Esodo 2:23-25

Riassunto degli avvenimenti accaduti finora

Stiamo studiando il secondo libro della Bibbia, Esodo. In Genesi, dopo la creazione e il diluvio, ad un certo punto Dio scelse un uomo, Abraamo, e fece un patto con lui: quello di dargli una discendenza numerosa, di dare loro una terra, e di benedire il mondo tramite un suo discendente, che sarebbe stato il Messia. Dio diede ad Abraamo come figlio Isaaco, poi ad Isaaco Giacobbe. Giacobbe ebbe dodici figli. Dio guidò gli avvenimenti in modo che questi dodici figli si trasferissero in Egitto, con i loro figli, dove goderono del favore del faraone. Dio li benedisse grandemente, ed essi cominciarono a moltiplicarsi grandemente. Furono chiamati Ebrei, e anche Israele.

Il libro di Esodo inizia con la notizia che un nuovo faraone cominiciò ad odiare gli Ebrei, e perciò, rese difficile la loro vita. Impose loro una dura schiavitù. Ad un certo punto, cercò di far morire tutti i maschi che nascevano. Dio operò per salvare la vita di un bimbo, che fu salvato dalla figlia dal faraone, e che da lei ricevette il nome Mosè. Mosè fu allevato nel palazzo. Così, fu istruito in tutta la sapienza degli Egiziani.

Quando Mosè raggiunse l’età di quarant’anni, andò a vedere la situazione dei suoi fratelli, gli Ebrei. In questo, scelse di identificarsi con il suo popolo, anziché godere delle ricchezze dell’Egitto. Egli pose la sua fede in Dio.

Il giorno in cui Mosè uscì per vedere i suoi fratelli, vide un Egiziano che maltrattava un Ebreo, e uccise l’Egiziano. Il giorno seguente, cercando di risolvere una lite fra due Ebrei, scoprì che il suo delitto era stato scoperto, e scappò nel deserto, dove diventò pastore di pecore. Là visse per quarant’anni. Siamo arivati a quel punto.

Ora, leggiamo Esodo 2:23-25

“23 Durante quel tempo, che fu lungo, il re d’Egitto morì. I figli d’Israele gemevano a causa della schiavitù e alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio. 24 Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. 25 Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione.” (Esodo 2:23-25 NRV)

la situazione della loro schiavitù

Sarebbe facile saltare un brano così piccolo, in mezzo a tanti grandi avvenimenti. Però, questo brano ci insegna molto, soprattutto della persona di Dio e la sua cura per noi.

Consideriamo la situazione della schiavitù degli Ebrei. In questo periodo, l’Egitto era il paese più potente in quella parte del mondo. Il re dell’Egitto che morì in quel periodo probabilmente era Ramses II, che aveva regnato per circa 67 anni. È famoso per le grandi costruzioni che fece costruire durante il suo lungo regno, come ad esempio, innumerevoli obelischi, templi enormi, e grandi città.

Fino ad oggi, queste costruzioni sono considerate una meraviglia, soprattutto se si tiene presente che non esistevano i macchinari di oggi. Ciò che rese possibile la realizzazione di questi enormi edifici fu la forza di innumerevoli schiavi, schiavi che prepararono milioni di mattoni, schiavi che spostarono gigantesche pietre per molti chilometri, schiavi che portarono enormi blocchi di pietra fino alla cima degli enormi edifici.

Il lavoro degli schiavi non era soltanto estremamente faticoso, ma talmente duro che tantissimi di loro morirono a causa della fatica. Alcuni storici dicono che ogni pietra di questi edifici fu cementata con il sangue di uno schiavo.

Questa durissima schiavitù rendeva la vita degli Ebrei estremamente amara. Quando morì questo faraone, la situazione non migliorò, e continuarono a soffrire terribilmente.

Nonostante questi Ebrei fossero i discendenti di Abraamo, Dio permise loro di soffrire. Però, anche nella sofferenza, Dio stava moltiplicandoli grandemente. Erano andati giù in Egitto poco più di settanta persone, e ora, erano almeno più di un milione. Quindi, Dio aveva il controllo della loro situazione, anche se questo non era visibile a loro. Tante volte l’opera e il piano di Dio non sono visibili a noi, ma non per questo dobbiamo pensare che Dio non sia al lavoro.

il popolo geme

Quindi, la situazione degli Ebrei era terribile, una vita di grande sofferenza. Però, c’è anche da dire che vivevano senza pensare a Dio. Durante il tempo in Egitto, erano caduti nel peccato di adorare gli idoli degli Egiziani. Leggiamo di questo in Ezechiele 20:8

“Ma essi si ribellarono a me e non vollero darmi ascolto; nessuno di essi gettò via le abominazioni che attiravano il suo sguardo e non abbandonò gli idoli d’Egitto; allora parlai di voler riversare su di loro il mio furore e sfogare su di loro la mia ira in mezzo al paese d’Egitto.” (Ezechiele 20:8 NRV)

Questo brano in Ezechiele ci aiuta a capire meglio la situazione a questo punto nella storia, poco tempo prima che Dio mandasse Mosè a liberare gli Ebrei. Gli Ebrei erano i discendenti di Abraamo, di Isaaco, e di Giacobbe. Dai loro antenati, sapevano dell’unico Dio, il Creatore di tutto. Sapevano, quindi, che dovevano adorare solo Dio. In realtà, ogni uomo sa questo già dalla natura stessa, come leggiamo in Romani 1:18-25. Però gli Ebrei avevano inoltre le verità delle rivelazioni di Dio ai loro padri.

Nonostante questa conoscenza più profonda, adorarono idoli egiziani. Quindi, il loro peccato contro Dio era molto grande. Considerando il loro peccato, non meritavano alcun bene da Dio. Invece, Dio li aveva benedetti molto, moltiplicandoli grandemente durante gli anni in Egitto. Però, permise loro di subire questa dura schiavitù.

Gemiamo

In mezzo alla sofferenza, che cosa fecero? Da tempo, tanti di loro adoravano gli idoli, offendendo così Dio. Finalmente, capirono che i loro idoli non potevano aiutarli. Si trovarono in grande afflizione. Perciò, gemevano.

La parola “gemere” vuol dire “dolersi con voce lamentosa e non articolata. Delle volte, si geme quando il cuore è molto afflitto e non sa che cosa dire. Quando il dolore o la sofferenza è troppo grande, a volte, mancano le parole, e la persona geme.

I figli d’Israele gemevano a causa della loro dura schiavitù. Gemere è un’esperienza comune agli uomini.

Ricordiamo che anche il Signore Gesù Cristo gemeva. Per esempio, in Marco 7, portarono a Cristo un sordomuto. Quando Gesù lo portò in disparte, gemè, o, come è scritto là, sospirò, che è più o meno la stessa cosa. Gesù gemeva per la sofferenza degli uomini. Aveva creato il mondo senza sofferenza, però, il peccato dell’uomo aveva causato la maledizione del mondo. Questo era un grande peso per Cristo.

“poi, alzando gli occhi al cielo, sospirò e gli disse: «Effatà!» che vuol dire: «Apriti!»” (Marco 7:34 NRV)

In Marco 8, i farisei venivano a Gesù, chiedendoGli un segno. La loro continua incredulità era un grande peso per Gesù. Leggiamo Marco 8:12.

Ma egli, dopo aver sospirato nel suo spirito, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: nessun segno sarà dato a questa generazione». (Marco 8:12 NRV)

In questi due casi, vediamo che la sofferenza umana portava Gesù a sospirare, e anche che l’incredulità dell’uomo portava Gesù a sospirare. Gesù portava i dolori del mondo nel suo cuore, e quando morì sulla croce, soffrì ogni tipo di dolore. Leggiamo della sofferenza di Cristo in Isaia 53:4.

“Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio e umiliato!” (Isaia 53:4 NRV)

Qualunque motivo potremmo avere noi per gemere, Cristo ne ha avuto molti di più, e perciò, può veramente comprenderci in ogni nostra sofferenza. Ebrei 2:17 ci dichiara questa verità.

“Perciò, egli doveva diventare simile ai suoi fratelli in ogni cosa, per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. (Ebrei 2:17 NRV)

Quindi, quando gli Ebrei gemevano, Dio capiva la loro sofferenza. Quando noi gemiamo, Dio comprende la nostra sofferenza. Questo è il motivo per cui possiamo venire liberamente a Dio, qualsiasi sia la sofferenza che abbiamo, perché Cristo può comprenderci totalmente.

Alzavano le grida

Torniamo ora nel brano in Esodo 2. Leggiamo ancora i vv.23-25

“23 Durante quel tempo, che fu lungo, il re d’Egitto morì. I figli d’Israele gemevano a causa della schiavitù e alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio. 24 Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. 25 Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione.” (Esodo 2:23-25 NRV)

Prima leggiamo che i figli d’Israele gemevano. Poi è scritto che alzavano delle grida. Gemere è un lamento non articolato. Gridare è qualcosa che si fa ad alta voce. Tale era la sofferenza degli Ebrei che non solo gemevano, ma gridavano. Alzavano grida di angoscia, di tristezza, di sofferenza. Il loro gridare probabilmente non era con parole, ma come un forte pianto, a causa della grande sofferenza.

Leggendo questo brano, dobbiamo considerare che la loro situazione era davvero terribile. Perciò, qualsiasi siano le nostre sofferenze, non dobbiamo pensare che esse siano qualcosa di nuovo, o di più difficile della sofferenza che altri hanno subito. Quindi, come Dio ha ascoltato e si è preso cura di questi Ebrei, possiamo essere tranquilli che Egli si curerà anche di noi, se siamo del suo popolo.

la risposta di Dio

Finora, abbiamo considerato la difficile situazione di questi Giudei. Ora, vogliamo considerare attentamente che cosa faceva Dio. Leggiamo ancora il brano.

“23 Durante quel tempo, che fu lungo, il re d’Egitto morì. I figli d’Israele gemevano a causa della schiavitù e alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio. 24 Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. 25 Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione.” (Esodo 2:23-25 NRV)

La Nuova Diodati, seguendo meglio l’Ebraico, nell’ultima frase, dice:

5 E DIO guardò sui figli d’Israele, e DIO si prese cura di loro.

Qui vediamo la parola “Dio” ripetuta quattro volte. Dio udì, Dio si ricordò, Dio vide, e Dio ne ebbe compassione.

Dio udì

Dio udì il loro gemito, e le loro grida. Anche se non erano in grado di fare richieste chiare, e le loro erano solamente delle grida, Dio era in grado di capire tutto quello che c’era dietro le grida. Dio conosceva a fondo i loro cuori.

Ci sono volte in cui noi non sappiamo come pregare. Chi è figlio di Dio oggi ha la preziosa promessa che lo Spirito Santo di Dio intercede per noi, quando non sappiamo pregare. Leggiamo di questo in Romani 8:22

“22 Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; 23 non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo. 24 Poiché siamo stati salvati in speranza. Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? 25 Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza. 26 Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili; 27 e colui che esamina i cuori sa quale sia il desiderio dello Spirito, perché egli intercede per i santi secondo il volere di Dio.” (Romani 8:22-27 NRV)

Che meravigliosa benedizione. Dobbiamo pregare, e Dio ci insegna a pregare con intelligenza, e a fare richieste specifiche. Però, ci sono volte in cui non sappiamo pregare, volte in cui la nostra sofferenza è tale che non riusciamo a formulare delle preghiere. In questi casi gemiamo, e lo Spirito Santo, che conosce il nostro cuore, e conosce anche il cuore di Dio, e sa la perfetta volontà di Dio per noi, intercede per noi, chiedendo la cosa giusta per noi.

Quindi, anche quando non sappiamo che cosa chiedere a Dio, Dio sa quello che abbiamo nel nostro cuore. Dio ode perfino quello che non sappiamo rendere a parole. Dio è il Dio che ascolta.

Però, dobbiamo anche ricordare che quando abbiamo un peccato che non abbandoniamo, Dio non ci ascolta. Molti anni dopo questi avvenimenti, gli Ebrei presumevano che Dio li avrebbe ascoltati sempre, e perciò, Dio dichiarò loro, tramite Isaia.

“1 Ecco, la mano del SIGNORE non è troppo corta per salvare, né il suo orecchio troppo duro per udire; 2 ma le vostre iniquità vi hanno separato dal vostro Dio; i vostri peccati gli hanno fatto nascondere la faccia da voi, per non darvi più ascolto.” (Isaia 59:1-2 NRV)

Dio è capace di sentire anche i gemiti che non si riescono a rendere a parole, però, quando una persona ha un peccato che non vuole abbandonare, Dio non ascolta la sua preghiera, per quanto eloquente possa essere. Dio è un Dio santo, e non ascolta qualsiasi preghiera. Però, quando gridiamo con cuore umile, Dio sente tutto. Quando non sappiamo come dovremmo pregare, lo Spirito Santo intercede per noi, se siamo figli di Dio.

Dio si ricordò del suo patto

Alora, Dio udì. Poi è scritto che Dio si ricordò. Leggiamo.

24 Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. 25 Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione.”

Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isaaco e con Giacobbe.

Gli Ebrei non meritavano l’aiuto di Dio, infatti, non erano meglio di altri popoli. Il motivo per cui Dio era attento al loro grido era a causa del suo patto con Abraamo, con Isaaco e con Giacobbe.

Se ricordiamo, in Genesi 12:1-3; 15:18-21; 17:1-21, Dio fece il suo patto con Abraamo, che poi lo ripeté con Isaaco e con Giacobbe. In quel patto, promise ad Abraamo di fare dei suoi discendenti una grande nazione, di dare loro la terra promessa, e di benedire il mondo tramite il Messia, che sarebbe stato un discendente d’Abraamo.

Dio aveva detto ad Abraamo che i suoi discendenti avrebbero passato quattrocento anni in Egitto come schiavi, e che poi Dio li avrebbe liberati per portarli nella terra promessa. Al punto del brano di oggi, siamo arrivati quasi alla fine di quei quattrocento anni, e perciò, Dio si ricordò del suo patto, e fu pronto a liberarli dalla schiavitù dell’Egitto.

Quindi, la ragione per cui Dio aveva riguardo agli Ebrei era che essi erano i discendenti di Abraamo, e perciò, erano inclusi nel patto che Dio aveva fatto con Abraamo. Dio è sempre fedele alla sua parole, e mantiene sempre i suoi patti, e per questo motivo, la liberazione degli Ebrei era una cosa certa.

Chi è figlio di Dio oggi fa parte di un altro patto, il patto che Dio fece per mezzo del sacrificio e la risurrezione di Cristo Gesù. In questo patto, chiamato il Nuovo Patto, Dio adotta come figli tutti coloro che si ravvedono di cuore e pongono tutta la loro fede in Cristo Gesù. Chi fa parte di questo patto sarà curato da Dio, come lo erano gli Ebrei.

Quando prendiamo la cena del Signore, è proprio per ricordare il sacrificio di Cristo Gesù, e il nuovo patto nel suo sangue.

“23 Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso; cioè, che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, 24 e dopo aver reso grazie, lo ruppe e disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 25 Nello stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue ; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me. 26 Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete da questo calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga». (1 Corinzi 11:23-26)

Il nostro diritto di presentarci liberamente al Padre è dovuto interamente al nuovo patto di cui facciamo parte, patto che è stato comprato per noi con il sangue di Cristo Gesù. L’uomo peccatore non può avvicinarsi a Dio per conto proprio. Solamente chi fa parte del nuovo patto ha accesso a Dio.

Similmente, durante il tempo in cui gli Ebrei erano in Egitto, il Signore ascoltava le loro grida a motivo del patto che aveva fatto con Abraamo, Isaaco e Giacobbe.

Dio vide i figli d’Israele

Continuando il nostro brano, vediamo che Dio udì i loro gemiti, Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, e poi, leggiamo che Dio vide i figli d’Israele.

Quando la Bibbia dichiara che Dio vede qualcuno, il senso è più che il semplice fatto di vedere con gli occhi. Dio vede tutto quello che succede nell’intero universo. Il senso di questa frase è che Dio prende nota, guarda con attenzione, per aver cura della persona.

In Salmo 34:15, leggiamo:

“Gli occhi del SIGNORE sono sui giusti e i suoi orecchi sono attenti al loro grido. (Salmi 34:15 NRV)

Quindi Dio vede qualcuno nel senso che sta attento, per aver cura di quella persona. Un mamma tiene d’occhio suo figlio; anche se potrebbe vedere altri bambini, guarda suo figlio in modo particolare, con una cura speciale. Questo è il senso che abbiamo qui. Dio, ricordando il suo patto con Abraamo, guardava gli Ebrei per avere cura di loro.

Dio ne prese conoscenza

Arriviamo ora al quarto verbo che descrive la reazione di Dio verso gli Ebrei. Abbiamo già visto che Dio udì, Dio si ricordò, Dio vide. Ora, leggiamo:

25 Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione.

Nella versione Nuova Diodati, leggiamo: E DIO guardò sui figli d’Israele, e DIO si prese cura di loro.

Nella versione Diodati, leggiamo: “E Iddio riguardò a’ figliuoli d’Israele, e ne prese conoscenza.” (Esodo 2:25 DIODATI)

La parola Ebraica usata qui vuol dire, letteralmente, “prendere conoscenza”, o “conoscere qualcuno”. Quindi, la traduzione più precisa è “ne prese conoscenza”.

Vediamo questa stessa parola in Esodo 3:7.

“Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni.” (Esodo 3:7 NRV)

Qui, la stessa parola viene tradotta “conosco” nella frase “infatti conosco i suoi affanni”.

Quando la Bibbia dice che Dio conosce qualcuno, non vuole dire che prima Dio non conosceva una persona o degli avvenimenti, e poi li ha scoperti. Dio non può scoprire nuove cose, perché sa già tutto di tutto. Perciò quando la Bibbia dice che Dio conosce qualcuno, vuol dire che Dio guarda quella persona con favore, e si prende cura di quella persona. In questo caso, dato che gli Ebrei erano in grande sofferenza, la traduzione “ne ebbe compassione” è il senso del termine.

Quindi, Dio, ricordandosi del suo patto con Abraamo, Isacco e Giacobbe, e vedendo la sofferenza degli Ebrei, scelse, in questo momento, di dare inizio al suo piano per liberarli dall’Egitto, per manifestare la sua cura particolare per loro in modo visibile.

Dio guardava a loro con compassione perché erano il popolo del patto, non perché avevano qualche merito in loro stessi, perché non ne avevano. Adoravano idoli ed erano grandi peccatori. Peggio ancora, Dio sapeva come avrebbero peccato nel futuro. Per causa loro, Dio non avrebbe avuto alcuna pietà di loro, non avrebbe avuto compassione di loro. Tutta la compassione e la cura che Dio stava per manifestare, era per merito del patto che Dio aveva stabilito con Abraamo.

Dio scelse di avere compassione degli Ebrei. Quando Dio sceglie di fare qualcosa, possiamo essere sicuri che Egli farà tutto quello che ha in mente da fare. Nessuno può ostacolare l’opera di Dio. Infatti, questo brano è una introduzione che ci prepara per le grandi opere di Dio che iniziamo già a vedere nel prossimo capitolo.

Conclusione

Oggi, abbiamo considerato i versetti conclusivi del capitolo 2 di Esodo. Questi versetti sono una parentesi fra il racconto della prima parte della vita di Mosè, e le grandi opere che inizieranno in Esodo 3. Questi versetti sono molto importanti, perché ci aiutano a capire meglio la persona di Dio.

Prima, ci aiutano a capire che Dio conosce ogni dolore nel nostro cuore. Quando gli Ebrei non erano in grado di pregare per una cosa specifica a Dio, Dio comunque sentiva i loro gemiti e sentiva le loro grida, e conosceva esattamente la loro situazione. Dio conosce ogni nostro dolore e ogni nostra paura e ogni nostra difficoltà. Quando ci troviamo in una situazione così dolorosa che non sappiamo nemmeno come pregare, lo Spirito Santo di Dio intercede per noi, ed Egli sa esattamente qual è il modo migliore di pregare. Quindi, possiamo rallegrarci, e trovare grande conforto nel sapere che Dio conosce a fondo ogni nostra situazione.

Abbiamo inoltre visto che Dio ascoltava gli Ebrei a causa del patto che Egli aveva fatto con Abraamo. Nessun uomo ha diritto a Dio per i propri meriti. L’unico accesso a Dio che possiamo avere è l’accesso per mezzo del patto che Dio ha stabilito con coloro che Egli salva per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo.

Che accesso meraviglioso! Chi appartiene a Dio per mezzo del patto stabilito mediante il sangue di Cristo Gesù, ovvero, per mezzo del sacrificio di Cristo sulla croce, ha libero accesso a Dio, ha un’eredità eterna, ha la promessa che Dio non lo lascerà e non lo abbandonerà mai! Chi fa parte di questo patto è diventato un vero figlio di Dio, e riceve le cure paterne del Creatore di tutto l’Universo. Il patto di Dio è un patto irrevocabile, non per merito di coloro che ne fanno parte, ma per Dio che stabilì il patto.

Il brano di Romani 11, parlando d’Israele, e di come Dio sta in questo momento salvando principalmente stranieri, cioè, coloro che non sono Giudei, spiega che l’amore che Dio ha per i Giudei non è dovuto ai loro meriti, né al fatto che essi credano già nel Vangelo, perché per ora, la maggioranza non credono nel Vangelo, ma in base alla chiamata che Egli ha dato a loro in Abraamo. Leggiamo Romani 11:25-29

“23 Allo stesso modo anche quelli, se non perseverano nella loro incredulità, saranno innestati; perché Dio ha la potenza di innestarli di nuovo. 24 Infatti se tu sei stato tagliato dall’olivo selvatico per natura e sei stato contro natura innestato nell’olivo domestico, quanto più essi, che sono i rami naturali, saranno innestati nel loro proprio olivo. 25 Infatti, fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi: un indurimento si è prodotto in una parte d’Israele, finché non sia entrata la totalità degli stranieri; 26 e tutto Israele sarà salvato, così come è scritto: «Il liberatore verrà da Sion. 27 Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quando toglierò via i loro peccati». 28 Per quanto concerne il vangelo, essi sono nemici per causa vostra; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati a causa dei loro padri; 29 perché i doni e la vocazione di Dio sono irrevocabili.” (Romani 11:23-29 NRV)

Dio ama ancora i Giudei, non per merito loro, ma a causa del patto che Egli fece con Abraamo, Isaaco e Giacobbe, i “padri” a cui questo brano si riferisce. Israele ha ricevuto una chiamata in Abraamo, e per questo, quel popolo rimange scelto da Dio.

Il fatto che Dio ama ancora noi che siamo salvati è dovuto al nuovo patto fatto con il sacrificio di Gesù Cristo. Dio ama e ha perfettamente cura chi è incluso in questo patto. Perciò, voi che siete veri credenti, non angustiatevi di nulla, non siate in ansia. Il nostro Padre celeste ci ama con un amore eterno, in Cristo Gesù.

Tutte le cose che Dio fece per salvare gli Ebrei dall’Egitto, e per portarli nella terra promessa, e tutto il resto, lo fece a causa del suo patto con Abraamo. Tutte le cure che Dio ha per chi è salvato oggi sono dovute al patto in Cristo Gesù. Rallegriamoci ed esultiamo in Cristo!

Rallegriamoci che Egli sente ogni nostro gemito e ogni grido. Egli sente, vede, e ha compassione di noi, per mezzo di Cristo Gesù il nostro Signore e Salvatore.