noi siamo trasformati
dallo Spirito Santo di gloria in gloria. I nostri occhi non saranno più rivolti
sulle cose effimere, ma sulle cose invisibili ed eterne i nostri volti
irradieranno una gioia incontenibile che scuoterà gli uomini. Pensiamo al
martire Stefano che, avendo contemplato nella sua esistenza il Signore Gesù, non è stato da meno
sul punto di morte, colpito brutalmente dai suoi uccisori.
Su quale oggetto sono indirizzati i vostri sguardi? Sugli oggetti del mondo che
lascerete? Allora c'è dell'angoscia negli occhi del morente, negli occhi del
vecchio cristiano che ha posato i suoi occhi sulle cose terrene. Colui che ha lasciato ogni cosa per Gesù
non ha nulla dietro di sé, ha tutto davanti, è l'attesa è piena di fiducia e di
speranza: è una partenza!
Perché ci sono così poche morti cristiane che edificano? Perché
il nostro cuore è legato alle cose della terra? Perché la
nostra vista non è stata purificata. Noi abbiamo conoscenza delle cose
di Dio, ma non abbiamo conosciuto la vera conversione che cambia la nostra
vita.
Sarà contemplando Gesù che saremo impediti di
concupire le cose che sono nel mondo, poiché quando Lo si
è visto non si può amare più qualcun altro: si ameranno gli uomini con l'amore
di Gesù
Così scrive l'apostolo Paolo: "Ogni
cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi
lascerò dominare da nulla. Le vivande sono per il ventre, e il ventre è per le
vivande; ma Dio distruggerà queste e quello. Il corpo però non è per la
fornicazione, ma è per il Signore, e il Signore è per il corpo; Dio, come ha risuscitato il Signore, così risusciterà anche noi
mediante la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo?
Prenderò dunque le membra di Cristo per farne membra di una prostituta? No di
certo! Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei?
"Poiché", Dio dice, "i due diventeranno
una sola carne". Ma chi si unisce al Signore è
uno spirito solo con lui. Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che
l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo. Non sapete che
il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete
ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate
dunque Dio nel vostro corpo" (1Corinzi 6:12-20).
Il Cristianesimo non ha mai predicato il disprezzo del corpo: è il tempio dello
Spirito Santo; perciò esso deve essere una dimora santa, e i sensi che abitano
nel nostro corpo devono essere degli strumenti di conoscenza usati dal Signore.
Il mondo deve vedere qualcosa nei nostri occhi che non è di questo secolo, deve
poter vedere che le nostre orecchie desiderano ascoltare una voce diversa. Se noi siamo le pecore del Buon Pastore, le orecchie del
nostro corpo e del nostro cuore sentono la voce del Maestro, come Gesù udiva la voce del Padre. Noi dobbiamo esercitare i
nostri sensi per un servizio spirituale nella nostra vita materiale, per
adempiere le cose più materiali in maniera spirituale.
Nel pensiero di Dio lo spirito doveva essere il padrone della casa umana,
l'anima il suo intermediario, l'economo della casa, e il corpo
il servo per ottemperare allo scopo per cui siamo stati creati:
glorificare Dio in tutto il nostro essere. Con lo spirito noi abbiamo la
percezione di Dio, avvertiamo e assaporiamo la freschezza, la squisitezza, la
vitalità della Sua presenza e comunione; con l'anima noi abbiamo la percezione
dell'intera nostra personalità; e con il corpo, vaso o contenitore delle due
sopra menzionate componenti, noi comunichiamo col
mondo esterno. Lo spirito, è detto nei Proverbi, è la lampada del Signore, e
con la caduta quello è morto, la sua luce si è spenta, lasciando solo un
piccolo barlume, che si chiama coscienza. Ma la consapevolezza che la coscienza
fornisce del senso del peccato non comunica al
peccatore altrettanta forza di resistere al peccato e di sottomettersi alla
legge di Dio, in quanto l'io, l'anima e il corpo agiscono senza la forza dello
spirito. In un simile pietoso stato spirituale, l'essere umano si muove nello
spazio e nel tempo con i suoi soli sensi fisici che li padroneggiano. Come è stato detto dei primi due sensi, anche per l'orecchio
è impossibile che tale senso, se ha percepito la voce di Gesù,
possa abbandonarsi a qualsiasi genere di discorsi, perché dall'abbondanza del
cuore parla la bocca. Se voi ascoltate Gesù, voi avrete delle parole che ci dicono quello che
avete nei vostri cuori. Quando si odono delle cose ineffabili, ci sono delle
parole che non finiranno più, non possono più essere dette cose frivole, squallide, sconce, oscene e volgari.
Il Signore vorrebbe farvi udire delle parole ineffabili. L'apostolo Paolo aveva
un "orecchio" rivolto verso il cielo ed ha sentito delle cose
ineffabili. Come Giacobbe ha usato il suo tatto aggrappandosi con tutta la
forza di questo senso fisico e ottenendo la vittoria lasciandosi vincere da Colui che voleva toccarlo; come Mosé,
quando tutta la sua vita sembrava oramai un fallimento irreversibile, ha visto
un fuoco consumante avvolgere un pruno lasciandolo intatto, subito dopo che si
era tolto i calzari (segno di umiltà per entrare nella santificazione senza la
quale non si potrà vedere il Signore); allo stesso modo noi dobbiamo imparare a
usare il senso auricolare per essere sensibili alla voce del Signore, e questo
fin da giovani. È stato il caso di un fanciullo, Samuele,
che dopo la terza volta ha saputo riconoscere la voce di Dio. Sì, il Signore
vuole chiamare più volte. Voi non avete capito che era Lui la prima volta, poi
ha cercato di attirarvi a Sé chiamandovi una seconda volta, e nuovamente non
avete riconosciuto la Sua voce, ma vi siete rivolti a degli uomini; ma allora
Egli chiamerà per la terza volta e voi cederete a quella voce. Per ascoltare la
voce di Dio, bisogna diventare suoi servitori: è meraviglioso il passo di Isaia 50 che descrive la sensibilità dell'udito del
Signore Gesù, il servo per eccellenza, il cui
orecchio ogni mattina percepiva i più tenui suoni della voce del Padre. Tutta
la Sua giornata era caratterizzata da intense occupazioni, ma erano le azioni,
le opere del Padre, perché fin dal mattino Egli si era predisposto ad udirne la
voce.
Nell'Antico Testamento vi è una storia molto istruttiva al riguardo (Esodo 21):
si parla di un ebreo che, carico di debiti, si è trovato costretto a vendersi
al suo fratello, dipendendo da questi per sei anni, dopo di ché
recuperava la sua libertà. Se l'ebreo era venuto solo,
se ne tornava solo, se era venuto con moglie e figli, anche questi ritornavano
con lui; ma se questi ultimi erano servi del suo padrone, non poteva portarli
con sé. Se il servo amava il padrone, la moglie e i figli procurati dall'ultimo
poteva ricorrere ad una pratica ufficiale: doveva da
parte sua dichiarare che voleva restare per sempre schiavo del suo signore per
l'amore che nutriva nei suoi confronti; l'altro dal canto suo porgeva
l'orecchio del primo allo stipite della porta e con una lesina glielo forava.
Era il segno della schiavitù volontaria, il segno dell'orecchio sempre pronto
ad ascoltare il suo signore, in ogni tempo, in ogni luogo.
Avete l'orecchio forato? Questa narrazione illustra magistralmente quale era la
nostra situazione passata, quando eravamo schiacciati dai debiti dei nostri
peccati, tali da renderci schiavi di un despota crudele: eravamo venduti al
peccato (Romani 7:14); e quale è la nostra condizione
attuale: Uno ha pagato in nostro favore il prezzo del riscatto, e ora serviamo Gesù, non animati da bassi fini o spinti da un'ubbidienza
obbligata, ma toccati profondamente dal Suo amore.
Il servo ha le orecchie forate, come è scritto nel
Salmo 40: "Tu mi hai preparato un corpo" che letteralmente vuoi dire:
"Tu mi hai forato le orecchie". Io sono sulla terra per udirLo: è quello che Dio voleva, parlare all'uomo, senza
intermediari. Ma, come il popolo d'Israele ha tremato al solo sentirLo parlare maestosamente dal cielo e ha pregato Mosé di fare da mediatore, numerosi credenti oggi che non
udiranno la voce di Dio, perché hanno paura di sentirLo, cercano dei consigli
presso gli uomini piuttosto che restare in silenzio davanti a Lui e credere che
Egli potrà parlare loro direttamente. Ma è necessario fare attenzione al modo
in cui si ascolta: Erode gradiva ascoltare Giovanni Battista, ma questo
desiderio non gli ha impedito di decapitare il profeta; il popolo della legge
ha ascoltato il primo grande comandamento, ma mostrava
sempre un'irrefrenabile attitudine per l'idolatria.
Che cosa caratterizza l'orecchio? La fede: "La
fede viene dall'udire, e l'udire si ha per mezzo della Parola di Dio".
La nostra fede aumenterà in proporzione all'attenzione che diamo alle
Scritture. Quando il nostro orecchio è aperto alla
voce di Dio, allora noi udiamo delle cose ineffabili. "Quando andremo a
destra o a Sinistra sentiremo dietro di noi una voce che dirà: questa è la via,
camminate per essa".
La Parola rappresenta una lampada per il mio piede: illumina il primo passo e
poi un altro fino ad illuminare tutto il tragitto. Ci sarà
domani più luce nella mia vita di quella che c'è stata oggi: "Il sentiero
del giusto è come la luce che va vie più risplendendo fino a che non sia giorno
pieno".
Nel capitolo 16 del libro degli Atti, è esposto un episodio molto commovente:
l'evangelo è predicato per la prima volta in Europa, nella cittadina di Filippi e, mentre Paolo e i suoi collaboratori stanno
presentando il lieto messaggio della grazia, una commerciante di porpora si
dispone in umile ed interessato ascolto, e lo Spirito le apre il cuore. Se noi pure ascoltiamo con interesse la Parola, Dio stesso
aprirà il nostro cuore. Lidia non ha aderito ad una religione, bensì ha accolto
Gesù, la Parola di Dio incarnata, nel suo cuore.
Ci sono delle persone che credono che la tomba è vuota, credono veramente alla
risurrezione di Cristo, hanno una fede ortodossa che consente loro di vedere
vuota la tomba del Nostro Signore, di credere effettivamente che il Signore è
risuscitato, ma ritornano ogni volta alle loro occupazioni senza averLo visto, senza averLo toccato.
Pietro e Giovanni hanno visto la tomba vuota, ma non
hanno saputo aspettare: sono rapidamente entrati in casa loro: hanno creduto
alla risurrezione e si sono accontentati di questa certezza. Ma Maria Maddalena è restata presso la tomba vuota: la verità
della resurrezione non le era sufficiente, lei cercava
a tutti i costi Colui che era nella tomba. Con le sue poche forze tuttavia era
disposta a trasportare il corpo del Suo Maestro. Allora ella
si è voltata e ha visto Gesù, lo ha
"toccato", l'ha sentito parlare, dal momento che il suo cuore non
batteva che per Lui.
Non è sufficiente avere un approccio con la tomba vuota, nemmeno con una sana
dottrina, è necessario venire a contatto con il Vivente. Questa era la
predicazione degli apostoli: "Quello che i nostri occhi hanno visto,
quelle che le nostre orecchie hanno udito, quello che noi abbiamo contemplato,
quello che le nostre mani hanno toccato".
Il Cristianesimo non è un'ideologia, non è un ideale, è una Persona che abita e
vive nei nostri cuori, vuol guardare attraverso i nostri occhi, vuol toccare
attraverso le nostre mani, vuole udire attraverso le nostre orecchie, vuole
amare attraverso il nostro cuore.
Un bambino subito dopo l'esperienza del
tatto, della vista e dell'udito avverte il bisogno di interiorizzare quello che
già i suoi primi tre sensi hanno percepito: gustare, assaporare ciò che è
rimasto ancora un oggetto esterno, nutrirsene (processo di masticazione e
assimilazione).
Gli strumenti del gusto sono il palato, la lingua e la bocca. Nel libro di
Giobbe abbiamo un dettaglio importante: "L'orecchio giudica dei discorsi,
come il palato assapora - o gusta - le vivande" (Giobbe 34:3). Nei salmisti era molto sentita la necessità di
"gustare" la Parola di Dio: nel Salmo 19
questa Parola ha il sapore del miele, anzi più deliziosa del miele. Nel Cantico
dei Cantici, al capitolo 2:3 troviamo: "Il suo
frutto è dolce al mio palato". In Geremia 15:16
Geremia dà la sua testimonianza: "Appena ho trovato le tue parole, io le
ho divorate; le tue parole sono state la mia gioia, la delizia del mio cuore,
perché il tuo nome è invocato su di me, Signore, Dio degli eserciti".
Attraverso tutti questi versetti, Dio vuole insegnarci la verità contenuta in Deuteronomio 8:3: "L'uomo non vive soltanto di pane,
ma vive di tutto quello che la bocca dell'Eterno avrà ordinato". Ed è questa Parola che noi dobbiamo assaporare. Carichi di
significato sono gli episodi in cui Ezechiele e Giovanni hanno di fronte a loro
un libro che, su ordine del Signore, viene divorato:
gli effetti di questa degustazione sono gli stessi per entrambi gli uomini di
Dio: dolcezza in bocca, amarezza nelle viscere (Ezechiele 2:9; 3:1-3;
Apocalisse 10:9). Questo è l'effetto che deve fare la Parola. Quando ci
alimentiamo con la Parola di Dio, Essa rappresenta veramente per noi il pane
della vita, ci fa vivere, costituisce la delizia dell'anima nostra, è per la
sua efficacia che siamo salvati; ma simultaneamente
abbiamo compreso l'altro aspetto della realtà: proviamo una profonda amarezza,
un dolore acuto per i perduti e soprattutto per coloro che disprezzano la
grazia. L'apostolo Paolo era totalmente imbevuto di questa amarezza
che osò dichiarare che avrebbe preferito essere perduto se questa possibilità
avesse dispensato i suoi connazionali dalle pene eterne (Romani 9:3). Abbiamo
gustato la Parola in questo modo? Una Parola che salva le anime nostre, ma che
nello stesso tempo attizza un fuoco nelle nostre viscere per quelli che sono
ancora estranei alla vita di Cristo, a cominciare dalla cerchia più ristretta
della nostra famiglia terrena? Facciamo gustare La Parola agli altri? La nostra
vita è una prova, una dimostrazione che Essa è il nostro più grande
motivo di piacere e di gioia? In Giovanni 6 Gesù sottolinea il principio fondamentale secondo cui per entrare
nell'esperienza di una vita vera occorre nutrirsi delle sue carni e del suo
sangue: Gesù deve vivere in noi, non deve rimanere
all'esterno, deve essere la vita della nostra vita.
Quando si tocca il discorso attinente al senso
gustativo, diversi si chiedono quale tipo di dieta debba accompagnare la nuova
vita in Cristo, fino al punto che hanno optato per soluzioni estremistiche: da
una parte c'è lo schieramento dei vegetariani, dall'altra dei carnivori. Quando
la nostra mano è afferrata da quella di Gesù,
possiamo fruire di tutto quello che Dio ha creato, perché è santificato dalla
parola di Dio e dal ringraziamento (1Timoteo 4:4).
Gesù sulla terra era veramente uomo, mangiava e beveva quello che gli era posto a tavola; si diceva persino
che era un mangiatore e un bevitore, ma ogni volta Gesù
guardava verso il cielo e rendeva grazie al Padre per tutto quello di cui
poteva disporre per la Sua provvidenza.
Ciò che è invece censurato dal Signore è la golosità, perché quando le tavole
imbandite assorbono i nostri pensieri e i nostri desideri, noi precipitiamo nel
sonno spirituale (Luca 21:34), decliniamo l'invito
alla sobrietà (1Tessalonicesi 5:6).
Il Padre ci ha dotati del gusto, non per usarlo come strumento d'iniquità per
commettere il peccato, ma per gustare la Sua grazia.
La prima volta che gli Israeliti nella lunga attraversata del deserto hanno
assaggiato la manna, hanno sentito il sapore del miele; più tardi, quando le
ribellioni si faranno sempre più frequenti ed insistenti, il sapore del miele
sarà quello di un dolce all'olio, e nel corso di un nuovo focolaio di rivolta,
la manna avrà perso completamente il suo sapore, sì da divenire un cibo leggero
e nauseante. È questa la nostra esperienza? Qual'è il sapore che ha per voi la Parola di Dio? Sa di un dolce al miele; oppure non è più che un cibo miserabile?
C'è nell'Antico Testamento un racconto meraviglioso: nel preparare una minestra
con vari tipi di verdura, un figlio dei profeti ha cucinato delle bacche
selvatiche che aveva sbadatamente raccolto tra le varie erbe; era una minestra
velenosa. Eliseo ha pensato al rimedio: è
stata gettata della farina nella minestra, così i profeti hanno potuto
mangiare. Quando Gesù, la
vera farina, entra veramente in tutto quello che mangiamo, tutto diventa
delizioso.
Ma si può anche evitare di mangiare del miele proprio quando se ne ha più
bisogno, perché ci si lega a patti e voti che il Signore non ha mai chiesto né
incoraggiato a chiedere (1Samuele 14); quanti danni arrecano a noi stessi e a
quelli che vivono attorno a noi, le iniziative che intraprendiamo senza aver
consultato il Padre!
Arriviamo all'acqua che Gesù ha mutato in vino, un
vino che è stato giudicato ottimo dal maestro di tavola, e questo
episodio ci parla della gioia che Gesù ci fa
assaporare quando noi gli diamo le acque malsane e agitate. Ma in seguito,
quando Gesù sarà stato messo croce, gli verrà offerto del vino mescolato con fiele, o mirra, una
sostanza inebriante preparata dalle donne virtuose per attutire i dolori atroci
dei morenti, Lui rifiuterà di berlo, per voler provare fino all'estremo nei
suoi sensi le sofferenze dell'espiazione per i peccati dei nostri sensi. La
bevanda che il Salvatore accetterà senza esitazione sarà l'aceto, e anche oggi
Egli fa passare la sua spugna sui nostri cuori immersi nell'amarezza per
assorbire in sé quell'acredine, quell'acidità
che proviamo per noi stessi e per gli altri.
Vogliamo gustare la bontà del Signore? È Lui che è buono, è di Lui che noi
dobbiamo avere il sapore. Abbiamo il sapore del Signore? Le cose del mondo sono
sciocche, insipide per un vero cristiano; ma le cose di Dio sono insipide per
l'uomo del mondo. E come dare il gusto delle cose di
Dio all'uomo irrigenerato? Gesù
ce ne ha rivelato il segreto: "Voi siete il sale della terra". Spetta
a noi il dare agli uomini del mondo il sapore delle cose divine. È attraverso
la nostra vita che noi raccomandiamo al mondo l'evangelo che predichiamo: se Gesù è la ricchezza che ci soddisfa saremo convincenti per
gli increduli. Paolo da prigioniero ha potuto incoraggiare i credenti di Filippi a compiere le cose che essi hanno sentito e visto
fare dall'apostolo.
Qual è il nostro nutrimento; e quale era quello di Gesù?
"Il mio cibo è fare la volontà di mio Padre". Ci sono delle persone nelle
nostre assemblee che si lamentano per il fatto di non ricevere nutrimento, di
non assaporare la Parola di Dio. La risposta risiede in se stessi: trascurano
la volontà di Dio che conoscono. Fate la volontà di Dio, e troverete
che essa è buona, gradevole e perfetta.
Ci sono quelli che hanno gustato la buona Parola di Dio (Ebrei 6), che hanno
gustato il miracolo del secolo a venire, che sono poi caduti e che non possono
essere rinnovati in vista del ravvedimento. Non si tratta di persone che hanno
perso la salvezza, bensì di coloro che non hanno
perseverato nella via del Signore, poiché non conoscevano la Salvezza in
Persona che camminasse al loro fianco e in loro. Essi sono
stati, sì, impressionati, forse abbagliati da un messaggio, hanno preso
leggermente una decisione, hanno conosciuto la verità, ma non la hanno amata
per viverla; quindi, quando cadono, sono come vaccinati contro la conversione.
Realtà pertinenti al gusto sono anche i baci, perché il bacio rientra, oltre
che nella sfera del tatto, anche in quello del gusto. Conoscete il gusto di un
bacio? Il gusto del bacio di Dio; del perdono del Padre? Il bacio del Padre al
figlio prodigo? Conoscete il gusto del bacio della sottomissione, il bacio del Salmo 2? Dopo aver provato il sapore del bacio
del perdono, avete fatto esperienza anche del bacio dei piedi, in segno di
sottomissione, come è usanza presso gli orientali?
C'è anche il bacio della comunione, il bacio delle labbra, tanto decantato nel
Cantico dei Cantici. Questo libro è, non solo un inno all'amore di Cristo per
la Chiesa, ma anche un inneggiare all'amore coniugale. Quando la nostre mani sono state afferrate dal Signore, allora
anche i nostri baci saranno riservati esclusivamente per l'uomo o la donna che
il Signore si compiace di affiancarci per la via.
Esiste purtroppo anche il bacio del tradimento, il bacio di Giuda; e, nota
dolente, troppo sovente si vedono salutare col bacio quei fratelli che, subito
dopo, senza ritegno sono dissacrati e demoliti agli occhi di altri
fratelli.
Ricordatevi che i vostri sensi vi sono stati dati da Dio affinché li
esercitiate ogni giorno per discernere il bene dal male. Serbate nella mente il
pensiero che voi siete il tempio e che, poiché Dio è santo, anche voi dovete
aspirare alla santità nello spirito, nell'anima e nel corpo; ma, se voi
distruggete il tempio dello Spirito usando male i vostri sensi, Dio vi
distruggerà. Il mondo e questa vita terrena sono vostri, ma nelle vostre
relazioni con il terreno dovete sempre tenere in vista la gloria di Dio.
La consapevolezza di essere stati comprati ad un prezzo inestimabile permanga nei vostri pensieri e nei vostri cuori. Ricordatevi
che Colui che ha formato i vostri sensi fisici ha
anch'Egli dei sensi, per cui lui userà le Sue mani non solo per accarezzarci,
ma anche per disciplinarci, benché lo faccia a scopo educativo, dal momento che
non ci sovrasta più la collera di un Dio implacabile, ma l'amore di un Padre
che vuole raddrizzare i suoi figli. Il Signore usa tutti Suoi sensi per
valutare la nostra vita, per cui è il caso di
domandarci se la nostra vita risponda alle esigenze dei suoi sensi: "Potrà
vedere, udire, gustare e odorare con piacere la qualità del nostro stile di
vita"?
La Parola di Dio non ci mostra mai un uomo rigenerato che sia ancora dominato
dai suoi sensi e che possa abbandonare con piacere questi alle attrattive di un
tempo. Il corpo di un uomo di Dio è il tempio dello Spirito Santo, di
conseguenza egli sa che i suoi sensi gli sono affidati in amministrazione. Egli
ha conosciuto prima della sua conversione i godimenti di questa terra, ma il
mondo ha cessato di essere l'oggetto della sua
ricerca: ha fatto un mezzo giro, ha cambiato il modo di vedere le cose in virtù
della potenza della grazia di Dio. Egli vede ora delle cose in maniera nuova,
ode una voce che viene dal cielo. I discepoli nel giorno della Pentecoste si
trovavano riuniti nell'alto solaio, si trovavano immersi nel silenzio, nella
preghiera; ed ecco che, tutto ad un tratto, hanno udito un rumore che veniva
dal cielo, un suono che veniva da Alto, e sono stati riempiti dello Spirito
Santo. Possiamo dire che il nostro "orecchio" è capace di udire il
suono che viene dal cielo? Forse, per far questo, bisognerebbe spegnere le
radio e i televisori che arredano le nostre case. Noi inondiamo i nostri
focolari con delle voci e immagini estranei che ci impediscono
di percepire la voce che perviene dall'Alto, e il Signore non può più mostrarsi
ai nostri sguardi. Siamo abbagliati dal mondo, e nelle nostre anime non possono
che irrompere la notte e la solitudine che il Signore vorrebbe popolare con la
Sua meravigliosa presenza.
Il cristiano può cadere, a causa dei suoi sensi usati male, eppure, se cade,
può altresì rialzarsi, non resta in questo stato, non si accontenta della
mediocrità. Fratello mio, sorella mia, tu che sei caduto e che dentro te stesso pensi che non sia più possibile rialzarti o
tornare indietro, tu stai ascoltando la voce del bugiardo, non lasciarti
impressionare da lui. Il Signore ti ama, anche se tu sei impuro, il Signore Gesù è così potente da
purificarti. Anche se sei cosciente di aver perso
molti anni, il Signore è là vicino a te, pronto a ridarti gli anni perduti.
Questa è la meravigliosa promessa di Gioele 2:25.
Dall'alto della Sua croce Gesù t'invita ad umiliarti,
dal momento che Egli resiste ai superbi, ma concede grazia agli umili, e ti
ricorda che tu non sei un peccatore dipinto, ma un peccatore reale e che Egli
non è un Salvatore dipinto, ma un vero Salvatore, Egli ha il potere di ripulire
la tua vita da ogni forma di contaminazione e di peccato. Tu puoi continuare
una vita con Lui. La fine di una cosa è migliore del suo principio: tu hai
provato grande gioia alla tua conversione, ma da
allora tu ti sei allontanato, da allora tu hai avuto delle cadute; ora ritorna
a me, e ti darò qualcosa di migliore della tua conversione, di darò una gioia
più profonda nel cuore.
SI, noi possiamo cadere ma, quando siamo caduti e poi ci umiliamo, il Signore
ci ristora. E quando pecchiamo con i nostri sensi, c'è in noi una protesta
avanzata dallo Spirito Santo: Egli è rattristato in noi, noi lo sappiamo perciò
non dobbiamo resisterGli. E
quando preghiamo di ricevere la guida del Signore nella vita pratica senza
ricevere nessuna convinzione, questo è il segnale che qualcosa non funziona nel
nostro rapporto con Lui, visto che Egli ha promesso di parlarci e di guidarci
in tutti i nostri sentieri. Il Signore non ci chiede di abbandonarci
all'introspezione, che ci porterebbe al suicidio, ma semplicemente di mostrarci
il peccato nascosto nella nostra vita, che Egli non mancherà di rilevarcelo; a
questa condizione lo Spirito Santo e la Sua Parola continueranno
a parlarci e ad illuminarci
Mediante le
nostre narici noi respiriamo, ma sentiamo altresì gli odori. Dio ha creato il
senso olfattivo non solo perché noi c'inebriamo dei profumi della natura, ma
anche perché possiamo odorare il profumo della Sua Persona incantevole. Certo a
noi piace odorare il profumo dei fiori e ammirarne i colori, dal momento che
ogni fiore ha un colore e un profumo che lo distingue dagli altri; ogni vita
rassomiglia ad un fiore: ha un colore e un profumo particolare per Dio.
Accettate di essere quello che voi siete! Persino fra
i credenti ci sono molti di entrambi i sessi che non
hanno ancora imparato ad accettare se stessi e l'ambiente socioculturale in cui
Dio li ha posti. Sì, si sono convertiti, ma non sono veramente felici. Ogni
fiore ha il suo colore, ogni fiore ha il suo profumo: se Dio ti ha creato una
violetta sii felice di esserlo; se Dio ti ha creato per essere una rosa,
sforzati di non ferire troppo con le tue spine. Lo scopo maggiore per cui Dio ha formato l'olfatto è il fatto che noi possiamo
respirare Lui stesso, conoscere l'odore del cielo, e l'odore del cielo è Gesù stesso venuto a diffonderlo in terra. Il profumo di
Cristo! Quando ci si avvicinava a Gesù si respirava
l'odore di Dio, questo Dio di pace, la cui pace oltrepassava ogni conoscenza,
Dio di amore, da cui né morte né vita potranno
separarci, e Dio di una gioia perfetta.
Ma quali odori sgradevoli ha dovuto respirare il
Signore Gesù in mezzo agli uomini! Ha
dovuto respirane il putridume del peccato. Passiamo in rassegna i suoi
discepoli stessi: ha dovuto respirare l'odore dell'orgoglio di Simon Pietro che
ostentava sempre la sua superiorità rispetto agli altri, come oggi il Signore
respira l'orgoglio di molti credenti. Egli ha dovuto respirare l'invidia dei
discepoli, i quali non si amavano, anzi cercavano di raggiungere il primato nel
regno di Dio; oggi, nelle nostre chiese il Signore deve respirare l'invidia di
numerosi credenti. Gesù ha dovuto respirare
l'avarizia di Giuda. Quanti credenti avari dimenticano che i loro beni terreni
non oltrepasseranno la tomba! Egli ha dovuto respirare
l'odore dell'incredulità dei suoi discepoli, di un Torna. Non c'è forse
dell'incredulità nelle nostre assemblee? Possiamo dire di andare a Dio per ogni
circostanza credendo che Egli può liberarci da qualsiasi peccato, da qualsiasi
tendenza naturale? Gesù ha dovuto respirare l'odore
di uno spirito vendicativo nei suoi discepoli, Giacomo e Giovanni, che alla
resistenza opposta dai Samaritani al Figlio di Dio volevano rispondere facendo
scendere del fuoco dal cielo. Il Signore respira dalla vostra vita
dell'amarezza, dei propositi di vendetta oppure una disponibilità al perdono? Gesù ha dovuto respirare persino l'odore dell'ipocrisia e
dell'autosufficienza dei Farisei, l'odore dei peccati grossolani dei pubblicani
e delle persone sregolate che si avvicinavano a Lui per ascoltarLo.
Dio che ha creato l'odorato possiede Egli stesso delle narici, e questo possiamo verificarlo nel momento in cui dal cielo Egli ha
respirato con piacere il profumo dell'olocausto che Noé
gli offerto dopo il diluvio. I sacrifici del sacerdozio levitico
innalzavano un odore soave fino al cielo. C'era anche l'altare dei profumi,
dove si offriva dell'incenso; e in Esodo 30:34
troviamo la descrizione minuziosa della composizione dell'unzione santa. Tutte
le parti che componevano questo profumo dovevano essere uguali, tutti gli
elementi di questo profumo dovevano essere spezzati e tritati, ridotti in
polvere. Questo profumo doveva essere salato, puro e santo. E perché noi
diventiamo un profumo di questo genere occorre che
anche noi veniamo spezzati, fiaccati, ridotti in polvere: il nostro orgoglio,
ridotto in polvere, produrrà l'umiltà; la nostra durezza naturale spezzata
emetterà la fragranza della dolcezza; il nostro egoismo frantumato ci spingerà
spontaneamente al donarci agli altri. Nei paesi caldi, dove la polvere e il
sudore creano uno stato di grande disagio, non c'è
niente di più desiderabile che una bella rinfrescata con acqua e con profumo;
quanto deve aver gustato il Signore il trattamento di quella donna peccatrice
che ha bagnato i Suoi piedi con le proprie lacrime, li ha asciugati con la
propria chioma, li ha baciati e li ha unti con dell'olio odorifero. Premure che
il padrone di casa non riservò al divino Ospite.
C'è anche il profumo inneggiato nel Cantico dei Cantici, quando la sposa dice
dello sposo che il suo nome è come un profumo sparso e, viceversa, il profumo
dell'amata è per lui il miglior profumo, fino al punto che persino il Suo alito
assume l'allettante sapore delle mele. A questo argomento
si associano diverse norme igieniche stabilite dal Signore per i suoi; pertanto
è importante che i credenti siano delle persone decorose, pulite e profumate,
non soltanto per far piacere chi al marito, chi alla moglie, ecc., ma
soprattutto al Signore. In Ezechiele 20:41 è scritto:
"Io mi compiacerò di voi come di un profumo d'odore soave, quando vi avrò
tratto fuori di tra i popoli, e vi avrò radunati dai paesi dove sarete stati
dispersi".
Vi è mai capitato di prendere l'ascensore dopo che una persona ha portato il
suo sacchetto d'immondizia, magari dopo aver cenato a base di pesce? L'aria è
irrespirabile. Avete mai preso lo stesso ascensore, dopo che un ragazzino è
uscito di corsa per andare al suo primo appuntamento con la sua fidanzata?
L'abitacolo dell'ascensore è impregnato di profumo, persino i tasti che
indicano i piani, sembrano esserne intrisi e se la vostra sosta si protrarrà, i
forti profumi si fissano sui vostri vestiti. In questo mondo di cattivi odori,
il Signore ci aiuti a spandere il buon profumo di Cristo.
Siano i nostri sensi controllati dallo Spirito Santo per sentire il
profumo della gloria di Cristo, per gustare la benedizione del Signore, per
udire la Sua voce, per toccare la Sua potenza e vedere la Sua gloria. Spirito
Santo continua l'opera Tua in me!
Con i nostri sensi, glorifichiamo Dio.