IL CAMMELLO
Il cammello è un animale
ben noto ed utilissimo nei paesi orientali, chiamato con ragione "la nave
del deserto".
Secondo la legge Mosaica
era annoverato fra gli animali immondi: "Ma tra quelli che ruminano e tra
quelli che hanno l'unghia spartita, non mangerete questi: il cammello, perché
rumina, ma non ha l'unghia spartita; lo considererete impuro" (Levitico 11:4).
L'altezza del cammello fino alla sella è di solito circa m. 1.80. Benché emetta
forti lamenti quando lo si fa inginocchiare e lo si
carica, è docile e cammina come se fosse conscio d'un penoso dovere da
adempiere. Il colore nei cammelli varia dal bianco al
nero, ma di solito è brunastro. Nelle contrade bibliche si trova il cammello
con una gobba ("camelus dromedarius"). Il cammello con due gobbe
("camelus bactrianus") si trova quasi esclusivamente nell'Asia
centrale.
Dopo essere stato
abbeverato a sazietà, il cammello può camminare per 20 o 30 giorni senza morire
di sete. Siccome il cammello non suda mai, almeno in
modo che si possa scorgere, non v'è perdita di tutta quell'acqua bevuta. Tutte
queste qualità si accordano assieme per rendere il cammello adatto al paese in
cui abita e ai servizi che sono da lui richiesti.
Dal cammello si
ricavavano dei vestiti: "Giovanni aveva un vestito di pelo di cammello e
una cintura di cuoio intorno ai fianchi; e si cibava di cavallette e di miele
selvatico" (Matteo 3:4).
Se
fatto con la parte più soffice e più fine del pelo, serviva per gli abiti di
lusso. Una qualità più grossolana si usava per fare tende e mantelli da pastori
e cammellieri. I viaggiatori ci raccontano che i moderni "dervis"
(asceti) vestono di questo panno e portano anche cinture di cuoio. Giovanni
Battista si vestiva probabilmente a quel modo, perché il pelo di cammello è contrapposto a "vestimenti morbidi": "Ma
che cosa andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Quelli che portano
delle vesti morbide stanno nei palazzi dei re" (Matteo 11:8).
Gesù usò la figura di
quest'animale per dare importanti insegnamenti biblici. Per esempio, per
parlare dell'ipocrisia religiosa: "Guide cieche, che filtrate il moscerino
e inghiottite il cammello" (Matteo 23:24).
In un altro momento citò
nuovamente il cammello, per biasimare il comportamento del giovane ricco:
"Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse
e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa
devo fare per ereditare la vita eterna?" Gesù gli disse: "Perché mi
chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè
Dio. Tu sai i comandamenti: "Non uccidere; non
commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare
nessuno; onora tuo padre e tua madre"". Ed egli rispose:
"Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin
dalla mia gioventù". Gesù, guardatolo, l'amò e gli disse: "Una cosa
ti manca! Va', vendi tutto ciò che hai e dallo ai
poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". Ma egli,
rattristato da quella parola, se ne andò dolente,
perché aveva molti beni. Gesù, guardatosi attorno, disse ai suoi discepoli:
"Quanto difficilmente coloro che hanno delle
ricchezze entreranno nel regno di Dio!" I discepoli si stupirono di queste
sue parole. E Gesù replicò loro: "Figlioli,
quanto è difficile per quelli che confidano nelle ricchezze entrare nel regno
di Dio! É più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che
per un ricco entrare nel regno di Dio" (Marco 10:17-25).
Questo passo è singolare,
perché ci presenta un giovane quasi "perfetto" nelle sue qualità
morali. Notiamo infatti alcuni aspetti importanti
della sua vita:
a.
S'inginocchiò davanti a Gesù. Riconobbe che Gesù era il Messia atteso e
promesso. Egli sapeva bene quanto la Scrittura diceva intorno
all'inginocchiarsi: "Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci
davanti al Signore, che ci ha fatti" (Salmi 95:6).
b.
Gli pose una domanda vitale. Il quesito che questo giovane
pose a Gesù è di fondamentale importanza per ogni uomo che desidera trascorrere
la sua eternità con il Signore: "Che cosa devo fare per ereditare la vita
eterna?" Comprese che solo Gesù poteva dare una risposta soddisfacente
alla domanda del suo cuore.
c.
Lo riconobbe "buono". Questo significa che riconosceva la divinità di
Gesù, infatti il Signore stesso lo sottolinea:
"Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio". È come se Gesù gli avesse detto: "Se credi
che io sono buono, credi allora anche che io sono Dio".
d. Manifestò la sua fede
nell'osservare scrupolosamente la legge. Questo giovane
infatti, dice di non aver mai ucciso nessuno; di non aver mai commesso
adulterio; di non aver mai rubato; di non aver mai detto bugie; di non aver mai
frodato nessuno; di onorare suo padre e sua madre: "Tu sai i comandamenti:
"Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa
testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre". Ed egli
rispose: "Maestro, tutte queste cose le ho
osservate fin dalla mia gioventù". (Marco 10:19-20).
Potremmo dire che abbiamo
di fronte un credente perfetto, un credente modello, un esempio da imitare. Ma
il Signore non guarda alla vernice, va oltre l'apparenza: "Il Signore non
bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma
il Signore guarda al cuore" (1Samuele 16:7).
Gesù non si è lasciato
mai andare a facili entusiasmi, a facili trionfalismi. A chi
aveva gridato davanti alla folla che era disposto a seguire Gesù, il Signore
gli aveva subito dimostrato che il suo desiderio in realtà si fondava solo
sull'emozione: "Allora uno scriba, avvicinatosi, gli disse: "Maestro,
io ti seguirò dovunque tu andrai". Gesù gli disse: "Le volpi
hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell'uomo
non ha dove posare il capo" (Matteo 8:19,20).
Gesù
andò oltre la semplice osservanza della legge: "Gesù, guardatolo, l'amò e
gli disse: "Una cosa ti manca! Va', vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e
seguimi". Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò
dolente, perché aveva molti beni" (Matteo 10:21,22).
Dopo che il giovane andò
via, Gesù fece ricorso alla figura del cammello: "Gesù, guardatosi
attorno, disse ai suoi discepoli: "Quanto difficilmente coloro
che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!" I discepoli
si stupirono di queste sue parole. E Gesù replicò
loro: "Figlioli, quanto è difficile per quelli che confidano nelle
ricchezze entrare nel regno di Dio! É più facile per un cammello passare
attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio"
(Matteo 10:23-25).
Desidero soffermarmi
sull'espressione che Gesù usò verso questo giovane: "Una sola cosa ti
manca". Come dicevamo prima, il Signore guarda al
cuore non all'apparenza. È vero che questo giovane faceva tutto quello che
aveva testimoniato di fare, ma c'era qualcosa che non
andava nella sua vita, qualcosa che aveva a che fare proprio con la legge che
lui aveva affermato di osservare. Cosa dice il
decalogo e dove questo giovane aveva fallito? Leggiamo insieme le leggi che Dio
dette a Mosè: "Io sono il Signore, il tuo Dio. Non avere
altri dèi oltre a me. Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che
sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra.
Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo
Dio, sono un Dio geloso...Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo,
invano... Ricordati del giorno del riposo per
santificarlo. Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano
prolungati sulla terra che il Signore, il tuo Dio, ti dà. Non uccidere. Non
commettere adulterio. Non rubare. Non attestare il falso contro il tuo
prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo; non desiderare la moglie del
tuo prossimo, né il suo servo, né la sua serva, né il suo bue, né il suo asino,
né cosa alcuna del tuo prossimo" (Esodo 20:2-17).
Dove
aveva fallito questo giovane? Proprio nell'inosservanza del
secondo comandamento: "Non avere altri dei oltre a me". Aveva
altri dei questo giovane ebreo monoteista? La risposta
è SÌ! Il denaro era il suo Dio e anche se osservava tutta la legge ma ne infrangeva
un solo punto, si rendeva colpevole: "Chiunque, infatti, osserva tutta la
legge, ma la trasgredisce in un punto solo, si rende colpevole su tutti i
punti. Poiché colui che ha detto: "Non commettere
adulterio", ha detto anche: "Non uccidere". Quindi, se tu non
commetti adulterio, ma uccidi, sei trasgressore della legge" (Giacomo 2:10-11).
Il peccato che era nel cuore di questo giovane era dunque l'idolatria,
l'avarizia che è la radice di ogni sorta di male: "Poi disse loro:
"State attenti e guardatevi da ogni avarizia; perché non è dall'abbondanza
dei beni che uno possiede, che egli ha la sua vita". E disse loro questa
parabola: "La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli
ragionava così, fra sé: "Che farò, poiché non ho dove riporre i miei
raccolti?" E disse: "Questo farò: demolirò i
miei granai, ne costruirò altri più grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e
i miei beni e dirò all'anima mia: "Anima, tu hai molti beni ammassati per
molti anni; riposati, mangia, bevi, divertiti". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata;
e quello che hai preparato, di chi sarà?" Così è di chi accumula tesori
per sé e non è ricco davanti a Dio" (Luca 12:15-21).
Questo giovane è vero si che cercava di servire Dio, ma serviva anche Mammona:
"Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà l'altro, o
avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e
Mammona" (Matteo 6:24).
UN PERICOLO PER TUTTI
Viviamo in una "società
dei consumi" con i suoi richiami attraverso la pubblicità ad avere,
piuttosto che ad essere; a mettere, cioè, l'enfasi
sulle cose che possediamo piuttosto che su quello che siamo nel carattere e
comportamento. C'è una forte spinta a desiderare le
cose anche non essenziali come necessarie per il benessere, il piacere, per una
vita soddisfacente. La gente, gli amici, i parenti si pavoneggiano con quello
che hanno, creando insoddisfazione in chi non ha le stesse cose. Per procurarsi
i beni materiali ritenuti indispensabili o desiderabili c'è la corsa alla
carriera, al doppio lavoro, al facile (e non sempre legale) guadagno.
Una vita che dà troppa
importanza alle cose materiali, mina il nostro impegno per il Signore, rubando
tempo, energia e denaro. La società dei consumi ci sfida a dare una risposta
migliore alle aspirazioni e ai desideri della gente.
La concupiscenza (la
parola greca è "pleonexia" che significa letteralmente "avere di
più") è il soggetto di uno dei Dieci Comandamenti (Esodo 20:17; Deuteronomio 5:21) ed è richiamata da Paolo come quel
comandamento che ha svegliato il peccato in lui: "Che cosa diremo dunque?
La legge è peccato? No di certo! Anzi, io non avrei
conosciuto il peccato se non per mezzo della legge; poiché non avrei conosciuto
la concupiscenza, se la legge non avesse detto: "Non concupire". Ma
il peccato, còlta l'occasione, per mezzo del comandamento, produsse in me ogni
concupiscenza; perché senza la legge il peccato è
morto" (Romani 7:7,8).
È una forma di idolatria che distoglie l'attenzione dal Creatore:
"Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un
idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio" (Efesini 5:5).
La cupidigia è idolatria
Colossesi 3:5 "Fate dunque morire ciò che in voi
è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che
è idolatria".
La vera vita non si basa sulle ricchezze che sono incerte, ma su certezze
eterne: "Ai ricchi in questo mondo ordina di non essere d'animo
orgoglioso, di non riporre la loro speranza nell'incertezza delle ricchezze, ma
in Dio, che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo; di far
del bene, d'arricchirsi di opere buone, di essere generosi nel donare, pronti a
dare, così da mettersi da parte un tesoro ben fondato per l'avvenire, per
ottenere la vera vita" (1Timoteo 6:17-19).
Il problema non sta nel
denaro in quanto tale, ma nell'amore del denaro. Non è
un problema solo dei ricchi ma di quelli che vogliono arricchire: "La
pietà, con animo contento del proprio stato, è un grande
guadagno. Infatti non abbiamo portato nulla nel mondo,
e neppure possiamo portarne via nulla; ma avendo di che nutrirci e di che
coprirci, saremo di questo contenti. Invece quelli che vogliono arricchire
cadono vittime di tentazioni, di inganni e di molti
desideri insensati e funesti, che affondano gli uomini nella rovina e nella
perdizione. Infatti l'amore del denaro è radice di
ogni specie di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e
si sono procurati molti dolori" (1Timoteo 6:6-10).
Il Signore ci libera
dalle ansiose sollecitudini. Il significato base della parola
"ansietà" nel greco è "essere tirato in varie direzioni":
"Poi disse ai suoi discepoli: "Perciò vi dico: non siate in ansia per
la vita vostra, di quel che mangerete, né per il corpo, di che vi vestirete;
poiché la vita è più del nutrimento e il corpo più del vestito.
Osservate i corvi: non seminano, non mietono; non hanno dispensa né granaio,
eppure Dio li nutre. E voi, quanto più degli uccelli
valete! E chi di voi può con la sua preoccupazione
aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? Se
dunque non potete fare nemmeno ciò che è minimo, perché vi affannate per il
resto? Guardate i gigli, come crescono; non faticano e non
filano; eppure io vi dico che Salomone stesso, con tutta la sua gloria, non fu
mai vestito come uno di loro. Or se Dio riveste così l'erba che oggi è
nel campo e domani è gettata nel forno, quanto più vestirà
voi, gente di poca fede! Anche voi non state a cercare
che cosa mangerete e che cosa berrete, e non state in ansia! Perché è la gente
del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste
cose vi saranno date in più. Non temere, piccolo gregge;
perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno. Vendete i vostri
beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro
inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché
dov'è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore" (Luca 12:22-34).
UN NEMICO NASCOSTO
Forse il nostro dio non è Mammona, ma dobbiamo comunque vegliare, affinché
nessuno calchi le impronte di questo giovane. Le parole di Gesù sono un monito
a cercare del continuo la Sua volontà: "Vendete i vostri beni, e dateli in
elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel
cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché dov'è il vostro
tesoro, lì sarà anche il vostro cuore" (Luca 12:33-34).
Molte forme d'idolatria sono nascoste. Questo ci ricorda l'esperienza che fece
Rebecca quando nascose gli "idoli" della casa di suo padre:
"Giacobbe si alzò, mise i suoi figli e le sue mogli sui cammelli e portò
via tutto il suo bestiame, tutti i beni che si era procurato, il bestiame che
gli apparteneva e che aveva acquistato in Paddan-Aram-per
andarsene da suo padre Isacco nel paese di Canaan. Or mentre Labano se ne era andato a tosare le sue pecore, Rachele rubò gli idoli
di suo padre. Giacobbe ingannò Labano l'Arameo, perché non gli disse che stava
per fuggire. Così se ne fuggì, con tutto quello che aveva; si levò, passò il
fiume e si diresse verso il monte di Galaad. Il terzo giorno avvertirono Labano
che Giacobbe era fuggito. Allora egli prese con sé i suoi fratelli, lo inseguì
per sette giornate di cammino e lo raggiunse al monte di Galaad. Ma Dio venne da Labano l'Arameo, di notte, in un sogno, e
gli disse: "Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male".
Labano dunque raggiunse Giacobbe. Giacobbe aveva piantato la sua tenda sul
monte; anche Labano e i suoi fratelli avevano piantato le loro sul monte di
Galaad. Allora Labano disse a Giacobbe: "Che hai fatto? Mi hai ingannato e
portato via le mie figlie come prigioniere di guerra. Perché
sei fuggito di nascosto e mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei
congedato con gioia e canti, al suono di timpano e di cetra. E
non mi hai neppure permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Tu hai
agito da stolto. Ora è in mio potere di farvi del male, ma il Dio di vostro
padre mi parlò la notte scorsa, dicendo:
"Guàrdati dal parlare a Giacobbe, né in bene né in male". Ora certo
te ne sei andato poiché avevi nostalgia della casa di tuo padre, ma perché hai
rubato i miei dèi?" Giacobbe rispose a Labano: "Avevo paura, perché
mi son detto che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. Ma chiunque sia
colui presso il quale troverai i tuoi dèi, egli deve
morire! In presenza dei nostri fratelli, riscontra ciò
che è tuo fra le cose mie e prenditelo!" Giacobbe ignorava che Rachele
avesse rubato gli idoli. Labano dunque entrò nella tenda di Giacobbe, nella
tenda di Lea e nella tenda delle due serve, ma non trovò nulla. Uscito dalla
tenda di Lea, entrò nella tenda di Rachele. Ora Rachele aveva preso gli idoli,
li aveva messi nella sella del cammello e si era seduta sopra quelli. Labano frugò tutta la tenda e non trovò nulla. Lei
disse a suo padre: "Il mio signore non si adiri se io non posso alzarmi
davanti a te, perché ho le solite ricorrenze delle donne". Egli cercò, ma
non trovò gli idoli" (Genesi 31:17-35).
Contro questo nemico
nascosto, siamo perciò chiamati a non abbassare la guardia: "Sappiamo pure
che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero,
cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna.
Figlioli, guardatevi dagl'idoli" (Genesi
31:17-35).
Non solo il denaro, ma un
fidanzato, una fidanzata, la propria moglie, i figli, la casa, il lavoro
possono essere degli dei nella nostra vita. Quanti giovani hanno deciso di rinunciare a dei posti di lavoro
remunerativi, perché volevano servire il Signore, abbandonando i culti
settimanali. Quanti hanno organizzato la loro
vita in funzione della vita comunitaria, dimostrando di amare Dio, la Sua
opera, prima di ogni altra cosa: "O Signore, io amo trattenermi nella tua
casa, nel luogo ove risiede la tua gloria" (Salmi 26:8).
Alcuni personaggi biblici furono vinti da questo nemico nascosto. Ricorderemo
senz'altro l'esperienza di Anania e Saffira: "Ma
un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà e tenne
per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e, un'altra
parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli. Ma
Pietro disse: "Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da
farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito
agli uomini ma a Dio". Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose.
I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e,
portatolo fuori, lo seppellirono. Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo
ciò che era accaduto, entrò. E Pietro, rivolgendosi a lei: "Dimmi",
le disse, "avete venduto il podere per tanto?" Ed ella
rispose: "Sì, per tanto". Allora Pietro le disse: "Perché vi
siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che
hanno seppellito tuo marito sono alla porta e
porteranno via anche te". Ed ella in
quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono
morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito" (Atti 5:1-10).
Anche Dema fu vinto dal mondo e dalle cose che il mondo gli offriva:
"Cerca di venir presto da me perché Dema, avendo amato questo mondo, mi ha
lasciato e se n'è andato a Tessalonica. Crescente è andato in Galazia, Tito in
Dalmazia" (2Timoteo 4:9-10).
Vittoria
Come riportare la vittoria
sull'idolatria, in tutte le sue forme? La risposta è molto semplice e
realizzabile: "Bisogna mettere il Signore al primo posto": "Gesù
gli disse: "Ama il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il
grande e il primo comandamento" (Matteo 22:37-38).
Con queste parole l'intero essere dell'uomo è coinvolto nel rapporto con il
Signore, rapporto che deve essere pieno e totale.
Gesù riafferma che l'ubbidienza verso Dio nell'osservanza dei Suoi comandamenti
ha un suo punto di partenza: "Amare Dio". Questi è il comandamento
che include e abbraccia tutti gli altri, infatti, tutti i doveri dell'uomo sono
compresi in queste parole. Colui che ama Dio
sinceramente sarà ubbidiente e sottomesso alla Sua volontà.
L'amore verso Dio non è
imposto: se così fosse, sarebbe un controsenso, non sarebbe più amore.
Quest'amore è la conseguenza della "nuova nascita", infatti, con la trasformazione
della natura dell'uomo si ha quest'evento meraviglioso; cioè
l'uomo diviene capace di amare Dio.
L'apostolo Paolo esprime
la stessa cosa: "L'amore non fa nessun male al prossimo; l'amore quindi è
l'adempimento della legge" (Romani 13:10).
Qualcuno ha sintetizzato l'intensità dell'amore richiesto da Gesù "nel
primo e grande comandamento" attraverso quattro caratteristiche:
- Semplicità, al punto
che anche un bambino può comprenderlo;
- Brevità, al punto che
ognuno può ricordarlo;
- Comprensività, al punto
che può essere applicato ad ogni situazione della vita quotidiana;
-
Immutabilità, al punto che la carità è l'unica virtù cristiana che permane in
eterno.
Seguendo le parole di Gesù in maniera
schematica, possiamo scoprire in che modo Dio richiede il nostro amore:
a) "Con tutto il cuore"
Il cuore rappresenta la
natura effettiva dell'uomo, il centro della sua personalità, del suo stesso
essere: "Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai
creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai
morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e
con la bocca si fa confessione per essere salvati" (Romani 10:10).
b) "Con tutta l'anima"
È la parte della
personalità umana che è sede di sentimenti, affetti e passioni:
"Carissimi, io vi esorto, come stranieri e pellegrini, ad astenervi dalle
carnali concupiscenze che danno l'assalto contro l'anima" (1Pietro 2:11).
c) "Con tutta la mente"
È l'intelletto e la
ragione, la coscienza stessa dell'uomo. Abbiamo considerato che questo primo
comandamento invita l'uomo e soprattutto il credente
ad una scelta e ad un impegno: "E se vi sembra sbagliato servire il
Signore, scegliete oggi chi volete servire: o gli dèi che i vostri padri
servirono di là dal fiume o gli dèi degli Amorei, nel paese dei quali abitate;
quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore" (Giosuè 24:15).
CONCLUSIONE
Il credente "nato di
nuovo" non è un idolatra, nel senso che non adora più idoli fatti da mano
d'uomo. Deve comunque fare attenzione affinché,
"Idoli nascosti", non occupino un posto nel suo cuore. Ricordiamoci
che, come afferma l'apostolo Paolo, ci siamo convertiti dagli idoli al Dio
vivente e vero: "Infatti da voi la parola del
Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell'Acaia, ma anzi la
fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non
abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la
nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire
il Dio vivente e vero e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha
risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente"
(1Tessalonicesi 1:8-10).
Cacciamo via dalla nostra vita, divenuta il tempio dello Spirito Santo, ogni
forma d'idolatria: "Che armonia c'è fra il tempio di Dio e gli idoli? Noi
siamo, infatti, il tempio del Dio vivente, come disse Dio: "Abiterò e
camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio
popolo". "Perciò, uscite di mezzo a loro e
separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d'impuro; e io vi
accoglierò". E "sarò per voi come un padre e voi sarete come figli e
figlie, dice il Signore onnipotente" (2Tessalonicesi 6:16-18).
Il Signore pensa alla nostra "carriera": "Infatti io so i
pensieri che medito per voi", dice il Signore: "pensieri di pace e
non di male, per darvi un avvenire e una speranza" (Geremia 29:11).
Non cerchiamo grandi cose
per noi stessi: "Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare! poiché, ecco, io farò venire del male sopra ogni carne, dice
il Signore, ma a te darò la vita come bottino, in tutti i luoghi dove tu
andrai" (Geremia 45:5).
Dove abbiamo il cuore?: "Perché dov'è il vostro tesoro, lì sarà anche il
vostro cuore" (Luca 12:34).
Distacchiamo il nostro
cuore da ciò che ci separa da Dio, dalla Sua volontà e dalla Sua Parola:
"Non abbiate fiducia nella violenza, non mettete vane speranze nella
rapina; se le ricchezze abbondano, si distacchi da esse
il vostro cuore" (Salmo 62:10).
Dio è ricco e provvede
per i Suoi figli: "Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia,
affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate
per ogni opera buona" (2Corinzi 9:8).
Tutte le cose di questa
vita e di questo mondo hanno da dissolversi, ma noi dobbiamo avere lo sguardo
fisso verso le cose che sono eterne: "Poiché dunque tutte queste cose
devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per
pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i
cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno! Ma,
secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali
abiti la giustizia" (2Pietro 3:11-13).
Viviamo con Cristo, in Cristo e per Cristo e la nostra vita sarà benedetta.
Gesù disse al giovane ricco: "Una sola cosa ti manca". Non vogliamo
scoprire se Gesù sta dicendo la stessa cosa anche alla nostra vita?