EZECHIA

"Il terzo anno di Osea, figlio d'Ela, re d'Israele, cominciò a regnare Ezechia, figlio di Acaz, re di Giuda. Aveva venticinque anni quando cominciò a regnare, e regnò ventinove anni a Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abi, figlia di Zaccaria. Egli fece ciò che è giusto agli occhi del Signore, proprio come aveva fatto Davide suo padre. Soppresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbatté l'idolo d'Astarte, e fece a pezzi il serpente di rame che Mosè aveva fatto; perché fino a quel tempo i figli d'Israele gli avevano offerto incenso; lo chiamò Neustan. Egli mise la sua fiducia nel Signore, Dio d'Israele; e fra tutti i re di Giuda che vennero dopo di lui o che lo precedettero, non ve ne fu nessuno simile a lui. Si tenne unito al Signore, non cessò di seguirlo, e osservò i comandamenti che il Signore aveva dati a Mosè. Il Signore fu con Ezechia, che riusciva in tutte le sue imprese" (2Re 18:1-7).
La storia biblica relativa a Israele, c'informa che con la morte di Salomone, Roboamo, suo figlio, regnò al suo posto. Roboamo andò a Sichem, perché tutto Israele era in questa città per farlo re. Quando Geroboamo, figlio di Nebat, lo seppe, si trovava ancora in Egitto, dov'era fuggito per scampare dal re Salomone e lo mandarono a chiamare. Allora Geroboamo e tutta l'assemblea d'Israele venne a parlare a Roboamo, e gli dissero: "Tuo padre ha reso duro il nostro giogo; ora rendi tu più lieve la dura servitù e il giogo pesante che tuo padre ci ha imposti, e noi ti serviremo". Egli rispose loro: "Andatevene, e tornate da me fra tre giorni". E il popolo se ne andò. Il re Roboamo si consigliò con i vecchi che erano stati al servizio del re Salomone suo padre mentre era vivo, e disse: "Che cosa mi consigliate di rispondere a questo popolo?" E quelli gli parlarono così: "Se oggi tu ti fai servo di questo popolo, se gli cedi, se gli rispondi e gli parli con bontà, ti sarà servo per sempre". Ma Roboamo trascurò il consiglio datogli dai vecchi, e si consigliò con i giovani che erano cresciuti con lui ed erano al suo servizio e disse loro: "Come consigliate di rispondere a questo popolo che mi ha parlato dicendo: Allevia il giogo che tuo padre ci ha imposto?" I giovani che erano cresciuti con lui, gli risposero: "Ecco quel che dirai a questo popolo che si è rivolto a te dicendo: Tuo padre ha reso pesante il nostro giogo, e tu rendilo più leggero! Gli risponderai così: Il mio dito mignolo è più grosso del corpo di mio padre; mio padre vi ha caricati di un giogo pesante, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte". Tre giorni dopo, Geroboamo e tutto il popolo venne da Roboamo, come aveva ordinato il re dicendo: "Tornate da me fra tre giorni". Il re rispose duramente al popolo, abbandonando il consiglio che i vecchi gli avevano dato e parlò loro secondo il consiglio dei giovani, e disse: "Mio padre ha reso pesante il vostro giogo, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte". Quando tutto Israele vide che il re non gli dava ascolto, rispose al re, dicendo: "Che abbiamo da fare con Davide? Noi non abbiamo nulla in comune con il figlio d'Isai! Alle tue tende, o Israele! Provvedi ora tu alla tua casa, o Davide!" E Israele se ne andò alle sue tende. Ma sui figli d'Israele che abitavano nelle città di Giuda, regnò Roboamo. Il regno si divise così in due parti. Da una parte Giuda con capitale Gerusalemme e dall'altra Israele con capitale Samaria. I due regni così divisi, ebbero un loro re, un loro esercito, una loro legge.
Desidero soffermare la mia e la vostra attenzione su uno dei re di Giuda e precisamente Ezechia. Contrariamente a suo padre Acaz che aveva regnato in modo perverso e ingiusto, Ezechia seguì fedelmente il Signore. Lo scrittore del primo e del secondo libro dei Re ha dedicato più spazio ad elogiare Ezechia per le azioni da lui compiute in misura maggiore di qualsiasi altro re, eccezione fatta per Salomone. Egli regnò solo per diciotto anni e poi altri undici anni come correggente col figlio Manasse. La somma di questi due regni fu di 29 anni. L'elogio secondo cui Ezechia fece ciò che è giusto, come aveva fatto Davide, è fatto solamente per altri re di Giuda e precisamente Asa, Giosafat e Giosia. Ed io desidero porre alla vostra attenzione quelle che furono le azioni di Ezechia che risulteranno essere per noi validi insegnamenti per la nostra vita di credenti nati di nuovo, desiderosi di fare la volontà di Dio. Cosa fece Ezechia? Ezechia dà avvio ad una riforma spirituale che spazza via le degenerazioni idolatriche. Egli da inizio ad un vero e proprio risveglio spirituale nella sua nazione con azioni ben precise. Ezechia è un uomo deciso a fare la volontà di Dio a qualunque costo e questa sarebbe per noi già una prima importante lezione. L'azione di Ezechia si manifestò attraverso queste operazioni: innanzitutto abbiamo letto che:

SOPPRESSE GLI ALTI LUOGHI
Cos'erano gli alti luoghi? Erano delle stazioni collinari nascoste, sulle quali venivano adorati dei stranieri e venivano offerti profumi a questi idoli pagani. Tutto questo era in contrasto con la legge mosaica. Il re Giosafat, come Ezechia, aveva distrutto gli alti luoghi, ma il popolo li riedificò e probabilmente il re Giosafat non pensò a rimuoverli nuovamente. Anche il re Giosia fece la stessa cosa. Questo ci fa comprendere quanto oramai era radicato il culto pagano in Israele. Ma Ezechia soppresse questi alti luoghi. Essi non erano in vista a tutti, erano nascosti, ma Ezechia li scovò e li soppresse. È così che cominciò il risveglio in Giuda con la soppressione degli alti luoghi. È così che il popolo tornò ad adorare Dio, con la soppressione di questi alti luoghi. È così che il nostro rapporto con Dio torna ad essere florido, con la soppressione degli alti luoghi. Anche nella vita del credente possono esserci gli alti luoghi che devono essere necessariamente soppressi, se vogliamo vivere una vita spiritualmente intensa con il Signore. 

Che cosa sono gli alti luoghi? Sono i peccati nascosti e non confessati! Quando ci troviamo sulla strada ed osserviamo dei bei camini sui tetti, da lontano siamo meravigliati nel vedere la bellezza della loro fattura, ma se avessimo la possibilità di salire sul tetto così da osservarli in modo ravvicinato, ci renderemmo conto delle numerose crepe che si sono aperte sugli stessi. Ci sono delle aree nella nostra vita nascoste a tutti: i fratelli le ignorano, così come i pastori e gli anziani, eppure esse esistono e sono proprio queste zone, non ancora esplorate, che teniamo gelosamente conservate, ad impedirci di crescere sapientemente nella grazia di Dio. Riusciamo magari a fare molte cose: pregare, cantare, frequentare assiduamente i culti, ma la nostra corsa a volte è frenata, vorremmo essere più forti, più ripieni di bontà e amore, dotati di uno spirito di grande sopportazione, eppure non riusciamo a progredire nemmeno un po'. In questo caso devo fermarmi e incominciare la nostra salita verso gli alti luoghi, portando con noi la presenza dello Spirito Santo, il quale desidera prendere possesso di tutto quello che noi conserviamo gelosamente. Forse pensavamo che quel determinato atteggiamento non era poi così grave, lo tenevamo lì in alto tanto nessuno può arrivarci con il pensiero, nessuno può immaginare che siamo fatti così, ma è proprio il peccato nascosto in alto e non confessato la causa e l'impedimento della nostra crescita spirituale.
Confessiamo a Dio ciò che non va, andiamo nell'alto luogo e chiediamo che la potenza dello Spirito Santo distrugga ogni cosa che può essere di ostacolo alla nostra salita spirituale; preghiamo, versiamo generose lacrime di pentimento (da molto tempo quest'atteggiamento è trascurato, perché ci è detto che il cristiano non deve essere mai triste) altrimenti il peccato non può fuggire da noi, allarghiamo il nostro cuore, dimentichiamo i torti ricevuti, mettiamoci al di sotto degli altri (in tutto ciò che è in accordo alla Parola di Dio) sopprimiamo gli alti luoghi della nostra esistenza se desideriamo vivere secondo Dio! Anche nella nostra vita c'è un alto luogo che deve essere soppresso. Io non so qual è, ma tu lo sai, tu lo conosci come nessun altro. Dio ti dice stasera di sopprimerlo. 

Un giorno, un uomo mise in vendita la sua casa e trovò un acquirente disposto ad acquistarla subito. Era un affare per entrambi. Prima di stipulare il contratto, il proprietario disse all'acquirente: "Io sono disposto a venderti la casa a patto che tu mi dia la possibilità di mettere un chiodo sulla parete d'ingresso della casa che non deve mai essere rimosso". A chi era in procinto di compare la casa, la cosa sembrò banale. Pensò: "Un chiodo non farà certamente saltare l'accordo". Così sul contratto notarile fu aggiunta questa postilla che quel chiodo non doveva essere soppresso dal nuovo proprietario. La casa fu venduta e tutto procedeva bene. Un giorno, però, il vecchio proprietario andò a trovare quest'uomo al quale aveva venduto l'appartamento. Quel chiodo era ancora lì ed entrando ci mise il suo capello. Quest'uomo tornò ancora ed oltre al capello ci mise la sciarpa. Tornò ancora una volta ed oltre al cappello ed alla sciarpa ci mise anche il cappotto. Così è il diavolo: vuole lasciare solo un chiodo nella nostra vita e vuole farcelo apparire come insignificante, superfluo, privo di valore. Ci dice che siamo esagerati, che stiamo diventando mistici, ma verrà il giorno in cui egli si presenterà e reclamerà la sua zona. È un alto luogo che dobbiamo, come Ezechia, sopprimere. Come gli alti luoghi erano nascosti, così questo chiodo è nascosto, così ci sono delle cose nascoste nel nostro cuore che dobbiamo sopprimere. Sono le piccole cose che vanno soppressi. Non è forse scritto che le piccole mosche (sono piccole) fanno appuzzolire l'olio costosissimo del profumiere? Non è forse scritto che le piccole volpi guastano le vigne in fiore? Ci sono degli alti luoghi nella vita di ognuno di noi che vanno soppresse e dobbiamo farlo subito esattamente come fece Ezechia. Ascoltiamo con attenzione quello che scrisse l'apostolo Paolo: "Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato". Ezechia soppresse questi alti luoghi nascosti agli occhi degli altri e noi con l'aiuto di Dio vogliamo soffocare tutto ciò che ci impedisce di fare appieno la volontà di Dio. Non solo soppresse gli alti luoghi, ma:

FRANTUMÒ LE STATUE
Immaginate un re che s'insedia sul trono di Giuda e fra le prime cose che fa, ritroviamo quella di distruggere le statue. Strano, vero? In genere un re si presenta al popolo con delle leggi speciali, delle proposte per migliorare la qualità di vita. Ezechia no! Egli si impegna come prima cosa a distruggere le statue. Cos'è una statua? Oh, certo è un idolo! Ma io desidero presentarvi la statua in modo diverso. Le statue sono simbolo d'immobilismo spirituale. Una statua non agisce, non si carica di nessun peso, non parla, non sorride, non fa nulla è solo un peso per chi la deve trasportare di qua e di là. La Parola di Dio ci porta alla mente la moglie di Lot, che guardando indietro, fu tramutata in una statua di sale. Diventò immobile a causa della sua disobbedienza. Guardare indietro alle nostre vecchie debolezze, ai nostri vecchi errori, al mondo con le sue attrattive, tutto questo provoca in noi immobilità spirituale; per chi vuole essere mobile è necessaria la guarigione completa da ogni ferita provocata dall'avversario nella nostra esistenza cristiana. Guarire dentro, essere positivi ed applicarsi nel lavoro all'interno della vigna, bisogna far fruttificare il nostro talento, farlo crescere perché di quel talento ci chiederà conto il Signore. Siamo chiamati a distruggere la noia, l'indifferenza, ad aumentare l'interesse per l'opera di Dio, applicandoci alle cose minime per poter essere in grado poi di sopportare le grandi.

Avere a cuore ciò che si fa all'interno della comunità, muoversi, spostarsi, lavorare, sforzarsi di fare sempre qualcosa che possa edificare il Corpo di Cristo. I fratelli sono chiamati a sollevare gli anziani dai compiti minimi, affinché essi possano dedicarsi interamente alla cura dell'anima e alla Parola di Dio. Possedere un animo sollecito per i bisogni degli altri, curando gli interessi della comunità, operando sempre, in ogni momento, costruire cercando di non essere mai di peso a nessuno, ma al contrario operando al fine di sollevare gli altri.
Amare l'opera, lavorare intensamente, non aspettando che ci sia affidato un compito, ma agire di nostra iniziativa su consenso e consiglio degli anziani. Usciamo dunque dalla nostra immobilità frantumiamo le statue! Gesù dirà: